Gaillard, Félix
G. (Parigi 1919-Jersey 1970), eredita una vocazione politica familiare saldamente radicata nel territorio della Charente. Il bisnonno e poi il nonno hanno esercitato responsabilità locali: il primo è stato sindaco di Barbézieux, consigliere di arrondissement e consigliere generale della Charente, mentre il secondo gli succederà a capo dell’Assemblea dipartimentale. Il padre, sebbene sia meno impegnato in politica, resta attivo negli ambienti radicali.
La sconfitta della Francia nel 1940 risveglia la coscienza esigente del giovane G. Laureato in legge, dopo aver ottenuto il diploma dell’École libre des sciences politiques e, nel 1942, quello di studi superiori in economica politica, conclude il suo brillante corso di studi nel 1943 entrando nell’Ispettorato delle Finanze, a fianco di Jacques Chaban-Delmas. Sedotto in un primo tempo dalle tesi della Rivoluzione nazionale, alla fine si impegna nella Resistenza, diventando collettore di fondi destinati alle organizzazioni clandestine di resistenza. A 25 anni, grazie a quest’impegno, diventa il vice di Alexandre Parodi, delegato generale del Comitato francese di liberazione nazionale, poi suo capo di gabinetto quando quest’ultimo è nominato ministro del Lavoro nel governo provvisorio della Repubblica francese (1944). Tuttavia, è a Jean Monnet, commissario al Piano, che G. riconosce di aver svolto il ruolo più significativo nella sua formazione di uomo di Stato pragmatico e di europeo convinto. Parte con Monnet in missione alla volta degli Stati Uniti come capo di gabinetto (settembre 1944-novembre 1946), acquistando così un’esperienza internazionale. Il suo mentore delineò un ritratto lusinghiero del suo giovane collaboratore: «La sua intelligenza e la sua capacità di assimilazione eccezionale lo destinavano a percorsi rapidi e brillanti. Doveva imboccare ben presto quello della politica, il solo sbocco possibile per la sua ambizione impaziente ed elevata» (v. Monnet, 2007, p. 323).
Nelle elezioni legislative del 10 novembre 1946, in effetti, G. comincia a realizzare la profezia della sua giovinezza («Sarò consigliere municipale, sindaco, poi deputato e ministro»), grazie al sostegno di Jacques Chaban-Delmas e di Henri Queuille, conquistando nello schieramento radicale un seggio di deputato della Charente. A 28 anni, considerato uno degli elementi più promettenti della nuova generazione di tecnici passati al servizio dello Stato, diventa sottosegretario di Stato agli Affari economici (novembre 1947-luglio 1948), chiamato, come il suo amico Maurice Bourgès-Maunoury, da René Mayer, ministro radicale delle Finanze e degli Affari economici nel gabinetto di Robert Schuman. È quindi uno dei principali artefici del Piano Mayer, fedele alla visione liberale, che segna il ritorno all’ortodossia economica e finanziaria. Dal 1949 è membro della delegazione francese alla prima sessione dell’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa: è un fervente sostenitore del pool carbosiderurgico, immaginato da Monnet e proposto da Schuman nel maggio 1950.
Torna ad assumere responsabilità di governo a partire dall’agosto 1951 come segretario di Stato alla presidenza del Consiglio nei ministeri di René Pleven, Edgar Faure, Antoine Pinay e Mayer. Fra le numerose attribuzioni della sua funzione G. si occupa del Commissariato all’energia atomica. Nel 1949 è intervenuto nell’emiciclo del Palais-Bourbon per difendere il Commissariato e la sua ubicazione a Saclay. Al governo fa adottare, nel luglio 1952, un piano quinquennale di sviluppo dell’atomo. Le sue convinzioni europee e atlantiste lo inducono a sostenere il progetto di Comunità europea di difesa (CED), che gli sembra offrire solide garanzie contro la rinascita della potenza militare tedesca. Deluso e diffidente dopo il fallimento della CED, rifiuta di votare gli accordi di Parigi nel dicembre 1954. Nel corso di questi anni si impegna costantemente nella difesa del nucleare ed è nominato presidente della commissione di coordinamento dell’energia atomica nel marzo 1955. Delegato per la Francia nel Comitato Spaak (v. Spaak, Paul-Henri), costituito nel giugno 1955, contribuisce alla creazione del Mercato comune (v. Comunità economica europea) e dell’Agenzia europa dell’energia atomica, Euratom, un’altra idea di Monnet. Vedendo nello sviluppo della politica nucleare della Francia una rivincita simbolica rispetto alla sconfitta del 1940 e una garanzia per l’avvenire, G. avvia, nell’aprile 1958, la preparazione delle esplosioni atomiche nel Sahara.
Nel giugno 1957 la carriera di G. è segnata da una svolta: diventa infatti il più giovane ministro delle Finanze dopo Joseph Caillaux. Il significativo disavanzo di bilancio e l’inflazione galoppante impongono come priorità il risanamento finanziario. Nella prospettiva del grande mercato e della realizzazione del terzo piano di modernizzazione e di infrastrutture, il ministro delle Finanze prende una serie di provvedimenti – fra cui la sospensione della liberalizzazione dei cambi – destinati a ridurre la domanda interna e a stroncare lo squilibrio delle finanze estere. Il progetto di legge finanziaria del 20 giugno 1957 impone la riduzione dei crediti finanziari e la maggiorazione delle imposte. Nell’agosto 1957 G. decide un prelievo del 20% sull’acquisto delle valute. Trasformata in premio per l’esportatore, questa manovra introduce una svalutazione di fatto. Nel mese di settembre il dibattito sulla legge-quadro dell’Algeria, che prevede un collegio elettorale unico e un esecutivo autonomo ad Algeri, mette fine al governo Bourgès-Maunoury.
Ma G., uomo di governo, dispone ormai di un’esperienza e di una autorità da mettere al servizio della Repubblica e, al termine di 36 giorni di crisi ministeriale, è investito dall’Assemblea nazionale dell’incarico di Presidente del Consiglio. Nel suo governo di “difesa repubblicana” sono rappresentati tutti i gruppi parlamentari a eccezione dei comunisti. Il capo del governo più giovane dopo Bonaparte si applica su diversi fronti: la riforma costituzionale per rafforzare il regime repubblicano, la riduzione del disavanzo di bilancio tramite una politica di austerità, la regolazione del problema algerino, il rispetto degli impegni atlantici della Francia e la prosecuzione della costruzione europea. Iscrivendo la sua politica algerina nella linea di quella di Guy Mollet, fedele al mantenimento dell’integrità del territorio nazionale, ottiene il rinnovo dei poteri speciali in Algeria e il voto della legge quadro, al prezzo di importanti regolamenti favorevoli alla popolazione europea. Nel marzo 1958 lancia un piano di patto mediterraneo destinato ad assicurare la difesa del Mediterraneo occidentale, ma anche la sua prosperità e stabilità. Tuttavia, il bombardamento dell’aviazione francese, l’8 febbraio 1958, sul villaggio tunisino di Sakhiet Sidi Youssef, vicino alla frontiera algerina, mette in difficoltà il governo francese e compromette i suoi progetti. Il Presidente del Consiglio, costretto ad accettare una missione americana di buoni uffici, si impegna per fare approvare le sue conclusioni: è messo quindi in minoranza da una coalizione della destra, dell’estrema destra e di una parte della sinistra.
Così gli affari algerini, dopo aver favorito l’ascesa di G. a capo del governo, alla fine ne provocano la caduta dopo cinque mesi e nove giorni. Per questo radicale di 38 anni è l’inizio di una traversata nel deserto. Fino alla morte conserva vari mandati locali, in modo ininterrotto, che lo rendono un importante notabile della Charente, e dal settembre 1958 all’ottobre 1961 assume la presidenza del Partito repubblicano e radical-socialista, ma la sua adesione alla politica di Charles de Gaulle e alla V Repubblica sarà di breve durata. Passa all’opposizione nel 1962, denunciando nell’esercizio del potere gollista un attentato alla democrazia. Sembra pronto a ritornare al potere dopo il ritiro di de Gaulle e l’elezione di Georges Pompidou, ma muore in un incidente il 9 luglio 1970. Grand commis dello Stato, questo neoradicale impregnato di una cultura politica ereditata dalla III Repubblica, simboleggia adeguatamente il rinnovamento del Partito radicale, che mette i suoi giovani talenti al servizio della costruzione europea.
Sabine Jansen (2012)