Clappier, Bernard
C. nacque a Limoges il 9 novembre 1913. Dopo aver studiato all’école Polytechnique, entrò all’Ispettorato generale delle finanze. Nel 1947 Robert Schuman, all’epoca ministro delle Finanze, lo scelse come direttore del suo gabinetto, carica che C. conservò anche quando Schuman diventò Presidente del Consiglio, nel novembre di quell’anno, e poi ministro degli Affari esteri nel luglio 1948. C. fu un alto funzionario di grandi qualità, efficiente e discreto, del quale Schuman aveva piena fiducia e ascoltava i preziosi consigli.
Il ruolo di C. fu essenziale per la preparazione della spettacolare iniziativa presa da Schuman il 9 maggio 1950, quando propose alla Germania di mettere in comune con la Francia le produzioni di carbone e di acciaio in un’organizzazione di tipo sopranazionale gestita da un’Alta autorità indipendente. La Dichiarazione Schuman apriva una fase nuova dell’organizzazione dell’Europa, avviando la riconciliazione franco-tedesca e definendo un metodo efficace di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), in un primo tempo economica ma con finalità federali (v. Federalismo).
C. fu testimone della ricerca, da parte di Schuman, di una nuova politica francese nei confronti della Germania occidentale: era necessario garantire il carattere democratico e pacifico del paese che si andava risollevando, ancorandolo in un solido quadro europeo. C. accompagnò Schuman a New York nel settembre 1949 per la riunione trimestrale dei tre ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna (v. Regno Unito) e Stati Uniti. Non erano presenti collaboratori per motivi di discrezione, ma Schuman ottenne di poter portare il suo direttore di gabinetto come interprete. Dean Acheson, segretario di Stato americano, si rivolse a Schuman per affidargli il compito di definire la politica dei “tre grandi” occidentali nei confronti della nuova Germania federale. Era presente il ministro britannico, che diede la sua approvazione senza entusiasmo. Schuman rimase colpito dalla fiducia dimostratagli da Acheson e prese molto sul serio la missione che gli era stata affidata e che rifletteva anche le sue preoccupazioni personali. C. testimoniò che da quel momento Schuman non smise di riflettere sulla questione e di cercare una risposta.
La soluzione non poteva essere fornita dalle istituzioni europee esistenti, che si occupavano semplicemente di cooperazione intergovernativa. Bisognava trovare qualcos’altro. In questo contesto C., che nutriva un forte interesse personale per la costruzione europea e desiderava vederla progredire, contribuì a trovare una nuova via grazie ai suoi rapporti con Jean Monnet. Quest’ultimo era commissario generale al Piano di modernizzazione e di equipaggiamento e dipendeva sul piano amministrativo dalla presidenza del Consiglio. Ma per ottenere crediti C. aveva bisogno di intrattenere buoni rapporti con il ministro delle Finanze, quindi incontrò spesso il suo direttore di gabinetto. Monnet condivideva le preoccupazioni di Schuman in merito all’avvenire della Germania e ne discusse con C., che tenne al corrente il suo ministro e chiese un testo da proporgli. Monnet e il suo gruppo si misero al lavoro e il 20 aprile 1950 consegnarono a C. un progetto dettagliato che costituiva il nucleo della Dichiarazione del 9 maggio. Il testo fu trasmesso a Schuman, che ne colse subito l’aspetto politico, ma si preoccupò per le conseguenze economiche. C., che ne aveva discusso spesso con Monnet, lo rassicurò. Nel fine settimana Schuman si ritirò nella sua casa di Scy-Chazelles, nei pressi di Metz, per riflettere. Al ritorno a Parigi, alla Gare de l’Est, dove C. lo aspettava con impazienza, gli disse che il progetto “funzionava”, e che dava il suo assenso.
A partire da quel momento si dovette mettere a punto il testo e agire in fretta, prima della riunione dei ministri occidentali prevista il 10 maggio a Londra sulla Germania e sull’eventuale soppressione dell’Autorità internazionale della Ruhr. La Francia doveva essere in grado di proporre una soluzione più conforme ai suoi interessi e all’integrazione della Germania in Europa. C. svolse un ruolo essenziale. «Per tutta la settimana, dal 1° all’8 maggio 1950 – scriverà in seguito – il testo fu discusso all’interno di un comitato molto ristretto perché il segreto era una delle condizioni per il successo dell’operazione» (v. Rieben, 1985, p. 56). C. lavorò insieme al ministro, a Monnet con i suoi collaboratori e al guardasigilli René Mayer. Si trattava di precisare alcuni aspetti giuridici e di inserire il progetto nel contesto della politica europea della Francia. Il 9 maggio alle 18, nel Salone dell’orologio del Quai d’Orsay, Schuman pronunciò la Dichiarazione che ebbe una notevole risonanza. Consapevole del ruolo svolto da C. in quest’impresa, in seguito Schuman dirà: «Ho osato grazie a lui».
Successivamente C., insieme al gruppo di Monnet, Étienne Hirsch, Pierre Uri e Hervé Alphand, direttore degli Affari economici e finanziari del Quai d’Orsay, fece parte della delegazione francese alla Conferenza di Parigi sul Piano Schuman, approdata alla stesura del trattato (v. anche Trattati) che istituiva la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). Quando Monnet propose al Presidente del Consiglio René Pleven un progetto di esercito europeo ispirato al Piano Schuman, mise al lavoro Hirsch, Uri e Reuter, ai quali si aggiunsero C. e Hervé Alphand: da qui nacque il Piano Pleven del 24 ottobre 1950.
Alla fine del 1950 C. tornò al Ministero delle Finanze, dove continuò la sua carriera. Fu direttore delle relazioni economiche esterne dal 1951 al 1963, anni durante i quali vigilò affinché non si ricadesse nel protezionismo e ci si predisponesse all’apertura del Mercato comune (v. Comunità economica europea). La sua carriera proseguì alla Banca di Francia, di cui diventò secondo vicegovernatore (1964-1966) e in seguito governatore il 12 giugno 1974. Da queste posizioni svolse un ruolo molto importante sul piano europeo, in un primo tempo come presidente nel 1970 del Comitato monetario della Comunità economica europea. Incaricato di seguire la situazione monetarie e finanziaria degli Stati membri e di formulare dei pareri da sottoporre al Consiglio dei ministri e alla Commissione europea.
Quando il presidente Valéry Giscard d’Estaing e il cancelliere Helmut Schmidt decisero di mettere in opera un meccanismo monetario efficace per stabilizzare le monete europee e, temendo le reticenze delle burocrazie e delle banche nazionali, scelsero di elaborare il progetto in segreto fra loro, con la sola assistenza di uno stretto collaboratore a testa. Giscard volle al suo fianco C., per la sua competenza e la sua esperienza (era stato membro del Comitato presieduto dal Presidente del Consiglio del Lussemburgo, Pierre Werner, incaricato nel 1970 di elaborare un progetto di Unione economica e monetaria). Questi lavori ufficiosi portarono all’adozione, da parte del Consiglio dei ministri della Comunità, del Sistema monetario europeo, entrato in vigore il 13 marzo 1979. Per la sua azione a favore della costruzione europea C. ricevette nel 1985 il Premio Jean Monnet.
Nel 1983, raggiunta l’età della pensione, C. lasciò la Banca di Francia, ma proseguì la sua attività nella Banque des règlements internationaux di cui fu vicepresidente nel 1983-1985 e nel 1989-1991. Morì a Parigi il 25 settembre 1999 all’età di 85 anni.
Pierre Gerbet (2010)