K. (Mosca 1902-Bruxelles 1968) proviene da una famiglia di ricchi negozianti. È nipote del pittore Kandinskij. In seguito alla rivoluzione d’ottobre del 1917 la vita per la sua famiglia si fa estremamente difficile. Alexandre non può iscriversi all’università a causa della sua origine sociale. Nel gennaio 1920 fugge dalla Russia e si stabilisce in Germania. Studia all’Università di Heidelberg, dove ottiene il dottorato in filosofia e lingue orientali, poi si trasferisce a Parigi nel 1926 e prosegue le sue ricerche all’École pratique des hautes études insieme agli studi matematici alla Sorbona. Nel 1933 è professore incaricato all’École pratique, dove tiene un seminario sulla fenomenologia hegeliana al quale partecipano Raymond Aron, Eric Weil, Jacques Lacan, Robert Marjolin, che ne restano profondamente segnati. Nel 1939 viene richiamato, ma non partecipa ai combattimenti del 1940. Nel 1941 supera la linea di demarcazione interna francese e si stabilisce a Marsiglia. Nel 1944 si unisce alla Resistenza e torna a Parigi.
Comincia quindi per K. un periodo completamente nuovo. Il suo dottorato tedesco, che non è riconosciuto in Francia, non gli consente di diventare professore e di conseguenza cerca di entrare nell’amministrazione. Nel 1945 si rivolge a Robert Marjolin, che è stato appena messo a capo della Direzione delle relazioni economiche con l’estero al ministero dell’Economia e delle finanze (DREE). Marjolin, conoscendone le qualità intellettuali, lo fa nominare incaricato di missione. K. ha delle idee per la riorganizzazione della Francia e del mondo nel dopoguerra che espone nel suo Esquisse d’une doctrine de la politique française (v. Auffret, 1990, pp. 288-289). Assunto in un primo tempo per la sua conoscenza del tedesco e del russo, diventa gradualmente un consigliere segreto in margine alla gerarchia, acquistando un’autorità e un’influenza considerevoli. Questo non gli impedisce di portare avanti i suoi lavori filosofici. «Era capace di essere il perfetto funzionario francese durante la giornata – testimonia Marjolin – e la sera, tornato a casa, di creare un’opera immensa di cui si dice che svolga un ruolo rilevante nel dibattito filosofico contemporaneo».
La posizione di K. nella politica francese rispetto ai grandi problemi economici e finanziari delle relazioni internazionali è stata definita correttamente da Olivier Wormser, a capo della direzione generale degli Affari economici del ministero degli Esteri dal 1954 al 1963: «Sotto la IV Repubblica la continuità della politica era assicurata dall’alta amministrazione […]. Era sufficiente che tre alti funzionari, due delle Finanze e uno del Quai d’Orsay (che K. chiamava i “tre baroni”) fossero d’accordo su una questione, un atteggiamento da assumere, una soluzione da raccomandare e da far prevalere, perché la politica francese fosse definita […]. Sotto la V Repubblica, gli obiettivi erano definiti dall’Eliseo, ma i mezzi per raggiungerli, gli argomenti da usare, le manovre a cui ricorrere, dal 1958 al 1962 erano lasciati alla discrezione di alcuni alti funzionari che saggiamente accoglievano l’opinione del filosofo hegeliano» (v. Wormser, 1980).
Bernard Clappier, successore di Marjolin come direttore della DREE dal 1951 al 1963, racconta: «Olivier Wormser, Alexandre K. e io abbiamo formato un trio che all’epoca era celebre in tutta l’amministrazione francese perché regnavamo, se così si può dire, su tutti i negoziati economici internazionali […]. Nella gerarchia del trio K. era l’inventore, si potrebbe dire l’ispiratore, e i due esecutori Wormser e io. Alexandre ed io funzionavamo in questo modo: io, per così dire, dirigevo i negoziati, lui stava accanto a me e mi faceva passare degli appunti su un pezzetto di carta consigliandomi gli argomenti da usare. Argomenti che erano ogni volta più provocatori […]. Era il terrore delle altre delegazioni, perché aveva un’immaginazione molto fertile e non faceva alcuna fatica ad esprimere ogni tipo di argomento difficile da contrastare. Quando vedevano arrivare K. nella delegazione francese, si diffondeva il panico nelle altre delegazioni, soprattutto quando con lui non c’era nessun altro. Allora era l’apoteosi della sua dialettica, perché in quei momenti era completamente padrone del gioco. Aveva davvero un’intelligenza eccezionale» (v. Dominique Auffret, 1990, pp. 328-329).
Nel 1947-1948 K. partecipa alla Conferenza delle Nazioni Unite all’Avana sull’organizzazione del commercio internazionale che approda all’Accordo generale sulle tariffe e il commercio (GATT). È in Francia, secondo Wormser, l’uomo che ne conosce meglio il testo e il senso più profondo e che sa utilizzarlo per concepire e difendere le politiche regionali, in particolare quella da cui sorgerà la Comunità economica europea (CEE). Svolge un ruolo essenziale nella preparazione delle istruzioni consegnate alla delegazione francese per i negoziati sugli aiuti Marshall (v. Piano Marshall) nel quadro dell’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE) di cui Marjolin è il segretario generale, e in particolare nella stesura di liste comuni di liberalizzazione degli scambi per l’apertura di un. Mercato unico europeo. Nei negoziati K. dà prova di tutta la sua agilità di pensiero.
Una delle sue preoccupazioni costanti è lo sviluppo dei paesi “arretrati”. È fra i primi a mettere in luce i problemi delle relazioni dei paesi ricchi con i paesi poveri. Concorre a definire il contributo francese allo sviluppo, preconizza l’apertura dei paesi sviluppati alle esportazioni dei prodotti industriali dei paesi in via di sviluppo e al tempo stesso la stabilizzazione dei prezzi dei prodotti agricoli e delle materie prime esportate da questi ultimi. Pur scontrandosi con i riflessi protezionistici delle amministrazioni, riesce a convincerle che tutto questo è nell’interesse della Francia e, in seguito, della Comunità economica europea. In questa prospettiva, nella sua conferenza Le colonialisme dans une perspective européenne tenuta a Düsseldorf il 16 gennaio 1957, cerca di convincere i tedeschi ad associare i territori francesi e di oltremare al Mercato comune in preparazione (v. Hazoumé, 2002) (v. Comunità economica europea).
Quando Robert Schuman, il 9 maggio 1950, propone di mettere in comune il carbone e l’acciaio francese e tedesco sotto un’autorità sovranazionale, K. è convinto che il progetto di quest’organismo incaricato dell’integrazione economica dell’Europa occidentale (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della) debba estendersi a tutti i membri dell’OECE), senza creare un’altra istituzione. Ritiene che si debba innanzitutto avviare il negoziato fra gli Stati continentali e poi rivolgersi al Regno Unito, che potrà accettare la proposta nell’ambito di questa organizzazione di cooperazione. Ma il suggerimento di K. non ha successo, perché fra i Sei si aprono molto rapidamente i negoziati del Piano Schuman il cui obiettivo è essenzialmente politico. È una circostanza che K., interessato in un primo tempo alla sola liberalizzazione degli scambi, non sembra aver valutato. D’altra parte, il ruolo dell’OECE presenta dei limiti: gli inglesi pongono un veto assoluto a qualsiasi idea di Unione doganale europea e nel 1953 la Francia sospende la liberalizzazione degli scambi a causa delle sue difficoltà economiche.
Una volta realizzata la Comunità economica europea il 1° gennaio 1958, K. si interessa soprattutto ai suoi rapporti con l’Organizzazione mondiale del commercio (GATT). In effetti la formazione del Mercato unico con una Tariffa esterna comune crea una situazione particolare: infatti i Sei si accordano reciprocamente per ottenere vantaggi di cui non beneficiano gli altri membri del GATT, mentre in applicazione della clausola della nazione più favorita, poiché ogni paese ha acconsentito ad una riduzione della sua Tariffa doganale a un’altra parte contraente, deve accordarla all’insieme delle parti contraenti, altrimenti questi paesi hanno il diritto di esigere delle compensazioni. Per limitarle, K. suggerisce alla DREE alcune proposte che mirano a un’eventuale riforma del GATT. Questo tentativo di revisione non approda a nulla, tuttavia influenzerà l’ulteriore evoluzione del GATT (v. Hazoumé, 2002, pp. 411-423). K. interviene soprattutto nel quadro del GATT, in particolare durante i cicli di negoziati sulla riduzione delle tariffe doganali. Nel 1963 è il delegato francese nel comitato preparatorio della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo a Ginevra. Sostiene i diritti dei paesi poveri danneggiati dai principi liberali del GATT, dall’instabilità del prezzo delle materie prime e dalle barriere doganali dei paesi ricchi verso i manufatti provenienti dai paesi in via di sviluppo.
Nel 1967 K., che ha raggiunto i limiti d’età ma ha ancora la volontà di mantenere un ruolo attivo, è nominato capo degli studi del Groupe d’études prospectives sugli scambi internazionali e lavora sui sistemi di preferenze industriali. Il 4 giugno 1968 a Bruxelles, alla Comunità, si esprime a favore di una Politica commerciale comune. È il suo ultimo intervento: crolla nel pieno della seduta vittima di un attacco cardiaco e muore poco dopo.
Pierre Gerbet (2010)
Bibliografia
Auffret D., Alexandre Kojève, La philosohie, l'Etat, la fin de l'Histoire, Grasset, Paris 1990.
Hazoume B., La géographie d'Alexandre Kojève, in Etudes et documents X, Comité pour l'histoire économique et financière de la France, Paris 1998.
Hazoume B., La Communauté économique européenne et l'Accord général sur les tarifs douaniers et le commerce, la direction des relations économiques extérieures et l'article 111 du Traité de Rome, in Le rôle des ministères des Finances et de l'Economie dans la construction européenne (1957-1978), Comité pour l'histoire économique et financière de la France, Paris 2002.
Wormser O., Mon ami Alexandre Kojève, in “Commentaire”, n. 9, 1980.