C. (Horsham, Sussex, 1916-Oxford 2007), alto funzionario dell’amministrazione pubblica del Regno Unito e presidente di un’importante società privata del settore farmaceutico, fu un esponente di primo piano della politica britannica ed europea tra gli anni Settanta e Ottanta. Ricoprì incarichi ministeriali per il proprio paese e svolse un ruolo fondamentale a livello europeo, impegnandosi accanto a Jacques Delors nella realizzazione del Mercato unico europeo. Nonostante la sua affiliazione politica al partito conservatore britannico, tradizionalmente euroscettico e incline a una politica di salvaguardia degli interessi nazionali (v. Euroscetticismo), C. si dimostrò un politico aperto e lungimirante con una visione integrazionista ed europeista. Fiducioso nelle Istituzioni comunitarie e propenso alla collaborazione tra i paesi membri della Comunità economica europea (CEE), egli contravvenne spesso alle aspettative e alle direttive del proprio partito, allora al governo in Gran Bretagna e guidato da Margaret Thatcher.
Dopo aver studiato alla Dover grammar school, C. si iscrisse alla london school of economics and political science (LSE), dove nel 1938 conseguì la laurea in giurisprudenza ed economia. Nello stesso anno entrò nell’amministrazione pubblica e cominciò la carriera da funzionario presso l’Ufficio tributario del governo britannico, passando in breve tempo da assistente alla Segreteria a direttore dell’Ufficio statistico nel 1945, per essere infine nominato commissario nel 1951. Nel 1942 venne chiamato in qualità di avvocato alla Inner temple, prestigiosa associazione professionale londinese, gravitante intorno alla Corte di giustizia. Dal settore dell’amministrazione pubblica passò a quello privato nel 1952, ottenendo la nomina a direttore finanziario della Boots company di Londra, colosso della distribuzione farmaceutica del Regno Unito, di cui fu presidente dal 1961 al 1967.
Fin dal 1962, C. aveva iniziato a collaborare con il National economic development council (NEDC), strumento di pianificazione economica voluto da John Selwyn Lloyd, allora leader della Camera dei Comuni e importante esponente del partito conservatore. Nel corso di questa esperienza di consulenza e cooperazione all’interno del NEDC, durata fino al 1964, C. maturò progressivamente le proprie convinzioni politiche, finendo per legarsi al partito conservatore britannico. In seguito a questa collaborazione, grazie ai contatti stretti con gli ambienti tory e a una ormai consolidata esperienza professionale e organizzativa, C. decise di intraprendere la carriera politica alla fine degli anni Sessanta. Lasciata la Boots company, ricoprì dapprima la presidenza della Royal statistical society (1968-69), importante istituzione per la statistica britannica e mondiale, poi, nel 1970 divenne consulente in questioni di materia fiscale ed economica del ministro delle Finanze Iain Macleod e del suo successore Anthony Barber fino al 1973. Durante questa fase lavorò all’ideazione di un nuovo sistema fiscale basato su una imposta sul reddito con la quale intendeva sostituire le precedenti forme di tassazione sui capitali. Benché il progetto venisse bocciato dall’opposizione, le idee in esso contenute costituirono le linee guida della politica fiscale del governo di Edward Heath, finendo per influenzare direttamente le decisioni del ministro delle Finanze e la stesura del rapporto finale del bilancio 1972-1973. Da principio, il governo conservatore aveva puntato a una politica monetaria espansiva e a una riduzione dell’imposizione fiscale, generando il boom economico, da una parte, e l’aumento dell’inflazione, dall’altra. Nel 1973 però, con l’ingresso della Gran Bretagna nella Comunità economica europea (CEE), il primo ministro Heath decise di avviare una politica di controllo e contenimento dell’inflazione – divenuta nel frattempo elevatissima anche a causa della crisi petrolifera innescata dalla guerra dello Yom Kippur –, creando a tal proposito, con il Counter-inflation act, la Price commission, la cui presidenza fu affidata a C. (1973-77), il quale si era rivelato un valido e competente collaboratore. Quando i conservatori persero le elezioni nel 1974, i laburisti che erano saliti al potere decisero di mantenere le misure antinflazionistiche prese dal precedente governo su indicazione di C.: ciò anche in conseguenza della stima che gli avversari politici nutrivano nei confronti del presidente della Price commission e delle sue innegabili capacità professionali. Nel 1973, proprio grazie a tali meriti, C. venne insignito del titolo di cavaliere, a cui seguì, nel 1978, quello di Lord.
Durante la seconda metà degli anni Settanta, C. continuò a collaborare con il Gruppo per la ricostruzione economica del partito conservatore, elaborando una nuova strategia economico-finanziaria. Quando nel 1979 i conservatori tornarono al potere con l’elezione di Margaret Thatcher, C. venne nominato ministro del Tesoro, incarico che ricoprì fino al 1982, anno in cui divenne membro del Privy council (collegio ristretto di consiglieri del capo dello Stato). Sempre nel 1982 fu nominato segretario di Stato per il Commercio e dopo le elezioni politiche del 1983, in cui vennero riconfermati al potere i conservatori, C. divenne uno dei più stretti collaboratori del primo ministro inglese in materia di politica economica.
Nel 1984, con il rinnovo della Commissione europea, il primo ministro inglese decise di inviare C. a Bruxelles, con il chiaro intento limitare e frenare il potere d’iniziativa dell’istituzione europea e in particolar modo del suo presidente, Jacques Delors; la Gran Bretagna aveva, infatti, già posto il veto sul primo candidato francese alla Commissione, Claude Cheysson. La Thatcher pensava che C., in qualità di rappresentante del partito conservatore e di fidato collaboratore del suo governo, avrebbe consolidato e rafforzato all’interno della Commissione la posizione conservatrice del governo britannico in merito all’integrazione europea, difendendo con il consueto euroscetticismo gli interessi politici ed economici nazionali (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). C. rivelò al contrario una vena europeista, dimostrandosi un convinto sostenitore di un libero mercato europeo e il più prezioso collaboratore di Delors durante il suo primo mandato (1985-89).
C. fu nominato vicepresidente della Commissione europea nel gennaio 1985 e fin dal suo insediamento si occupò delle politiche inerenti al mercato interno e al diritto tributario e doganale: era stata, infatti, la Thatcher a insistere affinché la competenza del Mercato interno venisse attribuita a C. Fin da subito, la Commissione Delors si mostrò vivace e propositiva, impostando le basi per una radicale riforma economica e monetaria della Comunità europea, finalizzata alla realizzazione dell’unificazione del mercato interno e all’introduzione di un solo sistema monetario.
Dopo pochi mesi dal suo insediamento alla Commissione europea, C., benché conservatore e munito di una prospettiva della politica europea strettamente nazionale, si rese presto conto dei vantaggi che l’unità e la libertà del mercato tra i paesi della Comunità europea avrebbero potuto portare alla Gran Bretagna. Convintosi della necessità di una stretta collaborazione tra i membri della Commissione e della funzione unicamente “europea” della stessa, si impegnò senza riserve ideologiche al compimento di questo obiettivo. C., ricordava Delors nelle sue memorie, «fu la grande rivelazione della Commissione»: riuscì a superare ogni condizionamento politico esterno, ponendosi spesso anche in contrapposizione rispetto alla linea adottata dal governo britannico. Il neocommissario si dedicò fin da subito alla redazione di un poderoso documento, intitolato Completing the internal market (1985), nel quale venivano elencati e definiti i passaggi ritenuti essenziali alla concretizzazione del mercato unico europeo, da conseguirsi entro il 1992. Il Libro bianco (v. Libri bianchi) preparato da C., si articolava in 222 punti ed era orientato da tre direttive fondamentali: 1) l’attuazione delle transazioni commerciali fra gli Stati membri con gli stessi criteri delle transazioni effettuate all’interno di ogni Stato; 2) l’Armonizzazione della fiscalità indiretta; 3) l’eliminazione di distorsioni nel regime di concorrenza e lotta alle frodi fiscali (v. anche Politica europea di concorrenza). Il documento si concludeva con un’agenda dettagliata delle misure e delle tappe funzionali al processo unitario, le quali miravano alla graduale rimozione delle barriere fisiche, tecniche e fiscali tra gli Stati membri della Comunità economica europea (CEE).
C. è oggi considerato il principale artefice del documento programmatico che contribuì a rilanciare il processo d’integrazione economica europea negli anni Ottanta; lo stesso Delors, nelle sue memorie, riferendosi al vicecommissario inglese, ricordava come egli fosse stato il vero «architetto del Libro bianco» Il “progetto C.”, infatti, presentato dalla Commissione Delors al Consiglio europeo di Milano del 28-29 giugno 1985, faceva parte di una strategia destinata al rilancio del processo d’integrazione europea che si era arenato negli anni Settanta a causa di vari fattori interni (l’ingresso di nuovi paesi nella CEE, l’aumento delle Competenze della Comunità e il Deficit democratico delle sue istituzioni) ed esterni (la crisi economica mondiale, la concorrenza degli Stati Uniti d’America e del Giappone e l’aumento del costo delle materie prime). Il documento venne approvato da parte dei capi di Stato e di governo dei paesi membri, i quali, nonostante l’opposizione di Regno Unito, Danimarca e Grecia, decisero di istituire una Conferenza intergovernativa (CIG) (v. Conferenze intergovernative) incaricata non solo di instaurare un effettivo mercato interno, ma anche di esaminare l’ipotesi di una riforma politica e istituzionale della Comunità europea sulla base dei rapporti stilati dai comitati Dooge (v. Dooge, James) e Adonnino. Parte dei principi e dei contenuti del Libro bianco realizzato da C. confluirono nell’Atto unico europeo (1987) che consentì il passaggio dal mercato comune al mercato unico (entrato in vigore nel gennaio 1993). Gli stessi vennero successivamente ripresi e applicati dal Trattato di Maastricht (1992) che istituiva l’Unione europea (UE) e, sciolti gli ultimi nodi sull’Unione economica e monetaria (UEM), avviò il mercato interno, preparando l’introduzione della moneta unica (1999).
Paradossalmente, l’iniziativa che portò al progressivo compimento del mercato interno e alla successiva realizzazione dell’unione monetaria, partì da un esponente della classe dirigente conservatrice di quel paese che si mostrò sempre, tradizionalmente, più restio a ogni significativo avanzamento sul piano dell’integrazione europea. Fu anche per questa ragione che C., alla fine del suo mandato (1988) non venne riconfermato alla Commissione europea dal governo britannico perché troppo “assimilato” a Bruxelles; la Thatcher, infatti, preferì sostituirlo con il più euroscettico e meno imprevedibile Leon Brittan. Delors rammentava come le sue posizioni troppo “europee” lo avessero portato a confliggere con le direttive stabilite a Londra in fatto di politica economica, portandolo a incontrare non poche difficoltà anche nel rapporto con Margaret Thatcher, alla quale era legato da un’amicizia personale.
Dopo aver lasciato la Commissione ed essersi allontanato definitivamente dalla politica europea, C. divenne consulente della Klynveld Peat Marwick Goerdeler (KPMG), una società multinazionale specializzata nella revisione di bilancio e nella consulenza alle imprese in materia fiscale, contabile e legale. Negli anni Novanta, per i meriti conseguiti nel corso della sua lunga carriera professionale e politica, fu insignito della Gran croce dell’Ordine di Leopoldo II del Belgio e ottenne la laurea ad honorem da parte di alcune prestigiose Università inglesi e americane.
Filippo Maria Giordano (2012)
Bibliografia
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Delors J., Mémoires, Éditions Plon, Paris 2004.
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