Alla fine della Seconda guerra mondiale la popolazione di Cipro, all’epoca colonia britannica, si aspettava l’applicazione del diritto di autodeterminazione, con l’obiettivo manifesto di raggiungere l’unificazione dell’isola con la Grecia. Il governo di Ankara si opponeva a tale eventualità che riteneva contraria ai propri interessi e a quelli della popolazione turca dell’isola, discendente dai funzionari ottomani o dai greci islamizzati nel periodo di occupazione ottomana (1571-1878). Durante la lotta anticoloniale degli anni 1955-59 l’organizzazione segreta Ethniki organosis Kyprion agoniston (EOKA), composta da greco-ciprioti, combatté contro gli inglesi usando armi importate clandestinamente dalla Grecia per ottenere l’unione con la madrepatria (enosis). Molti turco-ciprioti furono astutamente impiegati dalle forze coloniali inglesi nei ranghi della polizia con l’incarico di identificare i guerriglieri catturati e torturarli per ottenere informazioni sull’organizzazione dell’EOKA. Ciò fu alla base dell’aumento nella tensione fra le due comunità cipriote, quella greca, a cui apparteneva l’82% della popolazione, e la restante minoranza turca. Da parte turca, nel 1958 venne fondata l’organizzazione per la resistenza turca Türk mukavemet teskilati (TMT) con l’obiettivo di contrastare gli intenti dell’EOKA e di agire in favore della divisione dell’isola fra la Grecia e la Turchia (taksim), un’ambizione della seconda nota dagli anni Quaranta. Tuttavia, dal momento che i turco-ciprioti erano sparsi in tutta l’isola, l’opzione di una provincia esclusivamente turco-cipriota non sembrava possibile senza trasferimenti di popolazione.
Neppure in sede ONU la soluzione dell’unione con la Grecia risultò condivisibile, perciò l’arcivescovo Makarios, il leader dei greco-ciprioti, accettò la proposta inglese di indipendenza, soprattutto perché sia gli inglesi che i turco-ciprioti minacciavano l’alternativa della divisione dell’isola tra greci e turchi, con i conseguenti spostamenti di popolazione. L’11 febbraio 1959 a Zurigo fu siglato l’accordo fra Grecia e Turchia sul futuro di Cipro, mentre il 19 febbraio gli stessi paesi, insieme con il Regno Unito e i rappresentanti delle comunità greca e turca dell’isola, decisero, durante la Conferenza di Londra, l’istituzione di una Repubblica Cipriota (RC) indipendente, la cui costituzione sarebbe stata preparata da un esperto svizzero imparziale, includendo la clausola che sia l’unione con la Grecia che quella con la Turchia, nonché la divisione dell’isola, sarebbero state proibite. Tre ulteriori trattati furono incorporati negli articoli della Costituzione: un patto di garanzia con il quale Gran Bretagna, Grecia e Turchia dichiaravano di agire come garanti dell’indipendenza cipriota; un trattato di istituzione che sancì la presenza di basi militari (a Dhekelia e Episkopi) e altri privilegi per gli inglesi a Cipro; un trattato di alleanza che prevedeva la presenza sull’isola di forze militari greche e turche. L’indipendenza di Cipro fu quindi proclamata il 16 agosto 1960. Il nuovo Stato ebbe una nuova bandiera, ma non un proprio inno nazionale.
Durante i primi due anni dell’indipendenza la normale funzione della RC fu ostacolata dalla mancanza di intesa e cooperazione fra le politiche dei greci e dei turchi che partecipavano al governo e all’amministrazione in proporzioni che non corrispondevano a quelle effettive delle due comunità nella popolazione. Nonostante i turco-ciprioti costituissero il 18% della popolazione contro l’82% dei greco-ciprioti, ai primi la Costituzione riservava il 30% dei seggi parlamentari e degli incarichi nell’amministrazione pubblica e addirittura il 40% nelle forze dell’ordine e in quelle armate. La RC doveva avere un presidente greco e un vice-presidente turco, entrambi eletti a suffragio universale dalle rispettive comunità, per la durata di cinque anni. Nel 1963 Makarios, eletto come primo Presidente, propose al vicepresidente turco Fazil Küçiük 13 emendamenti alla Costituzione per facilitare l’assunzione di decisioni a livello amministrativo, fra cui l’abolizione del diritto di veto presidenziale e vicepresidenziale che ostacolava la legiferazione, l’introduzione del voto a maggioranza congiunta nella legislatura, l’unificazione delle municipalità e del sistema giudiziario, la rettifica delle proporzioni di partecipazione comunitaria all’amministrazione. La Turchia condannò le proposte, minacciando un’azione militare se queste fossero state introdotte, provocando così la ripresa degli scontri fra EOKA e TMT. Come conseguenza, i turco-ciprioti abbandonarono il governo e le cariche che ricoprivano nella pubblica amministrazione e nella polizia, per istituire un’amministrazione parallela a Nicosia nord. Da allora solo cittadini greco-ciprioti partecipano alle istituzioni statali. Con la mediazione inglese fu decisa una tregua agli scontri armati tra i due movimenti di guerriglia e la costruzione di una barriera fra il quartiere greco e quello turco della capitale, conosciuta come “linea verde”. Il 4 marzo 1964 venne costituito un corpo militare internazionale dell’ONU (UNFICYP) con l’incarico di salvaguardare la pace sull’isola. Il mandato iniziale sarebbe dovuto durare sei mesi, ma da allora a oggi è sempre stato rinnovato. Nonostante la presenza del contingente ONU sull’isola, nei primi sei mesi del 1964 le reciproche aggressioni causarono 600 vittime complessive tra greci e turchi.
Intanto la Turchia si serviva dell’enclave turca di Kokkina, cittadina sulla costa nord-ovest dell’isola, per sbarcare armi e provviste per i guerriglieri della TMT. In conseguenza di ciò, nell’agosto del 1964, Kokkina fu attaccata dalla Guardia nazionale di Cipro, composta esclusivamente da greco-ciprioti, e per rappresaglia alcuni giorni dopo aerei turchi bombardarono pesantemente con il napalm i vicini villaggi greci. La guerra fra Grecia e Turchia fu evitata a stento grazie all’intervento dell’ONU, ma ogni residua fiducia tra le due comunità era ormai perduta. Nel 1968 iniziarono negoziati intercomunitari sotto la direzione dell’ONU, che si trascinarono fino al 1974. Il 15 luglio 1974 la giunta dei colonnelli, al potere dal 1967 ad Atene, organizzò un colpo di Stato per destituire Makarios e annettere Cipro alla Grecia. Cinque giorni dopo, le forze militari di Ankara misero in atto l’invasione di Cipro che provocò l’immediato spostamento di 165 mila greco-ciprioti dal nord al sud e di 45 mila turco-ciprioti nella direzione opposta. In una seconda avanzata, conclusa alla fine di agosto del 1974, le truppe turche arrivarono ad occupare il 37% del territorio di Cipro. Al nord rimasero 20 mila greci a cui vennero negati i basilari diritti di libertà di movimento, culto, istruzione e lavoro (oggi ne permangono solo circa 600). L’invasione turca realizzò così la divisione della popolazione creando due parti omogenee in quanto a nazionalità degli abitanti, progetto alla base dei piani espansionistici turchi.
Nel febbraio 1975, nel territorio occupato dalle forze militari turche, fu proclamato lo Stato federato turco di Cipro; nel novembre 1983, unilateralmente e senza alcun riconoscimento internazionale, eccetto che quello della Turchia, fu proclamata la Repubblica turca di Cipro del Nord (RTCN), un modo per mascherare la diretta responsabilità della Turchia come forza di occupazione militare e di controllo effettivo di una parte della legittima RC. Intanto il governo della RC protestava nei consessi internazionali contro le procedure seguite dai turchi per l’espulsione dei greco-ciprioti rimasti al nord, contro l’insediamento di numerosi turchi anatolici nella cosiddetta RTCN, fatto che stava modificando l’equilibrio demografico complessivo dell’isola, e contro gli atti vandalici a danno degli edifici religiosi cristiani nei territori occupati. Dal 1974 numerose risoluzioni dell’ONU e di altre organizzazioni internazionali, compresa la Comunità economica europea (CEE), chiedevano l’immediato ritiro delle truppe turche dal territorio cipriota, il ritorno dei profughi alle loro proprietà, chiarezza sulla sorte delle persone disperse durante l’invasione turca e il ripristino dell’autorità della RC su tutta l’isola. Tuttavia, molte potenze internazionali continuano a considerare il problema della divisione di Cipro come una disputa intercomunitaria fra i greco-ciprioti e i turco-ciprioti e non come una situazione di illegittima invasione e occupazione di una parte dello Stato cipriota dalla Turchia.
L’occupazione militare del 37% del complessivo territorio cipriota privò l’economia dell’isola del 70% della sua capacità produttiva nell’agricoltura, nell’industria, nelle risorse minerarie e negli stabilimenti turistici. Tuttavia, durante il primo decennio seguito ai tragici avvenimenti dell’estate del 1974, la RC riuscì a far resuscitare la propria economia, arrivando nel 1988 al superamento della soglia indicata dalla Banca mondiale come indicatore delle economie ad alto reddito pro capite (v. Christodoulou, 1992, p. 287), sebbene lo sviluppo politico ed economico di Cipro inciampasse spesso sul problema costituzionale, ostacolando molti tentativi di riforma e di modernizzazione. Oggi l’economia cipriota è basata prevalentemente sul settore terziario.
Il 19 dicembre 1972 la RC firmò un accordo di associazione con la CEE, entrato in vigore il primo giugno 1973. L’obiettivo era l’istituzione di un’unione doganale in due fasi in un periodo di dieci anni: durante la prima fase avvenne la graduale diminuzione delle imposte doganali sui prodotti agricoli e industriali scambiati fra Cipro e CEE. Tuttavia l’invasione turca e la conseguente divisione dell’isola provocarono l’adozione di una politica molto cauta da parte della CEE per l’inaugurazione della seconda fase, causando una tensione nelle relazioni tra RC e CEE (v. Kranidiotis, 1992, pp. 168-170). La situazione cominciò a mutare con l’entrata nella CEE, nel 1981, della Grecia, che appoggiava il progresso nei rapporti di Cipro con la Comunità europea (CE). Dal 1983 la CEE divenne l’acquirente della maggior parte dei prodotti dell’isola e il suo più grande fornitore. Dal 1977 la RC e la CEE avevano sottoscritto diversi protocolli di collaborazione economica e tecnica finalizzati alla fornitura di prestiti, finanziamenti e contributi per lo sviluppo di fondi idrici ed elettrici, al sostegno e alla ristrutturazione di aree urbane a ridosso di entrambi i lati della linea verde di Nicosia, al rinforzo della competitività dell’imprenditoria cipriota, ecc. Infine, grazie alla pressione greca, l’unione doganale fu firmata nell’ottobre 1987.
La domanda di adesione alla CEE fu presentata da Cipro il 4 luglio 1990. Già nel 1988 il governo della Grecia aveva esortato Cipro a depositare la domanda, ma la Gran Bretagna e gli Stati Uniti avevano esposto parere sfavorevole. L’avis positivo della Comunità fu pubblicato nel 1993. Un anno prima era stata istituita una commissione composta da 12 membri del Parlamento europeo e da 12 membri del Parlamento cipriota con l’obiettivo dell’avvicinamento e del rafforzamento dei rapporti e della comprensione fra le due parti. Nel frattempo la RC partecipava, quale paese associato alla CE, ai programmi europei: MEDA, LIFE, SYN-ERGY, BC-NET e BRE, COST, Leonardo, Programma Socrates, Gioventù per l’Europa, MEDIA, e altri.
Nel 1995 fu decisa l’apertura dei negoziati di adesione con Cipro. La conferma della candidatura cipriota, accompagnata dalla dichiarazione che le trattative per l’adesione sarebbero state condotte solo con il governo legittimo della RC e che non sarebbero state subordinate a una soluzione del problema politico di Cipro, provocò la reazione della parte turca e lo stallo nel dialogo fra le due comunità per una soluzione al problema della divisione dell’isola. Nel luglio 1997, inoltre, la Turchia minacciò di procedere all’annessione della parte nord dell’isola in caso di adesione di Cipro alla CE senza la partecipazione dei turco-ciprioti. Tuttavia, sebbene la RC avesse proposto la partecipazione ai negoziati di una delegazione mista greco-cipriota e turco-cipriota, le autorità turche si erano opposte a questa soluzione. Per l’Unione europea (UE), comunque, l’adesione di Cipro avrebbe dovuto essere valutata sulla base dei criteri posti a tutti i candidati membri in relazione alla presenza di una democrazia stabile, di un’economia forte, di un’amministrazione rispettosa dei diritti dell’uomo e dei progressi effettuati nell’adeguamento all’Acquis comunitario, e non in base alla politica di un terzo paese, cioè la Turchia, che tentava di tenere Cipro in stallo bloccando la risoluzione del problema della divisione dell’isola. Il Consiglio europeo di Copenaghen (dicembre 2002) dichiarò conclusi i negoziati di adesione e il 16 aprile 2003 fu firmato ad Atene il Trattato di adesione di Cipro all’UE, che sarebbe diventata effettiva a partire dal primo maggio 2004.
Parallelamente agli ultimi negoziati fra la RC e l’UE, si svolgevano i tentativi dell’ONU di elaborare un piano complessivo di soluzione della questione cipriota che entrasse in vigore prima del 2004, nel tentativo di evitare l’adesione all’UE da parte di un paese occupato militarmente da un altro paese che a sua volta aspirava a diventare membro dell’UE. La volontà di arrivare a un compromesso fra le due comunità cipriote prima del maggio 2004, sulla base di diversi piani proposti dall’ONU, fu però ripetutamente bloccata dalla parte turca. Il quarto Piano Annan, che prevedeva due Stati costituenti una “Repubblica di Cipro unita”, fu sottoposto il 24 aprile 2003 a referendum simultaneamente presso le due comunità cipriote: quella turca si espresse a favore, mentre la comunità greca votò contro. Il rifiuto popolare greco-cipriota era rivolto al contenuto del piano e non alla riunificazione in sé che, se sulla base delle risoluzioni dell’ONU, continua a essere l’obiettivo della diplomazia greco-cipriota. Il giorno prima del referendum l’amministrazione turco-cipriota aveva annunciato la parziale rimozione delle restrizioni che impedivano la libera circolazione dei cittadini da una parte all’altra dell’isola aprendo due varchi ad accesso regolato. L’iniziativa, pur nella diffusa gioia dei greco-ciprioti di rivedere nuovamente a distanza di 30 anni le proprie terre, seppure occupate dai militari turchi, non mancò di destare la preoccupazione che fosse orientata a cementare una presunta sovranità separata nei territori sotto occupazione turca, poiché ai greco-ciprioti che si recavano al nord veniva chiesto di esibire il proprio passaporto e ricevere un permesso vistato dalla RTCN come se entrassero in uno Stato estero. Da parte greco-cipriota, il governo della RC annunciò il 30 aprile 2003 la revoca delle restrizioni commerciali esistenti dal 1983, permettendo ai prodotti turco-ciprioti l’esportazione verso l’UE. Queste iniziative politiche furono accolte con entusiasmo dalla popolazione, che iniziò a fare pressione sul mondo politico per indirizzare la propria posizione verso la soluzione della situazione di stallo che tiene divisa l’isola.
La popolazione cipriota è generalmente persuasa che, in qualità di membro dell’UE, Cipro assumerà maggior visibilità politica garantendo così lo sviluppo dell’economia dell’isola, ma anche una possibile soluzione diplomatica dell’occupazione turca. L’opinione pubblica, da parte sia greco-cipriota che turco-cipriota, confida ormai più nell’UE che nell’ONU per trovare una strategia di riunificazione che non abbia come modello il già rifiutato Piano Annan, né altra soluzione che preveda due entità statuali separate. Parallelamente alle trattative per l’adesione turca all’UE, la RC cerca di ottenere il suo riconoscimento politico da parte della Turchia, l’allontanamento dei coloni e dei militari turchi e l’instaurazione di uno Stato unitario composto da greco-ciprioti e turco-ciprioti. Inoltre, si moltiplicano le iniziative per facilitare la reciproca conoscenza culturale, soprattutto fra i giovani di entrambe le comunità nazionali cipriote, tramite la realizzazione di incontri intercomunitari e la comune partecipazione di giovani greco-ciprioti e turco-ciprioti a eventi culturali e sportivi, a livello sia locale che internazionale.
Cipro è considerata membro dell’UE nella sua interezza, sebbene le politiche comunitarie siano sospese, finché l’occupazione turca persista, nei territori non soggetti al controllo della RC in seguito all’invasione turca del 1974. Tuttavia, finanziamenti europei vengono devoluti anche alla parte turco-cipriota allo scopo di diminuire la disparità nello sviluppo economico fra le due parti e per facilitare l’eventuale futura unione dell’isola. La RC partecipa alle istituzioni dell’UE con un membro nella Commissione europea, sei europarlamentari, quattro voti nel Consiglio dei ministri UE, sei rappresentanti nel Comitato delle regioni, sei nel Comitato economico e sociale, un membro nella Corte dei conti e un giudice nella Corte di giustizia dell’Unione europea. Inoltre, dal 1° gennaio 2008, l’economia cipriota è entrata nell’area monetaria dell’Euro, elemento che ha portato stabilità economica, trasparenza nei prezzi, eliminazione delle commissioni di cambio e aumento degli investimenti in capitale nel mercato finanziario cipriota.
Evangelia Skoufari (2009)
Bibliografia
Anayiotos G.C., An economic perspective of Cyprus: negotiating European Community membership, in Cyprus, domestic dynamics, external constraints, a cura di C. Ioannides, Aristide D. Caratzas, New Rochelle-New York 1992.
Christodoulou D., Inside the Cyprus miracle. The labours of an embattled mini-economy, University of Minnesota, Minneapolis-Minnesota 1992.
Kranidiotis Y., Relations between Cyprus and the European Community, in “Modern Greek Studies Yearbook”, n. 8, 1992.
Markides A. (a cura di), Cyprus and European Union membership. Important legal documents, Press and Information Office-Republic of Cyprus, Nicosia 2002.