A. de M. (Santander 1924) nasce da una famiglia della alta borghesia. Nel 1934 si trasferisce a Zaragoza dove continua i suoi studi presso i gesuiti. Si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Zaragoza per poi laurearsi presso l’Università di Madrid nel 1948. Sin dagli anni degli studi universitari si schiera a favore della restaurazione di una monarchia parlamentare.
Difensore della tradizione politica democristiana, a partire dai primi anni Cinquanta entra in contatto con gruppi di opposizione tollerata dal regime quali monarchici e liberali. Nel corso di quel decennio traduce il suo ideale politico in militanza attiva e collabora alla creazione di gruppi di opposizione al regime di stampo democristiano. Assume poi la carica di segretario generale della Democracia social cristiana presieduta da José María Gil-Robles y Gil-Delgado e rimane all’interno del partito fino alla metà degli anni Sessanta.
Sin dalla sua fondazione nel 1954 entra a far parte della Asociaciόn española de cooperaciόn europea (AECE), principale associazione europeista sorta nell’ambito dell’opposizione moderata, due anni dopo, nel novembre 1956 ne è eletto segretario generale. Attraverso i contatti dell’AECE prima con il Movimento europeo e, solo negli anni Sessanta, con l’altra organizzazione sorta in esilio in difesa degli ideali europeisti, il Consejo federal español del movimiento europeo (CFEME), A. de M. può affinare le caratteristiche del suo europeismo sempre più associato alla difesa dei diritti dell’uomo e al modello di democrazia parlamentare.
L’attività svolta da A. de M. in seno all’AECE fa crescere i suoi contatti con importanti esponenti delle istituzioni comunitarie. Basti in tal senso citare la costante corrispondenza nel corso del 1958 tra A. de M. e Walter Hallstein da un lato e van Schendel dall’altro, rispettivamente presidente della Commissione europea e segretario generale del Movimento europeo.
Sempre nello stesso anno, in occasione dell’ingresso della Spagna nell’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE), in netta contrapposizione con l’europeismo del regime (favorevole all’Europa delle patrie, intesa come progetto che limitava fortemente ogni ipotetico tentativo di ingerenza esterna negli affari spagnoli), A. de M. è tra i principali promotori di una dichiarazione di stampo federalista (v. Federalismo).
Attacca la formula confederale denunciandola come «una soluzione tendente a confondere il principio dell’integrazione sovranazionale» e sostiene in modo chiaro l’impianto secondo cui gli Stati europei devono attribuire poteri reali ad un’autorità sovranazionale «eletta democraticamente». Entrando in tal modo in contrapposizione netta con il franchismo aggiunge che l’Unione europea (UE) si sarebbe potuta realizzare solo se formata da membri politicamente, economicamente e socialmente omogenei. Come sostegno ulteriore alla sua tesi si richiama al manifesto dei movimenti della Resistenza europea del 1944 ed evidenzia la necessità di fondare la vita dei popoli europei sul rispetto della persona umana e della giustizia sociale, di superare «il dogma della sovranità assoluta degli Stati» e di integrarsi in una organizzazione federale. In conclusione cita la centralità dello stato di diritto e delle libertà democratiche raccolte nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Nel 1959 insieme ad Iñigo Cavero, altro rappresentante dell’opposizione moderata, A. de M. partecipa alla celebrazione del decimo anniversario della fondazione del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Quello stesso anno entra nel consiglio d’amministrazione di una casa editrice nata sotto l’indiretto patrocinio della AECE, “Distributrice Europea”, che inaugura le sue pubblicazioni con una raccolta delle conferenze celebrate quell’anno dall’associazione e dedica un approfondimento al ruolo del Consiglio d’Europa.
Nel decennio degli anni Sessanta A. de M. partecipa all’organizzazione dei seminari della AECE, ed entra in contatto con altre personalità europee, basti pensare a Nicola Catalano, presidente della Corte di giustizia delle Comunità europee (v. Corte di giustizia dell’Unione europea), Piero Malvestiti, presidente all’epoca dell’Alta autorità della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), nonché all’amicizia instaurata con Robert van Schendel, segretario del Movimento europeo.
Episodio centrale della attività europeista di A. de M. è la partecipazione al Congresso di Monaco di Baviera svolto il 7-8 giugno 1962. Due giorni prima dell’inizio del IV Congresso del Movimento europeo dedicato quell’anno alla “Democratizzazione delle istituzioni europee”, centodiciotto membri dell’opposizione spagnola giungono a Monaco tanto in rappresentanza dell’esilio quanto dell’opposizione interna per discutere delle condizioni necessarie a una eventuale integrazione del loro paese in Europa. Una volta giunti nella capitale bavarese i due gruppi formano due commissioni. A. de M. è nominato segretario di quella presieduta da Gil-Robles che riunisce i membri dell’opposizione interna. Questa inserisce nella sua bozza di risoluzione, come prerogativa essenziale per l’ingresso di qualsiasi paese in Europa, l’importanza della celebrazione, a intervalli regolari, di consultazioni elettorali democratiche.
Dopo una serie di passaggi si giunge alla formazione di una commissione unica e pertanto all’elaborazione di una singola risoluzione. I cinque punti accettati all’unanimità ben esemplificano l’europeismo di A. de M. La risoluzione sottolinea che ai fini dell’integrazione della Spagna in Europa, il paese deve avere istituzioni rappresentative e democratiche, salvaguardare i diritti umani e le libertà fondamentali (soprattutto quelle che garantiscono la libertà personale e d’espressione), riconoscere l’esercizio delle libertà sindacali su base democratica, difendere i diritti fondamentali dei lavoratori, concedere la possibilità di organizzare correnti d’opinione e partiti politici nonché garantire il diritto al dissenso.
Per A. de M. e gli antifranchisti che firmano tale documento, la democratizzazione del paese diventa una premessa irrinunciabile dell’europeismo. Detto in altri termini l’europeismo si converte anche in un modo alternativo per appellarsi allo smantellamento del regime franchista.
La reazione del regime è molto dura. Viene abrogato l’articolo 14 del Fuero de los Españoles, che regola il diritto della popolazione di fissare liberamente la propria residenza all’interno del territorio nazionale. A. de M. insieme ad altri, tra cui ricordiamo Jaime Álvarez Miralles e Joaquin Satrustegui, è confinato a Fuerteventura nelle Canarie dove rimane nove mesi.
Nel marzo del 1963 torna a Madrid dove riprende l’esercizio della professione di avvocato, ma il regime pone molti ostacoli alla sua attività.
Negli anni Sessanta si dedica all’obiettivo dell’unificazione delle forze spagnole di ispirazione democristiana. Istanza che promuove nel marzo 1963 nel corso di una assemblea della Democracia social cristiana e successivamente anche sulla scena internazionale il settembre dello stesso anno nel corso della riunione della Uniόn mundial de la Democracia cristiana svoltasi a Strasburgo, e ancora a Taormina al Congresso europeo dei partiti democristiani svoltosi nel dicembre 1965.
Nel 1964 entra nel Consiglio privato del legittimo erede al trono di Spagna Don Juan de Borbόn, all’epoca in esilio all’Estoril in Portogallo.
In linea di continuità con i contenuti e gli obiettivi della casa editrice Distributrice Europea, chiusa dopo la morte del suo principale ideatore, il Conte Fontar, nel 1970 fonda la rivista “Discusiόn y Convivencia” di tendenza social cristiana, particolarmente attenta al processo di integrazione europea della Spagna e a tematiche europeiste più generali. Quello stesso anno dopo aver abbandonato la Democracia social cristiana entra in un altro partito di stampo democristiano Izquierda democrática (ID) guidato da Joaquín Ruiz Giménez Cortés. Nel 1974 ne assume la vicepresidenza e rimane nel partito fino all’aprile del 1976, quando nel Congresso dell’Escorial si consuma la sua scissione e da una costola dell’ID nasce la Izquierda democrática cristiana.
La militanza democristiana e l’impegno europeista di A. de M. continuano ad andare di pari passo e a intrecciarsi vicendevolmente. Nel gennaio 1975 assiste al colloquio organizzato a Bruxelles dal club “Realtà europea” sul tema “La nuova Spagna di fronte all’Europa” e nel luglio dello stesso anno in qualità di rappresentante della democrazia cristiana spagnola assiste a Bruxelles a una riunione dell’Unione europea democratico cristiana. Svolge un’intensa attività politica e stringe nuovi contatti sia in patria che all’estero.
L’11 giugno 1975 partecipa alla riunione della Plataforma de convergencia democrática e sottoscrive il manifesto programmatico di quell’organizzazione antifranchista che prevede l’immediata rottura con il regime, l’apertura di un periodo costituente per il ristabilimento di un regime democratico pluralista e una struttura federale dello stato.
Nel novembre del 1976 è invitato dal Dipartimento di Stato americano ed assiste all’elezione di Jimmy Carter. Presso il Dipartimento di Stato incontra anche Micheal Durkee e Arthur Adair Hartman. Il primo incaricato delle relazioni con la Spagna, il secondo degli Affari europei. Visita anche il Messico e, nel dicembre 1976, assiste all’insediamento di Lopez Portillo alla presidenza del paese.
Considerata terminata la stagione della Izquierda democrática cristiana fonda il Partido popular democrata cristiano (PPDC) che unendosi all’Uniόn democrata española (UDE), altra formazione di stampo democristiano, darà vita al Partido democrata cristiano, con l’obiettivo di aumentare il più possibile i consensi dell’opinione pubblica e accreditarsi come il rappresentante di centro del sistema politico.
Alla vigilia delle prime elezioni politiche, nell’aprile del 1977 partecipa a un incontro della Democrazia cristiana italiana per sottolineare l’importanza del processo elettorale in corso nel suo paese.
Poco dopo il Partido democrata cristiano confluisce nella coalizione Uniόn de centro democrático (UCD) guidata da Adolfo Suárez Gonzaléz.
Sotto questa sigla viene eletto deputato a Palencia e nominato presidente del Congresso della prima legislatura (1977-1979). Alla luce della regolarità e del carattere pienamente democratico delle prime consultazioni elettorali libere in Spagna, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa decide all’unanimità di invitare una rappresentanza di neoeletti deputati spagnoli a partecipare come osservatori alla loro successiva assemblea autunnale. A. de M. in qualità di presidente delle Cortes coordina l’attività dei capigruppo alla Camera per elaborare una dichiarazione congiunta per accelerare il più possibile i tempi dell’adesione al Consiglio d’Europa e riuscire a realizzare l’obiettivo dell’ingresso del suo paese in seno a quell’organismo prima della redazione della carta costituzionale. Il documento da lui redatto, firmato da tutti i rappresentanti dei partiti dell’arco parlamentare rappresenta il simbolo dell’impegno delle forze politiche spagnole a procedere verso l’autentica democratizzazione del paese e allo stesso tempo la volontà di tutti i deputati a redigere la futura carta costituzionale nel pieno rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Dopo essere stato approvato dalla commissione Esteri della Camera il documento il 15 settembre 1977 è consegnato al presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa Czernetz. Il mese successivo, l’11 ottobre, l’ingresso di fatto della Spagna nel Consiglio d’Europa viene approvato all’unanimità.
A. de M. accoglie la notizia molto positivamente e sottolinea il grande significato simbolico che tale evento riveste.
Un altro importante passaggio avvenuto in campo europeo durante la sua presidenza, il 15 novembre 1977 è la ratifica della Carta dei diritti umani e della Carta sociale europea. Nel 1978 A. de M. assume la presidenza del CFEME. Nel 1979 è rieletto deputato sempre nella stessa circoscrizione elettorale del 1977 e rimane poi nell’UCD fino al completo collasso del partito consumatosi con i risultati delle elezioni politiche del 28 ottobre 1982. La presidenza delle Cortes passa nel 1979 a Landelino Lavillas.
Dal 1986 al 1989 ricopre l’incarico di ambasciatore ne El Salvador. In segno di riconoscimento di una carriera politica spesa in nome della centralità del rispetto dei diritti umani prima nel suo paese e poi in America centrale, nel 1992 viene nominato presidente del Comitato di esperti dell’Unione europea per il Programma di promozione dei diritti umani nell’America centrale.
Nelle sue raccolte di articoli dedicati all’Europa risalta il ricordo del Congresso di Monaco, il costante riferimento all’ordine democratico, alla difesa dei diritti umani e al pluralismo politico a cui la membership europea viene associata in modo indissolubile.
Maria Elena Cavallaro (2011)
Bibliografia
Alvarez de Miranda F., Del Contubernio al consenso, Planeta, Barcelona 1975.
Alvarez de Miranda F., La integraciόn europea y la transiciόn política en España, Fundaciόn para el análisis y los Estudios Sociales, Madrid 2003.
Espadas Burgos M., Franquismo y política exterior, Rialp, Madrid 1984.