Gil-Robles Y Quiñones, José María
G.R. (Salamanca 1898-Madrid 1980), laureatosi in giurisprudenza nel 1922, vinse per concorso la cattedra di Diritto costituzionale presso l’Università de La Laguna.
Sotto la dittatura di Primo de Riveira esercitò la funzione di segretario e consigliere giuridico della Confederazione nazionale cattolica agraria, un organismo all’interno del quale, durante la seconda Repubblica, confluivano tanto imprenditori che contadini. In questi anni fu membro anche del consiglio di redazione del giornale cattolico “El Debate”, fondato da Angel Herrera membro della Asociación católica nacional de propagandistas (ACNP).
Poco dopo la proclamazione della Repubblica fondò insieme ad Angel Herrera il partito Acción nacional, che modificò in seguito il suo nome in Acción popular che svolgerà l’azione di collante della coalizione delle destre conosciuta sotto la sigla Confederación española de derechas autónomas (CEDA).
Durante le elezioni per l’Assemblea Costituente del giugno 1931 G.R. fu eletto deputato ed entrò nel Gruppo agrario. Durante il biennio repubblicano-socialista si oppose alle misure laiche e alla Legge delle Congregazioni religiose prevista dalla Costituzione del 1931. Fu anche un attivo oppositore del gruppo parlamentare “agrario” contro la riforma agraria.
Alla guida della CEDA alle elezioni del novembre 1933 ottenne la maggioranza relativa. Ciò nonostante il Presidente della Repubblica Niceto Alcalá Zamora, diede l’incarico di formare il governo al centrista Alessandro Lerroux, del Partito repubblicano radicale.
Nell’ottobre 1934 l’ingresso di tre ministri della CEDA nel governo, percepita dalla sinistra come una minaccia fascista per la continuità del regime, provocò una insurrezione rivoluzionaria del PSOE (Partido socialista obrero español) e dei sindacati con il sostegno di altri partiti politici minori.
Nel maggio del 1935 G.R. fu nominato ministro della Guerra. Alla fine del 1935 guidò la coalizione controrivoluzionaria. Tuttavia, nelle elezioni del febbraio del 1936 vinse la coalizione elettorale del Fronte popolare. A causa di una serie di minacce ricevute da alcuni attivisti rivoluzionari, si rifugiò all’estero, dove sostenne la sollevazione militare che, nel luglio del 1936, avrebbe dato luogo all’inizio della guerra civile.
La maggior parte dei membri della CEDA e soprattutto le Gioventù di azione popolare, confluirono nella coalizione controrivoluzionaria la cui vittoria della guerra civile diede luogo all’istituzione della dittatura franchista. La CEDA sostenne il suo stesso scioglimento e fusione nel partito della Falange española tradicionalista (FET) y de las juntas de ofensiva nacional sindicalista (JONS) nell’aprile del 1937. Non tutti gli antichi membri della CEDA sostennero tale posizione infatti ci fu una minoranza democristiana che, rimanendo esclusa dal gioco delle appartenenze partitiche, fu avversata da entrambi i fronti. Sebbene G.R. sostenesse economicamente la cospirazione guidata dal generale Mola, il suo ritorno in Spagna durante la guerra civile non fu ben accolto e ancor di più fu avversato tanto dalla famiglia politica falangista quanto da quella carlista.
Durante gli anni Trenta e Quaranta, il pensiero di G.R. può essere inquadrato all’interno della corrente del pensiero sociale cristiano e della difesa del modello corporativo.
Nel 1941 dopo la guerra civile G.R. entrò a far parte del consiglio privato dell’erede al trono, Don Juan di Borbone figlio del re Alfonso XIII.
I legami che i monarchici spagnoli mantennero con i britannici favorirono una serie di attacchi della stampa franchista contro G.R. La stampa non esitò nel soprannominarlo «punzecchiatore della Repubblica». Alcuni dei generali monarchici che avevano contribuito alla nomina di Franco come “capo dello Stato” nell’ottobre del 1936, sette anni dopo, in concomitanza della caduta di Mussolini, chiesero la restaurazione della monarchia.
Nell’aprile del 1944 G.R. insieme all’ex ministro dell’istruzione franchista Pedro Sainz Rodríguez fu nominato il più alto rappresentante di questa corrente restauratrice.
Poco prima della conclusione della Seconda guerra mondiale, don Juan di Borbone rilasciava le “Dichiarazioni di Losanna” con le quali dimostrava solidarietà con la causa degli alleati e chiedeva a Franco di abbandonare il potere.
L’ingresso nel governo nel luglio 1945 di Alberto Martín Artajo, uno dei principali membri dell’ACNP e presidente della giunta centrale de Acción cattolica creò una frattura all’interno della famiglia politica cattolica. Il cosiddetto “nazional-cattolicesimo” fu quella corrente in cui confluirono quanti tra la fine della Seconda guerra mondiale e il 1957 decisero di sostenere a viso aperto il regime. G.R. si oppose all’evoluzione prettamente cosmetica messa in atto dal regime, interpretata come una mera strategia del franchismo per fare credere a una sua omologazione al mondo occidentale delle Nazioni Unite. Più volte inoltre sottolineò quanto il “collaborazionismo” cattolico con Franco avrebbe causato un forte danno alla Chiesa cattolica.
L’ACNP soffrì una grave crisi in seguito alla scissione interna. G.R. ruppe con il suo mentore, il vescovo Ángel Herrera Oria, e con Martin Artajo, a causa della sua aperta opposizione alla sopravvivenza della dittatura di Franco nel mondo postbellico.
L’impegno di G.R. nella causa monarchica, da un’ottica antifranchista ma non ancora democristiana, lo portò a dialogare con le forze politiche e sindacali dell’opposizione come i socialisti del PSOE e i membri del sindacato Unión general trabajadores (UGT) e gli anarcosindacalisti della Confederación nacional del trabajo (CNT).
I contatti tra i monarchici e la sinistra moderata non comunista furono incentivati dalla diplomazia britannica come tattica per fare pressioni sull’esercito e fare in modo che Franco, una volta approvata la Legge di successione del 1947, secondo cui la Spagna era una monarchia tradizionale, abbandonasse il potere.
Nell’ottobre del 1947, grazie alla mediazione del laburista Ernest Bevin, all’epoca ministro degli Affari esteri, G.R. incontrò il leader socialista Indalecio Prieto. Entrambi concordarono sulla necessità di destituire Franco dal potere. Il programma di transizione che i due leader avrebbero voluto mettere in campo, al di là dell’assunto centrale, ovvero la fine della dittatura, non trovava altri punti di contatto. G.R. non voleva rinunciare alla forma di Stato monarchica, mentre Prieto demandava tale decisione alla convocazione di un referendum da parte di un governo provvisorio di carattere istituzionale indefinito.
La notizia dell’incontro tra G.R. e Prieto, due acerrimi nemici, rappresentanti dei due fronti in lotta durante la guerra civile, causò l’avvio di una campagna di stampa denigratoria da parte del regime. G.R. cercò di giustificarsi, scostandosi dalla nota Tripartita del marzo 1946 redatta da Stati Uniti, Regno Unito e Francia e negò di aver incontrato il presidente del PSOE.
I contatti tra monarchici e socialisti culminarono con la firma di una dichiarazione comune nell’agosto 1948 conosciuta come Patto di San Juan de Luz. Questa dichiarazione comune diede luogo alla creazione di un Comitato di coordinamento, che sopravvisse fino al 1951, ma che soffrì una grave battuta d’arresto quando fu resa pubblica la notizia dell’incontro tra Franco e don Juan di Borbone durante il quale fu deciso che il principe Juan Carlos sarebbe stato educato in Spagna.
Una volta firmati i patti bilaterali tra la Spagna e gli Stati Uniti e il Concordato con la Chiesa Cattolica nel 1953, G.R. ritornò dall’esilio. Alla fine degli anni Cinquanta fondò un partito politico chiamato Democracia social cristiana (DSC), che cercava un accordo con la sinistra democristiana di Manuel Giménez Fernández, gruppo politico creato nel 1957. La prima assemblea della DSC si svolse nel 1960, e G.R. ne fu eletto presidente.
Poco dopo G.R. fu anche nominato presidente della Asociación española de cooperación europea (AECE) che, sotto il suo mandato, incluse in seno alla giunta direttiva, non solo molti democristiani, ma anche alcuni liberali e socialisti. Quest’associazione europeista organizzò una serie di seminari incentrati intorno al tema dei rapporti tra la Spagna e l’Europa. Molti di questi incontri furono proibiti dal governo franchista.
Nel 1962 il Movimento europeo organizzò a Monaco di Baviera un congresso dedicato alla “Spagna di fronte alla CEE”. G.R. che aveva richiesto l’ingresso della DSC nella Nouvelles équipes internationales, presiedette la numerosa delegazione di europeisti arrivati dalla Spagna.
Anche in quest’occasione la stampa organizzò una campagna di stampa denigratoria, controllata dal ministero dell’Informazione spagnolo, che come aveva fatto nel 1948, accusò G.R. di essere un traditore e demagogo.
Il pretendente al trono prese le distanze dal Congresso per mezzo di una dichiarazione rilasciata dal suo Consiglio privato, guidato da José María Pemá e Alfonso García Valdecasas. Da allora in poi G.R. iniziò un processo di avvicinamento alla sinistra antifranchista, soprattutto il PSOE, e poi all’Union de fuerzas democraticas che legava socialisti, repubblicani, democristiani di sinistra e nazionalisti baschi.
G.R. delegò a Mariano Aguilar Navarro la presidenza della AECE. Questi dovette affrontare molti problemi dovuti alle posizioni assunte dalla Unión de estudiantes democristianos. Nonostante le differenze interne la Democracia social cristiana sostenne la partecipazione di G.R. alla Conferenza di Monaco di Baviera.
La rettifica di don Juan di Borbone che invitava i membri del partito a formare parte del suo Consiglio privato fu sentita da G.R. come un tradimento personale. Nel 1967 il partito di G.R. così come il gruppo di Dionisio Ridruejo stipulò un accordo con la Unión de fuerzas democráticas nonostante le resistenze al riconoscimento del diritto di autodeterminazione difeso dai nazionalisti baschi.
Nel corso di quello stesso anno la DSC assistette al congresso della Democrazia cristiana italiana svoltosi a Milano, insieme ai nazionalisti baschi e catalani, membri del gruppo spagnolo della Democrazia cristiana.
G.R. partecipò al congresso europeo dei partiti democristiani nel dicembre 1965 a Taormina che diede luogo alla creazione dell’Unione europea della Democrazia cristiana. Uno dei frutti del Congresso di Taormina fu la nascita del Gruppo democratico cristiano dello Stato spagnolo che sopravvisse fino al 1977.
Nel libro manifesto politico coordinato da G.R., Lettere al popolo spagnolo, pubblicato nel 1967, una parte è dedicata alla questione delle relazioni della Spagna con l’Europa. Il testo difende il superamento dell’isolamento spagnolo e riconosce l’inserimento della Spagna in Occidente «fino a quando non otterrà la piena integrazione nelle imprese comuni continentali che possano permettere un giorno creare la federazione dell’Europa». All’interno dell’Europa alla Spagna corrisponderebbe il ruolo di ponte con i paesi del Terzo mondo e soprattutto con l’America latina. La federazione europea costituirebbe una comunità sovranazionale caratterizzata «dall’ omogeneità politica dei popoli che la integrano» (v. Federalismo). La Spagna di Franco avrebbe dovuto adeguare le sue strutture alle richieste della Carta europea dei diritti umani (v. Convenzione europea dei diritti dell’uomo) e alla Carta sociale europea (v. anche Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori). Non mancava la consapevolezza che esistesse il pericolo che il Mercato comune «invece di agire come strumento d’integrazione», potesse convertirsi in un «colpo di mano del capitalismo contro la tendenza sociale degli Stati e il progressivo aumento di influenza dei sindacati». Per evitare questa deviazione dagli obiettivi dell’integrazione politica bisognava «lottare all’interno dell’Europa unita affinché le istituzioni comunitarie fossero sottoposte ad un autentico controllo popolare» (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).
Sin dal 1970 il Gruppo democratico cristiano dello Stato spagnolo cominciò a rivestire una certa rilevanza soprattutto nell’ambito internazionale. All’interno di questo gruppo la posizione di G.R. era minoritaria, i nazionalisti baschi e catalani tendevano a trovare maggiori punti di contatto con i principi di Izquierda democratica di Joaquín Ruiz-Giménez.
Nel 1973 i partiti politici del Gruppo democratico cristiano organizzarono un incontro nel Monastero di Monserrat, nel corso del quale la DSC si oppose alla concezione federalista dell’organizzazione territoriale dello Stato difesa dal resto dei partecipanti. G.R. riuscì a imporre una risoluzione che riservava la soluzione federalista più per l’Europa che per la Spagna. Oltre a ciò la DSC rifiutò la proposta che difendeva la nazionalizzazione delle banche poiché temeva potesse pregiudicare una futura integrazione della Spagna nella Comunità economica europea (CEE).
Come risposta alle associazioni politiche difese dal governo di Arias Navarro, il dirigente democristiano costituì la Federazione popolare democristiana (FDP) nel marzo 1975. Per quanto avesse partecipato nelle conversazioni politiche con il PSOE nel 1967, 1971 e 1974 per creare una coalizione antifranchista, la FPD di G.R. non prese parte alla Plataforma de convergencia democrática del luglio 1975 poiché non accettava che ne facessero parte anche gruppi di estrema sinistra.
In questo stesso torno di tempo si celebrarono anche le seconde giornate della Democrazia cristiana a Valencia, cui assistettero rappresentanti di questa famiglia politica provenienti da altri paesi europei e americani. G.R. si oppose all’ingresso del Gruppo democratico cristiano entrasse nella Junta democratica promossa dal PCE (Partido comunista de España).
Alla fine G.R. rimase isolato, visto che il resto dei partiti che facevano parte del Gruppo della democrazia cristiana aderirono alla Plataforma de convergencia democrática.
Nel dicembre del 1975 G.R. propose al Partido nacionalista vasco (PNV) di rivitalizzare il CFEME intendendo quell’organizzazione come un luogo d’incontro di tutti i democratici a esclusione dei comunisti.
Nel febbraio del 1976, si celebrarono a Madrid per la terza volta le giornate del gruppo democristiano, che includevano un intervento su “federalismo ed Europa”. L’intervento approvato difendeva il modello di sviluppo dell’Europa dei popoli capace di salvaguardare i diritti delle persone e delle comunità. Le giornate ebbero il sostegno di diversi politici europei tra i quali anche quello del presidente dell’Unione europea democristiana.
Nell’aprile del 1976 la Federazione popolare democratica organizzò il suo primo congresso a Segovia. G.R. lasciò la presidenza perché non condivideva il desiderio della maggioranza del partito di fare parte di un coordinamento democratico con i comunisti. Le sue divergenze con Ruiz-Giménez con cui aveva approvato la fusione dei due partiti nazionali democristiani, lo spingeranno ad abbandonare le redini del partito, di cui lasciò definitivamente la presidenza nel febbraio del 1977.
Sconfitto alle elezioni del giugno 1977, come le altre componenti del Gruppo democratico cristiano dello Stato spagnolo, G.R. abbandonò l’attività politica. Tra le sue opere ricordiamo: No fue posible la paz, Ariel, Barcelona 1968; La Monarquía por la yo luché. Páginas de un diario, 1941-1954, Madrid, Taurus 1976; e Por un estado de Derecho, Ariel, Barcelona 1968.
Abdón Mateos López (2012)