Bangemann, Martin
B. (Wanzleben, Sassonia 1934) studia giurisprudenza a Tubinga e a Monaco e nel 1964, ottiene a Metzinger (Baden-Württemberg) l’abilitazione alla professione di avvocato. Il nome di B. diventa noto al grande pubblico in seguito al suo impegno come avvocato della sinistra giovanile e dei membri dell’Opposizione extraparlamentare (Außerparlamentarische Opposition, APO) nell’ambito dei processi contro i responsabili delle dimostrazioni della primavera del 1968.
B. dà inizio al suo impegno politico già durante gli studi tra le fila dell’Unione degli studenti liberali (Liberale Studenten Deutschlands, LSD) e, in seguito dei Giovani democratici/Sinistra giovanile (Jugend demokratische/Junge Linke, JD/JL). Nel 1963 entra a far parte della FDP (Freie demokratische Partei) e diventa in fretta portavoce della sua ala progressista. Nel 1969 è eletto vicepresidente regionale e prende parte alla commissione programmatica del partito dalla quale saranno elaborate le cosiddette “tesi di Friburgo” (momento di forte rinnovamento politico per il partito, dopo la sconfitta elettorale del 1969). Nel 1972 è il candidato sindaco della città di Mannheimer per la FDP, ma come previsto, senza successo. Nello stesso anno però è eletto al Bundestag e fa parte della Commissione esteri. Dal 1973 è membro del Parlamento europeo (lo sarà fino al 1984) in cui, dal 1975, è capogruppo parlamentare per il suo partito (v. anche Gruppi politici al Parlamento europeo). Nel gennaio 1974 B. è eletto presidente regionale del partito per il Baden-Württemberg e, qualche mese più tardi, in occasione del rinnovamento dei vertici della FDP, su proposta del presidente. Hans-Dietrich Genscher succede a Karl-Hermann Flach come segretario generale del partito. La sua strategia politica trova, però, immediatamente grande opposizione e, appena un anno dopo la sua elezione, rinuncia all’incarico. Nel gennaio 1977 B. è confermato alla presidenza regionale della FDP per il Baden-Württemberg, ma il risultato elettorale documenta una crescente opposizione alla sua politica anche a livello regionale e, già nel 1978, decide di presentare le proprie dimissioni. Suo successore sarà Jürgen Morlock.
In seguito B. si concentra sul suo mandato europeo, ma resta attivo anche al Bundestag, del cui presidium fa parte dal novembre 1978 (B. rinuncia definitivamente al suo incarico al Bundestag nel 1988).
In occasione delle prime Elezioni dirette del Parlamento europeo, nel giugno del 1979, svolge un ruolo centrale nell’elezione a presidente dell’assemblea di Strasburgo della francese Simone Veil. La medesima tornata elettorale lo vede candidato di punta della FDP. Ottiene ottimi risultati: è eletto infatti capogruppo parlamentare della FDP e fa della sua fazione politica un gruppo molto attivo all’interno dell’istituzione europea (v. anche Istituzioni comunitarie).
Nel 1980 è nominato vicepresidente del Movimento europeo e acquista sempre maggiore autorità come relatore della commissione bilancio a Strasburgo. Nel 1982 B. assume l’incarico di presidente, per la FDP, della commissione esteri e di quella per la sicurezza.
In occasione delle elezioni europee del 1984 la FDP raccoglie solo il 4,8% dei consensi non riuscendo a superare lo sbarramento del 5%. In seguito a questa nuova sconfitta elettorale anche B. perde il suo mandato europeo e il presidente del partito Genscher annuncia le proprie dimissioni. Questi, a sorpresa, indica come suo possibile successore proprio B. che durante il congresso del luglio 1984 è eletto a grande maggioranza. Già un mese prima (giugno 1984), inoltre, B. ottiene il mandato di ministro dell’Economia, ma la sua politica non viene accolta con grande favore e gli scarsi risultati registrati nella risoluzione dei problemi più pressanti dell’economia tedesca fanno moltiplicare i dubbi sulla sua competenza in materia economica. Sebbene durante il congresso della FDP del maggio 1986 ottenga nuovamente a larga maggioranza il mandato di presidente di partito, la sua immagine politica all’interno dello stesso appare fortemente danneggiata. Nel 1988, infatti, viene sostituito da Otto Graf Lambsdorff. Nel dicembre dello stesso anno è costretto a rassegnare le sue dimissioni da ministro dell’Economia. Gli succederà Helmut Haussmann.
Nel gennaio 1989 B. riprende la sua carriera politica in seno alle istituzioni europee. Dal 1989 al 1993 è, infatti, uno dei sei vicepresidenti della Commissione europea, responsabile del mercato interno, e gioca un ruolo importante nell’ammissione della Germania dell’est all’interno Comunità economica europea. Nel 1992 perora un cambiamento del diritto d’asilo tedesco e l’elaborazione di un diritto d’asilo europeo. Dal 1993 al 1994 è membro della Commissione, responsabile per gli affari industriali, per l’informazione e le telecomunicazioni. A questo proposito, fondamentale è il ruolo da lui svolto nella liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni in Europa (v. anche Politica europea delle telecomunicazioni).
Nel 1999 B. sorprende l’allora presidente in carica della Commissione europea Jean Jaques Santer dimettendosi da tutti i suoi incarichi di commissario europeo, a causa di una sua imminente collaborazione in qualità di consulente presso la compagnia telefonica spagnola Telefónica. Le dimissioni sono accettate, ma le reazioni della commissione sono dure. Nonostante l’impegno dell’ex commissario a non fornire alcuna informazione che possa favorire la Telefónica creando così le condizioni per una concorrenza sleale sul mercato, si apre un caso di conflitto di interessi e viene istruito un procedimento alla Corte di giustizia delle Comunità europee (v. Corte di giustizia dell’Unione europea) contro B. La testata giornalistica “Die Welt” riferisce che l’ex commissario europeo si insedierà nella sua nuova carica presso la società Telefónica solo dopo un periodo di aspettativa (luglio 2000), così come auspicato dalla Commissione.
Il 30 luglio 2001 un’agenzia riferisce della conferma di B. presso la società spagnola Telefónica.
Agata Marchetti (2009)