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Istituto per gli Affari pubblici

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L’Istituto per gli Affari pubblici (Inštitut pre Verejne Otásky), conosciuto con il suo acronimo slovacco IVO, ha svolto un ruolo importante nel processo di adesione della Slovacchia (v. Criteri di adesione; Paesi candidati all’adesione). Le sue relazioni hanno fornito resoconti dettagliati a livello politico, economico e sociale negli ultimi dieci anni, sebbene siano state accusate di aver fornito un quadro parziale e distorto della Slovacchia.

L’IVO, fin dalla sua istituzione nel febbraio 1997, è stato un attivo think tank, con analisti che hanno redatto numerose relazioni e hanno spesso commentato gli sviluppi politici in Slovacchia. In realtà non passa un giorno senza che almeno uno dei due più importanti analisti, Grigorij Mesežnikov e Michal Vašečka, non commentino la politica interna in televisione o sulla stampa slovacche.

Secondo il sito internet dell’IVO, i principali obiettivi del think tank sono: Analizzare questioni sociali, politiche, economiche, di politica estera, legali, culturali e altri temi di pubblico interesse e renderne le conclusioni disponibili al pubblico; contribuire al dialogo fra esperti, avviare dibattiti su temi importanti e partecipare attivamente all’orientamento del dibattito politico; elaborare le opinioni di esperti su importanti questioni, offrire consulenza a organizzazioni e individui nelle aree che ricadono nella sfera di competenza dell’Istituto; organizzare seminari, conferenze, forum di discussione, tavole rotonde interdisciplinari, workshop e corsi di formazione; stimolare un approccio attivo dei cittadini verso questioni di pubblico interesse; fornire una piattaforma di esperti in vari settori della politica pubblica e creare le condizioni per una efficace e proficua cooperazione tra di loro; portare avanti attività editoriali e contribuire ad aumentare le potenzialità di giovani esperti.

Il programma di ricerca dell’IVO è articolato intorno a sei filoni (parallelamente a un programma sull’integrazione europea e le relazioni transatlantiche, vi sono programmi di ricerca dedicati alla politica interna, ai rapporti globali, alle minoranze etniche, alla società civile, all’opinione pubblica e alla cultura politica). L’IVO organizza periodicamente conferenze e seminari per accademici, policy-maker e per il corpo diplomatico.

L’influenza dell’IVO sul processo di adesione deriva principalmente dalla pubblicazione dei suoi annuali “Global reports”, editi in inglese e in slovacco. Redatte dai più importanti esperti nei propri campi di studio, provenienti da ambiti accademici, da ONG e think tank, le versioni in lingua inglese sono state di grande aiuto per diplomatici, accademici e uomini d’affari, fornendo ai lettori un chiaro resoconto sui più importanti sviluppi occorsi nel paese l’anno precedente.

Questi resoconti dettagliati, tuttavia, non sono stati ben accolti da tutti i politici della Slovacchia. L’IVO era stato istituito specificatamente per promuovere i valori di una società aperta e di una cultura politica democratica nell’ambito della politica pubblica e del policy-making. A tal fine, molti tra i più importanti analisti avevano aspramente criticato le amministrazioni Mečiar (tra gli altri, v. Bútora, Skladony, 1997). Questa aperta presa di posizione politica provocò le ire dell’entourage di Mečiar. Uno dei suoi fedeli, Roman Hofbauer, si scagliò contro ciò che considerava menzogne veicolate dall’IVO, criticando il think tank per aver tracciato un quadro così negativo della politica ai tempi di Mečiar (v. Hofbauer, 1998, pp. 109-112).

Vi è un importante fondo di verità nell’attacco appassionato di Hofbauer. L’IVO ai tempi di Mečiar era politicamente impegnato. In realtà molti tra coloro che avevano contribuito ai “Global reports” e ad altre pubblicazioni dell’IVO prodotte durante quegli anni, come Martin Bútora, Ondrej Dostál, Miroslav Kollár, Marián Leško, Grigorij Mesežnikov e František Šebej erano critici verso il governo, e alcuni di loro – come Šebej – erano impegnati in politica. L’elemento significativo per l’immagine della Slovacchia, era dato dal fatto che gli studiosi stranieri consideravano come primo punto di contatto gli uffici dell’IVO a Bratislava, dove potevano ascoltare gli analisti – capaci ed eloquenti – dipingere un quadro oscuro degli anni di Mečiar. Sarebbe scorretto ritenere che questi analisti si prefiggessero deliberatamente di screditare il nome della Slovacchia, e non pensare che, al contrario, ciò che li animava fosse un vero interesse per lo sviluppo del proprio paese (v. Henderson, 2000). Ciò nonostante, essi contribuirono a far diventare la Slovacchia la “pecora nera dell’Europa centrale” (v. Haughton, 2001, p. 745).

Tim Haughton (2006)

Bibliografia

Bútora M., Skladony T. (a cura di), Slovakia 1996-1997. A Global report on the state of society, IVO, Bratislava 1998.

Haughton T., The ideology, organisation and support base of Slovakia’s most successful party, in “Europe-Asia Studies”, LIII, n. 5, 2001.

Henderson K., Evaluating the Slovak transition: what creates the image of Slovakia?, in K. Williams (a cura di), Slovakia after Communism and Mečiarism SSEES Occasional Papers, London 2000.

Hofbauer R., Slovensko na križovatke: články a prejavy 1997-1998, JUGA, Bratislava 1998.

Sitografia

www.ivo.sk