Banca Nazionale Slovacca
La Banca nazionale slovacca (Národná banka slovenska, NBS) ha svolto un ruolo marginale nell’adesione del paese all’Unione europea. Tuttavia, tra il 1998 e il 2002, congiuntamente al governo, l’NBS ha cercato di attuare misure in linea con i requisiti stabiliti dall’UE. Il successo dell’NBS a questo riguardo è stata una componente essenziale per l’ingresso della Slovacchia nell’UE.
La NBS è stata fondata il 1° gennaio 1993 con il compito di mantenere la stabilità dei prezzi. Essa svolge quattro funzioni principali: formulare e attuare la politica monetaria; emettere banconote e monete; assicurare, controllare, coordinare la circolazione della moneta, i pagamenti interbancari e la programmazione delle scadenze dei pagamenti; inoltre supervisionare lo sviluppo del settore bancario. Sebbene la NBS fosse formalmente indipendente durante il governo guidato da Vladimir Mečiar (1993-1998), e con l’allora governatore della NBS, i legami personali tra il governatore della Banca centrale dell’epoca, Vladimír Masár, e il primo ministro sembrarono minarne l’indipendenza. Anzi, il governo tentò di eliminare l’indipendenza della NBS a livello formale nel 1997, ma non riuscì a raccogliere un sufficiente sostegno in parlamento. L’immagine ampiamente positiva della NBS all’estero e l’importanza per il governo delle fonti di credito provenienti da altri paesi, furono molto probabilmente elementi importanti che convinsero il governo a non procedere (v. Beblavý, 2000, p. 111).
Ciò nonostante, perfino durante il mandato di Masár si ottennero molti risultati. Anche se egli divenne governatore soltanto nel luglio 1993, a Masár va il merito di aver contribuito a stabilire e consolidare la nuova moneta slovacca (la corona), introdotta subito dopo l’indipendenza. Nei primi anni della sua permanenza, la gestione della politica monetaria ebbe un «buon esito, grazie a un’inflazione contenuta, a un tasso di cambio stabile e a livelli maggiori di liberalizzazione del mercato delle valute estere e del mercato monetario» (v. Beblavý, 2000, p. 95). Inoltre, la politica monetaria restrittiva introdotta dalla NBS nel 1996 per controbilanciare la politica fiscale di espansione del governo contribuì a evitare una crisi economica. Questa ferma posizione si protrasse anche dopo le elezioni del 1998, anche se il nuovo governo introdusse un pacchetto di stabilizzazione fiscale. La combinazione di una politica fiscale e monetaria restrittiva aiutò a ristabilire la fiducia nel settore finanziario. Nell’ottobre 1998, grazie in larga misura alla crisi economica russa, l’NBS abbandonò la politica mirata a agganciare la corona slovacca al paniere di valute e fece fluttuare quella locale. I tassi di interesse, quindi, divennero lo strumento principale dell’NBS per ottenere la stabilità dei prezzi.
In linea con i requisiti UE, il governo, insieme all’NBS (e al suo nuovo governatore, Marián Jusko), intraprese una politica di ristrutturazione e privatizzazione del settore bancario slovacco. Insieme alla sua politica monetaria, questo è stato il più significativo contributo della NBS all’adesione della Slovacchia all’UE. Le tre maggiori banche di proprietà dello Stato (con una partecipazione azionaria mista di quasi il 50%), inclusa la Slovenská sporitel’ňa, vennero privatizzate con successo.
La Relazione periodica della Commissione europea del 2002 elogiò il governo per aver rafforzato il «quadro legislativo per i mercati dei titoli, in modo da ottenere, inter alia, una maggiore tutela dei diritti degli azionisti» (v. Commissione europea, 2002, p. 42). La Commissione apprezzò la nuova base legale per la regolamentazione e il controllo del settore finanziario, inclusi gli emendamenti alla Costituzione, l’introduzione di una nuova legge bancaria, nuovi decreti per i titoli e le assicurazioni; espresse però dubbi sulla capacità di implementazione, specie riguardo agli standard contabili e di auditing.
Tim Haughton (2006)