Accademia del Cinema Europeo
Fondata in Germania nel 1989, la European film academy (EFA), che inizialmente era denominata European cinema society, ha come principale obiettivo quello di promuovere la cultura cinematografica europea. A tal fine organizza ogni anno una pluralità di iniziative – che spaziano dai seminari alle conferenze, dai laboratori alle rassegne – tese soprattutto a coniugare creatività e industria, arte e mercato. La più importante di queste iniziative è senz’altro rappresentata dagli European film awards, cioè dai riconoscimenti attribuiti ai migliori film europei dell’anno da parte dei membri dell’Accademia, che costituiscono una sorta di premio Oscar per le pellicole del vecchio continente.
Tra le altre attività dell’EFA, una particolare attenzione merita senz’altro il Prix UIP, organizzato in collaborazione con la United international pictures (UIP) e finalizzato al sostegno dei cortometraggi, intesi sia come palestra per formare i cineasti del futuro, sia come espressione del pluralismo esistente all’interno della cultura cinematografica europea. Dal 1995 è stata inoltre attivata una specifica iniziativa dedicata a giovani registi, sceneggiatori e produttori, denominata “A sunday in the country”, tesa a favorire scambi di idee tra registi appartenenti a paesi e generazioni differenti: gli incontri si svolgono nell’arco di un intero fine settimana e nel corso di essi, con la massima calma e serenità, il gruppo formato da 10 giovani e da un accreditato membro dell’Accademia visiona film, discute sceneggiature, affronta questioni tecniche e problemi produttivi. È infine organizzato un master altamente qualificato per giovani talenti, selezionati da un’apposita commissione dell’EFA sulla base di esperienze pregresse, che, avvalendosi degli insegnamenti di note personalità del cinema europeo, vogliano migliorare le proprie conoscenze teoriche e approfondire adeguatamente le tecniche e le metodologie pratiche.
L’EFA annovera oggi oltre 1600 membri tra registi, attori, sceneggiatori e altre professionalità del mondo del cinema. Il suo primo presidente è stato il regista svedese Ingmar Bergman, che ne è stato anche uno dei promotori insieme ad altri 40 autori animati da spirito europeistico, al quale è poi succeduto, nel 1996, il cineasta tedesco Wim Wenders. Non a caso, si tratta di due autori che hanno rivendicato con forza l’autonomia del cinema europeo rispetto a quello americano e contribuito alla elaborazione di un suo specifico linguaggio.
Dal punto di vista giuridico, l’EFA si configura come un’associazione no profit e ha sempre avuto sede a Berlino. Le sue attività, che per statuto non possono avere carattere di lucro, sono in gran parte finanziate dalla Germania, sia attraverso finanziamenti federali, sia con risorse messe a disposizione dal Land di Berlino-Brandeburgo, sia con i proventi della lotteria nazionale tedesca. Il resto del bilancio è coperto grazie all’intervento dell’Unione europea, e più precisamente in virtù del Media plus programme, nonché attraverso finanziamenti erogati da partner e sponsor dell’EFA.
Nonostante l’impegno costante da parte dell’EFA, cui va aggiunto il sostegno della Unione europea al cinema europeo attraverso il fondo EUROIMAGES del Consiglio d’Europa e, a partire dal 1990, il programma Mesures pour encourager le développement de l’industrie audiovisuelle (MEDIA), i film del vecchio continente continuano a incontrare difficoltà in un mercato saturato dalla concorrenza statunitense. Il prezioso lavoro di informazione e formazione promosso dell’EFA si scontra pertanto inevitabilmente con una situazione generale difficile, contro la quale è oltremodo complesso intervenire. Non mancano comunque responsabilità interne all’EFA stessa, specie nel campo della comunicazione e della promozione, se i premi che essa annualmente assegna non godono della popolarità e dell’importanza degli Oscar americani: basti pensare che a partire dal 1997, quando venne cambiata la forma della statuetta, i premi, che sino a quel momento erano denominati “Felix”, vennero privati perfino di un nome.
Sotto altri aspetti, nel corso di questi diciotto anni di attività gli European film awards hanno tuttavia funzionato bene, poiché sono stati assegnati i massimi riconoscimenti a opere meritevoli e di indubbio valore artistico, ed è stata così dimostrata la loro autonomia dai condizionamenti delle case produttrici e distributrici. Basti scorrere le opere premiate come miglior film, alle quali viene affiancato anche il nome del regista e l’anno di assegnazione del titolo: A short film about killing di Krzysztof Kieślowski (1988), Topio stin omichli (Paesaggio nella nebbia) di Theōdoros Angelopoulos (1989), Porte aperte di Gianni Amelio (1990), Riff-Raff di Ken Loach (1991), Il ladro di bambini di Gianni Amelio (1992), Urga di Nikita Michalkov (1993), Lamerica di Gianni Amelio (1994), Land and freedom (Terra e libertà) di Ken Loach (1995), Breaking the waves (Le onde del destino) di Lars von Trier (1996), The full monty di Peter Cattaneo (1997), La vita è bella di Roberto Benigni (1998), Todo sobra mi madre (Tutto su mia madre) di Pedro Almodóvar (1999), Dancer in the dark di Lars von Trier (2000), Le fabuleux destin d’Amélie Poulain (Il favoloso mondo di Amélie) di Jean-Pierre Jeunet (2001), Hable con ella (Parla con lei) di Pedro Almodóvar (2002), Good Bye, Lenin! Di Wolfgang Becker (2003), Gegen die Wand (La sposa turca) di Fatih Akin (2004), Caché (Niente da nascondere) di Michael Haneke (2005).
Un discorso analogo vale infine per i riconoscimenti alla carriera, che nell’arco di questi anni sono stati assegnati a Ingmar Bergman, Robert Bresson, Marcel Carné, Claude Chabrol, Sean Connery, Federico Fellini, Tonino Guerra, Alec Guinness, Richard Harris, Jeremy Irons, Jeanne Moreau, Ennio Morricone, Monty Python, Carlos Saura, Alexandre Trauner, Andrzej Wajda e Billy Wilder: si tratta infatti di artisti straordinari che rimarranno non solo nella storia del cinema, ma che saranno ricordati anche per il contribuito offerto alla formazione e allo sviluppo dell’identità europea.
Guido Levi (2005)