Heineman, Dannie
H. (Charlotte, North Carolina 1872-Greenwich, Connecticut 1962) trascorse gran parte della sua vita professionale in Belgio come amministratore della Société financière de transports et d’entreprises industrielles (Sofina). In questa veste segnò profondamente la storia economica, finanziaria e industriale del paese. I suoi genitori, ebrei di origine tedesca, emigrarono negli Stati Uniti intorno al 1870 per promuovere un’azienda di tabacco da masticare. Nel 1880, dopo la morte del padre, il giovane H. raggiunse Hannover, città natale della madre, dove continuò gli studi alla Technische Hochschule laureandosi nel 1894. Dapprima lavorò presso la ditta Schuckert, poi all’Union Elektrizitäts-Gesellschaft di Berlino – impresa legata alla General Electric americana, per la quale H. studiò l’elettrificazione delle tranvie a Liegi e a Napoli e la costruzione di una centrale a Coblenza – e nel 1901 fu chiamato da Ernest Urban, presidente della Société générale belge d’entreprises électriques, ad assumere la direzione della filiale Matériel et installation électriques G. Bohy che avrebbe costruito, tra l’altro, le centrali di Saint-Gilles, Gand e Bruxelles nonché le tranvie di Bruxelles. Nel 1905, notato dal senatore Victor Fris, H. fu invitato ad assumere la direzione della Société financière de transports et d’entreprises industrielles (Sofina). Fu una scelta intelligente, perché questa modesta società a portafoglio – creata nel 1898 per iniziativa del tedesco Emil Rathenau, presente nel settore delle tranvie come filiale del trust tedesco dell’elettricità Allgemeine Elektrizitäts-Gesellschaft (AEG) – avrebbe avuto per impulso di H. uno sviluppo e una diffusione prodigiosi a livello internazionale.
L’ingegnere americano capì prontamente che l’avvenire del settore elettrico era legato non solo allo sviluppo della produzione dell’energia propriamente detta, ma anche allo sfruttamento delle sue diverse applicazioni. La Sofina divenne una società di gestione capace di creare servizi tecnici e di assumere il controllo di imprese concorrenti. Tra il 1905 e il 1914 H. estese le attività della Sofina alla maggior parte dei paesi europei e dell’America latina grazie alla produzione di elettricità e alla costruzione di reti tranviarie: Barcellona (1905), Bilbao e Szegedin (1906), Buenos Aires (1907), Bologna (1909), Rosario e Costantinopoli (1911), Bangkok (1912), Lisbona (1913). Nel 1913 assunse la direzione del consiglio d’amministrazione della Sofina, divenuta un trust internazionale di grande prestigio.
Durante la Grande guerra H. mandò avanti le sue diverse attività industriali, preoccupandosi anche della disastrosa situazione del Belgio occupato. In seguito alla richiesta dell’ambasciatore americano a Bruxelles, Brand Whitlock, si occupò del rimpatrio dei suoi compatrioti e si interessò anche delle sorti della popolazione civile minacciata dalla carestia. Con il sostegno degli ambasciatori americano e spagnolo nella contribuì alla creazione di due istituzioni incaricate dell’approvvigionamento della popolazione: il Comité national de secours et d’alimentation (CNSA), animato dall’industriale Ernest Solvay e dal banchiere Emile Francqui, in collaborazione con la Commission for relief in Belgium (CRB) dell’americano Herbert Hoover. Dopo aver ottenuto dalle autorità occupanti tedesche la garanzia dell’effettiva distribuzione dei viveri in Belgio, H. mise a disposizione del Comité d’alimentation della CRB una parte degli uffici della Sofina, situati in rue de Naples a Ixelles, e della Compagnie mutuelle de tramways. Dopo essersi allontanato da Francqui, H. dovette affrontare una campagna di stampa nazionalista e un processo intentato da alcuni uomini d’affari belgi, che gli rimproveravano i legami con l’industria elettrica tedesca in qualità di membro del consiglio d’amministrazione dell’AEG. H. ottenne un non luogo a procedere, ma dovette dimettersi dalla presidenza della Sofina e da numerosi altri consigli aziendali tra cui, in particolare, quello della Compagnie mutuelle de Tramways. Se la nazionalità americana lo salvaguardò durante l’occupazione, le sue origini tedesche, la difesa degli interessi rappresentati dalla Sofina e le agevolazioni ottenute dagli occupanti suscitarono talvolta forti sospetti. Ciononostante, alla fine della guerra H. rilanciò l’espansione della Sofina all’estero, acquisendo da una compagnia tedesca la gestione tecnica e finanziaria di importanti società di elettricità attive nell’America del Sud ponendole sotto il controllo di una società spagnola fondata nel 1920, la Compañia hispano-americana de electricidad (Chade), e partecipò alla creazione della Sidro, assicurandosi il controllo della Barcelona Traction Light and Power Cy, della Mexico Tramways Cy, poi della Mexican Light and Power Cy.
Parallelamente H. sviluppò le attività del gruppo in Belgio, creando la Société d’électricité de la Région de Malmédy (Serma) e costruendo le prime installazioni idroelettriche del paese. Nel quadro della razionalizzazione del settore elettrico belga strinse un accordo di collaborazione con la Société générale de Belgique e partecipò alla creazione di un consorzio dei diversi gruppi azionari della società Electrobel. Fondò anche, a partire dall’Union électrique e dalle Usines Carels Frères, la Société d’électricité et de mécanique, che assorbirà le officine di costruzione elettrica Van de Kerchove. Infine, nel 1920 contribuì alla creazione della Compagnie international pour la fabrication mécanique du verre, in collaborazione con la Société Générale de Belgique e la Banque de Bruxelles, e pubblicò uno studio dal titolo An International Clearing House, in cui proponeva la creazione di un istituto centrale di credito interno alla Società delle Nazioni.
Dalla metà degli anni Venti H. si interessò dei problemi legati alla ricostruzione economica europea e del progetto di federazione del continente (v. Federalismo). Le sue riflessioni relative allo sviluppo del settore elettrico non mancarono di esercitare una qualche influenza sul ceto dirigente del paese. Consigliere ufficioso dei sovrani Alberto I e Leopoldo III, H. conosceva bene Émile Vandervelde, capo del Parti ouvrier belge (POB), e nel consiglio d’amministrazione della Sofina sedeva regolarmente a fianco di due grandi personaggi politici cattolici, Paul van Zeeland e Aloïs Van de Vijvere. Inoltre, fornì un sostegno tutt’altro che trascurabile alla Section belge de l’Union Paneuropéenne (UBSPE) (v. anche “Paneuropa”), che si stabilì in Belgio nel maggio 1926 in seguito ad una conferenza tenuta alla Fondation Universitaire dal carismatico conte Richard Coudenhove-Kalergi. Come tesoriere della sezione belga – che annoverava anche Jules Destrée, Frans van Cauwelaert, Paul-Emile Janson e Aloïs van de Vijvere –, H. appariva molto vicino a Coudenhove-Kalergi, con il quale intrattenne una fitta corrispondenza. Nel quadro delle attività paneuropee della sezione belga l’ingegnere incontrò Francis Delaisi, all’epoca segretario del comitato francese di Paneuropa. Affascinato dalle idee che l’economista francese aveva brillantemente esposto nel saggio Les contradictions du monde moderne (1925), H. invitò Delaisi a pubblicare uno studio sull’elettricità fornendogli i dati e le risorse materiali necessari alle sue indagini nei diversi paesi. Il 28 settembre 1927 scrisse a Coudenhove-Kalergi: «Poiché è soprattutto lo sviluppo dell’elettricità che svolgerà un ruolo preponderante non solo nell’economia nazionale, ma anche nell’economia e nelle relazioni internazionali, credo che un libro del genere, ben concepito e ben compreso, potrà essere d’aiuto al riavvicinamento tra i popoli almeno in certi settori». Les deux Europes, che uscì a Parigi nel 1929 con la prefazione di H., si pronunciava a favore di un avvicinamento fra uomini d’affari, economisti e tecnici per creare una sinergia in grado di contrastare gli effetti della crisi economica, e dimostrava che un’Europa dell’elettricità era suscettibile di colmare il divario fra l’Europa industrializzata e l’Europa agricola (v. Heineman, 1929, pp. 18-19). Se pure quest’opera non fu stampata sotto l’egida del movimento paneuropeo come si era ipotizzato nel 1927, la rivista “Paneuropa” ne pubblicò ampi stralci.
H. tornò più diffusamente sulle sue idee in occasione di due conferenze tenute alla fine del 1930 a Colonia e a Barcellona: «Abbassando il prezzo di costo dei prodotti manufatti, aumentando la produzione e il potere d’acquisto delle popolazioni agricole, l’elettricità può ristabilire l’armonia economica spezzata tra le due Europe. Lo squilibrio provocato dal cavallo-vapore sarà risanato dal kilowatt […] Sono convinto e vi vorrei convincere che una felice combinazione della tecnica elettrica con la tecnica delle strade e dei trasporti e con la tecnica del credito è sufficiente a raddoppiare in qualche anno il benessere e il potere d’acquisto di 140 milioni di contadini nell’Europa orientale e mediterranea. […] Un’intesa europea è necessaria. E si farà» (v. Heineman, 1931, pp. 40-43, 53).
Se «l’ingegnere americano è estraneo alle faccende politiche», come affermava Émile Vandervelde in “L’Avenir social” del novembre-dicembre 1929, era anche innegabile la sua notevole influenza sui ceti dirigenti del paese. Del resto, le sue idee furono riprese nella nota indirizzata dal governo belga al Comitato di studi per l’Unione europea della Società delle Nazioni, che si riunì a Ginevra nel gennaio 1931 in relazione al Piano Briand. Fernand Vanlangenhove, amico di H. e segretario generale del ministero degli Affari esteri, provvide a far inviare una copia dell’Esquisse d’une Europe nouvelle, pubblicato a Bruxelles nel 1931, ad ognuna delle sedi diplomatiche del Belgio in Europa. Il senatore socialista Henri Rolin non mancava di rilevare in una nota indirizzata al POB sul memorandum di Briand (11 giugno 1930) che Irénée Van der Ghinst, vero cardine dell’europeismo in Belgio, gli aveva segnalato l’applicazione speciale suggerita da un grande capitano d’industria belga, H., in un Rapporto della Sofina del 24 aprile 1930: «L’elettricità deve valorizzare le forze inestinguibili delle risorse idrauliche, ricavarne tutta l’energia possibile, fissando riserve regolatrici, compensazioni fra bacini idrografici, interconnessioni con le centrali termiche. Il giorno in cui le reti nazionali dell’elettricità saranno collegate fra loro in tutta l’Europa industriale, potenti centrali termiche si appoggeranno sui grandi castelli d’acqua dell’Europa. La Svezia e la Finlandia da una parte, i Pirenei, le Alpi, i Carpazi dall’altra – e l’elettrificazione di un continente sarà assicurata con un minimo di spreco».
Al di là delle sue riflessioni sull’elettrificazione del continente europeo, è interessante notare come H. lavorasse agli studi e al finanziamento delle opere idroelettriche sulla piattaforma girevole della rete elettrica francese (1931) e desse un importante contributo alla creazione di un consorzio internazionale per la gestione della Berliner Kraft und Licht A.G. Nel 1938 fece entrare la Sofina nel capitale di un’impresa americana di servizi pubblici, la Middle West Corporation. Da questo momento e fino alle soglie della Seconda guerra mondiale, H. organizzò la protezione dei beni della Sofina e fornì il suo sostegno agli ebrei perseguitati dal regime nazista – ne beneficiano, tra gli altri, Albert Einstein e Konrad Adenauer. Nel luglio 1940 tornò negli Stati Uniti, dove dopo il 1945 cercò di opporsi al tentativo di un gruppo spagnolo di impadronirsi della Barcelona Traction. Lavorò ancora alla riorganizzazione finanziaria e tecnica della Mexican Light and Power Cy, alla razionalizzazione del settore elettrico francese e al progetto di fusione delle società Electrobel e Sofina (1954).
Difficile da definire, l’influenza dell’ingegnere americano trascende senz’altro il ristretto quadro cronologico del periodo fra le due guerre: molto vicino ad Adenauer negli anni Trenta, il suo progetto di un’Europa dell’elettricità prefigurava in un certo senso le realizzazioni europee successive al 1949, come la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). Ma questo fervente promotore di una federazione europea fondata su un’integrazione settoriale si rammaricava spesso di non essere ben compreso: «Ma penso che forse alcuni di voi si stupiranno nel sentirmi parlare a favore della Federazione europea. Molti in effetti si immaginano che se l’Europa deve unirsi, è soprattutto per difendersi dalla Federazione americana, per lottare contro quella che viene definita l’egemonia americana. La natura umana è fatta in modo tale per cui la maggior parte degli uomini non concepisce l’unione se non per combattere» (v. Heineman, 1931).
Geneviève Duchenne (2010)