La Banca del Portogallo (Banco de Portogal) venne istituita il 19 novembre 1846 in seguito alla fusione tra il Banco de Lisboa e la società di assicurazioni Compagnia nazionale; iniziò come banca per investimenti, specializzata nel finanziamento del debito pubblico. Fino al 1887 condivise i diritti di emissione della valuta nazionale con altre istituzioni bancarie, ma nel 1891 ottenne un diritto esclusivo in questo ambito, per il Portogallo continentale e per le isole Azzorre e Madeira. Fino al 1974 appartenne principalmente ad azionisti privati, in seguito la partecipazione dello Stato aumentò in modo sostanziale. Durante la seconda metà del XIX secolo, la Banca del Portogallo divenne la maggiore banca commerciale del paese ed esercitò la funzione di “banca di tutte le banche”, contribuendo a una certa supervisione informale del settore.
Durante la prima fase del regime autoritario di Antonio Oliveira Salazar, la Banca del Portogallo venne obbligata a modificare significativamente le proprie attività. Questo diede il via a un controllo monetario più rigoroso ed efficace. Il governo aumentò il controllo amministrativo nei confronti della banca, che aveva l’obbligo, tra l’altro, di seguire una politica di tassi fissi d’interesse e di cambio. Contemporaneamente, il commercio e il movimento dei capitali vennero completamente liberalizzati e la banca fu in grado di estendere le proprie Competenze al settore dei pagamenti internazionali, della gestione dei fondi di riserva e della politica monetaria interna. Dopo la Seconda guerra mondiale, furono introdotti dal regime autoritario vari regolamenti amministrativi che limitarono le transazioni internazionali e portarono allo sviluppo di un sistema molto complesso di controllo sui cambi. Inoltre, il settore bancario fu obbligato a mantenere le riserve minime. La Banca del Portogallo, inoltre, aumentò le proprie competenze, particolarmente nell’area del controllo sul credito e in materia di fissazione dei tassi d’interesse.
La “Rivoluzione dei garofani” del 25 aprile 1974 pose fine allo status privato della Banca del Portogallo, che nel settembre 1974 venne nazionalizzata dal governo provvisorio. Con la legge organica del 15 settembre 1975 le fu attribuito lo statuto di banca centrale nazionale, comprendente per la prima volta la funzione formale di supervisione del settore bancario. La Banca del Portogallo divenne un attore più attivo nella governance economica del paese, acquisendo maggiori competenze nelle aree di controllo monetario, del credito e nell’organizzazione dei mercati monetari, particolarmente dopo l’adesione alla Comunità europea, nel 1986. Durante gli anni Settanta e Ottanta il ruolo e le funzioni della Banca del Portogallo si avvicinarono a quelle delle banche nazionali dell’UE. Nell’ottobre 1990, essa acquisì più autonomia tramite una nuova legge organica. In più, vennero imposti limiti al finanziamento dei deficit di bilancio.
Durante gli anni Novanta, la Banca del Portogallo si impegnò, in collaborazione con il governo portoghese, a raggiungere la stabilizzazione dell’economia. Nell’aprile 1992 fu adottata la decisione di partecipare al Meccanismo di cambio (Exchange rate mechanism, ERM) del Sistema monetario europeo (SME). L’adesione all’ERM implicò varie svalutazioni nell’economia portoghese e un periodo di recessione. Furono mosse critiche nei confronti di questa politica dell’escudo forte. Malgrado tali critiche, il governo portoghese, insieme alla Banca del Portogallo, portò avanti politiche di convergenza con gli altri Stati membri. Nel dicembre 1992, fu completata la piena liberalizzazione dei movimenti dei capitali e l’escudo portoghese diventò del tutto convertibile. La Banca del Portogallo divenne un importante attore nella guida del paese verso l’adesione all’Unione economica e monetaria (UEM), come stabilito dal Trattato sull’Unione europea (TUE) entrato in vigore nel 1993. Le politiche di stabilità monetaria e dei prezzi della Banca del Portogallo furono sostenute dalle ponderate strategie fiscali e di bilancio dei governi di Cavaco Silva, tra il 1991 e il 1995, e successivamente dal governo Guterres, tra il 1995 e il 1998. Come adattamento alle disposizioni dell’UEM, la legge organica della Banca fu nuovamente cambiata nel 1995.
L’adesione del Portogallo alla terza fase dell’UEM, in seguito al rapporto della Commissione europea del marzo 1998, condusse alla completa integrazione della Banca del Portogallo nel Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Ufficialmente, l’UEM prese il via il 1° gennaio 1999 e la Banca del Portogallo divenne parte del SEBC il 1° giugno 1998. Nel 1998 il varo di una nuova legge organica rifletteva questi cambiamenti nello status della Banca del Portogallo e rafforzava ulteriormente la sua indipendenza. La partecipazione alla terza fase dell’UEM richiedeva l’adesione del Portogallo all’ERM II, che fissava un tasso centrale della valuta nazionale in rapporto all’euro, ma con una possibile fluttuazione del +/- 15%.
Il 1° gennaio 2002, l’euro entrò in circolazione in tutti i dodici paesi che aderivano alla terza fase dell’UEM.
La Banca del Portogallo è oggi il ramo nazionale del SEBC. Essa segue effettivamente politiche compatibili con quelle della Banca centrale europea (BCE). La Banca del Portogallo è impegnata a seguire la politica della moneta unica stabilita dal SEBC. Il principale obiettivo è quello di assicurare una sostenibile stabilità dei prezzi. Ciò significa che il SEBC è impegnato nel mantenere basso il livello dell’inflazione. La Banca del Portogallo applica i tassi d’interesse della Banca centrale europea.
Il Portogallo deve inoltre aderire a un patto di crescita e di stabilità che mira a mantenere un deficit di bilancio inferiore alla soglia del 3% del prodotto interno lordo (PIL). Il governo portoghese ebbe difficoltà nell’aderirvi fin dal 2001. In realtà, nell’estate del 2002, l’Unione europea aprì un procedimento di infrazione per eccessivo deficit di bilancio nei confronti del Portogallo. In una situazione di tensione tra i due principali partiti politici, quello Socialista e quello Socialdemocratico, il rapporto della Banca del Portogallo riguardante la situazione del bilancio risultò essere un fattore importante e imparziale per stabilire l’esatta entità del deficit di bilancio stesso.
Infatti, nel 2002 (durante il governo della coalizione di centrodestra), fu richiesto alla Banca del Portogallo di presentare un rapporto. Quest’ultimo fu reso pubblico il 23 luglio 2002; dal medesimo emergeva la valutazione per il 2001 di un deficit di bilancio pari al 4,1% del PIL. La causa principale di questo dato era il fatto che nell’anno 2001 si era verificata una recessione economica che aveva causato una considerevole diminuzione delle entrate fiscali. Il governo della coalizione di centrodestra, presieduto da José Manuel Durão Barroso, fu sollecitato dalla Banca ad adottare misure drastiche per ridurre il deficit di bilancio al fine di evitare un procedimento di infrazione a tale proposito della Commissione europea. Malgrado gli sforzi per mantenere il deficit al di sotto del 3% nel 2002, 2003 e 2004, il governo portoghese continuò ad avere difficoltà nel tenerlo sotto controllo. Il basso livello di crescita economica e il calo del gettito fiscale contribuirono a un aumento del deficit di bilancio nel 2004. Secondo il rapporto della Banca del Portogallo del maggio 2005, la previsione del deficit di bilancio per il 2005 era del 6,8%, senza considerare le entrate straordinarie derivanti dalla vendita di società pubbliche, o altri proventi. Se si fosse tenuto conto di tali entrate straordinarie, si sarebbe potuto pensare a un deficit di bilancio superiore al 4% del PIL. Nel 2006, il governo socialista, presieduto dal primo ministro José Socrates, considerava di ridurre il deficit al 4,8% del PIL. Il nuovo piano di convergenza voleva arrivare a una riduzione del deficit di bilancio al di sotto del 3% del PIL entro il 2008.
La Banca del Portogallo partecipa a varie organizzazioni internazionali, come ad esempio il Fondo monetario internazionale (FMI).
La Banca del Portogallo è anche diventata un modello di riferimento per le economie di transizione. Ha privilegiato le relazioni con i paesi di lingua portoghese in Africa (Paises africanos de lingua oficial portuguesa, PALOP), vale a dire Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Sao Tomé e Principe e le isole di Capo Verde. I partecipanti al PALOP seguono i programmi di formazione presso la Banca del Portogallo, al fine di migliorare le proprie qualifiche ed esercitarle nelle proprie banche nazionali. Ogni anno si organizzano incontri tra le banche nazionali del PALOP e la Banca del Portogallo con rappresentanti del FMI e della Banca mondiale. La Banca del Portogallo monitora le economie del PALOP e questa è una importante fonte di informazioni per queste banche nazionali africane. La Banca del Portogallo è coinvolta nella formazione dei funzionari dei nuovi paesi membri dell’UE dell’Europa centrale e orientale, che intendono imitare il vincente modello portoghese.
José M. Magone (2012)