C. (Castel San Giovanni, Piacenza 1914-Roma 1998), proveniente da una famiglia di modeste condizioni economiche, studiò nel seminario di Bedonia e al Collegio Alberoni di Piacenza. Ordinato sacerdote il 27 maggio 1937, fu inviato a Roma per perfezionarsi nella Pontificia accademia ecclesiastica, in vista di una carriera nella diplomazia vaticana. Nel 1939 si laureò in diritto canonico presso l’Ateneo Lateranense e l’anno successivo entrò nella Segreteria di Stato con la qualifica di archivista, per essere poi promosso a minutante nel 1950. Nel corso della sua permanenza alla Segreteria di Stato si occupò in particolare dell’America Latina. Nel 1955 curò da Roma la preparazione della prima conferenza dell’episcopato latino-americano e si recò a poi Rio de Janeiro per la sua celebrazione (25 luglio-4 agosto 1955), accompagnando il cardinale Adeodato Piazza, segretario della Sacra congregazione concistoriale, e monsignor Antonio Samorè, che lo aveva avviato alle problematiche latino americane e di cui si considerò sempre discepolo.
A partire dal 1958 fu anche insegnante di stile diplomatico presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica, fino a quando, nel marzo 1961, fu nominato da Giovanni XXIII sottosegretario della Congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari accanto a monsignor Giovanni Battista Scapinelli di Lèguigno. In tale veste guidò a Vienna la delegazione della Santa Sede alla Conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) sulle relazioni diplomatiche (marzo 1961) e partecipò, sempre a Vienna, alla Conferenza dell’ONU sulle relazioni consolari (aprile 1963).
Al termine di quest’ultima conferenza, fu incaricato dal pontefice Giovanni XXIII di recarsi a Budapest e a Praga «per incontrare, per parlare, per incominciare a trattare» (v. Casaroli, 2000, p. 9) con i governi comunisti di Ungheria e Cecoslovacchia. Fu l’inizio della Ostpolitik vaticana, a cui C. dette un fondamentale contributo, con il pieno appoggio e la fiducia di Giovanni XXIII prima e Paolo VI poi, avendo il delicato incarico di riprendere i contatti, interrotti da anni, coi regimi comunisti dell’Europa centro orientale. Tra l’aprile e il maggio 1963 C. fu a Budapest, dove incontrò il cardinale József Mindszenty, e a Praga, dove incontrò l’arcivescovo monsignor Josef Beran, ed ebbe i primi colloqui con le autorità locali. A seguito di lunghe e difficili trattative con il governo di Praga, nel febbraio 1965 C. ottenne che fosse permesso a monsignor Beran di recarsi a Roma per essere creato cardinale, mentre la sede arcivescovile di Praga veniva affidata a monsignor František Tomášek in qualità di amministratore apostolico, ponendo così fine a una situazione di ingovernabilità della diocesi. Nel giugno dell’anno successivo stipulò un accordo con Belgrado per la ripresa delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Iugoslavia.
Il 29 giugno 1967 C. fu nominato segretario della Congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari, che l’anno successivo assunse la nuova denominazione di Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa, e il 16 luglio fu consacrato vescovo da Paolo VI. Fu in seguito nominato presidente della Pontificia commissione per la Russia e membro di quelle per l’America Latina e per la Pastorale delle migrazioni e del turismo. Fu anche consultore delle Congregazioni per la dottrina della fede e per i vescovi e della Pontificia commissione per la revisione del Codice di diritto canonico. In questo periodo fece numerosi viaggi in Polonia per stabilire contatti diretti con i vescovi e il clero locali. Nel febbraio 1971, in occasione del deposito della ratifica del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, si recò a Mosca in veste di rappresentante della Santa Sede, riprendendo così, dopo cinquanta anni, i contatti diplomatici tra Unione Sovietica e Vaticano. Fautore dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), il 20 gennaio 1972 tenne all’Istituto di studi di politica internazionale di Milano un importante discorso sulla Santa Sede e l’Europa, sottolineando che l’unione del vecchio continente non doveva essere concepita in concorrenza e tanto meno in opposizione alla comunità mondiale, ma al servizio di quella. La Comunità economica europea, in altre parole, doveva essere di stimolo e di esempio non solo ai paesi europei, ma al mondo intero. Per questo auspicava una unità che non fosse soltanto economica, ma anche politica, e capace di allargarsi progressivamente a tutti i paesi del continente (v. anche Allargamento).
In questo quadro rientrò la sua partecipazione, in rappresentanza della Santa Sede, alla Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE) di Helsinki, una partecipazione fortemente voluta da Paolo VI, anche contro il parere di suoi autorevoli consiglieri. Avviata a partire dal novembre 1972, la Conferenza si concluse con l’atto finale del 1° agosto 1975, che C. firmò coi capi di Stato e di governo di altri 34 paesi. Tra i diritti e le libertà fondamentali riconosciuti dall’atto finale vi era anche «la libertà dell’individuo di professare e praticare, solo o in comune con altri, una religione o un credo secondo i dettami della propria coscienza» (VII principio). L’accettazione di tale principio anche da parte dei regimi comunisti europei (sia pure solo formalmente e con molti dubbi sulla sua reale applicazione) dette una più solida base giuridica alle richieste della Santa Sede in favore della libertà religiosa.
In questo periodo C. si recò anche a Cuba (27 marzo-5 aprile 1974) per partecipare alla Conferenza episcopale dell’isola caraibica, cogliendo l’occasione per incontrare alte personalità del regime e lo stesso Fidel Castro. Pur non riuscendo a ottenere l’eliminazione del divieto di adesione dei cattolici al partito comunista, che di fatto impediva una piena partecipazione alla vita civile (il divieto cadrà soltanto nel 1991), la visita permise la ripresa delle relazioni diplomatiche e la nomina di un nunzio apostolico a Cuba.
Dopo la morte di Paolo VI, C. fu confermato segretario del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa sia da Giovanni Paolo I che da Giovanni Paolo II. Dopo la morte del cardinale Jean-Marie Villot, il pontefice nominò C. pro Segretario di Stato e pro prefetto del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa (28 aprile 1979). In tale veste predispose il primo viaggio in Polonia (2-10 giugno 1979) di Giovanni Paolo II, il quale, il 30 giugno successivo, lo nominò cardinale e segretario di Stato, prefetto del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa e presidente della Pontifica commissione per lo Stato della Città del Vaticano.
In qualità di segretario di Stato C. proseguì una indefessa attività diplomatica, che lo condusse in tutte le parti del mondo. Nel febbraio 1984 firmò l’accordo di revisione del Concordato tra Italia e Santa Sede, che modificava quello concluso nel 1929. Nello stesso anno portò a termine la mediazione tra Argentina e Cile a proposito della controversia sul canale di Beagle. In seguito, nel giugno 1985, assistette alla firma del trattato di pace e amicizia tra i due paesi sudamericani, che poneva termine ad un difficile periodo di tensione. Nel giugno 1988 si recò ancora in Unione Sovietica, per le celebrazioni del millennio della Russia cristiana, incontrandosi con Michail Gorbačëv, di cui preparò la visita in Vaticano l’anno successivo. Nel 1990 firmò a Budapest l’atto di ripresa delle relazioni diplomatiche con l’Ungheria e partecipò a Parigi al vertice straordinario dei paesi della CSCE, unico superstite dei firmatari del 1975.
Fu l’ultimo atto pubblico di C. Il 1° dicembre 1990 Giovanni Paolo II accettò le sue dimissioni da segretario di Stato, già presentate l’anno prima al compimento del settantacinquesimo anno d’età. Negli ultimi anni della sua vita C. si dedicò al servizio sacerdotale per i giovani detenuti del carcere minorile di Roma.
Alfredo Canavero (2010)
Bibliografia
Casaroli A., Nella Chiesa per il mondo. Omelie e discorsi, Rusconi, Milano 1987.
Casaroli A., Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i paesi comunisti (1963-89), Einaudi, Torino 2000.
Melloni A., Scatena S. (a cura di), L’America Latina fra Pio XII e Paolo VI. Il Cardinale Casaroli e le politiche vaticane in una Chiesa che cambia, il Mulino, Bologna 2006.
Santini A., Casaroli, l’uomo del dialogo, San Paolo, Cinisello Balsamo 1993.