Centri di studio e di ricerca europei
Con il progredire dell’interesse da parte delle élites politiche e dell’opinione pubblica nei riguardi del processo di integrazione europea si è sviluppata una sensibilità crescente verso la creazione di centri di studio e di ricerca destinati ad approfondire tali tematiche. Questo processo ha inizio fin dall’immediato dopoguerra con la nascita a Ginevra del Centre européen de la culture a seguito del recepimento di una raccomandazione contenuta in una delle risoluzioni del Congresso dell’Aia del maggio 1948, organizzato dal Movimento europeo, per mettere a fuoco i problemi di ordine politico, economico e culturale che il continente europeo si sarebbe trovato ad affrontare insieme dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Nel corso dei lavori del Congresso dell’Aia, il saggista svizzero Denis de Rougemont – vicino, negli anni Trenta, alle posizioni dei “non conformisti” della rivista “L’Ordre Nouveau” che andavano alla ricerca di una “terza via” tra comunismo e capitalismo e più tardi in sintonia con la visione personalista rappresentata dalla rivista “Esprit” – ricopre un ruolo di rilievo nella commissione culturale del Congresso presieduta da Salvador de Madariaga.
La sezione culturale del Movimento europeo decide, il 15 febbraio 1949, di procedere all’apertura, a Ginevra, di un Bureau d’études. Nel frattempo, anche il Consiglio d’Europa ha deliberato, pur in una rigorosa visione intergovernativa, sull’importanza della cultura, lanciando un appello per la creazione di un Centro europeo della cultura. Il Bureau organizza nel dicembre 1949, a Losanna, la Conferenza europea della cultura, anch’essa sotto gli auspici del Movimento europeo. Nel corso della Conferenza viene approvata una risoluzione relativa alla creazione del Centre européenne de la culture, che riportiamo di seguito integralmente:
«In applicazione alla Risoluzione culturale adottata all’unanimità dal Congresso d’Europa tenutosi all’Aia dal 7 all’11 maggio 1948, il Movimento europeo si felicita di aver preso l’iniziativa di studiare la costituzione e le attribuzioni di un Centro europeo della cultura, iniziativa conforme ai voti espressi dall’Assemblea europea di Strasburgo il 6 settembre 1949, su proposta della sua Commissione degli Affari culturali e scientifici, cui desidera apportare il suo contributo senza riserve. Di conseguenza, la Conferenza europea della cultura, approvando il programma messo a punto nel corso dei suoi dibattiti e le attività del Bureau d’études, chiede che al più presto il Bureau d’études sia trasformato in Centre européenne de la culture, con il compito di: compilare l’inventario delle forze culturali in Europa; coordinare gli sforzi attualmente dispersi; prendere tutte le iniziative tese a sviluppare nei popoli il sentimento europeo, a esprimerlo e a illustrarlo, e incarica la Sezione culturale del Movimento europeo di prendere a tal fine tutte le disposizioni necessarie».
In seguito verranno discussi e approvati lo statuto e il programma d’attività del Centro, che viene ufficialmente inaugurato il 7 ottobre 1950 a Ginevra sotto la presidenza di Denis de Rougemont, al quale si deve l’intuizione iniziale, con Raymond Silva, segretario.
Con voto unanime del 24 agosto 1950, l’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa suggerisce agli Stati membri di dare tutto l’appoggio morale e materiale possibile al neocostituito Centro e al Collège d’Europe di Bruges (v. Collegio d’Europa); da questo momento il Centro rimane costantemente in contatto con gli organismi del Consiglio d’Europa che si occupano della politica culturale; già nel 1953 a Roma, il Comitato di esperti culturali del Consiglio d’Europa organizza la Tavola rotonda dell’Europa, in collaborazione con il Centro di Ginevra.
Il Centre européen de la culture (CEC, www.ceculture.org) nasce con lo scopo di offrire il proprio contributo all’unificazione dell’Europa attraverso la possibilità di fornire un luogo d’incontro, strumenti di coordinamento e una casa comune per la messa in opera di iniziative e studi particolari di interesse europeo. In particolare, l’accento viene posto sul carattere di urgenza di taluni problemi che emergono su scala europea, la cui soluzione può determinare un effetto favorevole sul processo d’integrazione e la possibilità di offrire a questi problemi una definizione rapida ed efficace.
L’impostazione con la quale il CEC nasce si deve principalmente all’iniziativa di Denis de Rougemont, il quale nel corso della sua opera di studioso aveva individuato nell’insieme delle forme in cui si era prodotto il frutto della civiltà europea l’eredità culturale del continente, e insieme a questo aveva recuperato il significato più profondo degli scambi interculturali che avevano portato nei secoli ad un fecondo dialogo con le culture “altre”, in particolare con quelle dei popoli che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo.
Per il suo finanziamento il CEC poteva inizialmente contare su contributi provenienti da privati e da sovvenzioni governative. Ulteriori fonti di finanziamento erano rappresentate dalle quote raccolte tra i membri di associazioni create dal CEC, dalla vendita di pubblicazioni e medaglie d’oro fatte coniare dal CEC e dalla raccolta pubblicitaria su alcune pubblicazioni. Le iniziative del CEC si ponevano al di sopra di motivazioni di ordine politico, nazionale e confessionale, avendo come unico scopo il perseguimento dell’unificazione del continente europeo. Al suo interno, il Centre européen de la culture promosse, nei suoi primi anni di vita, una serie di istituti, associazioni o iniziative. Nel dicembre 1950 fondava il Laboratorio europeo di ricerche nucleari. Proposto dalla Conferenza di Losanna, il progetto fu esaminato da un gruppo di studio presieduto da Raoul Dautry per poi passare all’esame dell’United Nations educational, scientific and cultural organization (UNESCO) per ottenere l’accordo dei governi interessati. Il laboratorio diverrà successivamente l’attuale Conseil européenne pour la recherche nucléaire (CERN), con sede a Ginevra. Nel gennaio 1951 creava la Commissione degli storici, con lo scopo di studiare e preparare la redazione di manuali per l’insegnamento europeo della storia, e nell’aprile dello stesso anno gli Istituti di studi europei, un gruppo che riuniva alcuni istituti europei con il compito di preparare l’edizione di una serie di lavori messi in cantiere in comune. Nel maggio 1951 istituiva La Comunità europea delle gilde del libro e dei club del libro, costituita da una rete di club di lettori sparsi in Europa, che diede origine al Prix européen de littérature, consegnato per la prima volta nel 1953. Nel dicembre 1951 veniva creata l’Associazione europea dei festival della musica, che riuniva i più importanti festival musicali europei ad eccezione di Edimburgo e Salisburgo, organizzava scambi di programmi e campi di giovani in occasione dei principali eventi musicali. Nel 1952 venivano avviate la pubblicazione e la distribuzione di brochure su temi di interesse europeo e veniva costituita una rete di agenzie di stampa europee destinate a rilanciare notizie sul processo d’integrazione (Agenzie di stampa associate, settembre 1952). Nel marzo del 1953 fu fondato il “Courrier fédéral”, un bollettino che riuniva cronache politiche e articoli di giornalisti e giuristi intorno al tema del progetto di costituzione europea, ed era distribuito a parlamentari, giornalisti, militanti federalisti e funzionari delle istituzioni europee. Successivamente (maggio 1953) videro la luce la Conferenza internazionale dei compositori, interpreti e critici musicali, che organizzava dibattiti, conferenze e concerti, e il Bureau européen de l’éducation populaire, un’organizzazione creata allo scopo di favorire scambi tra persone e materiali nel quadro dei centri per l’educazione popolare. Il Club européen de la culture (fondato nell’ottobre 1953), riuniva invece uomini politici, banchieri e industriali allo scopo di creare una Fondazione europea della cultura sul modello delle fondazioni americane. Successivamente tale Fondazione si rese indipendente dal CEC. Nel maggio 1954 nasceva la Commissione di pedagogia sportiva, creata con lo scopo di varare una Carta europea dello sportivo e un Brevetto sportivo europeo. Negli anni successivi molti altri ambiti furono toccati dal lavoro del Centre européen de la culture. Tra questi si possono citare l’editoria, la radiodiffusione, i problemi dell’università, la propaganda europea, la musica operistica, l’igiene mentale. In particolare, l’attenzione del CEC si appuntò negli anni seguenti sull’insegnamento a livello europeo della storia e sull’organizzazione di conferenze interculturali.
Benché il CEC sia stato creato sotto gli auspici del Movimento europeo, è attualmente a tutti gli effetti una istituzione autonoma. La sua struttura attuale consta di un’Assemblea generale dei membri che, per statuto, elegge il Comitato direttivo e il presidente, prende in esame il programma d’azione e il bilancio. L’Assemblea si riunisce almeno una volta l’anno. Il Comitato direttivo rappresenta l’organo esecutivo del CEC; su proposta del presidente viene nominato il direttore, che assieme al presidente e al vicepresidente costituiscono il Bureau. Attualmente ricopre la carica di presidente Dusan Sidjanski; vicepresidente è Charles Mélà.
Le fonti di finanziamento sono al momento costituite dalle quote d’iscrizione dei membri, dai versamenti effettuati da persone fisiche e morali che condividono gli scopi dell’associazione e dai contributi provenienti dai risultati delle sue diverse attività. Attualmente il CEC dispone di una rete di uffici periferici localizzati ad Atene, L’Hospitalet (Barcellona), Bruxelles, Lussemburgo (in corso di costituzione), Zurigo. Il Centro ha pubblicato dal 1978 al 1993 la rivista trimestrale “Cadmos” che è stata sostituita dalla rivista “Transeuropéennes”.
Merita di essere segnalata in questo contesto anche la Fondation européenne de la culture (www.eurocult.org) che, sorta anch’essa per iniziativa di Denis de Rougemont, tenne la sua riunione costitutiva il 16 dicembre 1954 a Ginevra sotto la presidenza di Robert Schuman. Ne fu presidente dal 1955 al 1977 il Principe Bernardo d’Olanda, che si impegnò per sostenere iniziative culturali ed educative d’interesse europeo. Nel 1960 la sede della fondazione si trasferì ad Amsterdam. Nello stesso anno fu firmata una convenzione tra la fondazione e il Consiglio d’Europa, che gettò le basi per una più stretta collaborazione nel settore delle politiche culturali (v. Politica culturale europea). Furono organizzati numerosi congressi ai quali parteciparono importanti personalità della cultura europea. A partire dal 1960 furono creati i comitati nazionali della fondazione; tra il 1960 e il 1990 nacquero, col supporto della fondazione, diverse istituzioni tra cui l’Istituto europea di educazione e politica sociale (Parigi, 1975), l’Istituto europeo per i media (Manchester, 1983), il Centro fondazione europea (Bruxelles, 1988), e l’Istituto per le scienze umane (Vienna, 1989).
Successivamente la fondazione fu coinvolta nella gestione del Programma europeo per la mobilità degli studenti università (Erasmus) e del Programma transeuropeo di cooperazione per l’istruzione (Tempus), lanciati e finanziati dalla Commissione europea. In tempi più recenti, si è rivolta in particolare allo sviluppo del dialogo interculturale attraverso programmi di borse di studio e soggiorni all’estero e alla ridefinizione del ruolo della cultura nell’avanzamento del processo di integrazione e allargamento dell’Unione europea. Nel momento presente molti sforzi sono concentrati sul Balkan incentive fund for culture, un’iniziativa lanciata con lo specifico compito di attivare nuovi programmi di cooperazione culturale nell’Europa sudorientale. La fondazione è retta da un consiglio di amministrazione composto di dodici membri, affiancato nella gestione da un consiglio consultivo di 16 membri; attualmente ricopre la carica di direttore Gottfried Wagner. Comitati nazionali esistono nei seguenti paesi europei: Austria, Bulgaria, Cipro, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Svezia, Svizzera, Ungheria. La fondazione si sostiene finanziariamente grazie a donazioni, lasciti e disposizioni testamentarie. La fondazione è attiva particolarmente con azioni di Lobbying, come la creazione, nel 2006, della Civil society platform for intercultural dialogue, con la preparazione e l’aggiornamento delle persone e delle organizzazioni coinvolte nella cooperazione culturale: questo avviene lavorando sull’innovazione, con la riscoperta, il rafforzamento e il rilancio delle attività culturali in aree affette da instabilità politica, favorendo la cooperazione, a livello locale, tra amministratori pubblici e operatori culturali, e a livello nazionale e transnazionale tra questi e i loro corrispettivi. Non manca un aspetto legato alla riflessione sui temi dell’Europa come progetto culturale, sviluppato attraverso convegni e raccomandazioni.
In ordine cronologico, il secondo centro di cultura che si affaccia sul panorama europeo è costituito dalla Fondation Jean Monnet pour l’Europe. (www.jean-monnet.ch). Essa ha sede a Dorigny, nei pressi di Losanna. Le sue origini sono collegate direttamente alla sorte che Jean Monnet ha voluto riservare alle proprie carte private; avendo egli, infatti, conservato una ingente mole di materiale cartaceo e non, riguardante la sua attività a favore dell’integrazione europea, aveva disposto nel 1978 che tale complesso documentario trovasse una sistemazione definitiva a Losanna – dove era già operante dal 1963, grazie all’iniziativa di Henri Rieben, l’Institut de recherches historiques européennes con il compito di raccogliere la memoria storica del processo di integrazione europea – e che i suoi archivi privati fossero aperti alla ricerca storica. Già nel 1966 Monnet aveva preso la decisione di lasciare i suoi archivi all’Institut de recherches historiques européennes. Un anno prima della sua scomparsa, nel 1978, fu creata da Monnet la fondazione che porta oggi il suo nome. Nel 1983 l’Institut de recherches historiques européennes e i Cahiers rouges – collana editoriale creata nel 1957 per ospitare i risultati delle ricerche del Centre de recherches européennes che l’ha preceduto – furono associati alla Fondation Jean Monnet pour l’Europe.
La Fondazione è oggi una istituzione indipendente, dichiarata di pubblicata utilità dalle autorità della Confederazione elvetica. Suo obiettivo è quello di contribuire agli sforzi per la costruzione di un’Europa unita attraverso il ricorso al pensiero e all’azione di Jean Monnet. Per fare questo essa si serve essenzialmente di tre canali: la conservazione e la valorizzazione del patrimonio documentario rappresentato dall’insieme dei documenti che il legato testamentario di Monnet ha affidato alla Fondazione; l’organizzazione di incontri e conferenze volte a illustrare l’azione di Monnet nel quadro del processo di integrazione europea, e infine il mantenimento dei contatti con coloro che collaborarono con lui quando era in vita. La Fondazione Jean Monnet, inoltre, conserva gli archivi di importanti personalità legate al processo d’integrazione europea come Robert Schuman, Robert Marjolin, François Fontaine, Jacques Van Helmont, Paolo Emilio Taviani, Robert Triffin e James Eric Drummond, 12th Viscount Strathallan (16th Earl of Perth). Essa conserva anche un’importante raccolta di documenti filmati e fotografici e di testimonianze orali relativi a Jean Monnet, nonché una ricca collezione di interviste a protagonisti delle relazioni tra l’Europa e la Svizzera.
Risale al 1991 la creazione della Fondation Robert Schuman con sede a Parigi. (www.robert-schuman.org). Riconosciuta dal governo francese ente di pubblica utilità il 18 febbraio 1992, essa è nata con l’aspirazione di rappresentare la continuità del pensiero di uno dei padri fondatori dell’Europa unita, Robert Schuman. La Fondazione è gestita da un Bureau e da un consiglio di amministrazione che ne decidono gli orientamenti generali, e da un comitato scientifico che approva le linee di ricerca dell’istituto (v. Centro Robert Schuman di studi avanzati). Tra i suoi scopi figurano: il sostegno all’ideale dell’unità europea, la promozione del dibattito politico all’interno dell’Unione europea (UE) attraverso studi, ricerche e sondaggi in grado di offrire solide basi scientifiche alla discussione pubblica sul futuro dell’Europa, la possibilità per i nuovi Stati membri di accedere a canali privilegiati con i paesi membri e con le istituzioni comunitarie affinché il processo di integrazione dei nuovi membri nell’UE avvenga nel modo meno traumatico possibile, l’incoraggiamento alla ricerca sui temi europei tra i giovani studiosi. Per raggiungere questi obiettivi, la Fondazione si è dotata di una newsletter settimanale distribuita elettronicamente, previa sottoscrizione di un abbonamento, che fa il punto sulle questioni di interesse europeo attraverso le rubriche “Questions d’Europe” ed “Entretiens d’Europe”, nonché di una collana editoriale in cui vengono pubblicate “Les Notes”, che comprendono ricerche e studi che la Fondazione ritiene opportuno diffondere a un più largo pubblico. Tra le sue attività si possono ricordare l’organizzazione di tavole rotonde e conferenze su temi di interesse europeo, l’apertura di seminari per la formazione rivolti ai giovani, la cooperazione con i maggiori centri di ricerca europei e internazionali che ne fa attualmente uno dei maggiori centri riflessione su questi temi presenti in Europa.
Segue cronologicamente Notre Europe (www.notre-europe.eu), associazione di studi europei nata nel 1996 da una iniziativa dell’ex presidente della Commissione europea Jacques Delors il quale, una volta terminato il proprio mandato a Bruxelles, volle fortemente creare un centro di studi che contribuisse a stringere i rapporti tra i popoli europei nel nome di una Europa sempre più integrata a ogni livello. Notre Europe partecipa al dibattito sulle politiche europee prendendo pubblicamente posizione attraverso i risultati di ricerche che le consentono di intervenire con proposte concrete; essi sono diffusi sotto forma di note, articoli e studi e si concentrano, in particolare, sull’allargamento ai nuovi paesi membri dell’UE, sulla democratizzazione dei processi decisionali all’interno dell’Unione europea, sull’avanzamento di un sistema di sviluppo sostenibile e sulla definizione di un sistema di governance europea. Notre Europe si classifica come un think tank, un centro di analisi dei problemi che emergono su scala europea, libero e indipendente dall’influenza di poteri pubblici e privati; essa riceve le proprie fonti di finanziamento in larga parte dalla Commissione europea, anche se non mancano altre forme di supporto finanziario da parte di soggetti pubblici e privati. Attualmente può contare anche sulla presenza di un ufficio di coordinamento a Bruxelles. Presidente è Tommaso Padoa-Schioppa, mentre un consiglio d’amministrazione di ventiquattro membri vigila sul perseguimento degli obiettivi che la fondazione si è data.
Andrea Becherucci (2008)