Democrazia liberale della Slovenia
Il processo d’integrazione della Slovenia nell’Unione europea (UE) ha coinvolto attivamente diversi attori che vi hanno partecipato in modo differente. Tra questi, il partito politico Democrazia liberale della Slovenia (Liberalna demokracija Slovenije, LDS).
L’LDS è l’erede della Lega della gioventù socialista della Slovenia, che nel 1990 si riorganizzò come Partito liberale democratico. Nel marzo 1994 si unì al Partito democratico, a una fazione dei Verdi sloveni e al Partito socialista di Slovenia, formando la Democrazia liberale della Slovenia.
L’adesione della Slovenia all’UE (v. Criteri di adesione) era una questione di priorità assoluta. Nel suo programma, l’LDS affermava inequivocabilmente che il suo obiettivo politico principale era l’integrazione più rapida possibile della Slovenia nell’Europa (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). L’adesione non era ritenuta soltanto un progetto dell’LDS o del governo, ma piuttosto un progetto nazionale che avrebbe rafforzato la posizione internazionale della Slovenia. Ciò nonostante, nel programma del partito l’adesione all’UE veniva menzionata come un obiettivo astratto, senza che fosse previsto alcun provvedimento concreto. L’LDS, in quanto partito di maggioranza parlamentare (e quindi di governo) descrisse in dettaglio il processo di adesione della Slovenia nell’UE in molti altri documenti, preparati e adottati dal governo o dall’Assemblea nazionale.
L’LDS assunse una posizione a favore dell’integrazione europea, ritenendo che rispecchiasse gli sforzi e i valori della democrazia liberale europea. L’entusiastica approvazione dell’integrazione slovena nell’UE ricevette il sostegno di tutto il partito. Basandosi soprattutto sui previsti vantaggi economici che sarebbero derivati dall’adesione, i membri del partito erano convinti che non esistesse una valida alternativa all’essere europeisti. L’LDS considerava l’adesione all’UE una scelta molto vantaggiosa per la Slovenia, poiché avrebbe aumentato il suo prestigio politico e la sicurezza geopolitica e fornito un quadro duraturo per il proprio sviluppo economico e i progressi in campo accademico, scientifico, culturale, politico.
Con l’adesione all’UE come obiettivo primario, il programma dell’LDS si distingueva poco da quello degli altri partiti politici. Tutti i maggiori partiti politici in Slovenia sostenevano fortemente l’adesione all’UE. In un clima così favorevole, nel 1997 venne firmato l’Accordo di cooperazione per l’adesione della Slovenia all’UE (v. Paesi candidati all’adesione). Tale accordo rispecchiava il consenso sulla cooperazione di base tra i maggiori partiti politici che agivano per l’adesione slovena all’UE. L’accordo fu firmato dai rappresentanti di tutti i partiti del parlamento tranne il Partito nazionale sloveno, che era contrario all’adesione. L’accordo sancì l’interesse della Slovenia per un’adesione a pieno titolo nell’UE e stabilì l’istituzione di un Coordinamento permanente dei partiti parlamentari. Questo organismo agì da mediatore tra le differenti posizioni dei vari partiti in merito al processo di adesione e facilitò il coordinamento dei principali partiti politici con lo scopo di raggiungere un accordo generale.
I progressi verso l’integrazione della Slovenia nell’UE furono particolarmente rapidi. La candidatura all’adesione fu presentata nel 1996, l’inizio ufficiale dei negoziati di adesione avvenne nel 1998, i negoziati si conclusero nel 2002 e l’adesione diventò ufficiale nel maggio 2004. I preparativi per la partecipazione e i negoziati si estesero per più di due legislature. I governi successivi ebbero una composizione politica analoga, con coalizioni dove l’LDS mantenne la leadership della vita politica slovena. L’unico periodo nel quale l’LDS non fu partito di governo fu un breve intermezzo, dal giugno al novembre 2000. Eppure il processo di adesione non subì battute d’arresto, a dimostrazione del vasto sostegno in favore dell’integrazione del paese nell’UE da parte dei maggiori partiti politici.
L’LDS agì immancabilmente attraverso i canali governativi e parlamentari. Ebbe, quindi, forte potere e ascendente quando esercitava il potere esecutivo, influenzando ad esempio il modo in cui la politica veniva concepita e messa in atto. Il processo d’adesione all’UE fu quindi portato avanti dall’LDS. Il governo iniziò a creare organismi per gestire l’integrazione europea, in particolare l’Ufficio governativo per gli Affari europei, la cui funzione consisteva nel coordinare gli affari europei in Slovenia e nell’assicurare che l’amministrazione nazionale promuovesse posizioni uniformi rispetto all’UE. Il governo di coalizione dell’LDS, che si insediò nel 2002, aveva promesso di indire un referendum sull’adesione all’UE nel 2004. Il referendum, di natura consultiva, scatenò contrasti tra i partiti politici sloveni pro UE. Fu trovata una soluzione di compromesso con un emendamento alla Costituzione e con la dichiarazione che l’Assemblea nazionale sarebbe stata vincolata al suo risultato.
L’LDS era anche il principale partito dell’organo legislativo, l’Assemblea nazionale, in seno al quale si adoperò per raggiungere la convergenza sulle posizioni negoziali e sull’adozione della legislazione europea. L’LDS cooperò con gli altri partiti della coalizione e dell’opposizione in diverse istituzioni parlamentari, in particolare nella Commissione per gli Affari europei e nella delegazione slovena presso la Commissione parlamentare congiunta. Vennero comunque perseguiti gli obiettivi espliciti della Commissione per gli Affari europei di coordinare tutte le attività connesse all’adesione della Slovenia e di monitorare i progressi nell’armonizzazione della legislazione slovena con l’Acquis comunitario. Nel 1998 fu istituita la Delegazione slovena della Commissione parlamentare congiunta al fine di assicurare il dialogo politico a livello parlamentare nel processo di adesione. La Commissione per gli Affari esteri doveva approvare tutte le posizioni negoziali governative prima che venissero presentate a Bruxelles. Inoltre, tutti gli altri organismi operativi dell’Assemblea nazionale presero parte attiva nel processo di armonizzazione della legislazione slovena con quella UE, a seconda dei settori legislativi. L’Assemblea nazionale contribuì quindi in modo piuttosto efficace al processo di adesione e guidò attivamente l’attività del governo nella fase di preadesione (v. Strategia di preadesione).
L’Assemblea nazionale, inoltre, discusse e/o adottò tutti i documenti chiave quali la Strategia di adesione all’UE della Repubblica di Slovenia, approvata nel febbraio 1998, il Programma nazionale per l’adozione dell’acquis entro la fine del 2002, approvato nell’aprile 1999, la Dichiarazione sulla politica estera, adottata nel dicembre 1999 e la Risoluzione sulla strategia di sicurezza nazionale della Repubblica di Slovenia, approvata nel luglio 2001. Un passo importante nel processo d’adesione fu compiuto con l’approvazione del nuovo regolamento nell’aprile 2002, che permise l’adozione molto più rapida della legislazione necessaria per l’armonizzazione dei regolamenti e dell’acquis, e i necessari emendamenti alla Costituzione nel marzo 2003. Tutti i documenti redatti e adottati furono preparati per permettere alla Slovenia di soddisfare tutti i criteri di Copenaghen (v. Criteri di adesione) e quelli relativi alla capacità amministrativa stabiliti dal Consiglio europeo di Madrid. I documenti definivano gli obiettivi strategici e di sviluppo, le politiche, le riforme e le misure necessarie per la loro realizzazione. La Slovenia, quindi, espresse in tutte le risoluzioni e documenti strategici e al più alto livello politico il proprio sostegno e la disponibilità a diventare membro dell’UE.
L’obiettivo dell’adesione all’UE non fu presentato soltanto come il più importante, ma anche come il più complesso della Slovenia. L’LDS era pienamente consapevole che i futuri negoziati che la Slovenia avrebbe affrontato a Bruxelles sarebbero stati ardui. L’UE non era considerata solo una grande opportunità, ma anche un potenziale pericolo e un problema. Tuttavia, si ritenne che gli aspetti negativi potessero superarsi con un’adesione graduale, che avrebbe lasciato il tempo sufficiente per prevedere tutte le possibili conseguenze negative e per introdurre misure adeguate contro gli eventuali effetti indesiderati.
Nell’aprile 1998 il governo nominò la delegazione di negoziatori, composta da un di esperti di 10 membri, guidata da Janez Potočnik. L’attività dei negoziatori incluse l’analisi della legislazione, l’armonizzazione della stessa con l’acquis comunitario e la preparazione delle posizioni negoziali della Slovenia per ciascuno dei 31 capitoli del negoziato. Le trattative furono ardue e richiesero decisioni complesse da parte slovena, che spesso furono causa di controversie in patria. L’LDS espresse il suo disappunto per il fatto che l’UE non potesse accordare la piena applicazione dell’acquis ai lavoratori sloveni a partire dalla data di adesione. Ciò nonostante, l’LDS ritenne il risultato delle trattative all’altezza delle aspettative e conforme agli interessi a lungo termine della Slovenia. I negoziati di adesione e le discussioni sui costi e i benefici dell’adesione attirarono l’attenzione dell’opinione pubblica, che si confermò a favore dell’UE. Gli elettori sloveni sostennero con forza l’adesione all’UE nel referendum del marzo 2003 (89,64% a favore).
Anche i contatti politici e le affiliazioni ai partiti si rivelarono molto importanti, e furono un canale insostituibile a cui la Slovenia ricorse per influenzare le attività della UE in merito all’allargamento. L’LDS collaborò con le istituzioni UE a Bruxelles e con i partiti politici europei. Oltre a relazioni di natura prettamente formale, fu stabilita un’intera rete di contatti personali informali. L’LDS è membro dell’Internazionale liberale dal 1992 e del Partito europeo dei liberali, democratici e riformisti (ELDR) dal 1998. In varie occasioni l’ELDR ha organizzato seminari per promuovere contatti più stretti fra i partiti e in qualche misura ha assistito l’LDS in questo processo. Inoltre, il congresso dell’ELDR, ospitato dall’LDS, si è svolto a Lubiana nel settembre 2001.
La Slovenia è riuscita ad aderire all’UE in un periodo, relativamente breve, di soli dodici anni, dopo il riconoscimento internazionale della sua indipendenza. L’adesione poté contare sulla comune volontà politica della maggioranza dei partiti parlamentari. Eppure il contributo dell’LDS al processo d’integrazione europea è stato considerato particolarmente determinante, forte e vincente. La Slovenia ha armonizzato in larga misura la propria legislazione con l’acquis dell’UE, ha modificato la propria Costituzione e ristrutturato profondamente il proprio apparato amministrativo. A ogni modo, l’LDS non avrebbe potuto solo raggiungere da solo il suo obiettivo, senza il consenso politico e il sostegno pubblico a favore dell’adesione slovacca all’UE (v. anche Slovacchia).
Katarina Vatovec (2006)