Groote, Paul de
G. (Bruxelles 1905-ivi 1997), dopo aver terminato gli studi di ingegneria all’Université Libre di Bruxelles (ULB) parte per il Congo, dove ha inizio la sua carriera coloniale nell’Union nationale des transports fluviaux du Congo (UNATRA), poi nell’Office d’exploitation des transports coloniaux (OTRACO). A partire dal 1930 assume l’incarico di segretario generale dell’Ufficio di coordinamento dei trasporti coloniali per ferrovia, strade, acqua e aria. Continua ad occuparsi del settore relativo all’organizzazione dei trasporti in Congo fino al 1940.
Dall’anno accademico 1934-1935 tiene anche il corso di tecnologia dei trasporti alla scuola commerciale Solvay dell’Université Libre di Bruxelles. Il 1° ottobre 1941 è nominato professore straordinario, poco prima della chiusura dell’Università decisa il 25 novembre dello stesso anno. Si impegna nella Resistenza aderendo al Groupe G, nato all’interno dell’ULB, che ha il compito di sabotare lo sforzo industriale tedesco in Belgio. De Groote è incaricato di “ricevere” il denaro inviato dagli Alleati e di convertirlo in moneta belga.
Alla fine del conflitto rappresenta il Belgio presso l’Alto comando alleato per le questioni relative ai trasporti. Crea e dirige l’Ufficio di regolazione dei trasporti in Belgio ed è anche amministratore e presidente dell’Organizzazione europea dei trasporti interni. Nel 1945 entra nel comitato permanente della Société nationale des chemins de fer del Belgio. Cooptato come senatore socialista nel 1946, è nominato ministro della Riorganizzazione nazionale nel governo di Camille Huysmans (2 agosto 1946-13 marzo 1947). In seguito è incaricato del coordinamento economico e della riorganizzazione nazionale nel secondo governo guidato da Paul-Henri Spaak (20 marzo 1947-19 novembre 1948) e del coordinamento economico nel governo Spaak III (27 novembre 1948-27 giugno 1949). Si tratta di recuperare il tempo perduto durante la guerra: rinnovare le infrastrutture materiali dell’industria, promuovere la qualificazione del personale di produzione e rilanciare la ricerca. In questa prospettiva G. propone di associare le imprese di uno stesso settore per mettere in comune i loro sforzi di ricerca. Vengono creati i centri di ricerca collettivi noti come Centres de Groote, incaricati di promuovere e coordinare il progresso tecnico attraverso la ricerca scientifica (decreto legge detto de Groote del 30 gennaio 1947). Questi centri saranno autentici strumenti di promozione dell’innovazione industriale.
All’ULB G. è incaricato dal 1945 dei corsi di Organizzazione dei porti e politica dei trasporti marittimi e di Regime economico del Belgio, che vertono in particolare sul bilancio energetico del paese; poi nel 1947 del corso sullo sfruttamento delle ferrovie. Diventa membro del consiglio d’amministrazione dell’ULB nel 1946 e presidente dal 1952 al 1958.
Sul piano politico ottiene un nuovo mandato di senatore cooptato il 29 ottobre 1949, ma si dimette dalle sue funzioni l’11 novembre 1952. In questo contesto interviene nel dibattito che precede il voto della legge per approvare il Trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). G. si dichiara «personalmente favorevole al Piano Schuman», che considera un «progresso internazionale molto serio» al quale il Belgio potrebbe partecipare con «profitto morale e materiale». La partecipazione a questa “politica espansionistica nuova” presuppone tuttavia una riorganizzazione preliminare dell’economia carbonifera belga per il suo adattamento alle nuove condizioni create dal Piano. In questo senso G. propone una serie di emendamenti alla legge d’approvazione, affinché il Parlamento e il governo belgi si impegnino a mettere in atto gli sforzi necessari in concomitanza con l’approvazione del trattato (v. Trattato di Parigi). Il gruppo socialista alla fine si astiene, in quanto gli emendamenti proposti da G. non raccolgono il sostegno auspicato.
Nel 1955 G. è presidente del Conseil central de l’économie. Nel 1956 è nominato vicepresidente della Commission nationale pour les études de l’utilisation pacifique de l’énergie nucléaire, poi nel 1957 è vicepresidente del Centre d’études de l’énergie atomique. Svolge anche la funzione di presidente della commissione di esperti della CECA per la creazione di centrali minerarie in Belgio ed è membro della Commissione consultiva dell’energia presso l’Organizzazione europea per la cooperazione economica.
In seguito il Belgio nomina G. commissario nella commissione della Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom) (v. anche Commissione europea), mentre il cattolico Albert Coppé e il liberale Jean Rey diventano membri della Commissione della Comunità economica europea (CEE). G. svolge le sue funzioni dal gennaio 1958 fino alla fusione degli esecutivi nel 1967. Sebbene l’organizzazione della Commissione Euratom si fondi soprattutto su un funzionamento collegiale, la supervisione delle direzioni generali è suddivisa tra i commissari. A G. sono affidati i settori dello sviluppo, della ricerca e dell’insegnamento, dell’industria e dell’economia, e della diffusione delle conoscenze, condividendo ciascuna di queste responsabilità con un altro collega. È anche membro del consiglio d’amministrazione dell’Ufficio statistico delle Comunità europee. G. sarà anche incaricato della presidenza del gruppo interesecutivo per la ricerca creato nell’ottobre 1965 (da cui si dimette il 13 ottobre 1966). Questo gruppo consente, tra l’altro, di assicurare il rapporto con il gruppo Politique de recherche scientifique et technologique (PREST) del Comitato di politica economica a medio termine. Inoltre partecipa al gruppo interesecutivo per l’energia: entrambi i gruppi si sciolgono in seguito alla fusione degli esecutivi comunitari.
Durante questi anni, con Jules Guéron a capo della divisione Ricerca, viene gradualmente a costituirsi il Centro comune di ricerca (CCR) che conta quattro istituti. Due sono definiti “a competenza generale”, il principale a Ispra (Italia) e l’altro a Petten (Paesi Bassi). Si aggiungono l’Ufficio centrale di misurazioni nucleari a Geel e l’Istituto europeo dei transuranici a Karlsruhe (Germania). Nell’ottobre 1966 G. redige un memorandum “Sulle esperienze acquisite dall’Euratom per una politica comune in materia di ricerche scientifiche e tecniche”. Sottolinea che «l’Euratom ha potuto conoscere, in modo relativamente preciso, lo scetticismo, le inerzie, le inibizioni che frenano nell’ambito del nucleare lo sviluppo della ricerca» e delinea un bilancio delle lezioni che se ne possono trarre e dei mezzi efficaci per eliminare quest’inerzia nei confronti delle innovazioni. G. difenderà sempre il ruolo di questa Comunità poco sostenuta dall’opinione pubblica, una comunità tecnica che per di più si occupa di innovazione. All’interno della Commissione «G., ingegnere di formazione, aiuta costantemente i suoi colleghi ad affrontare i problemi tecnici. Uomo affabile, sorridente, colto, è stato il solo ad aver avuto l’opportunità di lavorare prima del 1958 con Louis Armand, che era stato a capo della Société nationale des chemins de fer français prima di diventare presidente della Commissione Euratom» (v. Condorelli-Braun, 1972, p. 158).
Dopo aver lasciato la Commissione CEEA G. diventa commissario all’energia atomica (per il Belgio), commissariato che dipende dal ministero degli Affari esteri (1969-1971). Continua a insegnare all’ULB, in particolare all’Institut d’études européennes, dove dal 1963 tiene il corso di Questioni speciali relative alle organizzazioni europee. Nel 1964 diventa anche presidente del comitato direttivo e poi presidente dell’istituto (1970-1972).
Fra le sue numerose attività G. è stato anche membro del comitato belga della Lega europea di cooperazione economica.
La sua carriera accademica e politica è caratterizzata dallo studio dei problemi relativi alla tecnologia dei trasporti e dell’energia in una prospettiva economica livello sia nazionale che europea. La dimensione europea non è secondaria, in quanto il progetto comunitario ha bisogno di uomini d’azione: si tratta di «volere la Comunità europea. I paesi chiamati a costituire la Comunità europea non sono isotropi né per la natura del loro suolo né per il pensiero politico delle loro rispettive popolazioni. Il nazionalismo di alcuni di loro e il loro senso della sovranità nazionale determinano dei comportamenti umorali che gli artefici della costruzione europea devono imparare a superare. Possono farlo mettendo in opera istituzioni appropriate, ma queste, per poter risultare fruttuose, devono essere animate da persone informate, sensibili, capaci di decidere e di agire» (de Groote, 1990, p. 187).
Natacha Wittorski (2010)