D. de V. (Parigi 1915-ivi 1984) studia al Liceo Janson-de-Sailly e poi al Liceo Henri IV. Dalle sue origini familiari, oltre all’educazione protestante, eredita il gusto per il diritto e l’insegnamento. Appartiene infatti a una famiglia di giuristi e insegnanti: il padre, Henri, occupa la cattedra di diritto penale nella Facoltà di legge di Parigi (all’epoca le cattedre di diritto penale erano soltanto due) e, all’indomani della guerra, è il giudice francese nel tribunale internazionale di Norimberga. È quindi naturale che D. de V. prosegua i suoi studi alla Facoltà di lettere e di legge di Parigi. Ottiene il diploma di laurea in lettere e quello di studi superiori in filosofia, insieme all’agrégation in diritto. Perpetua queste tradizioni familiari tenendo corsi dal 1945, per 15 anni, all’Institut d’études politiques di Parigi, sulle libertà pubbliche e le istituzioni politiche. Ha quindi l’opportunità di sottoporre a un esame critico le istituzioni della IV Repubblica.
All’indomani della smobilitazione, inoltre, supera il concorso per entrare nel Consiglio di Stato e nel 1941 diventa, in un primo tempo, uditore, poi commissario del governo al Consiglio di Stato (1944) e infine referendario presso questa istituzione (1946-1966). In questo periodo D. de V., a fianco del fratello Jean, ma anche di Michel Debré e Alexandre Parodi, partecipa al Comité général d’études del Conseil national de la Résistance, incaricato di preparare i testi e le disposizioni da prendere nella prospettiva della Liberazione (v. anche Resistenza).
D. de V. prosegue la sua carriera con René Mayer, diventando il suo direttore di gabinetto mentre questi è ministro delle Finanze (1948), ministro della Difesa nazionale (1948), ministro della Giustizia (1949), poi Presidente del Consiglio (1953). A fianco di questo europeo convinto e come segretario generale del Comitato interministeriale per le questioni di cooperazione economica europea (Secrétariat Général du Comité interministériel pour les questions de coopération économique européenne, SGCI) dal 1955 al 1960, partecipa ai negoziati per i Trattati di Roma. Secondo Alain Prate e Robert Marjolin, è lui il vero responsabile dei negoziati, giorno per giorno, e li conduce con intelligenza, in un clima gradevole e stimolante, circondato da alti funzionari come Jean-François Deniau, Jean Mille, Armand Vallon, Jean-Maxime Lévêque e Renaud de la Genière. Quindi può mettere al servizio della delegazione che guida i negoziati le sue competenze di giurista per l’elaborazione e lo studio di testi che daranno origine ai Trattato di Roma. Come segretario generale della SGCI, D. de V. deve coordinare, fino al 1958 sotto l’autorità del ministro delle Finanze, poi sotto l’autorità diretta del primo ministro, le differenti posizioni dei ministeri e dell’insieme dell’amministrazione francese per tutto quanto concerne la politica europea. Partecipa quindi all’elaborazione delle istruzioni francesi per il Consiglio dei ministri delle Comunità e gli organi comuni previsti dai trattati ma anche di Parigi; esamina le questioni legate ai rapporti del governo con i diversi organi europei, ma anche quelle dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE); trasmette le posizioni del governo alla Rappresentanza permanente della Francia presso le Comunità (v. anche Rappresentanze permanenti presso l’Unione europea).
In seguito D. de V. intraprende una carriera di manager d’impresa, diventando direttore generale (1960) e poi presidente direttore generale (1970) delle Entreprises Campenon-Bernard, e in seguito presidente direttore generale dell’impresa Oger (1973). Inoltre ricoprirà gli incarichi di amministratore della Société française de banque (1960), della Compagnie de construction internationale (1963), della Compagnie générale des eaux (1964), della Société d’exploitation industrielle des tabacs (1962), vicepresidente (1966-1974) e poi presidente onorario (1974) della Fédération nationale des travaux publics, membro del comitato consultivo della Banca di Francia (1974).
Emilie Willaert (2012)