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Busquin, Philippe

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B. nasce il 6 gennaio 1941 a Feluy, nell’Hainaut belga. Figlio unico di padre ingegnere, responsabile del personale, ha sempre ammesso senza imbarazzo di essere stato ragazzo scavezzacollo. Frequenta le scuole prima a Morlanwelz, poi a Nivelles nel Brabante vallone. Dopo la laurea in fisica nucleare conseguita a 21 anni all’Université libre di Bruxelles (ULB), la sua strada sembra già tracciata nel settore della fisica nucleare teorica con l’obiettivo di entrare al Centro di ricerca nucleare (CERN) di Ginevra. Ma la situazione familiare, in seguito alla morte del padre, lo costringe a cambiare programmi per indirizzarsi all’insegnamento. Quindi nel 1962 è docente all’École normale di Nivelles, prima di diventare ben presto delegato sindacale del Centre générale des services publiques (CGSP). Questa attività professionale è di breve durata. Infatti, un anno più tardi, dopo aver seguito corsi di matematica attuariale alla ULB, diventa assistente di fisica in questa università, nella facoltà di Medicina, svolgendo una brillante carriera parallela come giocatore di bridge.

Nel 1964 B. accetta il suo primo incarico politico come segretario del Mouvement populaire wallon (MPW) a Nivelles. Collocandosi a sinistra del Partito socialista belga (PSB), la sua presa di coscienza di vallone è legata al declino della regione, in particolare dell’area centrale, in cui risiede, e alle sue ripercussioni sulla storia professionale del padre: quest’ultimo infatti, licenziato in seguito alla chiusura delle imprese Baume-Marpent nel 1953, è costretto in seguito a cambiare più volte lavoro. Ma è soprattutto nel suo comune di Feluy, dove nel 1968 crea la Maison des jeunes, che B. si dedica anima e corpo alla politica. Quindi si iscrive al Partito socialista e contemporaneamente, dando prova dei suoi molteplici talenti, segue con successo corsi di filosofia (1968-1970).

Il 1968 è l’anno del suo impegno come militante politico all’interno di una struttura, cioè la sezione locale di Feluy, che all’epoca si confronta con l’installazione di una raffineria, approvata dai lavoratori per le prospettive di lavoro che offrirebbe ma avversata dalla struttura locale del Partito socialista.

Nel 1970, in seguito alle elezioni comunali che rappresentano una disfatta per il partito locale, B., divenuto un anno dopo presidente della sezione socialista, si impone come capofila di una nuova generazione. Un anno più tardi è eletto per la prima volta nella lista del consiglio provinciale. Quest’affermazione segna l’inizio di una carriera politica durante la quale scoprirà i diversi livelli del potere. Professore, assistente all’università, consigliere provinciale, B. si entusiasma per i temi dell’ambiente, che gli appare come la sintesi appassionante tra la sua formazione scientifica e il suo impegno politico. Una volta ottenuta la specializzazione in discipline ambientali – con indirizzo ecologia, ambiente naturale, inquinamento ambientale – nel 1976 realizza, come tesi finale della sua formazione, uno studio di impatto ecologico su un impianto industriale in ambito rurale nelle vicinanze di Feluy.

Nel gennaio 1977 B. assume le sue prime responsabilità politiche come assessore ai lavori a Feluy-Seneffe, prima di diventare, qualche mese più tardi, deputato della provincia di Hainaut fra lo stupore generale. Ormai si impegna a tempo pieno nella politica attiva lanciando un’iniziativa cittadina innovativa, il “telefono verde”. Nel 1979, con il sostegno del presidente André Cools, fa il suo ingresso nell’esecutivo del Partito socialista sostituendo Jacques Hoyaux che è diventato ministro. La sua carriera ministeriale comincia a definirsi: ha inizio nel 1980 con il portafoglio dell’Educazione nazionale, e prosegue con la carica di ministro degli Interni nel febbraio 1981. Dal 1978 B. è deputato di Charleroi. A metà degli anni Ottanta è autore di un progetto di legge il cui obiettivo è quello di prevenire e combattere la povertà, un campo nel quale si mostra molto attivo. Nel 1988, dato che il suo partito è appena tornato al potere dopo le elezioni, occupa per qualche mese la carica di ministro dell’Economia, delle Piccole e medie imprese e dell’Occupazione nella regione vallona prima di passare al governo federale come ministro degli Affari sociali. In questa nuova funzione difende il progetto di solidarietà responsabile che vuole realizzare un socialismo fondato sul cuore e la ragione.

Nel 1992, ormai ministro di Stato, B. sostituisce Guy Spitaels a capo del Partito socialista francofono con un autentico plebiscito. Il momento è delicato a causa dell’affare Agusta-Dassault e dei finanziamenti occulti al Partito socialista. Durante gli otto anni della sua presidenza B. si mostra favorevole a un ritorno alle fonti del socialismo in dissenso con il socialismo del possibile sostenuto dal predecessore Spitaels, ma si sforza anche di adattare il partito alle realtà sociali dell’epoca lanciando una serie di iniziative di rinnovamento. L’educazione, la formazione intellettuale e una vera informazione sono i grandi temi che difende dalla fine degli anni Ottanta affinché la società sia sollecitata in senso creativo. Come presidente del partito e vicepresidente dell’Internazionale socialista (dal 1992 al 1999) contribuisce all’apertura del suo partito verso l’Europa in una visione internazionalista. Europeo convinto, definisce il senso del suo impegno alla luce della giustizia sociale, di un grande disegno politico, della prospettiva europea e dell’etica individuale.

Nel gennaio 1995 B. è eletto borgomastro di Seneffe, nuova tappa di una carriera politica che lo vede attivo anche come vicepresidente del Partito socialista europeo fra il 1995 e il 1997. Eletto al Parlamento europeo nel giugno 1999, lascia la politica belga per entrare nella Commissione europea come commissario alla Ricerca (1999-2004). Può quindi dedicarsi a due delle sue priorità: la scienza e l’azione politica. Una tappa fondamentale è raggiunta nel marzo 2000 (v. Agenda 2000), quando il Consiglio europeo di Lisbona fissa l’obiettivo di fare della UE, da qui al 2010, «l’economia della conoscenza più dinamica e più competitiva del mondo». (v. Strategia di Lisbona)

In assenza di una vera politica europea della ricerca e della scienza B. cerca di dare un contributo determinante alla realizzazione di uno spazio europeo della ricerca, grazie ad un maggiore riconoscimento accordato alla ricerca scientifica concretizzato da un raddoppiamento dei finanziamenti assegnati nell’arco di cinque anni in Europa. Nel giugno 2005 dichiara al giornale “Le Soir”: «Non bisogna solo spendere di più, ma anche meglio; è l’idea dello spazio europeo della ricerca avviato nel 2000: lottare contro la frammentazione, ottimizzare gli sforzi di ricerca con la collaborazione delle migliori équipe europee al di là delle frontiere, rivalorizzare le professioni dei ricercatori, suscitare interesse per le scienze, creare partenariati pubblico-privato all’interno di piattaforme tecnologiche nell’aeronautica (Airbus), nel campo spaziale (Ariane), nella microelettronica, nella chimica, nell’acciaio». Per conseguire questi obiettivi che giudica fondamentali, B. sostiene l’idea di creare un Consiglio europeo della ricerca per dare una dimensione europea alle migliori équipe (fra l’altro ai giovani), assegnando delle borse attribuite secondo il solo criterio dell’eccellenza, per conferire loro maggiore visibilità e restare all’avanguardia di una scienza che si universalizza sempre più. «Abbiamo bisogno di 600.000 ricercatori in più nei prossimi anni», dichiara nel giugno 2005. «Si tratta di una necessità assoluta affinché l’Europa possa mantenere la sua posizione nel mondo».

Nel giugno 2004 B. è nuovamente eletto deputato europeo e porta avanti la sua battaglia politica.

Pierre Tilly (2009)