La formazione professionale (Vocational education and training, VET) fu uno dei primi aspetti di un’embrionale Politica sociale che trovò espressione sia all’interno della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), sia nelle prime fasi di vita della Comunità economica europea (CEE). Considerata dapprima uno strumento attraverso il quale favorire la riqualificazione dei lavoratori destinati a uscire dal ciclo produttivo a causa della razionalizzazione imposta dalla nascita della CECA, la formazione professionale fu in seguito valutata, soprattutto dalle autorità italiane all’indomani della firma dei Trattati di Roma, come un mezzo che avrebbe permesso ai lavoratori italiani emigrati di trovare migliori opportunità nei mercati del lavoro dei “Sei”. Nel corso degli anni Sessanta vi furono così tentativi di elaborare una politica comunitaria nei confronti della formazione professionale, sebbene con scarsi risultati per il disinteresse dei maggiori paesi membri della CEE.
Il “maggio del ’68” in Francia e le varie forme di contestazione provocarono una diversa sensibilità verso i problemi dell’istruzione, e la formazione professionale venne sempre più legata al tema dell’educazione. Inoltre, con la fine del lungo periodo di crescita economica avviato nella seconda metà degli anni Cinquanta e con i primi sintomi della crisi economica che avrebbe condizionato tutti gli anni Settanta, vari membri della CEE cominciarono a valutare come possibile e utile un’azione comune nel settore della formazione professionale, ora pensata per categorie nuove: dai giovani alla ricerca di primo impiego alle donne desiderose di entrare nel mondo del lavoro, ai lavoratori posti di fronte alla necessità di una riqualificazione con l’emergere di nuove tecnologie. Già alla fine degli anni Sessanta queste esigenze vennero espresse all’interno del Comitato economico sociale; in particolare, la sindacalista tedesca Maria Weber propose l’istituzione di un centro studi comunitario sulla formazione professionale. La questione venne ripresa agli inizi degli anni Settanta dalla Commissione europea e finì con l’inserirsi nella decisione presa nel 1972 in occasione del Vertice europeo di Parigi, in base alla quale lo sviluppo di una politica sociale veniva indicato come un obiettivo comunitario e non più come uno strumento per la formazione di un mercato efficiente. In questo stesso periodo, in alcuni paesi della CEE venivano inoltre creati dalle singole autorità governative e con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali vari enti per lo sviluppo della formazione professionale, ad esempio il Bundesinstitut für Berufsbildung (BIBB) in Germania e l’ISFOL (istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) in Italia.
La fase di elaborazione di un centro fu particolarmente laboriosa a causa della necessità di definire i rapporti fra Consiglio dei ministri e Commissione, il ruolo delle parti sociali, gli obiettivi del nuovo organismo. Alfine nel 1975 nasceva ufficialmente il Centre européen pour le dévéloppement de la formation professionnelle (CEDEFOP), che rappresentava tra l’altro la prima agenzia europea (v. Agenzie europee). Legato alla Commissione, il CEDEFOP avrebbe goduto di un certo grado di autonomia anche per la presenza di un consiglio d’amministrazione, formato da rappresentanti delle amministrazioni nazionali, delle parti sociali e della stessa Commissione. Alla guida del Centro vi sarebbe stato un direttore, proveniente dal mondo sindacale, al quale si sarebbe affiancato un vicedirettore di solito espressione delle organizzazioni padronali. Al momento della sua creazione, si decise che il CEDEFOP avrebbe avuto sede a Berlino Ovest, una scelta dall’evidente carattere politico, che infatti suscitò le reazioni negative dell’Unione Sovietica. Primo direttore del Centro fu il danese Carl Jorgensen, che venne comunque sostituito nel volgere di due anni dal francese Roger Faist della (Confédération française démocratique du travail (CFDT). L’avvio delle attività del CEDEFOP non fu agevole e per qualche anno il Centro visse una serie di problemi.
Con i primi anni Ottanta e grazie anche alla crescente esigenza di una politica comunitaria per la formazione professionale, derivante dalle radicali trasformazioni vissute in quegli anni sia dal sistema economico, sia dalle strutture educative, il CEDEFOP non solo consolidò la sua presenza nel panorama comunitario, ma lanciò anche una serie di importanti studi, rafforzando inoltre i rapporti con le singole istituzioni nazionali. Importante in tal senso fu la direzione del tedesco Ernst Piehl, proveniente dalla Deutscher Gerwerkschaftsbund (DGB). Il CEDEFOP inoltre trasse vantaggio sia dall’interesse mostrato da Jacques Delors verso la politica sociale, sia dalla crescente attenzione della Comunità nei confronti dei temi dell’educazione.
Agli inizi degli anni Novanta la riunificazione tedesca rappresentò una svolta nella vita del CEDEFOP, perché con la decisione di situare la Banca centrale europea in Germania il Consiglio europeo di Bruxelles del 1993 decise di trasferire il Centro a Salonicco in Grecia, paese sul cui territorio non era localizzata alcuna struttura della Unione europea. Questo trasferimento provocò una serie di difficoltà, fra cui la decisione di molti funzionari di lasciare il Centro. Fu compito del nuovo direttore, l’olandese Johan Van Rens, e del suo vice, il greco Stavros Stavrou, dare nuovo slancio all’agenzia, che negli ultimi anni ha dedicato particolare attenzione allo studio e alla promozione dell’informazione su argomenti quali le nuove tecnologie, i giovani e il mercato del lavoro, le sfide imposte dalle trasformazioni economiche mondiali, ecc.
Attualmente il CEDEFOP ha la sua sede a Salonicco in un nuovo edificio creato con il sostegno del governo greco; il Centro si avvale dell’apporto di circa ottanta fra funzionari, impiegati e ricercatori, promuove numerose pubblicazioni periodiche (ad esempio la rivista “Vocational training”, che appare in più lingue) e su temi specifici e possiede tra l’altro una biblioteca specializzata sui temi della formazione professionale.
Antonio Varsori (2008)