Laureato in giurisprudenza nel 1921 all’Università di Bologna, C. (San Remo 1900-Roma 1972) nel 1927 inizia la carriera diplomatica. Dopo le prime esperienze presso le sedi consolari di Durazzo, Mentone e Parigi, viene inviato in qualità di secondo segretario all’ambasciata di Atene, per rientrare poi a Roma, assegnato alla Direzione generale Affari europei e del Mediterraneo del ministero degli Esteri. Dopo brevi periodi di servizio a Città del Messico e a Kaunas, allo scoppio della guerra rientra di nuovo in patria, per essere assegnato all’ambasciata presso la Santa Sede.
Console aggiunto a Zurigo dal 1943, due anni dopo è richiamato dal ministro degli Esteri Alcide De Gasperi, che lo inserisce nell’ufficio della Direzione generale Affari politici con l’incarico di trattare le questioni legate all’armistizio e al trattato di pace.
Nel 1947 viene nominato vicedirettore generale degli Affari economici dal ministro Carlo Sforza, per divenire l’anno successivo sostituto del delegato italiano alla conferenza di Parigi sul Piano Marshall. Si tratta, in entrambi i casi, di esperienze particolarmente significative, che lasciano a C. quella solida preparazione in materia di rapporti economico-finanziari per la quale sarà conosciuto negli anni successivi. Per questo, ottenuta la nomina a ministro plenipotenziario di seconda classe, alla nascita dell’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE) viene inviato a Parigi come delegato aggiunto alla rappresentanza permanente italiana presso tale organizzazione, della quale divenne capo nel 1952. Negli anni parigini, durante i quali presiede il gruppo di lavoro dell’OECE incaricato dei rapporti con gli altri organismi internazionali, si distingue per il suo impegno a favore dell’integrazione economica europea (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), caratterizzato fra l’altro da prese di posizione energiche e coraggiose, non di rado in contrasto con gli orientamenti prevalenti nel mondo politico italiano (ad esempio in relazione ai progetti di natura “parziale”, come l’unione doganale italo-francese, che ai suoi occhi finiscono per essere di ostacolo all’obiettivo dell’integrazione economica generale). Intanto ottiene la nomina a inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima classe.
È in virtù di tali esperienze che nel 1955, al momento del “rilancio europeo” (v. anche Conferenza di Messina), il ministro degli Esteri Gaetano Martino lo nomina direttore generale degli Affari economici, carica che inserisce C. di diritto fra i responsabili della stesura dei trattati istitutivi della Comunità economica europea e della Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom), ai quali dà un contributo personale di rilievo (v. anche Trattati di Roma). Nel febbraio 1958, dopo l’entrata in vigore dei Trattati di Roma, la sua nomina a capo della rappresentanza permanente presso le Comunità europee è quindi quasi automatica.
Nei tre anni di permanenza a Bruxelles, nella delicata fase dell’implementazione dei meccanismi previsti dai Trattati, C. dedica particolare attenzione anche ai problemi legati alle possibilità di unione politica. Questa è infatti un obiettivo costante della sua azione, che egli intende perseguire cercando di conciliarlo con lo sviluppo delle neonate comunità e con il mantenimento di buoni rapporti con il Regno Unito e USA e di un saldo legame con l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). Un orientamento contrastante con le posizioni sostenute in quegli anni dalla Francia gollista, e che C. esprime chiaramente nel volume L’integrazione economica europea all’inizio della seconda tappa, pubblicato a Roma nel 1962.
Ottenuta nel 1960 la nomina ad ambasciatore, nel luglio dell’anno successivo C. torna in patria per assumere la carica di segretario generale del ministero degli Affari esteri, che manterrà fino al 1965. Negli anni della prima domanda di adesione della Gran Bretagna alle Comunità e del progressivo irrigidimento dell’atteggiamento francese (che sfocerà nel veto del gennaio 1963), C., sia nei numerosi contatti col mondo politico, sia nelle riunioni che indice regolarmente con i principali ambasciatori, cerca di stimolare un’azione italiana energica, volta a favorire in ogni modo un compromesso che mantenga aperta la strada verso un’integrazione sempre più ampia e più solida.
A riposo dal 1965 per raggiunti limiti di età, e nonostante nuovi impegni in campi decisamente distanti dalla politica europea, quali la presidenza della Honeywell Information Systems Italia, C. continuerà ad aderire a iniziative e a pubblicare saggi in favore del processo d’integrazione, confermando una passione che lo stesso Jean Monnet ricorderà calorosamente al momento della sua morte, nel 1972.
Lorenzo Mechi (2010)