A B C D E F G H I J K L M N O P R S T U V W X Z

Ilves, Toomas Hendrik

image_pdfimage_print

Vicepresidente della Commissione degli affari esteri del Parlamento europeo, I. (Stoccolma 1953) era il primogenito di una famiglia di profughi di guerra. I suoi genitori dovettero abbandonare l’Estonia nell’autunno del 1944, fuggendo dall’Armata rossa che si stava avvicinando. Essi avevano sperato di evitare il ripetersi degli orrori subiti dalle rispettive famiglie nel 1940-1941, quando a seguito del patto Molotov-Ribbentrop firmato segretamente dall’Unione Sovietica e dalla Germania nel 1939, l’Estonia cadde sotto il controllo di Stalin e decine di migliaia di estoni furono uccisi e deportati. Come molti altri profughi di guerra che si erano trasferiti in altri paesi dopo il conflitto, I. e i suoi genitori lasciarono la Svezia per rifugiarsi negli Stati Uniti. Nel 1976, I. si laureò in Psicologia alla Columbia University e nel 1978 conseguì un master in Psicologia all’Università della Pennsylvania.

Il suo primo impiego fu nell’ambito accademico. Dal 1974 al 1979 lavorò come assistente ricercatore presso il dipartimento di Psicologia della Columbia University e dal 1979 al 1981 fu vicedirettore e professore di inglese presso l’Open education center di Englewood nel New Jersey.

Negli anni successivi insegnò Letteratura e Linguistica estoni alla Simon Fraser University di Vancouver. In seguito, nel 1984, in uno dei momenti più critici della Guerra fredda, lavorò per Radio Europa libera (Radio free Europe, RFE), organizzazione e radio finanziate dal Dipartimento di Stato americano, come analista e ricercatore e dopo quattro anni, nel 1988, fu promosso direttore della redazione Estonia.

I programmi in lingua estone della RFE ebbero un ruolo determinante nel promuovere la rivoluzione incruenta che portò all’indipendenza del paese dall’Unione Sovietica. La RFE diffuse nel mondo libero notizie e analisi di eventi accaduti in Estonia, rappresentando allo stesso tempo per gli estoni una fonte di informazioni senza censure. Senza dubbio la redazione Estonia della RFE, diretta da I., fu una delle forze che aiutò la Repubblica di Estonia a riconquistare l’indipendenza nell’agosto del 1991 e a formare istituzioni governative efficaci in pochi anni. Questi furono anche gli anni in cui I. cominciò ad acquistare una certa notorietà in Estonia.

Non destò sorpresa, pertanto, nel 1993, la sua nomina a primo ambasciatore plenipotenziario dell’Estonia negli Stati Uniti, Canada e Messico. L’attività come ambasciatore di I. e le sue relazioni con i membri del Congresso e gli alti funzionari dell’amministrazione Clinton (v. Clinton, William Jefferson) contribuirono alla candidatura dell’Estonia all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO). Alla fine del 1996 (dopo la caduta del governo), I. ricevette la proposta di assumere la carica di ministro degli Esteri nel nuovo governo. Egli esitò, poiché all’epoca non partecipava attivamente alla politica interna estone e diffidava della politica di parte, ma alla fine accettò l’incarico.

Alla fine del 1996, un’aura di incertezza avvolse i due obiettivi principali della politica estera estone, l’Adesione all’Unione europea (UE) e alla NATO. Il ministro degli Esteri I., consapevole delle priorità dell’amministrazione Clinton e considerando che l’Estonia non aveva ancora ricevuto un invito ad aderire alla NATO, puntò il timone a tutta velocità verso l’UE. Massima priorità era evitare di ricevere un “doppio rifiuto”. A ragione, I. temeva che il rifiuto simultaneo di Washington e Bruxelles avrebbe potuto far cessare il sostegno pubblico verso ciò che era stata la politica estera dei diversi governi precedenti.

In pochi mesi, I. instradò il ministero degli Esteri verso l’UE, istituendo ambasciate in tutti e 15 gli Stati membri dell’UE e aggiornando le statistiche economiche dell’UE sull’Estonia. Il ministero degli Esteri fece conoscere la storia dell’Estonia e le sue relazioni con la Russia all’UE e chiese ai suoi decision-maker di applicare criteri obiettivi nella valutazione di tutti gli Stati candidati. Il credo politico di I. divenne chiaro: l’Europa avrebbe dovuto scrollarsi di dosso i suoi pregiudizi e cessare di condurre una politica di allargamento conforme ai desideri di Mosca (v. anche Allargamento). In sintesi: l’Europa avrebbe dovuto iniziare a prendere sul serio l’Estonia.

Grazie a questo intenso lavoro, l’Estonia fu uno dei cinque paesi del cosiddetto “blocco orientale” e l’unico ex Stato sovietico a ricevere l’invito a iniziare i negoziati di adesione al summit di Lussemburgo del 1997. Nel novembre 1998, la rivista di attualità più prestigiosa del mondo, “The Economist”, nella rubrica “Charlemagne” pubblicò un articolo su I., affermando che se vi fosse stato un riconoscimento per il miglior ministro degli Esteri degli ultimi anni, sarebbe andato sicuramente a I.

Alla vigilia delle elezioni parlamentari del 1999, I. partecipò più attivamente alla politica interna, abbandonando il governo pochi mesi prima delle elezioni per aderire a un partito di opposizione. Alle elezioni, il successo politico e il sostegno dei piccoli agricoltori e degli strati urbani istruiti fece salire al potere il partito Mõõdukad (Socialdemocratici) all’interno di una nuova coalizione e I. ritornò al suo incarico di ministro degli Esteri, riprendendo in mano la gestione dei negoziati di adesione all’UE e attendendo l’invito ad aderire alla NATO.

Nel 2001 ottenne la presidenza del suo partito. Tuttavia, la coalizione di governo cadde all’inizio del 2002, I. lasciò il governo e in autunno il partito Mõõdukad ottenne scarsi risultati alle elezioni locali. I. si assunse le proprie responsabilità e si dimise dalla presidenza del partito.

Nel marzo 2003 I. fu rieletto al parlamento. Pochi mesi dopo, divenne uno dei sei osservatori nominati dal Parlamento presso il Parlamento europeo. Nel giugno 2004, la lista del Partito socialdemocratico, guidata da I., ottenne una schiacciante vittoria, conquistando metà dei sei seggi del Parlamento europeo assegnati all’Estonia. La vittoria personale di I. sconcertò persino molti esperti: egli ricevette più di un terzo dei voti complessivi, più della somma dei voti di tre dei partiti partecipanti. Il sostegno degli elettori fu un netto riconoscimento per i molti anni di intenso lavoro e per la a posizione europeista di I.

Nel luglio 2004 I. è stato nominato primo vicepresidente della Commissione degli Affari esteri del Parlamento europeo. È anche membro della delegazione americana del Parlamento europeo e membro sostituto della delegazione russa, nonché presidente della delegazione estone nel Partito socialista europeo (PSE) e uno dei leader del Partito socialdemocratico estone. È uno dei commentatori di politica internazionale più accreditati e più richiesti in Estonia. I suoi articoli si contraddistinguono in parte per lo stile vivace con cui suggerisce ai suoi lettori di pensare all’Europa, all’identità europea, ma soprattutto al passato e al presente dell’Estonia. È noto per la sua idea dell’Estonia come paese nordico (simile alla Finlandia e alla Svezia, laddove in Europa e tra gli stessi Estoni prevale la tendenza ad assimilarla al contesto storico, politico e culturale dei vicini baltici).

Barbi Pilvre-Storgard (2006)

Bibliografia

Ilves T.H., Teine tulemine, Eesti Vabariigi Välisministeerium, Tallinn 2003.

Toomas Ilves, l’euro-americano d’Estonia , in “The Economist”, 29 ottobre 1998.

Sitografia

www.thilves.ee.