Jeunesse fédéraliste européenne
La Jeunesse fédéraliste européenne (JEF), organizzazione giovanile dell’Union européenne des fédéralistes (UEF) (v. Unione europea dei federalisti), è uno dei principali movimenti per l’unità europea. La JEF, il cui nome era inizialmente declinato al plurale in Jeunesses Fédéralistes Européennes – a testimonianza del suo carattere composito e della funzione di coordinamento tra differenti movimenti sparsi sul continente – tenne la sua riunione costitutiva a Parigi il 3 febbraio 1950, anche se l’atto di nascita formale venne sancito dal Congresso di Strasburgo del successivo 17-18 novembre. Aderirono allora all’iniziativa 17 movimenti, tra cui, oltre ai gruppi giovanili dei movimenti federalisti dell’Europa occidentale (v. anche Gioventù federalista europea), quelli esiliati da Bulgaria, Iugoslavia, Romania e Ungheria.
L’avvio dell’organizzazione non fu semplice, perché i vari gruppi nazionali avevano posizioni differenti. Questo dato di fondo spiega il basso profilo tenuto dal movimento nei primi anni Cinquanta, in un momento decisivo della battaglia per l’unità europea, quando erano cioè in discussione sia il progetto di Comunità europea di difesa (CED), sia quello di Comunità politica europea. Nonostante ciò, le JEF già in quella fase svolsero un lavoro prezioso sia nella formazione dei quadri sia nella propaganda in ambiente operaio e studentesco, ed ebbero il merito di organizzare le prime manifestazioni di piazza in favore dell’unità europea. Grande successo raccolsero poi le loro iniziative alle frontiere e i campi estivi internazionali.
Le divisioni interne però crebbero ulteriormente dopo il fallimento della CED e l’elaborazione del “nuovo corso” spinelliano (v. Spinelli, Altiero). Così a Mulhouse, nella primavera del 1957, durante i lavori del VI Congresso, si arrivò a una scissione, con la fuoriuscita dei movimenti giovanili dell’Europa del Nord, che sostanzialmente si riconoscevano nelle posizioni di Jean Monnet e dell’Action européenne fédéraliste (AEF). Nuovi contrasti tra rappresentanti italiani e francesi si sarebbero poi verificati nel 1958 in merito alla valutazione della figura di Charles de Gaulle, rendendo perciò vani i tentativi di riavvicinamento.
Negli anni immediatamente successivi, l’impegno dei giovani nella campagna del Congresso del popolo europeo (CPE) a fianco del Movimento federalista europeo (MFE) sopranazionale – il movimento sorto dalle ceneri dell’UEF nel giugno del 1959 – fece apparire superflua la distinzione tra un’organizzazione adulta e una giovanile, al punto che nel 1960 quest’ultima fu di fatto assorbita dalla prima. Il CPE rappresentò un momento fondamentale nella formazione e crescita politica di tanti giovani che negli anni Settanta e Ottanta avrebbero in gran parte costituito la nuova classe dirigente federalista (v. Federalismo).
Nel 1963, su iniziativa degli austriaci guidati da Max Wratschgo, il dibattito sull’organizzazione giovanile venne riaperto. I primi a essere coinvolti furono i giovani italiani e francesi e nel febbraio del 1964 il Comitato centrale del MFE sovranazionale decise di ricostruire le JEF. Tale ricostruzione procedette però con estrema lentezza, se è vero che l’Assemblea costituente dell’organizzazione giovanile del MFE (J/MFE) venne convocata a Milano solo il 28-29 ottobre 1967. Questo risultato fu particolarmente importante in una fase storica caratterizzata da quei fermenti giovanili che sarebbero di lì a poco culminati nello sviluppo del movimento studentesco e nel Sessantotto.
Nei primi anni Settanta l’attività dei giovani federalisti fu prevalentemente indirizzata alla riunificazione con i gruppi giovanili dell’AEF, cercando di superare polemiche vecchie e ormai anacronistiche. Questo risultato venne raggiunto il 25 e 26 marzo 1972, quando a Lussemburgo fu organizzato il I Congresso unitario della nuova JEF, al quale parteciparono 170 delegati in rappresentanza di organizzazioni giovanili federaliste provenienti da 12 paesi. Tra le iniziative di quegli anni vale la pena di ricordare l’organizzazione dei cosiddetti “controvertici” (manifestazioni federaliste che si tenevano in occasione degli incontri dei capi di Stato e di governo), le prese di posizione contro il servizio militare obbligatorio e il sostegno alle politiche di autonomismo e decentramento regionale.
Negli anni successivi non mancarono nuovi motivi di contrasto interno, ma è pur vero che tutto il movimento si riconobbe dapprima nell’azione a favore delle Elezioni dirette del Parlamento europeo, e poi, negli anni Ottanta, nel sostegno alle riforme istituzionali portate avanti da Altiero Spinelli a Strasburgo. Più problematico, semmai, fu il rapporto con il movimento pacifista ed ecologista sviluppatosi in Europa in quegli anni, ma il VI Congresso della JEF, tenutosi a Milano dal 25 al 27 settembre 1981, aveva comunque instaurato un dialogo con esso.
Un grande successo della JEF fu senz’altro rappresentato dalla manifestazione federalista di Milano del 29 giugno 1985, in occasione del Consiglio europeo, che registrò una considerevole partecipazione giovanile. Questa linea più critica verso le Istituzioni comunitarie non aveva però trovato consensi unanimi, così come non erano mancate divergenze tra JEF e UEF: di conseguenza, l’VIII Congresso, svoltosi a Berlino dal 1° al 3 novembre 1985, vide una nuova spaccatura, con la nascita del “Gruppo di Ventotene”, una minoranza interna organizzata in rappresentanza delle posizioni italiane, francesi, belghe e di altri gruppi di opposizione.
La storia più recente, in anni caratterizzati dalla crisi dei movimenti per l’unità europea, registra infine la battaglia in favore della Costituzione europea, l’adesione del 1994 al World federalist movement (WFM), i richiami alla prudenza nei confronti di un Allargamento della Unione europea in assenza di un parallelo approfondimento istituzionale, il sostegno all’Unione economica e monetaria, la partecipazione alla grande manifestazione di Nizza del 7 dicembre 2000 (v. anche Trattato di Nizza), e più di recente il contributo alla Convenzione europea dei giovani e all’appello per la ratifica del Trattato costituzionale elaborato dalla Convenzione europea e poi approvato con alcune modifiche da una delle Conferenze intergovernative.
Guido Levi (2006)