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Areilza, Josè Maria De

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A. (Portugalete, Bilbao 1909-Madrid 1998) proveniva da una tipica famiglia della borghesia bilbaina. Il padre medico, umanista liberale era stato militante attivo della generazione del 1898, la madre apparteneva ad una famiglia di militari.

Sin dai primi anni di scuola A. impara l’inglese, il francese e il tedesco, nel 1932 si laurea in Giurisprudenza presso il prestigioso ateneo di Salamanca.

Sin dalla gioventù milita nella Uniόn monárquica in Viscaya. In seguito alla caduta della monarchia nel 1931 stringe contatti con il gruppo politico Renovaciόn española. Attraverso Ramiro Ledesma Ramos entra in contatto con Gimenez Caballero, Santiago Montero Diaz e con l’ambiente dei circoli letterari. La fede monarchica sarà una costante nella sua vita. Nel 1933 e nel 1936 si presenta alle elezioni repubblicane come candidato dell’Uniόn monárquica nella circoscrizione di Bilbao, ma non viene eletto. All’epoca A. non è ancora un uomo politico di primo piano. Quando, nel giugno 1936, scoppia la guerra civile si arruola nel fronte nazionalista.

Nel 1937 viene nominato sindaco di Bilbao, incarico che ricopre fino al 1939 quando diventa direttore generale del ministero dell’Industria.

Partecipa alle attività dell’Instituto de estudios políticos e nel 1941 pubblica insieme a Fernando María Castiella Reivindicaciones de España opera con la quale gli autori rivendicano la sollevazione del luglio 1936 come una legittima ribellione del popolo spagnolo contro la Repubblica.

Nel 1945, in seguito alla nomina di Alberto Martín Artajo al ministero degli Esteri, gli viene offerto di svolgere la funzione di ambasciatore in Argentina, paese strategico e centrale per la politica estera spagnola. A. rimane a Buenos Aires dal 1947 al 1950, dove, in un momento di grande isolamento della Spagna tenta di riallacciare i contatti internazionali del suo paese e facendosi portavoce delle istanze franchiste riesce a ottenere degli aiuti da parte di Peron.

Dal 1954 al 1960 ricopre l’incarico di ambasciatore a Washington. Il processo di normalizzazione delle relazioni spagnole con i paesi occidentali compie i primi passi e in particolare A. cura il processo di adesione del suo paese alle Nazioni Unite (1955).

Dopo gli Stati Uniti viene chiamato per dirigere l’ambasciata di Spagna a Parigi dal 1960 al 1964. Sono centrali in questo torno di tempo i contatti stabiliti da A., nonché l’azione sinergica con il ministro degli Esteri Castiella, in nome dell’ingresso del paese nella Comunità economica europea (CEE).

Gli anni parigini sono quelli in cui matura il progressivo allontanamento di A. dal regime franchista. Insiste molto nei resoconti inviati al ministro Castiella sulla necessità di adottare misure di liberalizzazione per conformarsi quanto più possibile alle democrazie occidentali.

Assolutamente contrario alle misure adottate dal governo (confino o esilio) nei confronti dei membri dell’opposizione interna che avevano partecipato al Congresso di Monaco di Baviera il 7-8 giugno 1962, così come alla fucilazione del giovane Julian Grimau il 20 aprile 1963, A. ravvisò come peggiore conseguenza di tali atti il mantenimento del suo paese in una situazione di isolamento internazionale.

La consapevolezza dell’impossibilità di riformare il regime lo spinge nel 1964 a lasciare il suo incarico. Entra nel Consiglio privato di Don Juan, all’epoca in esilio a Estoril in Portogallo, e da allora in poi diventa una sorta di trait d’union tra i gruppi di opposizione interna al regime di stampo monarchico e il legittimo erede al trono di Spagna in esilio.

In questi anni A. concentra la sua attività politica intorno all’obiettivo della restaurazione della monarchia che vede come naturale premessa tanto all’avvio di un processo di transizione democratica come all’integrazione spagnola nella CEE. Nel 1966 diventa membro della Real academia de ciencias morales y políticas. Anche in seguito allo scioglimento del Consiglio privato del legittimo erede al trono di Spagna (avvenuto nel giugno del 1969 in conseguenza della nomina di Juan Carlos come successore di Franco), continua a difendere l’importanza della restaurazione monarchica come garanzia di una futura transizione all’insegna dei principi democratici. Da questo momento in poi la sua vita pubblica è fortemente osteggiata dal regime che lo addita come un traditore dei principi ispiratori del franchismo.

Sempre attento al contesto internazionale e al ruolo occupato dalla Spagna dopo aver lasciato la guida della rappresentanza diplomatica del suo paese a Parigi, A. inizia a scrivere sui giornali “El Pueblo”, “ABC” e “La Vanguardia”.

Nell’immediato postfranchismo, il 15 dicembre 1975 entra nel primo governo della monarchia come ministro degli Esteri, incarico che ricopre fino al giugno 1976.

La presentazione tanto agli Stati Uniti come ai paesi membri della CEE del carattere democratico della monarchia di Juan Carlos I è il leitmotiv del suo mandato. Il suo principale obiettivo è creare un ambiente favorevole al reinserimento della Spagna nel novero delle democrazie occidentali.

Emblematiche in tal senso le dichiarazioni rilasciate da A. durante il viaggio effettuato nel gennaio del 1976 presso le nove capitali dei paesi membri della CEE, dove l’allora ministro degli Esteri spagnolo presentò il programma di democratizzazione previsto dalla monarchia spagnola, l’imminente legalizzazione dei partiti politici e la celebrazione delle elezioni democratiche per il rinnovo delle Cortes, per annunciare che non appena questi progetti si fossero realizzati il paese avrebbe presentato la richiesta d’adesione alla CEE.

Parallelamente alla sua azione a livello diplomatico sin dalla fondazione del quotidiano “El Pais” (maggio 1976), A: scrive una serie di articoli sul contenuto della riforma democratica interna e prepara il lancio del primo Partito popolare (che confluirà poi nell’Uniόn de centro democrático). Viene eletto presidente di quest’ultimo, ma poco dopo, a causa di pressioni governative e dei cattivi rapporti con Adolfo Suárez si dimette dalla carica prima delle elezioni politiche del giugno 1977.

Dopo l’approvazione della nuova Costituzione avvenuta nel dicembre 1978, in seguito allo scioglimento delle Cortes è tra i membri fondatori della Coaliciόn democrática (CD) e alle elezioni politiche per il rinnovo delle Cortes celebrate nel marzo 1979 viene eletto deputato.

Nel 1981, come riconoscimento del suo impegno a favore dell’integrazione in Europa, A. è eletto presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, incarico che ricopre fino al 1983. Sempre nel 1981 dopo le dimissioni di Suárez dall’Uniόn de centro democrático (UCD) entra nel partito ed è eletto deputato per la provincia di Santander. Nel 1987 diventa membro della Real academia española. Tra le sue opere ricordiamo Así lo he visto (1974), Diario de un ministro de la monarquía (1977) e in occasione dell’ingresso della Spagna nella Comunità europea La Europa que queremos.
Maria Elena Cavallaro (2012)

Bibliografia

Areilza J.M. de, Diario de un ministro de la monarqía, Planeta, Barcelona 1973.

Areilza J.M. de, Memoria exteriores 1947-64, Planeta, Barcelona 1984.

Espadas Burgos M., Franquismo y política exterior, Rialp, Madrid 1984.