Gioventù federalista europea
Nata nel marzo del 1951 come organizzazione giovanile del Movimento federalista europeo (MFE), la Gioventù federalista europea (GFE), sin dalle origini, ebbe come suo principale obiettivo la conquista delle nuove generazioni all’ideale della federazione europea (v. Federalismo). Il suo statuto ne definiva i rapporti col MFE, improntati da un lato alla necessità di uniformarsi all’azione politica di questo, dall’altro all’esigenza di conservare una propria autonomia organizzativa e di gestione.
Negli anni della battaglia per la Comunità europea di difesa (CED) e per la Comunità politica europea (CEP), il movimento crebbe rapidamente, passando dalle 70 sezioni dell’aprile 1952 alle 316 dell’aprile successivo. A differenza del MFE, la GFE era però più legata ai partiti e al contesto politico nazionale, e ciò finiva col limitarne per certi versi la capacità d’azione. In particolare, erano stati instaurati rapporti piuttosto stretti con le organizzazioni giovanili di Democrazia cristiana (DC), Partito liberale italiano (PLI), Partito repubblicano italiano (PRI) e Partito socialista democratico italiano (PSDI).
L’organizzazione fu messa a dura prova dal fallimento della CED, quando i federalisti vennero chiamati al difficile compito di definire una nuova strategia e si spaccarono tra aderenti e contrari al “nuovo corso” spinelliano (v. anche Spinelli, Altiero). Nel 1957, l’eccessiva prudenza del gruppo dirigente della GFE portò a un vero e proprio scontro con il MFE. L’anno successivo, al Congresso di Castellammare di Stabia la situazione cambiò con la vittoria di quanti volevano collocare la GFE all’avanguardia della lotta federalista e l’elezione di Giulio Guderzo a segretario nazionale.
Alla fine degli anni Cinquanta la denuncia dei limiti dei Trattati di Roma e l’impegno a fianco del MFE nel Congresso del popolo europeo (CPE) costituirono i punti qualificanti dell’azione della GFE, che si confuse con l’organizzazione adulta al punto da venirne assorbita, in Italia come nel resto d’Europa.
A partire dal 1963 i giovani federalisti italiani riaprirono il dibattito sulla loro organizzazione “autonoma” e negli anni successivi rinacquero gruppi giovanili federalisti in diverse città italiane, a cominciare da quello pavese costituitosi nel febbraio del 1964. Pur in assenza di una struttura giovanile indipendente a livello nazionale e internazionale, già alla metà degli anni Sessanta essi seppero comunque giocare un ruolo importante sia nell’impegno democratico contro i rigurgiti di neofascismo, sia nell’organizzazione – in collaborazione con l’Association europeénne des enseignants (AEDE) (v. Associazione europea degli insegnanti) – delle Giornate europee della scuola, sia, infine, nei contatti con il nascente movimento studentesco. Seguirono poi le azioni alle frontiere, il sostegno alla campagna per il censimento del popolo europeo e per le Elezioni dirette del Parlamento europeo e le iniziative contro il servizio militare obbligatorio.
In quella fase, l’organo rappresentativo dei giovani era la Commissione italiana giovanile (CIG), ma il suo ruolo era soprattutto di carattere organizzativo. Ciò non impedì comunque alcune coraggiose aperture a sinistra, nonché l’elaborazione della strategia dei cosiddetti “controvertici”, in aperta polemica con i vertici europei dei capi di Stato e di governo.
Negli anni Settanta, la GFE si distinse nell’organizzazione di alcune importanti manifestazioni di piazza, spesso in collaborazione con il MFE: tra queste devono essere ricordate almeno quella di Roma del 1° dicembre 1975, in occasione del Consiglio europeo chiamato a decidere la data dell’elezione del Parlamento europeo, e quella di Strasburgo del 17 luglio 1979, all’apertura del primo Parlamento europeo eletto direttamente dai cittadini. In quegli anni la GFE promosse una linea politica basata sull’unità d’azione con il MFE e l’Union européenne des fédéralistes (UEF) (v. Unione europea dei federalisti) al fine di creare un fronte comune nelle grandi battaglie europeiste, come ad esempio quella sulla moneta europea o la campagna “1.000.000 di aderenti per l’Europa”.
Altre iniziative vennero quindi dedicate alle tematiche della disoccupazione giovanile, della cittadinanza federale europea e del pacifismo, nonché al sostegno dell’azione riformatrice di Altiero Spinelli nel Parlamento europeo (v. anche Club del Coccodrillo). Il V congresso nazionale della GFE, che segnò il momento conclusivo del suo processo di ricostruzione, si svolse a Rovigo nell’aprile del 1982, a quasi 25 anni di distanza dal precedente congresso, ponendo al centro del dibattito il rilancio dell’organizzazione e, in particolare, della sua politica culturale e di reclutamento.
I risultati non si fecero attendere. Già il VII congresso nazionale, svoltosi a Montecatini nel marzo del 1985, aveva dedicato una speciale attenzione ai problemi organizzativi derivanti dalla forte crescita del movimento, oltre a sottolineare l’importanza del nuovo periodico della GFE, “Il dibattito federalista”, e a impegnarsi nell’organizzazione della manifestazione di Milano del 29 giugno in occasione del Consiglio europeo chiamato a pronunciarsi sulla questione delle riforme istituzionali. Non si spegnevano invece le tensioni dentro la Jeunesse fédéraliste europeénne (JEF), l’organizzazione internazionale dei giovani federalisti, tanto che in novembre i rappresentanti italiani, assieme a francesi, belgi e a una parte dei tedeschi diedero vita al Gruppo di Ventotene, una sorta di minoranza interna organizzata.
Alla fine degli anni Ottanta la GFE s’impegnò ancora a fianco del MFE nella battaglia per assegnare un mandato costituente al Parlamento europeo che avrebbe dovuto essere eletto nel 1989. Ma i tempi stavano ormai cambiando e le speranze di un rapido avanzamento dell’integrazione europea lasciavano il passo a prospettive di più lungo periodo (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Così gli anni Novanta furono caratterizzati dal calo degli iscritti e, di conseguenza, dalla minore capacità di incidere sulla scena politica. La battaglia federalista continuò comunque con la proposta di una Costituzione europea e il sostegno all’Unione economica e monetaria, mentre emergeva con forza la necessità di rafforzare il dialogo e il confronto con la società civile e le altre organizzazioni giovanili, in particolare, a partire dal Congresso di Formia dell’agosto 2001, con il movimento new global.
Guido Levi (2008)