Fohrmann, Jean
F. (Dudelange 1904-Esch-sur-Alzette 1973) dopo aver concluso gli studi scolastici impara il mestiere di fabbro nelle Aciéries Réunies de Burbach-Eich-Dudelange (ARBED), a Dudelange, e lavora nelle ferriere di Glabecq in Belgio fra il 1924 e il 1925.
Fin dalla giovinezza F. è membro del Partito operaio, futuro Partito socialista operaio del Lussemburgo (Parti ouvrier socialiste luxembourgeois, POSL) e aderisce al sindacato dei metallurgici. Nel 1924 entra in contatto con i dirigenti del sindacato operaio, grazie ai quali può iscriversi alla scuola operaia superiore di Bruxelles nel 1925-1926 per studiare economia politica e storia dei movimenti operai.
Tornato nel Granducato, si occupa per sei anni a tempo pieno della segreteria sindacale che ha sede a Esch-sur-Alzette, poi a Rumelange e a Dudelange. Dal 1933 è amministratore delegato della nuova società cooperativa operaia, una carica che manterrà fino al 1938.
Dopo le elezioni legislative del giugno 1934 siede alla Camera dei deputati e assume la carica di sindaco di Dudelange dal 1935, che lascerà al presidente del Consiglio operaio di Dudelange. Come deputato partecipa al dibattito sulla definizione della politica estera del Lussemburgo negli anni Trenta: ritiene che il paese debba rafforzare la sua posizione internazionale ricorrendo al principio della difesa passiva, in quanto la neutralità non lo protegge a sufficienza dalla minaccia di una nuova guerra (v. Kayser, 1997, p. 230). Al tempo stesso F. si sforza di conciliare, senza grande successo, i sindacati operai con la Chiesa cattolica che si oppone strenuamente a questi ultimi. Vota anche contro la legge “museruola”, un progetto avanzato dal governo nel 1937 che si propone di limitare considerevolmente la libertà d’opinione per mantenere l’ordine politico e sociale.
Nel 1937 è nominato segretario della Confédération générale du travail, incarico che manterrà fino al 1954. Comincia anche la sua attività di resistente contro il regime nazista. F. entra così in contatto con la resistenza tedesca e stringe rapporti con il capitano Archen dei servizi segreti francesi, riuscendo a soccorrere un numero considerevole di emigrati social-democratici e di sindacalisti.
Dopo l’invasione del Lussemburgo è imprigionato dai nazisti e il 10 maggio 1940 è evacuato con la famiglia in Francia, ma nel luglio dello stesso anno rientra in Lussemburgo. Nel settembre 1942 è deportato con la famiglia a Leubus in Slesia e a Boberstein. Sarà imprigionato nel campo di concentramento di Gross-Rosen.
Al ritorno dalla prigionia, nel maggio 1945, F. è nominato membro dell’Assemblea consultiva della Camera dei deputati lussemburghesi, e riprende anche la sua attività sindacale.
Alle elezioni del 1946 è eletto trionfalmente al primo posto nella lista socialista: da allora assomma le cariche di deputato e di sindaco di Dudelange fino al 1965. In questo stesso anno è nominato sindaco onorario di Dudelange, che nel corso del suo mandato si è sviluppata diventando una roccaforte socialista.
Mentre è presidente del gruppo parlamentare del POSL, dal 1951 al 1959, F. comincia la sua attività a livello europeo. Partecipa ai negoziati per la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), in seguito è membro e vicepresidente nell’Assemblea consultiva della CECA fra il 1952 e il 1965.
Nel 1953 è nominato direttore del quotidiano socialista “Tageblatt”, incarico che manterrà fino al 1964 e che associa a quello di vicepresidente della Luxembourg American society dal 1954. Sotto la sua direzione il giornale realizza importanti investimenti e si assicura dal 1960 il contributo del giornalista americano Walter Lippmann, restando fedele ai principi socialisti e battendosi contro gli orientamenti antisociali del governo di coalizione cristiano-sociale e liberale dal 1959 al 1964. Nel 1964 F. si dimette per lasciare spazio alle forze nuove del POSL; gli succederà Jacques Poos.
Assume la carica di commissario dell’Alta autorità della CECA, fra il 1965 e il 1967, come rappresentante delle organizzazioni sindacali a livello europeo, succedendo al defunto Paul Finet. Nel 1964 è presidente del gruppo per i problemi sociali, del gruppo politico economico e di riconversione industriale.
Dopo il suo mandato europeo e la fusione degli esecutivi nel 1967, F. torna a proporsi agli elettori lussemburghesi che gli rinnovano la fiducia nelle elezioni del 15 dicembre 1968. Siede di nuovo nel Parlamento europeo e ne diviene vicepresidente. Come deputato lussemburghese continua a occuparsi di politica estera e fa parte della commissione Affari esteri della Camera dei deputati dal 1969.
Difensore convinto e risoluto dell’unità del suo partito, F. entra in conflitto con alcuni dei suoi amici sindacalisti in occasione della crisi e della scissione del POSL nel 1970. Questa scissione – provocata in particolare dalle elezioni nazionali del 1968, in seguito alle quali il POSL rifiuta di partecipare al governo a causa del programma sociale, giudicato insufficiente, e dalle elezioni comunali del 1969, dopo le quali il comitato direttivo del partito chiede di non costituire una coalizione con i comunisti a livello comunale – è di natura ideologica e sfocia nell’abbandono dell’ala moderata del partito, detta pragmatica e realista.
Nel corso della sua vita F. è stato insignito di numerose onorificenze (Grand officier de la Couronne de chêne, Commandeur de la Couronne de Belgique, Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, di ufficiale dell’Ordine di Orange Nassau, Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica federale di Germania).
Corinne Schroeder (2012)