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Ball, George Wildman

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B. (Des Moines, Iowa 1909-New York 1994), laureato in Legge alla Northwestern University nel 1933, ha avuto grande influenza sulla politica estera americana. Iniziò la sua carriera come funzionario governativo lavorando come consigliere legale al dipartimento del Tesoro (1933-1935). Durante la Seconda guerra mondiale collaborò con il segretario di Stato di Franklin Delano Roosevelt, Edward Stettinius, nel General counsel’s office dell’amministrazione della legge affitti e prestiti, che in seguito divenne Foreign economic administration (1942-1944). Nel 1944-45 diresse a Londra l’U.S. Strategic bombing survey, doveva incaricato di studiare la strategia dell’offensiva degli alleati contro la Germania. Subito dopo la guerra fece parte del French supply council a Washington (1945-1946), occupandosi dei progetti di ripresa economica della Francia. A Washington durante la guerra incontrò Jean Monnet, che era stato cooptato alla vicepresidenza della British purchasing commission, e tra i due nacque uno stretto rapporto professionale e di amicizia. B., convinto fautore dell’unificazione europea, collaborò a molte delle iniziative di Monnet, fu consulente della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), della Comunità economica europea (CEE) e della Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) e divenne uno degli esponenti di punta della “sponda” americana sulla quale l’esponente francese poté contare per ottenere il sostegno dell’amministrazione americana per i progetti di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), soprattutto durante gli anni (1961-1966) in cui B. fu sottosegretario di Stato nelle amministrazioni Kennedy (v. Kennedy, John Fitzgerald) e Johnson (v. Johnson, Lyndon Baines). I legami di B. con il partito democratico si erano rafforzati all’inizio degli anni Cinquanta, a seguito dello stretto rapporto di amicizia che lo legava a Adlai Stevenson, con il quale aveva condiviso l’esercizio della professione di avvocato, e che sostenne nelle due campagne presidenziali del 1952 e del 1956. Insieme a Stevenson B. entrò nella ristretta cerchia dei collaboratori di Kennedy, che nel 1961 lo nominò sottosegretario di Stato agli Affari economici. Svolse un ruolo importante nel formulare la politica economica e commerciale degli Stati Uniti e fu uno degli architetti principali del Trade expansion act del 1962. Occupandosi di commercio estero, tariffe, integrazione europea, B. lavorò strettamente con il segretario di Stato Dean Rusk e con lo stesso presidente, ottenendo la promozione a sottosegretario di Stato. Nel periodo in cui ricoprì l’incarico B. partecipò all’inner circle di Kennedy durante la crisi di Cuba, prese parte alle riunioni del National security council, svolse il ruolo di mediatore durante le crisi di Cipro, Pakistan, Congo e della Repubblica Dominicana. Fortemente critico verso il crescente coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Vietnam, nel settembre 1966 B. dette le dimissioni dal dipartimento di Stato e entrò come senior partner presso la Banca di investimenti Lehman Brothers. Nominato dal Presidente Johnson, dal 26 giugno al 25 settembre 1968, ricoprì l’incarico di ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite. Nel 1969, tornato alla vita privata rientrò presso Lehman Brothers, dove rimase fino al 1982. Negli anni dell’amministrazione Carter (v. Carter, James Earl) fu chiamato a collaborare alla definizione della politica americana nel Golfo Persico durante la crisi iraniana e all’elaborazione dei trattati tra Stati Uniti e Panama per regolamentare lo status di neutralità e il controllo del canale. Membro della Commissione trilaterale, B. è stato anche tra i membri fondatori del Bilderberg group, un club internazionale di leader europei e americani molto elitario e segreto che prendeva il nome da un hotel in Olanda dove si riunì la prima volta nel 1954. Scrittore molto prolifico, B. è autore oltre che di numerosi interventi e articoli su riviste di politica internazionale anche di alcuni importanti volumi sulla politica estera degli Stati Uniti. Tra i più importanti: The discipline of power (1968), Diplomacy for a crowded world: an American Foreign Policy (1976), The past has another pattern: memoirs (1982), The passionate attachment: American involvement with Israel, 1947 to the present (1992). Le sue carte personali sono depositate presso la John Fitzgerald Kennedy Presidential Library per il periodo 1961-1963 e la Princeton University Mudd Library per il periodo 1933-1994. Negli anni in cui svolse la sua attività diplomatica B. appoggiò l’obiettivo dell’unità europea, ritenendolo perfettamente conciliabile con quello di una maggior cooperazione transatlantica. Per unità dell’Europa egli intendeva soprattutto l’unità politica, la sola che avrebbe dato all’Europa la taglia e il peso necessari a assumere la sua parte di responsabilità nella difesa del “mondo libero”. Una maggiore unità europea era anche una sfida per gli Stati Uniti, la cui leadership nella Guerra fredda non doveva certo essere messa in discussione. L’approccio di B. tendeva da un lato a rafforzare il sistema economico multilaterale di scambi per evitare che la Comunità europea sviluppasse un sistema commerciale chiuso, col rischio di un isolamento economico, politico, dell’Europa, certamente contrario agli interessi statunitensi; dall’altro lato, nel campo della difesa, era la Forza nucleare multilaterale, una flotta dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO) armata di missili Polaris, lo strumento per associare gli europei alla tecnologia nucleare americana lasciando agli Stati Uniti il diritto di porre il veto sull’uso delle armi atomiche di proprietà multilaterale. Un progetto che B. sostenne con tenacia, convinto che impedire lo sviluppo di deterrenti nazionali rappresentasse la strada più agevole verso una maggiore unità politica e un’efficace forza europea. La MLF (Multilateral force) non riuscì però a vincere le perplessità degli europei e le esitazioni all’interno della stessa amministrazione americana. La sintonia delle concezioni “euroatlantiche” di B. e Monnet, che causò anche aspre critiche a B. da parte del Senato americano, non fu sempre totale. In comune con Monnet B. ebbe comunque la convinzione che fosse fondamentale evitare che l’Europa ricadesse nelle disastrose rivalità nazionali del passato. Distinguendosi dai cold warriors vicini al Presidente, dal maggio 1964 al 1966 B. divenne uno strenuo oppositore della politica dell’amministrazione Johnson in Vietnam. Dopo l’incidente del Golfo del Tonchino, con ripetuti memoranda cercò di fermare l’escalation del coinvolgimento statunitense nel conflitto vietnamita e di mettere fine ai bombardamenti sul Vietnam del Nord. Il fatto che esprimesse queste critiche mentre pubblicamente difendeva la politica di Johnson, scelta compiuta da B. perché si riteneva legato dagli oneri e dalle restrizioni di una responsabilità pubblica, gli alienò le simpatie di alcuni uomini dell’amministrazione, in particolare del segretario alla Difesa McNamara. B. non auspicò solo di trovare una via d’uscita dalla guerra in Vietnam mediante una soluzione diplomatica alla guerra nel Sud, per perseguire la ricerca di una solida base sulla quale costruire un nuovo sistema di rapporti di forza in Estremo Oriente. Sottolineò anche la necessità per gli Stati Uniti di elaborare una dottrina di extrication, che fornisse un’opportuna via d’uscita da una situazione deteriorata e costituisse allo stesso tempo un’utile guida per evitare di ritrovarsi in un pantano senza fondo. Rimproverato per l’eccessivo eurocentrismo della sua visione di politica estera, accusato di elitismo e ostinazione, B. diede prova di indipendenza intellettuale e acutezza di giudizio sia nei momenti in cui ricoprì incarichi governativi che come analista e commentatore della politica internazionale. Esponente dell’America ufficiale, è tuttavia considerato una figura controversa perché non esitò a andare controcorrente pur di difendere le proprie idee. In particolare, fecero discutere le sue prese di posizione per la cessazione dei bombardamenti sul Vietnam del Nord, a favore dell’ingresso della Cina alle Nazioni Unite, la critica alla politica mediorientale degli Stati Uniti, ritenuta troppo imperniata sull’alleanza con Israele. Polemista brillante, capace di analisi penetranti delle questioni internazionali ma calato in un realismo privo di utopismo a-storico, B. era convinto che la tecnica della diplomazia non dovesse essere mai disgiunta dal riferimento a principi e valori che ne ispirassero l’azione.

Marinella Neri Gualdesi (2010)