Gran commissione del Parlamento
I 200 membri del Parlamento unicamerale finlandese, l’Eduskunta, vengono eletti per un mandato di quattro anni da un collegio elettorale uninominale (la provincia di Åland) e da quattordici collegi elettorali plurinominali. La natura dell’attività parlamentare unitamente al modello frammentato del sistema partitico hanno favorito uno stile politico consensuale, con relazioni tra governo e opposizione basate innanzitutto sul compromesso e su negoziati interpartitici. Diversamente dalla politica interna, dove l’influenza dell’opposizione si è indebolita a partire dai primi anni Novanta, sui temi riguardanti l’Unione europea e la politica estera l’obiettivo di costituire larghe maggioranze garantisce che le opinioni dei partiti di opposizione non siano completamente ignorati.
L’attività decisionale del Parlamento si basa sulla costante interazione tra gruppi partitici e commissioni. La maggior parte dell’attività legislativa si svolge all’interno delle Commissioni, soprattutto l’esame dettagliato delle iniziative del governo. La delibera della Commissione è obbligatoria e precede la fase plenaria. Secondo l’articolo 40 della Costituzione, «le proposte del governo, le mozioni dei rappresentanti, le relazioni sottoposte al Parlamento e altre questioni, previsti dalla Costituzione o dal regolamento parlamentare devono essere istruiti dalle Commissioni prima di essere presi in esame dal Parlamento in seduta plenaria». Le Commissioni si riuniscono a porte chiuse, ma possono rendere noti al pubblico i verbali qualora ciò risultasse necessario per raccogliere importanti informazioni.
Recenti riforme costituzionali hanno parlamentarizzato il sistema politico finlandese, consentendo al governo e al primo ministro di uscire dall’ombra del presidente e diventare i leader del processo politico. L’adesione all’Unione europea (v. Criteri di adesione) ha quindi rappresentato una sfida per il parlamento, preoccupato che la sua posizione non risultasse indebolita a seguito delle dinamiche del processo politico dell’UE. Nel 1990, quando in seno all’Eduskunta erano già stati effettuati alcuni adattamenti in funzione dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), la Commissione per gli Affari esteri richiese che il Parlamento e in particolare le sue commissioni permanenti avessero accesso alle informazioni e potessero influenzare la politica nazionale nel processo decisionale relativo allo Spazio economico europeo. L’obiettivo era garantire all’Eduskunta una posizione di potere nell’ambito del processo decisionale UE per ciascuna legislatura nazionale. D’altro canto, gli emendamenti costituzionali miravano al rispetto della separazione tra i rami esecutivo e legislativo; fu accordato al Parlamento il diritto di partecipare alla formulazione della politica nazionale nelle questioni UE e al governo di decidere su tali questioni e rappresentare la Finlandia a livello europeo.
La Gran commissione e la Commissione per gli Affari esteri sono i principali organismi incaricati delle questioni europee; la prima costituisce l’equivalente della Commissione per gli Affari europei ed è presente in tutti i Parlamenti nazionali degli Stati membri dell’UE. La Gran commissione è costituita da 25 membri e 13 sostituti. Inoltre, il deputato che rappresenta le Isole Åland ha sempre diritto a partecipare alle riunioni della Commissione. La Commissione si riunisce generalmente il mercoledì e il venerdì, con riunioni che durano in media dalle due alle due ore e mezza. La Gran commissione tende ad attirare importanti membri dell’Eduskunta.
La Gran commissione partecipa alla formulazione delle politiche nazionali sulle decisioni prese a livello europeo, istruisce i ministri che partecipano alle riunioni del Consiglio dei ministri e verifica il comportamento dei rappresentanti finlandesi in seno al Consiglio europeo.
Sebbene l’Eduskunta non possa essere definito come un organismo legislativo dal forte peso politico sulla legislazione interna, esso ha sottoposto il governo a un esame abbastanza rigoroso sulle questioni UE. Il potere di verifica dell’Eduskunta ha quattro punti forza: la sua posizione è regolamentata dalla Costituzione; è entrato relativamente presto nel processo legislativo dell’UE; gode di accesso illimitato alle informazioni di fonte governativa; la responsabilità di preparare e monitorare le questioni europee viene sottodelegata a commissioni specializzate. In particolare la decentralizzazione della verifica e della formulazione politica trasferite così alle commissioni permanenti aumenta le possibilità per l’intero Parlamento di influenzare la posizione del governo. La delega di potere alle commissioni permanenti avvantaggia sia il governo che i deputati dell’opposizione, poiché un forte sistema di commissioni favorisce un controllo efficiente del governo. Accordi più centralizzati che conferiscono un ruolo molto minore alle commissioni specializzate, come quelli stabiliti dalla maggioranza degli Stati membri, non consentono di beneficiare dell’esperienza cumulativa delle commissioni permanenti. Un sistema decentralizzato, d’altro canto, coinvolge tutti i rappresentanti nelle questioni UE. Un altro aspetto di fondamentale importanza è l’accesso praticamente illimitato, e costituzionalmente regolamentato dal governo, alle informazioni, soprattutto perché le regole costituzionali incoraggiano il governo a fornire volontariamente all’Eduskunta informazioni, senza bisogno di alcuna richiesta specifica da parte dei deputati del Parlamento.
L’attività di verifica della Commissione sulle questioni europee differisce, per un importante aspetto, dalla normale elaborazione della legislazione interna: sia nella Gran commissione che nelle commissioni specializzate la dimensione governo-opposizione non svolge l’unico ruolo determinante. Diversamente da coalizioni a maggioranza stabile dove il potere dell’opposizione può essere escluso, la tradizionale divisione tra governo e opposizione spesso sfuma sulle questioni europee poiché la divisione tra favorevoli e contrari all’integrazione è trasversale agli schieramenti di sinistra e di destra. La Gran commissione si è rifiutata di controfirmare automaticamente le decisioni del governo e ha premuto affinché tutte le informazioni pertinenti fossero messe a disposizione dei rappresentanti del governo e dell’opposizione su basi paritarie. L’obiettivo principale è quello di raggiungere l’unanimità parlamentare – e quindi nazionale – o almeno un largo consenso che possa tradursi in una maggiore influenza in seno al Consiglio dei ministri UE. La coalizione governativa multipartitica, unitamente al ruolo accordato all’opposizione nella Gran commissione favorisce un ampio sostegno all’azione del governo a livello europeo.
Tapio Raunio (2012)