Fernández Ordóñez, Francisco
F.O. (Madrid, 1930-ivi 1992) dopo la guerra civile studiò in un prestigioso collegio della capitale spagnola, il Nuestra Señora del Pilar, e una volta conclusi gli studi superiori si iscrisse alla Facoltà di Diritto presso l’Università Complutense. Conseguita la laurea con il massimo dei voti, e dopo essersi specializzato ad Harvard sulle tematiche tributarie, entrò per concorso al ministero del Tesoro come ispettore fiscale.
Alla metà degli anni Sessanta passò al vertice del settore studi del Centro de estudios tributarios, e, nel 1968, divenne vicedirettore dell’Instituto de estudios fiscales, nonché direttore della rivista “Economía Financiera Española”. Fra il 1969 e il 1973 fu segretario generale tecnico del ministero del Tesoro; in quel periodo fu anche il capo della delegazione spagnola all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), oltre che rappresentante della Spagna nel GATT (v. Accordo generale sulle tariffe e il commercio), nel Fondo monetario internazionale e nella Comunità economica europea (CEE), nonché membro di varie commissioni internazionali, tra cui quella chiamata a riformare il sistema monetario internazionale.
Nell’ultima fase del regime F.O. venne dapprima nominato sottosegretario al Tesoro (1973), e quindi chiamato alla presidenza dell’Instituto nacional de Industria (1974). Da quest’ultimo incarico egli tuttavia si dimise nei mesi immediatamente successivi, in virtù di insanabili contrasti con il capo del governo Carlos Arias Navarro. Questa vicenda lo portò a trarre delle chiare conseguenze politiche, che favorirono il suo passaggio nelle file dell’opposizione e l’impegno in prima persona nella costituzione di un piccolo Partido social demócrata.
Dopo la morte del dittatore e la conseguente transizione alla democrazia, F.O. e il suo partito aderirono all’Unión de Centro democrático (UCD) di Adolfo Suárez. Eletto deputato dell’UCD per la città di Madrid, fece parte della Commissione dei Nove incaricata di negoziare la riforma costituzionale, e il 4 luglio 1977 fu nominato ministro del Tesoro nel governo Suárez. In tale veste egli riuscì a far approvare una riforma fiscale fortemente innovativa − contribuendo in tal modo ad avvicinare la Spagna all’Europa e al mondo occidentale − che tra l’altro introduceva la tassa generale sul reddito.
Alle elezioni del marzo 1979 fu nuovamente eletto deputato dell’UCD e nel 1980 divenne ministro della Giustizia, sempre nel governo Suárez. Anche nel nuovo incarico egli lasciò un segno, sostenendo ad esempio la legge sul divorzio e la riforma del diritto di famiglia. In questo periodo scrisse il suo libro più interessante, La España necesaria.
Confermato ministro della Giustizia nel nuovo esecutivo guidato da Leopoldo Calvo Sotelo, il 31 agosto del 1981 F.O. abbandonò però sia il governo sia il gruppo parlamentare dell’UCD per entrare, con altri nove deputati socialdemocratici, nel Gruppo misto del Parlamento. La sua uscita di scena fu peraltro alquanto rumorosa, avendo egli denunciato gravi episodi di violenza e di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine. Poco tempo dopo, fondò il Partido de acción democrática (PAD), formazione che si sarebbe integrata, a sua volta, nel Partido socialista obrero español (PSOE). Quando alle elezioni del 28 ottobre 1982 i socialisti ottennero la maggioranza assoluta, anche F.O. fu eletto deputato a Madrid. Gli venne inoltre affidata la presidenza del Banco Exterior de España.
Nel giugno 1985 divenne ministro degli Affari Esteri nel governo di Felipe González, proprio mentre erano in corso le fasi finali delle trattative per l’ingresso della Spagna nella Comunità europea. La sua nomina suscitò una certa sorpresa, perché egli andava a sostituire Fernando Morán, che sino a quel momento aveva in realtà ben operato. Morán era stato messo da parte in quanto sostenitore dell’uscita della Spagna dall’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), posizione non in sintonia con quella di González, mentre F.O. era stato scelto in virtù della sua esperienza politica e ministeriale, oltre che per il suo dichiarato atlantismo.
A questo proposito, dopo gli onori conseguenti all’ingresso della Spagna in Europa, egli dovette affrontare non pochi problemi nella ridefinizione degli accordi bilaterali con gli Stati Uniti, con particolare riferimento alla questione della riduzione delle basi militari in territorio spagnolo e al referendum sulla permanenza della Spagna nel Patto atlantico, referendum celebrato il 12 marzo 1986, un anno dopo il suo insediamento al ministero degli Affari esteri. Successivamente, F.O. avviò le relazioni diplomatiche con Israele, e nel novembre 1988 firmò l’adesione della Spagna all’Unione dell’Europa occidentale (UEO).
In questa fase egli giocò un ruolo importante sul piano europeo, ovviamente in collaborazione con González e con gli altri membri del governo, essendo ministro degli Esteri al momento dell’entrata in vigore dell’Atto unico europeo e della preparazione del Trattato di Maastricht. In particolare la Spagna fece sentire la propria voce sui Fondi di coesione, sulla definizione del concetto di Cittadinanza europea, sull’apertura della Comunità verso i paesi dell’America latina. La simbiosi tra il Presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri risultò evidente soprattutto durante la presidenza spagnola del Consiglio dei ministri della CE culminata nel Consiglio europeo di Madrid del 26-27 giugno 1989. Per F.O. fu un semestre difficile, specialmente sul piano personale, a causa del progressivo peggioramento delle condizioni di salute, tanto da essere costretto a sospendere i propri impegni in più di un’occasione.
Un altro suo successo sul piano diplomatico fu rappresentato dalla celebrazione a Madrid nel 1991 della Conferenza internazionale di pace tra arabi e israeliani, anche se, com’è noto, sul piano pratico non vennero raggiunti i risultati auspicati.
Insignito con la Collana dell’Ordine di Isabella di Castiglia, la Gran Croce dell’Ordine di Carlo III e dell’Ordine del Baño, nonché con una laurea honoris causa del Politecnico di Valencia, morì a pochi mesi di distanza dalla firma del Trattato di Maastricht.
María del Pilar Sánchez Millas (2012)