B. (San Juan de Luz, Francia 1939), dopo aver conseguito il diploma liceale, si interessò di storia, di arte e delle grandi civiltà antiche. Più tardi venne attratto dalla matematica e nel 1957 iniziò i suoi studi universitari a Madrid, dove si laureò in Fisica. Successivamente si laureò anche in Scienze economiche all’Università di Barcellona e, sempre nello stesso anno, divenne socio dell’Ateneo di Madrid, dove partecipò attivamente agli incontri ed ebbe modo di tessere i primi contatti politici.
B. si iscrisse al Partido socialista obrero español (PSOE) nel 1960. Nel febbraio 1962, a ventitré anni, mentre era studente di Fisica, fu arrestato dalla polizia franchista e condotto nel carcere di Carabanchel, con l’accusa di associazione illecita e propaganda illegale. Insieme a B. furono arrestati nell’occasione Miguel Ángel Martínez e Luis Gómez Llorente. Durante la prigionia conobbe altri detenuti politici di differenti ideologie: dagli anarchici, come Fidel Gorrón o Eduardo Madrona, membri del sedicesimo Comitato nazionale clandestino della Confederación nacional del trabajo (CNT), sino a Nicolás Sartorius e Carlos Zayas, reclusi a causa della loro appartenenza al Frente de liberación popular, conosciuto come “Felipe”. Miguel B. fu liberato nel giugno dello stesso anno.
Il 25 giugno 1966 B. si dedicò all’insegnamento, Sia nella Academia Krahe, centro privato di insegnamento specializzato nella preparazione di studenti di ingegneria, sia nella Escuela técnica superior de ingenieros de telecomunicaciones. In quello stesso anno fece il suo primo viaggio in Francia per incontrarsi con il leader del PSOE in esilio, Rodolfo Llopis. Durante questo incontro e in altri avvenuti più tardi in Francia, egli poté osservare di persona le differenze esistenti nella visione della situazione politica spagnola tra i militanti dell’interno e quelli esiliati. Su alcune questioni, le posizioni dei due gruppi erano radicalmente differenti, come nel caso della collaborazione con i comunisti: mentre i militanti dell’interno difendevano questa collaborazione, i dirigenti in esilio vi si opponevano. Questa situazione, associata alle tante reticenze dei giovani militanti socialisti dell’interno nei confronti degli esuli, provocò l’espulsione di B. dal PSOE nel 1968.
L’anno seguente entrò in contatto con due persone che avrebbero avuto una grande importanza nel futuro politico tanto del PSOE quanto della Spagna: Felipe González Márquez e Alfonso Guerra. Da questo momento la sua carriera politica si intrecciò al suo lavoro nella Banca di Spagna, dove aveva ottenuto per concorso un posto come economista, prima di diventare direttore degli studi presso l’Instituto nacional de industria e quindi direttore della pianificazione nell’Unión de explosivos de Río Tinto.
Nel 1970, il PSOE celebrò il suo XI Congresso a Tolosa, e in tale occasione affiorarono chiaramente le differenze tra gli storici dirigenti in esilio e i nuovi militanti dell’interno. Due anni più tardi, durante i lavori del XII Congresso, la rottura fra il gruppo “storico” e quello del “rinnovamento” divenne effettiva. Ma fu solo nel 1974, nel corso del XIII Congresso celebrato nella città francese di Suresnes, che, con l’appoggio del leader sindacale Nicolás Redondo, Felipe González venne eletto segretario del PSOE. In realtà B. non partecipò a tale congresso, ma divenne comunque uno dei membri di quella nuova classe dirigente socialista che da allora avrebbe tenuto le redini del partito sino alla vittoria elettorale dell’ottobre 1982. In tale veste B., nel gennaio 1975, avrebbe preso parte anche all’incontro sul tema “La nuova Spagna e l’Europa”, organizzato a Bruxelles nei locali della Commissione europea, dal Club realités europeénes du present, insieme ad altri prestigiosi membri dell’opposizione socialista, liberale e perfino regionalista.
Alla fine del 1975, Alfonso Guerra propose a B. di diventare responsabile della Segreteria internazionale del PSOE, ma egli non accettò, considerando tale incarico incompatibile con il suo lavoro presso la Unión de explosivos de Río Tinto. Dopo la morte di Franco, partecipò però attivamente alla riorganizzazione del partito, prestando una particolare attenzione all’evoluzione della situazione politica del paese. Nel dicembre 1976, il PSOE celebrò il suo XXVII Congresso in Spagna: fu l’occasione per presentare all’opinione pubblica la nuova generazione del partito. Questi nuovi dirigenti erano sostenuti dall’Internazionale socialista, che aveva apertamente scommesso sul PSOE anziché su altre formazioni socialiste minori. Al congresso furono presenti importanti personalità politiche europee come Willy Brandt, Olof Palme o François Mitterrand. In tale occasione, B. entrò nel Comitato esecutivo, come segretario per gli Affari economici, insieme a Felipe González, Alfonso Guerra, Carmen García Bloise, Luis Gómez Llorente, Miguel A. Pino, Javier Solana, Enrique Múgica e altri ancora. Tuttavia, già nel febbraio del 1977 egli si dimise dall’esecutivo, essendo in disaccordo con le mozioni approvate durante il Congresso, che definivano il PSOE come un’organizzazione di classe, marxista e rivoluzionaria.
B. entrò quindi nel Partido socialdemócrata, fondato da Francisco Fernández Ordóñez. Quando però il partito aderì alla Unión de centro democrático, l’organizzazione guidata da Adolfo Suárez, abbandonò la nuova formazione e rientrò nel PSOE. Candidato al Senato nella regione della Rioja alle prime elezioni democratiche svoltesi in Spagna dopo la morte di Franco, non ottenne i voti necessari. Fu però eletto deputato alle elezioni del 1979, grazie ai voti conseguiti nella provincia di Jaèn, ma abbandonò il Parlamento prima del termine del mandato. Tornato al Banco di Spagna, lavorò come assessore del vice governatore Mariano Navarro Rubio.
Nel 1981, Claudio Boada offrì a B. la direzione del settore pianificazione e studi del Instituto nacional de hidrocarburos (INH), che aveva il compito di raggruppare le imprese energetiche dal settore pubblico nel nuovo istituto, che si occupava dello sfruttamento energetico, del gas e del petrolio. B. accettò l’incarico e lavorò per la INH sino al 2 dicembre 1982, quando fu nominato ministro dell’Economia, del tesoro e del commercio nel primo governo socialista presieduto da Felipe González.
Appena tre mesi dopo la nomina a ministro, il 23 febbraio 1983, B. portò a termine l’espropriazione delle imprese e delle banche del gruppo Rumasa, proprietà di José María Ruiz Mateos, imprenditore di Jerez. Più di seicento imprese formavano il gruppo Rumasa, per un totale di circa 50.000 dipendenti. In risposta a coloro che, in diversi settori imprenditoriali, temevano che questo atto costituisse l’inizio di una politica di nazionalizzazioni, B. dichiarò tempestivamente che il proposito del governo era quello di riprivatizzare il prima possibile le imprese interessate dal provvedimento, e che tale misura era stata resa necessaria dalla situazione di fallimento nella quale versavano le imprese della holding.
Più in generale, per quanto concerne il lavoro di B. in favore dell’economia spagnola, va detto che la Spagna aveva ottenuto modesti risultati economici nel 1982: il deficit pubblico aveva raggiunto il 5,4% del PIL, l’inflazione aveva toccato quota 14,4%, il deficit annuo della bilancia dei pagamenti non era sceso sotto il 2% del PIL, la piaga della disoccupazione aveva colpito circa due milioni di persone. In questo difficile contesto B. adottò una politica liberale, la cui prima misura consistette nella svalutazione della peseta, al fine di ridurre il debito estero e dare impulso all’economia.
Verso la metà del 1983, B. presentò un Programma economico per i successivi tre anni, che prevedeva un duro lavoro di risanamento. Tuttavia, anche in questo caso, i risultati conseguiti non furono particolarmente buoni. Salvo l’inflazione, che effettivamente scese di sei punti in tre anni, tutti gli altri indicatori economici continuarono infatti a essere negativi: il deficit non si ridusse, i salari persero potere d’acquisto e la mancanza di lavoro interessò altre 500 mila persone, facendo lievitare il tasso di disoccupazione addirittura al di sopra del 20% nel 1985.
Nel frattempo, il ministro dell’Industria Carlos Solchaga aveva presentato nel maggio 1983 il Libro bianco per la reindustrializzazione, contenente le linee guida della riconversione industriale. La fase più dura del programma abbracciò il periodo compreso tra la metà del 1983 e il 1987: questa fase fu caratterizzata da una forte conflittualità sociale e da un duro scontro tra governo e sindacati, che avrebbe avuto il suo momento culminante nello sciopero generale del 14 dicembre 1988.
Questa situazione coincise peraltro con i lunghi e difficili negoziati che il governo socialista portò avanti per l’integrazione della Spagna nella Comunità economica europea (CEE). B. è sempre stato un difensore ad oltranza dell’integrazione spagnola in Europa (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), avendo partecipato sin dagli anni Sessanta all’attività della Asociación española de cooperación europea (AECE) e avendo indirizzato al conseguimento di questo obiettivo buona parte della sua attività di ministro. Parimenti, egli fu sempre un fautore della permanenza spagnola nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), tanto da aver preso pubblicamente le distanze dal suo partito nel periodo in cui il PSOE aveva sostenuto l’uscita della Spagna dall’organizzazione militare. Com’è noto, tuttavia, dopo pochi anni il partito avrebbe cambiato posizione su questo punto.
Nel 1985, B. presentò le sue dimissioni dal governo per andare a ricoprire la carica di presidente del Banco exterior de España, rimasta vacante dacché il titolare, Francisco Fernández Ordóñez, era diventato ministro degli Esteri nel nuovo governo guidato da Felipe González. Ma nel dicembre del 1988, dopo tre anni e mezzo di presidenza del Banco exterior, B. abbandonò anche questa carica per andare a lavorare nel settore privato: fu infatti nominato presidente della Cartera Central, una delle società del gruppo Construcciones y Contratas.
Nel 1996, B. annunciò a sorpresa la sua uscita dal PSOE per poter appoggiare la campagna di José María Aznar a capo del Partido popular (PP). Dopo il trionfo di quest’ultimo alle elezioni generali dello stesso anno, B. continuò a essere legato ai centri di potere economico, andando ad occupare nel 1999 la carica di presidente della Corporación logística de hidrocarburos, facente parte del gruppo Repsol-YPF. Negli anni Novanta anche il suo europeismo era via via scemato, tanto da indurlo a dichiararsi pubblicamente contrario all’euro e soprattutto all’ingresso della Spagna nell’eurozona.
Angel Herrerìn Lopez (2011)