C.S. (Madrid, 1926-Pozuelo de Alarcón, 2008) proviene da una famiglia originaria della Galizia, regione che ha fornito più di una figura di spicco alla politica spagnola. Il nonno materno, Ramón Bustelo, fu per molti anni deputato liberale per la circoscrizione di Ribadeo, mentre lo zio paterno, Joaquín Calvo Sotelo, fu uno dei principali dirigenti dell’opposizione monarchica durante la Seconda repubblica, fino al suo assassinio avvenuto alla vigilia della guerra civile. I cognomi Calvo e Sotelo, che la madre di Leopoldo volle associare, gli avrebbero dato una grande notorietà nella Spagna di Franco, nella quale suo zio Joaquín era considerato un martire.
Orfano di padre dall’età di cinque anni, C.S. trascorse gli anni della guerra civile con la madre e i nonni nella piccola località galiziana di Ribadeo. Dopo la guerra civile la famiglia si trasferì a Madrid e C.S. concluse gli studi liceali in una scuola pubblica della capitale, l’Instituto Cervantes. In seguito, proseguì gli studi nella prestigiosa Escuela de Ingenieros de Caminos, Canales y Puertos fino alla laurea. Mostrò interesse per la politica già durante gli studi, legandosi agli ambienti dell’opposizione monarchica e del cattolicesimo politico. Nel 1946 aderì alle Juventudes monárquicas, allora animate da Joaquín Satrústegui. Entrò quindi a far parte del Circolo giovanile della Asociación católica nacional de propagandistas.
Per molti anni la carriera professionale di C.S. si sviluppò nel settore privato, dove egli occupò posizioni importanti in diverse imprese legate a una delle grandi banche spagnole, l’Urquijo (che in seguito sarebbe stata incorporata nell’attuale Banco Santander-Central-Hispano). Il suo primo lavoro lo ottenne nel Servicio de estudios industriales promosso dal Banco Urquijo e nel 1954 assunse la direzione dell’impresa Perlofil, pioniera in Spagna nella produzione dei tessuti sintetici. Dieci anni dopo fu nominato direttore di un’importante azienda chimica, la Unión de explosivos riotinto. Assunse le sue prime responsabilità nel settore pubblico come presidente della RENFE (Red nacional de los ferrocarriles españoles), incarico che ricoprì tra il 1967 e il 1968. In seguito, nel 1972, assunse la presidenza di un’altra impresa pubblica, la Sociedad para el desarrollo industrial de Galicia. Nel 1974 entrò a far parte del consiglio d’amministrazione del Banco Urquijo.
Nel 1971 fu nominato procuratore alle Cortes in rappresentanza degli imprenditori dell’industria chimica, ma la sua carriera politica vera e propria ebbe inizio soltanto alcuni anni più tardi, durante la transizione verso la democrazia. Nel 1975 aderì all’associazione politica Federación de estudios independientes (FEDISA), costituita da alcune personalità di spicco, tra cui Manuel Fraga Iribarne, che intendevano promuovere una liberalizzazione del regime di Franco. Dopo la scomparsa di quest’ultimo, avvenuta il 20 novembre 1975, entrò a far parte del primo governo della monarchia come ministro del Commercio. Il presidente di quel governo, Carlos Arias Navarro, che aveva presieduto anche l’ultimo governo franchista, si rivelò incapace di promuovere la necessaria riforma politica e pertanto, nel luglio 1976, il re Juan Carlos impose la sua sostituzione con Adolfo Suárez. Nel primo governo Suárez, C.S. fu ministro dei Lavori pubblici.
Nel maggio 1977 Suárez gli affidò un compito politico di grande rilievo, la preparazione delle liste elettorali della Unión de centro democrático (UCD), di recente creazione, una coalizione alla quale aderirono politici provenienti dal settore riformista del franchismo insieme ad altri esponenti dell’opposizione moderata di differenti tendenze, democratici cristiani, liberali e socialdemocratici inclusi. L’UCD trionfò nelle elezioni di giugno di quello stesso anno, le prime elezioni libere che si tenevano in Spagna dal 1936, tuttavia non ottenne la maggioranza assoluta. A quanto pare ciò fu rimproverato a C.S., che era stato il coordinatore della campagna elettorale. È invece certo che egli non ricoprì alcun ruolo nella direzione del partito, né entrò a far parte del nuovo governo che Suárez aveva costituito dopo la vittoria elettorale. Il suo nuovo incarico fu quello di presidente del gruppo parlamentare dell’UCD alla Camera.
Rientrò a far parte del governo nel febbraio 1978, come ministro per le Relazioni con la Comunità economica europea (CEE). Il fatto che fosse stata assegnata a un ministro la responsabilità dei negoziati per l’ingresso nella Comunità dimostra l’enorme importanza che la Spagna attribuiva a questo tema. La richiesta di adesione era stata presentata all’indomani di quelle elezioni del 1977 che avevano democratizzato il sistema politico spagnolo, e godeva dell’appoggio unanime di tutte le forze politiche. Si prevedeva, tuttavia, che l’adeguamento dell’economia spagnola alle esigenze comunitarie sarebbe stato difficile. Il presidente Suárez non mostrò, del resto, un eccessivo interesse a svolgere un ruolo di primo piano nelle relazioni con l’Europa; era necessaria, quindi, una figura che avesse al tempo stesso un peso politico importante e una solida preparazione economica, sia per assumere la direzione dei difficili negoziati sia per convincere della necessità dell’adesione i settori imprenditoriali che avrebbero potuto sentirsi danneggiati dalle condizioni di ingresso.
I negoziati, avviati nel febbraio 1979, si svolsero in un clima economico avverso, a causa dell’inizio della seconda crisi del petrolio che aveva provocato una grave recessione internazionale. L’importanza dell’agricoltura spagnola, inoltre, faceva ritenere che l’integrazione della Spagna avrebbe potuto seriamente pregiudicare gli interessi di paesi come la Francia, un problema che invece non si poneva per gli altri due paesi allora candidati, cioè il Portogallo e la Grecia. Nonostante ciò, l’atteggiamento del presidente francese Valéry Giscard d’Estaing, che nel giugno 1980 aveva dichiarato che l’integrazione non sarebbe stata ancora possibile, rappresentò per gli spagnoli una sgradevole sorpresa. Il consenso europeista diminuì e gli imprenditori cominciarono a mettere in discussione l’opportunità di esigere a qualunque prezzo l’ingresso nella CE. Sebbene C.S. fosse riuscito a ottenere l’appoggio di altri soci comunitari, il governo francese si mantenne inflessibile.
Nel rimpasto del governo effettuato da Suárez nel settembre 1980, C.S. fu sostituito da Eduardo Punset come ministro per le Relazioni con la CE e in cambio assunse la vicepresidenza della commissione per gli Affari economici. In quel periodo anche la coesione dell’UCD, che peraltro non era mai stata particolarmente forte, cominciò a deteriorarsi a causa sia dalle divergenze ideologiche sia dalle dispute relative alla spartizione interna del potere, una situazione che si tradusse nella perdita della leadership da parte di Suárez. Così. mentre l’UCD subiva un’aggressiva campagna di opposizione da parte del Partito socialista (Partido socialista obrero español, PSOE), alcuni settori conservatori ritennero che la politica del governo avesse deviato eccessivamente a destra. L’offensiva terrorista dell’ETA aggravava ulteriormente la situazione e il recente colpo di Stato militare in Turchia aveva dato luogo a speculazioni su un possibile colpo di Stato anche in Spagna. In circostanze così critiche Suárez scelse di dimettersi il 28 gennaio 1981.
Lo stesso Suárez propose C.S. come suo successore, forse contando sul fatto che il nuovo governo non sarebbe stato particolarmente duraturo e che in futuro, in circostanze più favorevoli, avrebbe potuto tornare al potere. È indubbio, comunque, che il governo di C.S. nasceva debole. Non era infatti legittimato da alcun voto popolare, ma era frutto di una decisione presa dalla direzione dell’UCD, un partito che, tra l’altro, era in quel momento molto diviso. Essendo stato proposto da Suárez, ed essendo egli stato ministro e vicepresidente in diversi suoi governi, C.S. non era in condizione di consolidare la sua leadership assumendo un atteggiamento critico verso la politica seguita dal suo predecessore e neppure di assumere il controllo del partito. Nel congresso organizzato dall’UCD subito dopo le dimissioni di Suárez, fu eletto segretario generale Agustín Rodríguez Sahún, un uomo fedele a Suárez, ma l’opposizione interna riuscì a fare in modo che il suo candidato, Landelino Lavilla, ottenesse il voto del 39% dei delegati.
Il governo di C.S. cominciò sotto i peggiori auspici. Il 23 febbraio 1981, mentre si procedeva alla votazione per la sua investitura, la Camera dei deputati fu presa d’assalto da membri della Guardia civil in uniforme al comando di un tenente colonnello. Il tentativo di colpo di Stato naufragò rapidamente una volta attestata la fedeltà dei comandi militari alla Corona, e il 25 febbraio C.S. ricevette l’investitura come presidente con i voti dell’UCD, della conservatrice Alianza popular (AP) e dei nazionalisti catalani. Il nuovo governo era composto esclusivamente da ministri dell’UCD e fu molto simile all’ultimo governo Suárez. Il contesto, tuttavia, era cambiato. Dopo il fallito colpo di Stato si era infatti verificata una notevole mobilitazione popolare in favore della democrazia; comunque questo rinnovato entusiasmo democratico non giocò a favore del nuovo governo bensì dell’opposizione socialista, mentre l’UCD continuava a indebolirsi, vittima soprattutto delle sue tensioni interne.
Durante i quasi due anni del suo governo, dal febbraio 1981 al dicembre 1982, C.S. riuscì tuttavia a portare a termine un’importante opera di consolidamento della democrazia. In primo luogo si accertarono in sede giudiziaria le responsabilità del fallito colpo di Stato. Il processo si celebrò in prima istanza presso il Consejo supremo de justicia militar, che nel giugno 1982 emise alcune sentenze considerate in generale eccessivamente benevole. Ma il governo fece ricorso contro alcune di queste condanne al Tribunale supremo, che in diversi casi aumentò la pena, confermando così il principio della supremazia del potere civile. In tal modo si mise fine ad oltre un secolo e mezzo di pronunciamenti militari in Spagna. Significativamente, il governo di C.S. fu anche il primo a non comprendere alcun militare nella lista dei ministri, e fu un civile, Alberto Oliart, ad avere il portafoglio della Difesa. I servizi segreti, che non avevano fornito informazioni sufficienti sui retroscena del colpo di Stato, furono riorganizzati rapidamente dopo la designazione del generale Emilio Alonso Manglano come direttore del Centro superior de información de la defensa (CESID).
Per far fronte alla crisi economica C.S. sostenne il dialogo con imprenditori e sindacati; il risultato fu l’Accordo nazionale sull’occupazione del giugno 1981, sottoscritto dal governo, dalla Confederación española de organizaciones empresariales (CEOE) e dalle due grandi organizzazioni sindacali, cioè l’Unión general de trabajadores (UGT) e le Comisiones obreras (CCOO), che accettarono di moderare le loro rivendicazioni salariali. Ciò nonostante il 1982 fu un anno molto negativo dal punto di vista economico, il che contribuì a pregiudicare le possibilità elettorali della UCD.
Il governo di C.S. si propose anche di dare maggior coerenza al processo di costruzione dello Stato delle autonomie, che stava allora attraversando una fase un po’ caotica, essendo state superate le aspettative create inizialmente dalla Costituzione del 1978 a causa delle aspirazioni all’autogoverno che si manifestavano non solo nelle regioni in cui esisteva un forte sentimento nazionalista, come in Catalogna e nei Paesi Baschi, ma anche in altre regioni spagnole. Per razionalizzare lo Stato delle autonomie, C.S. trovò un accordo con il PSOE che portò all’approvazione, nel luglio del 1982, della Ley orgánica de armonización del proceso autónomico (LOAPA), con il voto favorevole dei due principali partiti spagnoli e l’opposizione dei nazionalisti catalani e baschi. In seguito la Corte costituzionale dichiarò incostituzionali alcuni degli articoli della LOAPA, ma non c’è dubbio che il consenso bipartitico permise la rapida approvazione degli statuti di autonomia ancora in sospeso, in buona parte già durante il governo di C.S. Le elezioni amministrative che si tennero allora ebbero, tuttavia, un esito disastroso per il partito di governo: in Galizia trionfò l’AP, il partito conservatore di Fraga, mentre in Andalusia vinse il PSOE.
C.S. si differenziò dal suo predecessore soprattutto in materia di politica estera. Suárez non aveva infatti mostrato un particolare interesse per le questioni internazionali e aveva evitato di cercare il confronto con l’opposizione su questo terreno. Al contrario, C.S. sin dal suo discorso di insediamento annunciò l’intenzione che la Spagna entrasse a far parte dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), un passo al quale la sinistra si opponeva decisamente. La proposta non corrispondeva a un desiderio del proprio schieramento, e meno ancora alla volontà dei cittadini spagnoli, ma si trattava sostanzialmente di una iniziativa personale di C.S. Probabilmente egli riteneva che l’ingresso nella NATO, che comportava una maggior integrazione nella difesa occidentale, avrebbe facilitato a sua volta i negoziati con la CE. In ogni caso, nel 1981 la Camera dei deputati approvò l’ingresso della Spagna nella NATO con i voti favorevoli di UCD, AP, nazionalisti catalani e baschi: così, il 16 febbraio 1982, la Spagna divenne il sedicesimo paese membro dell’Alleanza atlantica. Questo risultato ebbe ripercussioni favorevoli sulla modernizzazione delle Forze armate spagnole e sulla loro identificazione con il sistema democratico. Da parte sua il Partito socialista fece di questo tema un elemento di mobilitazione contro la UCD, anche se una volta salito al potere esso stesso avrebbe contribuito a mantenere la Spagna all’interno dell’Alleanza atlantica.
I negoziati per l’ingresso nella CE invece procedettero con lentezza, frustrando così le speranze di C.S. di poter presentare un bilancio soddisfacente in quest’ambito. La sostituzione di Giscard con François Mitterrand alla presidenza della Repubblica francese non mise infatti fine alle riserve di Parigi ed è anche possibile che il governo socialista francese abbia preferito attendere la probabile vittoria dei socialisti in Spagna prima di sbloccare la situazione.
Le prospettive elettorali del governo non erano buone, ma fu la crisi interna dell’UCD a farle crollare definitivamente. Un settore del partito chiedeva una grande alleanza di centrodestra con AP, ma questa soluzione difficilmente avrebbe potuto portare a una vittoria elettorale, poiché molti elettori dell’UCD si mostravano, in realtà, più vicini al PSOE che ad AP. Nel corso del 1982 l’UCD subì una serie di scissioni sia a destra che a sinistra, ma probabilmente il fatto più grave fu l’abbandono del suo carismatico fondatore, Adolfo Suárez, avvenuto dopo che C.S. si era rifiutato di sostenere il suo ritorno alla guida del partito. Frattanto, nel novembre dell’anno precedente C.S. era stato eletto presidente dell’UCD e aveva affidato la segreteria generale al democristiano Iñigo Cavero, ma il deterioramento del partito appariva ormai irreversibile. Nell’estate 1982 C.S. scelse di sciogliere le Cortes e di convocare elezioni anticipate, ma non ritenne opportuno presentarsi come candidato a capo della moribonda UCD. Questo compito spettò a Landelino Lavilla, vecchio dirigente dell’opposizione interna. Le elezioni dell’ottobre 1982 decretarono una vittoria schiacciante del PSOE e una devastante disfatta per l’UCD, che poco dopo si sarebbe sciolta.
Nel 1982 C.S. fu eletto deputato nella circoscrizione di Madrid; l’anno seguente fu nominato membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, nel 1986 divenne membro del Parlamento europeo, l’ultimo traguardo significativo della sua carriera politica. In campo economico C.S. è invece stato consigliere del Banco Central Hispano dal 1985 al 1998, anno del suo pensionamento al compimento dei settant’anni d’età. In ambito culturale è stato infine presidente della Fondación José Ortega y Gasset dal 1993 al 1997.
Juan Avilés Farré (2012)
Bibliografia
Calvo Sotelo L., Memoria viva de la transición, Plaza y Janés-Cambio 16, Barcelona 1990.
Calvo Sotelo L., Papeles de un cesante: la política desde la barrera, Galaxia Gutenberg, Barcelona 1999.
Calvo Sotelo L., Pláticas de familia, 1878-2003, la Esfera de los Libros, Madrid 2003.