Heuss, Theodor
H. nacque il 31 gennaio 1884 a Brackenheim nei pressi di Heilbronn, terzo e ultimo figlio del funzionario governativo Louis Heuss e di sua moglie Elisabeth. Nel 1890 la famiglia si trasferì a Heilbronn, dove H. iniziò a frequentare il liceo classico.
Cresciuto in una famiglia tradizionalmente legata al liberalismo politico, H. assistette fin dall’infanzia a discussioni politiche. Il nonno, attivista nella rivoluzione del 1848-1849, e il padre Louis H. – sostenitore della Deutsche Volkspartei (DVP), il partito democratico liberale della Germania meridionale – prepararono il terreno alle idee politiche di H. Durante i suoi studi egli aderì al liberalismo sociale di Friedrich Naumann e all’associazione Nationalsozialen Verein da lui fondata. Di fronte ai problemi socio-politici dell’impero tedesco la politica di Naumann offriva un liberalismo più aggiornato che cercava di avvicinarsi alla socialdemocrazia. La figura di Naumann ebbe un influsso determinante sulle scelte politiche e private del giovane H.
Dopo l’esame di maturità conseguito nel 1902, H. frequentò la facoltà di Economia politica all’Università di Monaco con un allievo di Naumann, Lujo Brentano, e nel 1905 conseguì il dottorato. Trasferitosi a Berlino, si dedicò al giornalismo e diventò dal 1905-1912 collaboratore del settimanale di Naumann “Die Hilfe”. Nel circolo dello stesso Naumann conobbe anche Elly Knapp, figlia dell’economista Georg Friedrich Knapp. Il matrimonio tra i due fu celebrato nel 1908 a Strasburgo da Albert Schweitzer. La coppia ebbe un figlio, Ernst Ludwig.
A partire dal 1903 H. divenne membro della Freisinnige Volksvereinigung (Unione popolare liberale) e dal 1910 fino al 1918 della Fortschrittliche Volkspartei (Partito popolare progressista), entrambi collegati a Naumann. Nel 1906 fu volontario nella campagna elettorale del consiglio di Württemberg e aiutò Naumann a ottenere il mandato nel collegio elettorale di Heilbronn per la Camera dei deputati del Reich (Reichstag). La candidatura di H. alle elezioni del consiglio di Württemberg del 1912 non ebbe, però, alcun successo.
Nel 1912 H. ritornò a Heilbronn come caporedattore prima del giornale “Neckar-Zeitung” e poi della rivista “März”, fondata da Hermann Hesse e Ludwig Thoma. Benché convinto della legittimità e della vittoria dall’impero tedesco, H. non fu chiamato alle armi durante la Prima guerra mondiale a causa di una lesione al braccio. Nel 1918, ancora prima della fine della guerra, lasciò Heilbronn e diventò membro dell’amministrazione del Deutscher werkbund, un’organizzazione di artigiani, architetti e industriali che si proponeva di migliorare il design e la qualità dei prodotti.
Dopo la guerra e il declino dell’impero H. si oppose a qualsiasi movimento rivoluzionario, vedendo nella rivoluzione una seria minaccia per il consolidamento dei fondamenti democratici. Fallì, però, il suo tentativo di farsi eleggere nel Consiglio nazionale di Weimar, istituito per disegnare la nuova Costituzione.
Fedele ai principî della Repubblica di Weimar, H. aderì nel 1918 al nuovo partito creato da Naumann, la Deutsche Demokratische Partei (il primo nucleo di quella che 1930 si chiamerà la Deutsche Staatspartei, per la quale fu eletto nel Reichstag dal 1924 al 1928, dal 1930 al 1932 e dal 1932 al 1933). Accanto alle varie attività politiche, H. coltivava molteplici interessi culturali, pedagogici e giornalistici. Dal 1920-1933 insegnò alla Scuola superiore di politica di Berlino e pubblicò nel 1926 il volume Staat und Volk (“Stato e popolo”). Dal 1918 al 1922 fu redattore del settimanale “Deutsche Politik”, dal 1923-1926 della rivista “Die deutsche Nation”. Le concezioni politiche di H. in quegli anni erano ispirate a un nazionalismo democratico che vedeva nella creazione di un forte Stato nazionale tedesco la condizione essenziale per garantire l’unità interna ed esterna del popolo tedesco.
Nel 1932 H. pubblicò il libro Hitlers Weg (“Il percorso di Hitler”), che ebbe grande successo, ma fu proibito e pubblicamente bruciato nel maggio del 1933. Nel suo tentativo di individuare e analizzare le cause e i metodi del nazionalsocialismo, H. sottovalutò la dinamica e la violenza del movimento nazionalsocialista, nutrendo una eccessiva fiducia nel liberalismo della borghesia. Ancora nel 1932, dopo che il suo partito liberale nelle elezioni di luglio ebbe ottenuto solo l’1% dei voti, H. continuò a essere convinto che la borghesia avrebbe potuto combattere Hitler e ritrovare se stessa.
Questa errata valutazione del pericolo totalitario spiega perché H., benché contrario, il 23 marzo 1933 votasse insieme al suo piccolo gruppo parlamentare, la Staatspartei, in favore della legge che conferiva pieni poteri a Hitler escludendo dall’attività legislativa sia il Reichstag sia il Reichsrat (il consiglio dei Länder). Anche se lo scrutino non aveva più alcuna importanza reale, visto che il regime di terrore si era già instaurato, H. si pentì di non aver votato contro la legge o di non essersi almeno astenuto dal voto. In retrospettiva, H. ammise che già al momento dello scrutino si era reso conto che questo voto favorevole era un errore imperdonabile che avrebbe gravato su tutta la sua carriera.
Nel maggio del 1933 H. fu espulso dalla Scuola superiore di politica di Berlino, e il 12 luglio fu sospeso anche dall’incarico parlamentare. Dal 1933 lavorò di nuovo per la rivista “Die Hilfe” come caporedattore e editore. Dopo parecchi ammonimenti da parte del ministero della Propaganda, H. si dimise nel 1936. In seguito poté scrivere sporadicamente per il giornale “Berliner Tageblatt” e da 1941 come collaboratore fisso per il “Frankfurter Rundschau” articoli di carattere biografico e storico-culturale. Fu pertanto la moglie Elly, che lavorava per l’emittente radiofonica, a provvedere al sostentamento della famiglia. Non tutti i giornali, però, obbedirono al divieto da parte del regime nel 1942 di pubblicare gli articoli di H., che continuò a scrivere sotto pseudonimo. Sino al 1945 H. si dedicò principalmente a scrivere monografie biografiche, che in parte pubblicò con lo pseudonimo di Thomas Brackheim. Nel 1937 uscì la biografia di Friedrich Naumann, nel 1939 quella dell’architetto e amico Hans Pölzig (il libro fu presto proibito), nel 1940 la biografia dello zoologo Anton Dohrn e nel 1942 quella celebre chimico e lontano parente della moglie Justus Liebig. Dopo la lettura della biografia di Liebig l’industriale Robert Bosch commissionò a H. la propria biografia, promettendogli un compenso mensile. H. conosceva già dagli anni Venti Bosch, che era un simpatizzante del liberalismo sociale e a partire dal 1933 aveva sostenuto economicamente la rivista “Die Hilfe”. H. cominciò la biografia dell’industriale svevo nel 1943, sapendo che un libro su un avversario di Hitler non avrebbe mai potuto essere pubblicato sotto il nazionalsocialismo (il libro uscì difatti soltanto nel 1946). Durante le ricerche effettuate per la biografia, H. fece la conoscenza di Carl Goerdeler, consigliere dell’impresa di Bosch.
Sebbene H. non facesse parte del nucleo attivo della resistenza civile e del complotto militare del 20 luglio 1944, era tuttavia in contatto con personaggi di primo piano della resistenza, come lo stesso nazional-conservatore Goerdeler e il socialdemocratico Julius Leber. Messo a parte del tentativo di resistenza, H. si dichiarò disposto ad assumere l’incarico di capo stampa e successivamente, nel dicembre del 1943, a partecipare a un eventuale sovvertimento politico.
A causa dello stato di salute precario della moglie e delle esplicite minacce della Gestapo nell’autunno del 1943 H. fu costretto a lasciare Berlino e a ritirarsi a Heidelberg, dove si dedicò alla stesura della biografia di Bosch.
Nel dopoguerra H. si dedicò alla pubblicistica. Nei discorsi pubblici tenuti nei primi mesi dopo la capitolazione della Germania sottolineò il carattere criminale del nazionalsocialismo e i danni spirituali e morali arrecati alla nazione tedesca. H. era convinto che la ristrutturazione della democrazia in Germania dovesse avere il fermo fondamento morale dei valori liberali.
Su richiesta degli americani, dal 1945 al 1949 H. ebbe la licenza di pubblicare il giornale “Rhein-Neckar-Zeitung” di Heidelberg, ma gli impegni politici gli impedirono l’organizzazione della testata. Egli assunse nel 1945-1946 la carica di ministro della Cultura e dell’istruzione pubblica nel governo di tutti i partiti del suo amico Reinhold Maier nello Stato del Württemberg-Baden, una nuova regione composta dai territori appartenenti alla zona d’occupazione americana di Baden e Württemberg. Nel giugno 1946 fu deputato del Consiglio costituzionale del Land di Baden-Württemberg. Nel settembre del 1946 fu eletto presidente del Partito popolare democratico (Demokratischen Volkspartei, DVP), fondato nel gennaio del 1946 a Stoccarda, nella zona di occupazione americana e a partire da dicembre fu deputato del consiglio regionale del Baden-Württemberg.
Le ambizioni politiche di H. però andavano oltre: egli auspicava la rinascita del liberalismo a livello nazionale attraverso la creazione di un partito nel quale confluissero le correnti del liberalismo di destra e di sinistra. Il primo passo in questo senso fu compiuto insieme a Wilhelm Külz, un compagno di partito di H. durante la repubblica di Weimar, che aveva fondato nel luglio del 1945 a Berlino il Partito liberaldemocratico tedesco (Liberal-demokratische Partei Deutschlands, LDPD). Malgrado la LDPD avesse pretese nazionali, rimase in realtà un partito limitato alla zona d’occupazione sovietica. Insieme a Külz, H. entrò nel 1947 a fare parte della direzione di un nuovo partito liberale, il Partito democratico tedesco (Demokratische Partei Deutschlands, DPD), il quale cercava di riunire i vari partiti liberali fondati fra il 1945 e il 1946 nelle zone d’occupazione.
Sin dall’inizio H. mirò all’avvicinamento della LDPD al Partito socialista unificato (Sozialistische deutsche Einheitspartei, SED) della zona di occupazione sovietica. La partecipazione di Külz al Movimento del congresso di popolo, in cui confluivano tutti i partiti della zona sovietica su iniziativa della SED, portò H. alla fine del 1947, alla rottura con Külz e con la LPDP. Abbandonata definitivamente l’idea di un partito liberale nazionale, H. dedicò le sue energie all’unificazione delle correnti di destra e di sinistra del liberalismo.
Dopo un lungo e faticoso lavoro di conciliazione nacque il 12 dicembre 1948 a Heppenheim, nei pressi di Heidelberg, il Partito liberale democratico (Freie demokratische Partei, FDP), che rappresentava l’unione di tutti i partiti liberali nelle zone occidentali. H. fu eletto come primo presidente e sei mesi dopo fu confermato nella carica.
Nel 1948 uscì il suo libro 1848. Werk und Erbe (“1848. Opera ed eredità”), in cui delineò le idee principali della rivoluzione del 1948 e la loro rilevanza per il presente. Il richiamo alla tradizione democratica della Germania costituì nel 1948, per H., la legittimazione del proprio agire politico di fronte alla rinascita della democrazia tedesca. Nel centesimo anniversario della rivoluzione, H. pose l’accento sui seguenti obbiettivi rivoluzionari, che rivelano le sue ambizioni politiche nella Germania del dopoguerra: l’imporsi di una democrazia parlamentare; la creazione di un unico Stato nazionale; l’approvazione di una costituzione e l’appoggio politico e ideale del popolo.
Già nel libro del 1948 si trovano quindi i fondamenti del suo agire politico, che più tardi H. espliciterà nell’idea di “decontrazione” (Entkrampfung) della società: la creazione cioè di una situazione in cui i “crampi” – e cioè i traumi e le difficoltà materiali e spirituali – del popolo tedesco fossero superati. Secondo la sensibilità borghese di H., solo attraverso tale processo sarebbe stato possibile offrire a una società spiritualmente e moralmente distrutta e politicamente paralizzata la possibilità di una nuova identità democratica.
Con le sue proposte sul futuro della Germania, le sue esperienze politiche nella Repubblica di Weimar e soprattutto il suo stato di perseguitato dal nazismo, H. si dimostrava particolarmente idoneo al compito di definire una nuova costituzione. Se dopo la Prima guerra mondiale si era ancora sforzato di partecipare al consiglio costituzionale, questa volta H. esitò a lungo primo di accettare l’incarico di deputato e capogruppo dei liberali nel Consiglio parlamentare che le potenze occidentali convocarono il 1° settembre 1948 a Bonn. Era, però, del tutto contrario alla direttiva del consiglio di non darsi una vera costituzione ma una “legge fondamentale” (Grundgesetz), che doveva avere solo un carattere provvisorio per non rafforzare ulteriormente la scissione delle due parti della nazione. H riteneva invece che il Grundgesetz dovesse avere lo status di una autentica costituzione. Nei lunghi dibattiti e discussioni del Consiglio parlamentare sul Grundgesetz, che continuarono fino all’8 maggio 1949, H. svolse un ruolo cruciale nella mediazione fra le posizioni contrapposte del Partito cristiano democratico (Christlich demokratisce Partei, CDUP) e il Partito socialdemocratico (Sozialdemokratische Partei, SPD) al fine di garantire alla costituzione il consenso più largo. Coerente con la linea politica della “decontrazione”, offrì suggerimenti per la formulazione del preambolo Questi furono accolti, così come le sue proposte relative a alla denominazione di “Repubblica Federale Tedesca” (RFT) e alla bandiera, che risalendo alla rivoluzione di 1848 si riallacciava alla tradizione democratica tedesca. Insistentemente H. si espresse anche a favore di un servizio militare obbligatorio.
Benché il Consiglio parlamentare avesse già deciso sulla base delle precedenti esperienze di attribuire al capo dello Stato una funzione quasi solamente rappresentativa, restava ancora insoluto il problema delle modalità della sua elezione. H. si oppose fermamente all’elezione diretta e propose la formazione di un organo istituzionale, il Consiglio federale, composto per metà dai membri del parlamento (Bundestag) e per metà da rappresentanti dei Länder. Tale proposta fu accettata.
Nella prima elezione del Bundestag del 14 agosto 1949 la FDP raggiunse poco meno del 12% dei voti, e H. fu eletto deputato del partito. La coalizione governativa dei partiti conservatori-liberali scelse H. per la candidatura alla presidenza federale. Il candidato concorrente. era il capo carismatico della socialdemocrazia, Kurt Schumacher. Il 12 settembre il Consiglio federale elesse H. al secondo scrutino primo Presidente della Repubblica Federale Tedesca, con mandato di cinque anni. Dopo il militare Hindenburg e Hitler, H. fu, quindi, il primo presidente civile della Germania. Nel suo discorso inaugurale davanti al Consiglio federale, H. invitò a fondare una “democrazia vivente” sui fondamenti incorruttibili della società tedesca e attraverso una discussione pubblica del passato. Egli si opponeva con ciò all’immagine dei tedeschi come popolo apolitico privo di spirito democratico, criticando altresì la tendenza ormai diffusa a negare, tacere o mantenere il silenzio sui crimini del nazionalsocialismo.
Per H. il ruolo di Presidente della Repubblica era quello di un’istanza neutrale al di sopra dei conflitti dei partiti, un simbolo del rinnovamento democratico in grado di colmare la carenza di forza istituzionale e reale potere politico. Per evitare il pericolo di un conflitto di interessi egli rinunciò in seguito sia al suo mandato parlamentare sia alla presidenza del suo partito.
H. rivestì la carica in una maniera piuttosto inconsueta e personale, quasi eccentrica, acquistando una popolarità straordinaria. Con il suo atteggiamento spesso informale ma sempre affabile e con i suoi innumerevoli discorsi pubblici, scritti tutti da sé, l’intellettuale borghese riuscì a raggiungere tutti i gruppi sociali senza mai scadere nella demagogia, trasmettendo alla popolazione una certa fiducia nella giovane democrazia e nella sorte del paese. Come osservava Theodor W. Adorno nella sua commemorazione, H. riuscì a introdurre l’umanità nella sfera politica, trasformandola in una forza capace di toccare le corde del cuore dei cittadini.
Benché “papà Heuss”, come era chiamato dalla gente comune, non si intromettesse nella politica del giorno, non fu però un presidente apolitico. Da Villa Hammerschmidt a Bonn – dove si trasferì nel dicembre del 1950 e che è rimasta fino a 1994 sede del Presidente della Repubblica – H. sostenne attivamente le grandi linee della politica estera e interna del governo di Konrad Adenauer. H. si dedicò prima di tutto alla rinascita etico-culturale della repubblica, e in particolare al sostegno delle arti e della scienza, nonché alla politica culturale estera. Egli istituì nel 1951 l’onorificenza della Repubblica Federale Tedesca per meriti politici, economici, scientifici o culturali. Inoltre fondò nel 1957 il Consiglio scientifico nazionale e il Consiglio di consultazione centrale per la promozione delle scienze e delle università.
H. dimostrò un particolare interesse agli affari esteri, e cercò di dare la propria impronta alla politica di interscambio culturale. Già nel 1948 fondò a Ludwigsburg nei pressi di Stoccarda insieme a Carlo Schmid e altri L’Istituto tedesco-francese, il pendant tedesco del Comité d’echanges avec l’Allemagne nouvelle, al quale appartennero intellettuali come Emmanuel Mounier, Joseph Rovan, Vercors e Alfred Grosser.
Nel 1950 a Stoccarda, in occasione della fondazione dell’Istituto per le relazioni estere (Institut für Auslandsbeziehungen, IfA), mirato a promuove lo scambio interculturale, H. adottò una posizione che rappresentò la grande svolta nella politica culturale estera tedesca. Rompendo definitivamente con la linea improntata all’imperialismo culturale del predecessore dell’IfA – l’Istituto tedesco per le relazioni estere fondato nel 1917 – H. definì l’attività che l’IfA avrebbe dovuto svolgere come «un lieto dare e prendere»: è tale è rimasto fino a oggi il motto dell’IfA.
Benché fin dall’inizio H. avesse acconsentito al collegamento della RFT alle potenze occidentali e avesse appoggiato la conciliazione con la Francia, nonché il discusso riarmo tedesco e le scelte socioeconomiche principali, il suo rapporto con Konrad Adenauer non rimase mai privo di tensioni. Ad esempio nel 1951 H. propose di introdurre un nuovo inno nazionale al posto di quello del 1922, ricevendo un secco rifiuto da parte di Adenauer.
Nel 1952 H. assunse un ruolo cruciale nella discussione fra governo e opposizione sulla ratifica dei Trattati sull’alleanza europea per la difesa (v. Comunità europea di difesa). Egli chiese un parere legale alla Corte costituzionale (Bundesverfassungsgericht) (v. Corti costituzionali e giurisprudenza) sulla compatibilità costituzionale dei trattati non ancora ratificati, ma quando la Corte avvertì che un suo parere sarebbe stato vincolante per ogni futura decisione in materia, e in seguito alle insistenze di Adenauer, ritirò la sua richiesta. Un parere negativo infatti avrebbe significato un fallimento definitivo dei trattati e avrebbe portato a una crisi di governo, rischiando di favorire le forze politiche che si opponevano al riarmo della RFT e alla sua integrazione politica nelle potenze occidentali, che appariva sicura dopo i Trattati di Parigi (v. Trattato di Parigi) del 1951. Per evitare l’integrazione, nella primavera e nell’estate del 1952 l’Unione Sovietica propose di fare della Germania uno Stato unito e neutrale, con il quale avrebbe poi firmato un trattato di pace. Temendo che la proposta di Stalin potesse essere accettata non solo dai socialdemocratici, ma anche dal proprio partito, Adenauer non esitò a respingerla risolutamente senza consultare né il proprio gabinetto né l’opposizione, per non mettere al rischio il consenso sull’Alleanza europea per la difesa nel governo e nel parlamento. L’incompatibilità costituzionale dei Trattati sull’alleanza europea per la difesa avrebbe riaperto il dibattito sul futuro della RFT e della Germania, portando a una discussione pubblica sulle proposte sovietiche. Con il suo ritiro della richiesta di un parere legale alla Corte costituzionale, H. volle evitare che una sentenza giuridica potesse portare a un eventuale fallimento dell’alleanza e quindi dell’integrazione occidentale della RFT, provocando una reazione politica a catena e decidendo sul futuro destino politico della Germania.
Mentre Adenauer nella sua prima dichiarazione del governo non trovò nessuna parola di vergogna o di compassione sui crimini contro gli ebrei, nei suoi discorsi da presidente H. fece costantemente riferimento ai crimini nazisti, alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei. Nel dicembre del 1949, nel suo celebre discorso “Mut zur Liebe” (“Il coraggio di amare”), H. riconobbe la “vergogna collettiva” dei tedeschi, ma rifiutò di parlare di una “colpa collettiva”, avanzando quel concetto di “superamento del passato” che negli anni Cinquanta ebbe una funzione cruciale nella ricostruzione della democrazia nella RFT. H. però non intendeva con ciò scusare il popolo tedesco per gli atroci crimini del nazismo. Ne discorso tenuto nel 1952 in occasione dell’inaugurazione del monumento commemorativo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, H. affermò che sotto il nazismo tutti i tedeschi in un modo o nell’altro erano stati a conoscenza dei crimini contro gli ebrei.
Nel luglio del 1954 H. venne rieletto presidente al primo scrutinio dal Consiglio federale, anche con i voti della SPD. Poco dopo, in un discorso sulla resistenza tedesca del 1944, riabilitò i cospiratori contro Hitler, ancora considerati e diffamati come traditori.
Dopo l’entrata in vigore dei Trattati di Parigi del 1955, grazie ai quali la RFT riacquistò la propria sovranità, H. cominciò le sue prime visite ufficiali. Nel 1956 visitò la Grecia, nel 1957 la Turchia, l’Italia e il Vaticano, nel 1958 il Canada e gli Stati Uniti. Nel 1958 si recò a Londra (il primo capo di Stato tedesco a compiere una visita ufficiale nel Regno Unito dopo il 1907), e contribuì a un notevole miglioramento delle relazioni fra i due paesi. La stima e la popolarità di cui godeva H. sia all’estero sia in patria erano tali che fu avanzata la proposta di cambiare la Costituzione per consentirgli di ricoprire il mandato per una terza volta, ma H. si oppose per non costituire un precedente.
Nell’autunno del 1959 Heinrich Lübke assunse la carica di presidente, e H. si ritirò a Stoccarda. Nell’ottobre ricevette il Premio per la pace dei librai tedeschi (Friedenspreis des deutschen Buchhandels), il premio letterario tedesco più ambito. Negli anni successivi gli furono conferiti diversi altri premi e riconoscimenti sia come scrittore che come uomo politico. Nel 1960 effettuò una serie di viste semiufficiali in Francia, India e Israele, dove fu accolto con grandi onori. H. contribuì a migliorare i rapporti fra la Germania e l’Israele, ancora molto fragili e pieno di tensioni. Tornato in patria, si dedicò nuovamente intensamente alla stesura delle sue memorie. Nel 1953 era uscita la prima parte della sua autobiografia, Vorspiele des Lebens. Jugenderinnerungen (“Preludio della vita. Ricordi giovanili”). La seconda parte, Erinnerungen 1905-1933 (“Ricordi 1905-1933”) fu pubblicata nel 1963, mentre le altre rimasero incompiute. Dopo una lunga malattia e l’amputazione della gamba sinistra, H. morì nel 12 dicembre del 1963 a Stoccarda, dove fu sepolto.
Christian Wehlte (2010)