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Dankert, Pieter

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D. (Stiens 1935-Perpignan 2003), dopo aver studiato per diventare insegnante, all’età di 24 anni fu assunto dalla scuola primaria di Stompetoren. Un anno dopo iniziò a insegnare storia alla scuola secondaria di Gorinchem. Allo stesso tempo ebbe vari incarichi nel Partito laburista (Partij van de Arbeid, PvdA) di cui era membro dal 1958. Fu presidente della sezione giovanile di Amsterdam (1960-1961), membro del Consiglio nazionale (1960) e capo della sezione di Gorinchem (1962-1963). Nel 1963 la sua carriera professionale ebbe una svolta. Max van der Stoel, che era allora membro del Senato, gli offrì un incarico al Koos Vorrinkinstituut, un istituto scientifico del PvdA specializzato nelle questioni internazionali. Due anni dopo, egli ne divenne direttore, carica che mantenne fino al 1971. Continuò a svolgere un ruolo attivo nella politica di partito del PvdA con il ruolo, tra l’altro, di vicesegretario degli affari internazionali (1963-1965), di membro del comitato esecutivo (1963-1971) e di segretario internazionale (1965-1970).

Il 6 febbraio 1968, D. divenne membro del Tweede kamer der Staten-Generaal, il Parlamento olandese ove rimase per tredici anni. In qualità di rappresentante del PvdA per gli Affari esteri e la Difesa, divenne presidente della Commissione affari esteri (1973-1979) concentrandosi soprattutto sull’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). Molti anni dopo, quando era sul punto di andare in pensione, avrebbe confessato a un giornalista che all’epoca l’Europa non lo appassionava molto. La sua attenzione era più rivolta al tema della difesa (v. Van der Wal, 1993). Nel 1976, durante la sua attività parlamentare, fu coinvolto nel cosiddetto “affare” Dassault, in cui, senza alcuna prova sufficiente, accusò di corruzione il costruttore francese di aeroplani Dassault. Persino 25 anni dopo definì questa vicenda come uno dei suoi principali insuccessi politici, che avrebbe segnato tutta la sua vita. Egli affermò che questa vicenda aveva rappresentato uno stimolo negli anni successivi per lottare contro le frodi e per mostrare la sua capacità di fornire elementi di prova (ivi, 1993). A partire dal D. 1977 divenne membro del Parlamento europeo (Gruppo socialista) e fece parte delle Commissioni per i bilanci e per il controllo di bilancio. Svolse un ruolo importante nella bocciatura del bilancio comunitario (v. Bilancio dell’Unione europea). Il suo successo durante il dibattito del 19 novembre 1979 gli valse il titolo di “Uomo dell’anno” dal “Financial Times”. Nel 1982 fu nominato presidente del Parlamento europeo. In un articolo, dichiarò che in linea con i trattati, i dibattiti parlamentari avrebbero dovuto influire maggiormente sulla elaborazione delle proposte della Commissione europea. Le istituzioni europee avrebbero dovuto affrontare insieme le sfide principali della Comunità. Tali sfide non riguardavano solo i problemi di natura sociale ed economica, ma anche le questioni relative agli affari esteri. L’Europa avrebbe dovuto acquisire una sua identità tra le due superpotenze, incrementare le relazioni politiche ed economiche con il terzo mondo e sviluppare il concetto di sicurezza europea (v. Dankert, 1982). Dopo la sua presidenza, partecipò più attivamente ai dibattiti parlamentari di politica estera. Dal 1985 al 1987 fu presidente della delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti. Negli anni dal 1989 fino al 1999 fece parte, come membro e presidente, della Delegazione alla Commissione parlamentare mista della Comunità economica europea (CEE) (in seguito Unione europea) in Turchia.

A seguito di un dibattito all’interno del PvdA, gli fu quasi negata la partecipazione alle elezioni europee del 1984. Il partito laburista si schierò con veemenza contro il dispiegamento di 48 missili da crociera Tomahawk nella base aerea militare di Woensdrecht nella parte sud ovest dei Paesi Bassi. Tale progetto scosse ampiamente l’opinione pubblica e determinò numerose manifestazioni. Tuttavia, D. mantenne la sua posizione a favore del dispiegamento. Soltanto dopo aver firmato una dichiarazione scritta di suo pugno in cui si impegnava a non sostenere la sua opinione nella politica europea, il suo nome comparve come primo candidato nella lista delle elezioni. Soprattutto dopo il 1984, la lotta antifrode divenne una delle specializzazioni di D. In qualità di membro della Commissione sui bilanci, portò alla luce varie attività illecite all’interno delle comunità quali la truffa sui sussidi per il vino e il mancato rispetto delle quote relative al pesce. Nell’aprile 1989 denunciò anche l’arricchimento illecito dei caseifici olandesi che avevano illegittimamente ricevuto sussidi europei, con la piena consapevolezza del ministero olandese dell’agricoltura (1982-1987).

Il 7 novembre 1989 divenne segretario di Stato agli Affari esteri durante il terzo governo di Ruud Lubbers (1989-1994). Con l’incarico di occuparsi della cooperazione europea, inserì nella sua agenda due questioni importanti: l’ulteriore sviluppo e la firma della Convenzione di Schengen (giugno 1990), di cui era un fervente sostenitore e i preparativi per il Trattato di Maastricht. Nel secondo semestre del 1991, i Paesi Bassi assunsero dal Lussemburgo la presidenza delle comunità (v. anche Presidenza dell’Unione europea). Il Lussemburgo aveva già avanzato una prima proposta per il trattato, che era stata accettata da tutti gli Stati membri come punto di partenza per ulteriori negoziati. Nel settembre di quello stesso anno, il ministro degli Esteri Hans van den Broek propose ai colleghi europei una versione olandese del trattato che differiva in modo sostanziale da quella proposta dal Lussemburgo. Tale versione affidava un ruolo maggiore alle istituzioni comunitarie nel decision-making, soprattutto nell’ambito della politica estera. Sebbene gli olandesi fossero consapevoli di quanto fosse delicata tale materia all’interno della comunità, fecero un errore di valutazione pensando di poter contare sul sostegno di Stati quali la Germania e l’Italia. Alla riunione del Consiglio dei ministri del 30 settembre (nota anche come “lunedì nero”), tutti gli Stati membri tranne il Belgio bocciarono nettamente la proposta olandese (v. Van der Wal, 1993; Joustra, 1991). Dopo questo grave fiasco diplomatico, venne riadottata la versione del Lussemburgo come base per ulteriori negoziati. Pochi mesi dopo, il 9 dicembre 1991, si riuscì a elaborare un documento sotto la presidenza olandese. D. non era molto entusiasta di questa versione del Trattato di Maastricht e scrisse un articolo dichiarando che a suo avviso era una «mera codifica della realtà dell’integrazione europea nel 1991» (v. Dankert, 1991, p. 573). Egli prevedeva che per l’Allargamento sarebbe stato necessario dare un maggior peso alla Commissione e al Parlamento nel decision-making. Inoltre, senza un migliore inserimento delle istituzioni nel II e III pilastro (v. Pilastri dell’Unione europea), vale a dire la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Giustizia e affari interni (GAI), gli Stati membri si sarebbero resi colpevoli di ciò che egli definiva “politica illusoria”, poiché la cooperazione in tali settori non avrebbe mai potuto funzionare con decision-maker preoccupati di difendere solo gli interessi nazionali.

Poco prima della fine del suo mandato di segretario di Stato, D. venne eletto nuovamente al Parlamento europeo (1994), ottenendo 12.000 voti di preferenza, anche se non era al primo posto della lista elettorale (v. Van der Wal, 1993). Rimase al Parlamento fino a luglio 1999. Il suo ultimo caso importante riguardò il voto di censura contro il commissario Édith Cresson.

Marloes Beers (2012)

Bibliografia

Dankert P., Het tekort van Maastricht. De dwingende keuzen van Europa, in “Socialisme en Democratie”, 51, n. 12, 1991.

Dankert P., Nederland en de Europese Politieke Unie: op weg naar een democratisch en federaal Europa, in “Internationale Spectator”, vol. XLV, n. 2, febbraio 1991.

Dankert P., The European Community – Past, Present and Future, in “Journal of Common Market Studies”, n. 1-2, settembre-dicembre 1982.

Joustra W., Staatssecretaris Dankert over zijn EG-echec: “Zo gaat dat met Europese pokerspelletjes”, in “De Volkskrant”, 5 ottobre 1991.

Van der Wal G., Europeaan met afstand, in “De Volkskrant”, 13 marzo 1993.