Bolis, Luciano
Terzogenito di una famiglia della media borghesia milanese, studente di Lettere dell’Università di Pavia e di violino all’Istituto musicale Vittadini, B. (Milano 1908-Roma 1992) ha appena vent’anni nel 1938 quando la ferocia delle persecuzioni razziali gli impongono una scelta di vita che lo porta, nel 1942, alla condanna a due anni di carcere inflittagli dal Tribunale speciale fascista. Liberato dal reclusorio di Castelfranco Emilia il 28 agosto 1943, sceglie la via dell’esilio in Svizzera, dove si dedica all’attività organizzativa e di proselitismo del Partito d’azione (PdA), cui aveva aderito in nome della continuità ideale e politica con il movimento Giustizia e libertà (GL). Qui viene in contatto con Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, gli autori del Manifesto di Ventotene e compie, così, la scelta federalista (v. Federalismo) divenendo il responsabile del Movimento federalista europeo (MFE) per la Svizzera tedesca.
Rientrato in patria nell’ottobre del 1944, viene mandato da Ferruccio Parri e Leo Valiani in Liguria a riorganizzare le file dell’azione partigiana. Molteplici i contributi di B. alla Resistenza, per i quali verrà decorato di medaglia d’argento al valor militare. Il 6 febbraio 1945 viene fermato da un gruppo di brigatisti in piazza De Ferrari, a Genova, e riconosciuto come il partigiano “Fabio”. Sottoposto ad atroci torture perché riveli i nomi dei compagni, decide di sacrificare la propria vita per non mettere a repentaglio quella dei compagni. Nel suo libro confessione Il mio granello di sabbia (1946) B. racconta la tragedia di quei giorni fra le leggi sacre e naturali che vietano il suicidio e quelle etiche che impongono la lealtà e la carità verso l’esistenza degli altri. Agonizzante viene portato all’Ospedale San Martino di Genova, dove viene liberato da un commando di partigiani il 18 aprile 1945, grazie alle trame tessute con l’esterno dall’allora infermiera Ines Minuz, che sarebbe diventata sua moglie dopo la Liberazione.
Nel febbraio 1946 B. torna alla politica con l’assunzione della carica di vicesegretario nazionale del PdA. In settembre rientra a Genova, dove svolge un ruolo di rilievo nella vita politica cittadina: segretario provinciale e regionale del PdA, direttore dell’Ufficio stralcio del Comitato di Liberazione nazionale ligure, tra i fondatori dell’Istituto ligure per la storia della Resistenza, di cui diviene direttore sino al giugno 1953.
Dopo lo scioglimento del PdA, il suo impegno politico s’incentra nel tentativo di dar vita a un socialismo autonomo, in contrapposizione al socialismo di stampo nenniano (v. Nenni, Pietro) allora su linee di aperto frontismo. Azione socialista GL, Unione dei socialisti, Partito socialista unificato, Partito socialdemocratico, sono le tappe principali del cammino di B. al fianco di quei gruppi di socialisti cosiddetti “eretici”. Ma, soprattutto, continua a occuparsi di federalismo.
Il 6 giugno 1948 il Comitato direttivo nazionale del MFE elegge la segreteria Spinelli-Bolis. Mentre Spinelli, cui è affidata la segreteria politica, vive e lavora a Roma, Bolis viene mandato a Milano a gestire la segreteria organizzativa. Quando, nel dicembre del 1948, anche la segreteria organizzativa viene trasferita a Roma e Spinelli ne assume l’esclusiva responsabilità, B. torna a Genova. Segretario provinciale e regionale del MFE ligure, lavora senza risparmiarsi alla diffusione del federalismo nella regione, portando Genova e la Liguria alla testa dell’azione federalista nel paese.
Il 18 gennaio 1953, B. viene eletto segretario nazionale aggiunto del MFE e si trasferisce a Roma, dove, fino al 1959, lavora in modo esclusivo come vice di Spinelli. Con l’impegno e la dedizione che gli sono proprie partecipa alla battaglia per la Comunità europea di difesa e, quando il progetto di un esercito europeo fallisce, resta al fianco di Spinelli gettandosi anima e corpo nell’azione del Congresso del popolo europeo (CPE). Prima a Roma, poi a Milano e, quindi, a Parigi, B. si dedica, dal 1958 al 1961, all’azione che, attraverso elezioni dirette e per mezzo di una macchina elettorale composta solamente da cittadini volontari, intende esprimere l’esigenza di costruire un’assemblea parlamentare che sia espressione diretta della volontà degli europei, prefigurando quello che sarà poi il Parlamento europeo.
Fallita l’esperienza del CPE, B. lavora a Parigi quale corrispondente per la RAI, svolgendo la propria attività – la sua professione ufficialmente dichiarata fu sempre quella di giornalista – a sostegno delle proprie idee, in cui primeggia l’impegno federalista. Egli vanta al suo attivo oltre mille pezzi su quotidiani e riviste nazionali ed estere.
Nel 1964 viene nominato alto funzionario presso il Consiglio d’Europa, dove gli vengono affidate impegnative responsabilità come vicedirettore, poi direttore, dei servizi di stampa, informazione e documentazione, e caposervizio alla direzione dell’insegnamento e degli affari culturali e scientifici, con particolare riguardo al settore giovanile, nonché responsabile della Conferenza dei ministri europei dell’educazione. Dirigente del MFE francese, ricopre anche la carica di presidente della sua organizzazione alsaziana dal 1970 al 1975, per rimanerne poi presidente onorario. Continua, inoltre, a far parte, degli organi dirigenti del MFE sovranazionale e, poi, di quelli dell’Unione europea dei federalisti (UEF).
Nel 1978, raggiunta l’età della pensione, torna in Italia per gettarsi di nuovo, a capofitto, nell’attività federalista. Riprende l’azione a favore della federazione europea attraverso le Case d’Europa, essendogli stata offerta la presidenza di quella romana. Altre ne fonda, poi, un po’ ovunque in tutto il paese, e, nel 1981, costituisce la Federazione italiana delle Case d’Europa, dirigendone anche l’organo di stampa: il trimestrale «L’Avvenire degli europei».
Rientrato a pieno titolo nel MFE, nel 1980 B. viene eletto vicepresidente del MFE, carica che ricopre in modo continuativo sino alla scomparsa. È, inoltre, tra i dirigenti delle più importanti associazioni europeiste e federaliste: l’UEF, il Consiglio italiano del Movimento europeo, l’Associazione europea degli insegnanti, l’Associazione italiana per il Consiglio dei comuni e delle regioni d’Europa (v. Consiglio dei comuni d’Europa), il Centro italiano di formazione europea, l’Associazione dei giornalisti europei, l’Associazione stampa europea, il Comitato del ministero della Pubblica istruzione per il Centro di educazione europea, l’Associazione mazziniana italiana, la Conferenza permanente europea degli enti locali e regionali del Consiglio d’Europa. Presidente del Movimento socialista liberale italiano, vicepresidente del Consiglio di presidenza della Federazione italiana delle associazioni partigiane e del Consiglio del Museo della Liberazione di Roma, membro del Comitato d’onore dell’Istituto di studi federalisti Altiero Spinelli, della Fondazione Riccardo Bauer e del Movimento Gaetano Salvemini, nonché del Comitato consultivo dell’Association to unite the democracies e del Comitato per lo sviluppo del federalismo nel Mediterraneo, oltre che presidente della Federazione italiana delle Case d’Europa.
Nel 1983, con quel che aveva guadagnato a Strasburgo, tolto il poco che gli era servito per vivere con i suoi, in pieno accordo con la moglie Ines, dà vita alla Fondazione, cui gli amici vollero giustamente dare il suo nome. A essa si devono numerose iniziative di promozione della cultura e della milizia federalista, quali il sostegno finanziario alla rivista “Il Federalista” e a una collana, la “Biblioteca federalista”, in cui vengono ripubblicati i “classici” del federalismo.
Cinzia Rognoni Vercelli (2010)