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Carlsson, Ingvar

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G. (Borås 1934) entrò giovanissimo in contatto con il movimento operaio; il padre aveva militato nel sindacato. Ancora adolescente, si iscrisse nella Lega giovanile del Partito socialdemocratico svedese (Sveriges Socialdemokratiska Arbetareparti, SAP) e in seguito ne divenne il presidente nazionale per sei anni. Dopo aver terminato gli studi all’Università di Lund, con laurea in Scienze politiche ed economiche, nel 1958 venne assunto come segretario politico dall’allora primo ministro Tage Erlander. Collaborando con Erlander, C. costituì la base per la sua futura carriera politica: divenne sottosegretario di Stato nel 1967, ministro dell’Istruzione nel 1969 e ministro per le politiche abitative nel 1973.

Quando i socialdemocratici, dopo un periodo all’opposizione, tornarono al potere nel 982, il primo ministro Olof Palme nominò C. vice primo ministro. Con questa carica, C. era responsabile della strategia politica e del coordinamento dell’ordine del giorno. In pratica, C. era il braccio destro di Palme e si occupava delle questioni interne, mentre il primo ministro era sovente impegnato sulle questioni internazionali.

Dopo l’assassinio di Olof Palme nel febbraio 1986, C. venne nominato primo ministro e presidente del SAP e dovette occuparsi di varie questioni molto delicate, tra cui stabilire la linea del partito nel referendum del 1980 sull’energia nucleare, sviluppare la politica economica per gli anni Ottanta e riformare il programma del partito in materia di welfare e di politiche pubbliche. Allorché il comitato esecutivo del SAP si trovò dinnanzi all’inaspettato compito di dover individuare il sostituto di Palme, C. apparve il candidato naturale e nessun rivale si fece avanti.

Malgrado la lunga esperienza di governo, C. non era a quel tempo un esperto di politica estera. Vi sono buoni motivi per ritenere che le sue ferme convinzioni in quella particolare materia riflettessero la linea di partito stabilita dal SAP. Tuttavia, poco tempo dopo l’ascesa di C. al potere, la questione della Comunità economica europea (CEE) assunse la massima importanza nell’agenda politica svedese. Mentre la responsabilità formale del problema era affidata al ministro del Commercio estero, Anita Gradin, e al ministro degli Esteri, Sten Andersson, lo stesso C. si sarebbe impegnato intensamente in merito e avrebbe esercitato un’influenza decisiva sugli sviluppi della politica svedese in merito alla CEE.

Inizialmente, C. rimase fedele alla posizione ufficiale, secondo la quale la politica di neutralità avrebbe precluso l’adesione alla CEE. La partecipazione svedese al Mercato unico della CEE avrebbe invece dovuto essere assicurato tramite una combinazione di misure di adattamento unilaterali e il nuovo accordo istituzionale noto come Spazio economico europeo (SEE). Il 25 ottobre 1990, in una conferenza stampa insieme al ministro delle Finanze, Allan Larsson, C. operò un cambiamento radicale, dichiarando che, da quel momento, il governo avrebbe attivamente perseguito l’adesione alla CEE.

La dichiarazione era parte di un pacchetto di misure di austerità finalizzato a bloccare la crescente fuga di capitali e la crisi della bilancia dei pagamenti. Voci critiche sia dall’opposizione quelle sia all’ interno del SAP accusarono il governo C. di aver cambiato opinione “davanti al patibolo”, spinto da problemi politico-economici più che da reali convinzioni. Studi più approfonditi su tali avvenimenti indicano che questa poteva ritenersi solo in parte l’effettiva motivazione. C., influenzato dagli sviluppi nell’Europa centrale e orientale, aveva per qualche tempo meditato il cambiamento. Egli sembra inoltre essere stato profondamente influenzato dai contatti e dalle conversazioni con vari esponenti socialdemocratici di altri paesi. Tra questi il primo ministro spagnolo Felipe González, il Presidente della Commissione europea Jacques Delors e forse, più di ogni altro, il cancelliere austriaco Franz Vranitsky che aveva dato l’esempio operando il medesimo cambiamento di rotta circa un anno prima.

Mentre C. riuscì ad impedire che la questione dell’adesione alla CEE si trasformasse in una sfida aperta al vertice del proprio partito, egli trovò più difficile persuadere i sostenitori del SAP circa la prudenza del suo nuovo orientamento europeo. Nella campagna in favore del “sì” al referendum del 1994 sull’adesione della Svezia, C. mise in rilievo le conseguenze di un’economia globalizzata. Con la libera circolazione dei capitali attraverso le frontiere, le condizioni precedenti delle politiche socialdemocratiche si erano significativamente modificate. C. affermò che per salvaguardare i valori tradizionali del movimento dei lavoratori, prima di tutto la lotta alla disoccupazione, era necessario riacquistare il controllo dell’organizzazione politica a un più alto livello. Lo strumento più semplice per tale strategia, egli sosteneva, era naturalmente l’Unione europea (UE).

Dopo un lungo periodo negativo nei sondaggi d’opinione, C. fu infine in grado di assicurarsi una maggioranza del 52,3% a favore dell’adesione. Il risultato venne probabilmente influenzato dal fatto che il SAP aveva appena vinto le elezioni nazionali. Dopo aver trascorso tre anni lontano dall’incarico, C. aveva da poco iniziato un nuovo mandato come primo ministro, riuscendo a far sì che gli elettori del SAP, scettici nei confronti dell’adesione all’UE, fossero per certi versi meno inclini a votare per il “no” al referendum.

G. rimase in carica fino al 1996, allorché annunciò di volersi dimettere sia da leader del partito, sia da primo ministro. Dopo le dimissioni, C. collaborò come membro nel Riksdag e pubblicò le sue memorie in due volumi. In questa autobiografia, C. si sofferma a lungo sui contrasti all’interno del movimento laburista svedese, negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta e sul processo che condusse all’adesione all’UE. Insieme al precedente leader del Partito conservatore, Ulf Adelsohn, C. ha inoltre presieduto un’indagine pubblica di grande rilievo sui violenti scontri di piazza verificatisi durante il Consiglio europeo di Göteborg nella primavera del 2001.

Jakob Gustavsson (2009)

Bibliografia

Carlsson I., Ur skuggan av Olof Palme, Hjalmarsson & Högberg, Stockholm 1999.

Carlsson I., Så tänkte jag: Politik och dramatik, Hjalmarsson & Högberg, Stockholm 2003.

Färm G., Carlsson. En samtalsbok med Ingvar Carlsson, Tidens förlag, Stockholm 1991.

Gustavsson J., The politics of Foreign policy change. Explaining the Swedish reorientation on EC membership, Lund University Press, Lund 1998.

Kratz A., Ingvar Carlsson. Erlanders siste pojke, Bonnier Alba, Stockholm 1996.