Mouvement éuropeenne France
Il Mouvement éuropeenne France (MEF) fu costituito nel febbraio 1949, all’indomani del Congresso dell’Aia. Il primo presidente fu Raoul Dautry, coadiuvato da diversi vicepresidenti, le cui origini politiche differenti dimostravano l’ambizione di apertura e di inclusione dell’associazione (ad eccezione dei comunisti, avversi all’idea europea): fra questi, i deputati Paul Bastid, Paul Reynaud, Paul Ramadier, Pierre-Henri Teitgen e l’accademico André Siegfried. Altri deputati ne erano membri a titolo personale (François Mitterrand, Edgar Faure, René Pleven, Edouard Bonnefous), come pure alcuni consiglieri della Repubblica (Michel Debré, René Coty), sindacalisti (Léon Jouhaux, Jean Ducros), intellettuali (André Gide, Paul Claudel, François Mauriac, Georges Duhamel, Raymond Aron), rappresentanti delle Chiese (il cardinale Saliège, il pastore Boegner).
Il Movimento, aperto sia alle adesioni individuali che collettive, riunisce diverse organizzazioni, a loro volta rappresentanze nazionali di strutture europee, come l’Associazione europea degli insegnanti, la Lega europea di cooperazione economica o il movimento Sinistra europea (v. anche Partito della sinistra europea). Il MEF si propose sin dall’inizio di organizzare grandi manifestazioni pubbliche e di creare commissioni di studio (particolarmente importanti quella sulla difesa e sulla donna), per partecipare da vicino alle iniziative governative europee. Il MEF, che contava su una struttura ramificata che si estendeva all’intero territorio e sull’appoggio di uomini politici di primo piano, sostenne in accordo con il Movimento europeo internazionale l’idea di creare gli Stati Uniti d’Europa, dotati di un governo, di un Parlamento bicamerale, comprendente un’assemblea eletta a suffragio universale diretto, di una Corte di giustizia e di un Consiglio economico e sociale. Questa idea corrispondeva alla “fase eroica” della militanza europea, ben presto temperata dal gradualismo proposto dal Piano Schuman, poi dalle reticenze sempre più forti opposte al Federalismo che si manifestarono nel corso del dibattito intorno alla Comunità europea di difesa (CED).
La presidenza del movimento nel 1952 passò a René Courtin, il quale nel giugno 1947 aveva creato il Conseil français pour l’Europe unie, che pur mantenendo l’obiettivo di favorire dei trasferimenti di sovranità in materia europea (realizzazione della CED, creazione di un’Autorità politica europea controllata da un Parlamento europeo eletto democraticamente), sosteneva la creazione della Comunità europea del carbone dell’acciaio (CECA). Il MEF occupava una posizione intermedia nei dibattiti francesi sulla CED all’interno dei vari Movimenti europeistici, fra una tendenza risolutamente contraria ai progetti di Comunità politica europea (CPE) (André Voisin) e una che auspicava, invece, di portare fino alle estreme conseguenze l’idea federalista (Henri Frenay). Malgrado ciò, il MEF sostenne fino in fondo l’idea che la CED fosse presentata all’Assemblea nazionale per la ratifica, ponendo come data limite il 15 agosto (risoluzione del 23 luglio 1954). Il voto negativo dell’Assemblea provocò una reazione molto forte da parte del MEF, che decise di escludere i parlamentari che a causa del loro voto o dell’astensione erano stati giudicati responsabili della bocciatura della CED: fra loro, Edouard Bonnefous, Robert Buron, Jacques Chaban-Delmas, Edgar Faure, François Mitterrand e Raymond Triboulet.
Quindi il MEF chiese ai deputati che avevano votato a favore della CED di impegnarsi immediatamente in una energica campagna per far uscire la Francia dal vicolo cieco in cui era finita. Ma la risoluzione restò lettera morta, nella misura in cui il MEF si orientò verso l’idea di un’Europa dei “piccoli passi”, che si concretizzò nella creazione dell’Alta autorità della CECA e nei dibattiti sulle nuove comunità europee lanciati in occasione della Conferenza di Messina. Il movimento approvò la costituzione della Comunità economica europea (CEE) e dell’Euratom nel 1957, limitandosi ad auspicare che gli uomini chiamati a dirigere queste comunità fossero di fede realmente “europeista” e che il coordinamento fra i Sei fosse il più possibile, in modo da non scartare completamente l’idea di una Comunità politica che potesse in futuro vedere la luce. Fu in quest’ottica che Courtin si oppose alla zona di libero scambio proposta dai britannici e mostrò alcune preoccupazioni quando Charles de Gaulle salì al potere. Ma la decisione presa a Bruxelles di accelerare l’Unione doganale (12 maggio 1960) dimostrò la disponibilità del generale verso il Mercato comune, con il plauso di un Movimento europeo ormai desideroso di accelerare questo processo.
Sotto la direzione di René Mayer (1962), che era stato presidente dell’Alta autorità della CECA, il MEF si dichiarò a favore della fusione degli esecutivi delle diverse comunità europee allora esistenti, allo scopo di creare un insieme più coerente. In quest’ottica il movimento accolse con una certa riserva la candidatura della Gran Bretagna (v. Regno Unito), chiedendo preliminarmente la definizione della Politica agricola comune (PAC), una questione d’importanza capitale per la Francia. In generale, non si registrarono opposizioni alla politica europea di de Gaulle, nemmeno contro il Piano Fouchet, verso cui la maggior parte dei movimenti europeistici vedeva un tentativo di egemonia francese. Per il MEF, l’Europa politica, sempre auspicabile, doveva restare legata per il momento all’Europa economica, perché l’idea di imporre decisioni a maggioranza in materia di politica estera e di difesa appariva nell’immediato impraticabile, addirittura utopistica. Questi orientamenti, però, non impedirono al MEF di opporsi con fermezza alla politica della “sedia vuota” di de Gaulle nel 1965, invitando gli altri governi membri della CEE a costituire un fronte solidale per la salvaguardia della Comunità.
In seguito il movimento accolse con maggior favore la seconda candidatura della Gran Bretagna nel 1967: l’insieme dell’organizzazione, in occasione della campagna referendaria organizzata dal presidente Georges Pompidou, si pronunciò per l’Allargamento della Comunità, anche se il nuovo presidente del movimento Gaston Defferre (Pierre Sudreau aveva assicurato l’interim fra il 1968 e il 1969) aveva difeso il “no” con il partito socialista. Gli anni Settanta corrisposero a una serie di iniziative europee, tutte sostenute dal Movimento europeo internazionale e dal MEF (Piano Werner, proposta di una cooperazione politica europea, Consiglio europeo, elezione del Parlamento europeo a suffragio universale) (v. Werner, Pierre), ma che lasciarono una sensazione di incompiutezza mentre il contesto internazionale era in crisi. Louis Le Prince-Ringuet fu eletto presidente nel 1973 e conservò la carica per 17 anni. Questa stabilità permise al Movimento di trovarsi in prima linea al momento del rilancio europeo organizzato sotto l’egida di Jacques Delors e il MEF fu un protagonista molto attivo nella fase dell’Atto unico europeo.
Questo sforzo si prolungò attraverso presidenti più “politici” a partire dal 1990 (Jean François-Poncet, Jean-Louis Bourlanges, Anne-Marie Idrac, Pierre Moscovici); gli ultimi realizzarono un approccio più orientato a informare l’opinione pubblica sui problemi europei, dato che il referendum di Maastricht (v. Trattato di Maastricht) aveva dimostrato le reticenze sul tema del “Deficit democratico”. Oggi il MEF è ben radicato e diffonde l’informazione sui problemi europei fra i cittadini, grazie ai legami con le diverse associazioni nazionali che ne fanno parte (Association française du Conseil des Communes et Régions d’Europe, Association des juristes européens, Athéna-groupe d’étude pour une défense européenne, Bureau international de liaison et de documentation, Fédération française des Maisons de l’Europe, Jeunes européens-France, Association femmes pour l’Europe), e può appoggiarsi sia a una rete di 43 sezioni locali che annualmente si riuniscono per giornate nazionali di studio, sia a tutta una serie di supporti destinati a un pubblico più ampio (Lettre des Européens, schede pedagogiche, collana Études). I fondi archivistici del MEF sono stati trasferiti nel dicembre 1997 negli Archivi storici delle Comunità europee di Firenze.
Bertrand Vayssière (2010)