Amaral, Diogo Freitas do
A. (Póvoa do Varzim 1941) proviene da una famiglia di cattolici conservatori. I nonni materni di A. erano amici intimi del dittatore portoghese Salazar, che governò il Portogallo dal 1932 al 1968. Il padre di A. era capo di Gabinetto di Salazar, quando quest’ultimo era ministro delle Finanze prima di passare alla guida del governo, e in seguito fu deputato all’Assemblea nazionale dal 1957 al 1974.
Nel 1958, all’età di diciassette anni, A. entrò alla facoltà di Giurisprudenza di Lisbona, laureandosi nel 1963 con ottimi voti. L’anno seguente professore divenne assistente di Marcello Caetano e successivamente responsabile del corso di Diritto amministrativo.
Profondamente influenzato, all’inizio, dai suoi genitori, A. ne condivise i valori conservatori e cattolici, nonché l’ammirazione per Salazar. Durante gli anni universitari A. cominciò ad ammirare Charles de Gaulle, Valéry Giscard d’Estaing e Raymond Aron. Dal governo di Charles de Gaulle del 1958-1969, A. apprese che era possibile curare una democrazia instabile senza dover ricorrere alla dittatura, che la decolonizzazione era inevitabile e nell’interesse della nazione colonizzatrice, evitando anni di guerra e, infine, che l’economia di mercato, regolata dallo Stato, era la politica migliore per proteggere i salariati a basso reddito. Tuttavia, A. criticava de Gaulle per il suo governo autoritario, arrogante e centralizzatore, mentre stimava Giscard d’Estaing, all’epoca ministro delle Finanze di de Gaulle, per il suo approccio aperto e moderato e per le sue idee centriste, liberali e filoeuropee. In Raymond Aron, A. trovò la giustificazione intellettuale per rifiutare il marxismo; la superiorità del capitalismo democratico sul comunismo totalitario era duplice: il capitalismo democratico non sacrificava i diritti degli individui allo sviluppo economico, era economicamente più efficiente e proteggeva meglio i diritti dei meno fortunati.
In un articolo pubblicato nel 1961 all’età di vent’anni, A. sosteneva di aver preso pubblicamente posizione a favore dell’integrazione europea in contrasto con la posizione ufficiale favorevole all’integrazione economica con le colonie (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). In realtà, nell’articolo A. era solo a favore di una riforma integrale dell’economia e del sistema politico-amministrativo per permettere al Portogallo di competere in uno scenario di integrazione europea già sviluppata. Ribadiva altresì l’idea del regime di Salazar dell’unità politica ed economica fra il Portogallo e le sue colonie.
Gli stretti legami accademici e personali fra il premier Caetano e il suo assistente universitario spinsero il primo a invitare A. a diventare nel 1973 deputato al Parlamento e, più tardi, ministro della Giustizia. A. avrebbe rifiutato entrambe le cariche, affermando di dover consolidare la propria reputazione accademica prima di considerare una carriera politica. Questa scelta non gli impedì di essere membro della Camera corporativa (Câmara corporativa) del Parlamento portoghese.
La rivoluzione del 25 aprile 1974 a favore della democrazia e della decolonizzazione spinse per la prima volta A. a partecipare attivamente alla politica. Il 19 luglio 1974 fu uno dei fondatori del Centro democrático social (CDS), il secondo partito a essere legalizzato dopo il Partito comunista, e ne divenne il primo leader all’età di 32 anni. Il CDS era un partito cristiano-democratico in tutto fuorché nel nome, avendo i suoi fondatori seguito il consiglio dei vescovi cattolici di adottare un nome diverso per non mettere in dubbio l’imparzialità della Chiesa.
Nella sua dichiarazione programmatica, il CDS sosteneva gli ideali di democrazia, decolonizzazione e sviluppo che avevano ispirato la rivoluzione del 25 aprile. Secondo i suoi fondatori, il CDS era un partito di centro e democratico, che credeva in un mercato economico regolato dal governo. In pratica, come i Repubblicani indipendenti di Giscard, il partito si collocava al centrodestra dello spettro politico. Per distinguersi dalla precedente dittatura di estrema destra, il CDS riconobbe i principi democratici e affermò la sua profonda attenzione al sociale in linea con gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Il CDS riconosceva che l’indipendenza delle colonie portoghesi (ciò che essenzialmente si celava dietro la rivoluzione era l’impasse politica e militare fra i movimenti di indipendenza delle colonie e la dittatura) era inevitabile. Il partito era favorevole all’adesione del Portogallo alla Comunità economica eonomica Ezato dopo il Partito Curopea. L’Unione europea dei Cristiani democratici (UECD) avrebbe riconosciuto le credenziali cristiano-democratiche del CDS nel novembre del 1975.
Nonostante il CDS fosse un partito cristiano-democratico, il periodo rivoluzionario che seguì (1974-75) portò gli estremisti di sinistra ad accusare i suoi membri di essere neofascisti, e a attaccare il quartier generale del partito e il primo congresso di partito a Porto. In realtà, secondo A. fu la presenza dei delegati stranieri (incluso il presidente dell’UECD, Van Hassel) alla conferenza del gennaio 1975, che a più riprese chiamavano le loro ambasciate e addirittura i loro governi, a spingere il governo portoghese ad interim a restaurare alla fine l’ordine pubblico. La campagna del CDS per l’Assemblea costituente (che avrebbe stilato la Costituzione) fu costantemente insidiata dagli attacchi dell’estrema sinistra e di conseguenza fu quasi inesistente nel Sud del paese. A., sua moglie e i figli furono costretti a dormire in posti sempre diversi per evitare di essere arrestati dalla milizia dell’estrema sinistra.
Alle elezioni del 25 aprile 1975, i socialisti risultarono vincitori indiscussi con il 37,87% dei consensi, seguiti dai socialdemocratici con il 26,39%, i comunisti (e i loro alleati) con il 16,6% e il CDS con un deludente 7,61%. D’altro canto, il CDS era il quarto partito politico nel paese e i partiti democratici avevano ottenuto oltre il 70% dei voti. Di fatto, alle prime elezioni parlamentari dell’aprile 1976, il CDS aveva più che raddoppiato i voti raggiungendo un discreto 16%. Fu il solo partito a votare contro la nuova Costituzione per via delle sue clausole marxiste a sostegno della nazionalizzazione di settori-chiave dell’economia. Nel 1977 il partito appoggiò la richiesta del governo socialista di entrare nella Comunità economica europea.
A dispetto dei suoi infausti inizi, il CDS acquistò rapidamente potere. Nel 1978 costituì una maggioranza, destinata a vita breve, con i socialisti per la formazione di un governo con tre ministri del CDS – con A. fuori dal governo. Divergenze sulla politica economica portarono alla caduta di questo governo. L’anno seguente, il CDS formò l’Alleanza democratica con i socialdemocratici (a dispetto del nome, situato nel centrodestra dell’arena politica) e i monarchici popolari, un piccolo partito di idee monarchiche sensibile alle questioni ecologiche. Questa coalizione di centrodestra ottenne la maggioranza nelle elezioni del 1980 e A. ricevette l’incarico di vicepremier e di ministro degli Esteri. Il primo ministro Francisco Sá Carneiro e A. ritenevano che l’appartenenza al Mercato comune (v. Comunità economica europea) fosse la priorità fondamentale del governo e visitarono le capitali aderenti al Mercato comune nel tentativo di accelerare le trattative. In termini istituzionali, questa priorità si rifletteva nella creazione di una Segreteria di Stato per l’Integrazione europea alle dipendenze del Consiglio dei ministri. Il governo portoghese ambiva a diventare membro della Comunità europea nello stesso anno della Grecia. In realtà, Atene aveva avviato le sue trattative precedentemente e la candidatura portoghese fu messa in forse dall’instabilità del governo, dalla debolezza economica e dalla decisione della Comunità di associare la richiesta portoghese a quella spagnola (la cui economia decisamente più sviluppata, e in particolare un’agricoltura competitiva, avrebbero prodotto un impatto molto maggiore). Il Portogallo e la Spagna conseguirono l’integrazione europea nel 1986, cinque anni dopo la Grecia.
Il 4 dicembre 1980, il primo ministro Francesco Sá Carneiro, il ministro della Difesa (e numero due del CDS) Adelino Amaro da Costa e altri morirono in un incidente aereo. A. lasciò il governo poco dopo, quando Francisco Pinto Balsemão subentrò come primo ministro. Tuttavia, qualche mese dopo ricevette un nuovo incarico come vicepremier e ministro della Difesa, fino al 1983 quando le elezioni locali meno favorevoli portarono A., stanco e sempre più disilluso nei confronti della politica, alle dimissioni dal governo e dalla leadership del partito. In realtà, anche le continue divergenze con il nuovo primo ministro, Francisco Pinto Balsemão, avevano contribuito a questa decisione. Le dimissioni portarono alla caduta del governo e all’accusa, mossa da Balsemão, di slealtà. In Europa, A. successe a Van Hassel e fu presidente dell’UECD dal 1982 al 1983.
Per quanto avesse sempre dichiarato di collocarsi politicamente al centro, nel 1985 A. fu il candidato presidenziale della destra in una innovativa campagna in stile americano, che avrebbe influenzato la politica portoghese successiva. Dato come favorito, perse per pochi voti (140.000, soltanto l’1,2% dei voti) contro il socialista Mario Soares.
Nel 1988, A. ritornò alla guida del partito, dopo che quest’ultimo era passato da 21 a 4 deputati nelle elezioni dell’anno precedente. In un’intervista rilasciata all’epoca, A. dichiarò che, in termini politici, il CDS era al centro, equidistante dal PS e dal PSD. Il suo ritorno non fu un successo. La fine della Guerra fredda, in particolare, aveva trasformato il CDS da partito eurofavorevole a euroscettico (v. Euroscetticismo). A. abbandonò definitivamente la guida del partito nel 1991, dopo nuovi ribaltamenti elettorali e il suo crescente disincanto nei confronti del suo partito. L’opposizione del CDS al Trattato di Maastricht del 1992 lo spinse a lasciare il partito e a votare come deputato indipendente a favore della sua ratifica.
Nel 1995-96, A. fu eletto presidente della 50° Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per quanto convinto sostenitore di forti relazioni transatlantiche, l’anno a New York rafforzò le sue convinzioni sull’opportunità di una politica multilaterale e la sua opposizione all’azione unilaterale. L’anno si rivelò, inoltre, importante in quanto A. maturò un’idea negativa della politica americana e, in particolare, di quelle che egli considerava le crudeli politiche sociali del Partito repubblicano.
Tornato a Lisbona, A. riprese la carriera universitaria. Nel 1996 fu il fondatore e primo direttore del Dipartimento della Universidade Nova di Lisbona. Nell’ambito della politica, A. manifestava una crescente delusione nei confronti della destra, democratica solo in superficie, ma in realtà autoritaria e segreta ammiratrice del dittatore Salazar. Per quanto nel 2002 A. avesse preso pubblicamente posizione a favore del centrodestra del PSD, guidato da José Manuel Durão Barroso, la politica estera americana lo avrebbe progressivamente condotto ad abbracciare le posizioni della sinistra portoghese. A. avversò l’intervento unilaterale americano in Iraq. Sorprendendo i membri del suo ex partito, partecipò alle manifestazioni antiamericane promosse dalla sinistra e dall’estrema sinistra. La sua opposizione alla coalizione di PSD e CDS, guidata dal successore di Durão Barroso, Santana Lopes, lo spinse nel febbraio 2005 a richiedere una maggioranza socialista. La posizione sempre più di sinistra di A. e la crescente simpatia per i socialisti sarebbe culminata nel suo incarico a ministro degli Esteri del nuovo governo socialista nel marzo 2005.
Il percorso politico di A. può essere giudicato incoerente: dapprima militante del centrodestra, è poi passato nelle file del centrosinistra. Tuttavia occorre tener presente che i membri del CDS erano sempre stati più a destra di A. I semi della discordia fra A. e il CDS sono da ricercare nella morte di Costa avvenuta nel 1980. Il progressivo orientamento a sinistra di A. può essere attribuito anche alla sconfitta elettorale e alla riconciliazione con Soares, con il quale emersero affinità crescenti. I rapporti del CDS con il PS, inoltre, sono sempre stati migliori di quelli con il PSD per la maggior vicinanza ideologica con quest’ultimo. Occorre considerare infine l’opposizione di A. al governo PSD/CDS del 2004/2005, guidato dal successore di Durão Barroso, Santana Lopes. Il cammino di A. dal centrodestra alla sinistra, con forti affinità con il PS, non fu affatto un caso isolato: altri due membri fondatori del CDS, Rui Pena e Luís Barbosa, lo avevano preceduto.
Sul fronte europeo, A. è stato favorevole all’integrazione europea e al federalismo in maniera coerente. Se le sue credenziali europee prima del 1974 erano dubbie, il suo successivo sostegno alla causa europea è stato inequivocabile, portandolo a sostenere il progetto della Costituzione europea. Come altri filoeuropei, A. è convinto che l’Unione europea abbia portato pace e sviluppo economico, abbia promosso la libertà e la democrazia e creato un’entità europea capace di affrontare le sfide della modernità, come la globalizzazione. In particolare, considera la sovranità illimitata dello Stato nazione come una minaccia, internamente, alla libertà individuale ed, esternamente, alla pace e alla cooperazione. Sul fronte interno, la soluzione è consiste per A. nella separazione dei poteri e il decentramento e, sul fronte esterno, nella creazione di una struttura sovranazionale. Inoltre, A. ritiene che l’integrazione europea permetterà all’identità nazionale di ciascuno Stato di acquisire la sua piena dimensione.
Nicolau Andresen-Leitão (2009)