Krag, Jens Otto
Figlio di un tabaccaio, K. nacque a Randers (Danimarca) il 15 settembre 1914. Ancora giovanissimo entrò a far parte dell’organizzazione giovanile socialdemocratica. Durante gli studi di economica politica all’Università di Copenaghen continuò a essere attivo nella politica giovanile, e negli anni Trenta cominciò a scrivere su temi economici e politici nei giornali e nelle riviste sindacali. K. apparteneva a quell’élite di giovani economisti socialdemocratici che svolsero un ruolo importante nei dibattiti programmatici del Partito socialdemocratico. Nel 1944 il leader del partito, Hans Hedtoft, lo coinvolse nella stesura del programma dei socialdemocratici per il dopoguerra. Nel 1945 divenne direttore della commissione di esperti economici dei movimenti sindacali, ma fu la stretta associazione e l’amicizia con il più anziano Hedtoft a dare un impulso determinante alla sua carriera politica.
Nel 1947 K. fu eletto al Parlamento per la sua città d’origine, Randers, e a trentatré anni fu nominato ministro del Commercio. In questa funzione centrale per la ripresa economica egli fu una figura chiave nella formulazione della risposta danese al Piano Marshall e all’Organizzazione economica per la cooperazione europea (OECE).
K. divenne ben presto una figura nota nella vita politica danese. La sua giovane età, il suo bagaglio intellettuale e la mancanza di un autentico retroterra sindacale lo distinguevano dai socialdemocratici tradizionali del suo tempo. Nel 1950 sposò un’affascinante attrice e scrittrice svedese, Birgit Tengroth, ma la loro unione non fu duratura. Poco dopo lasciò il governo e fu nominato consigliere economico presso l’ambasciata danese a Washington. Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, K. acquisì un’approfondita conoscenza dell’America moderna, della politica americana e specialmente delle idee americane sull’Europa e sugli affari internazionali.
Al suo ritorno in Danimarca nel 195, K. continuò a partecipare al dibattito programmatico che si svolgeva all’interno del suo partito, propugnando una prospettiva moderna e dando particolare rilievo agli impegni internazionali e alla moderna economia keynesiana. Nel 1953 fu nominato ministro per gli Affari economici, un incarico di coordinamento che comportava non soltanto una responsabilità particolare nelle politiche occupazionali, ma anche il ruolo di inviato del governo nei numerosi negoziati sulla cooperazione economica europea. Nella OECE, nell’Accordo generale sulle tariffe e il commercio (GATT) (v. Organizzazione mondiale del commercio) e negli incontri con colleghi britannici e scandinavi K. si distinse per la sua competenza e per una particolare mescolanza di disponibilità a cooperare e di atteggiamento riflessivo. Sotto il profilo intellettuale, K. si caratterizzava per sobrio realismo, creatività e assenza di dogmatismo.
Come rappresentante danese K. combatté una dura battaglia contro il protezionismo, specialmente contro il protezionismo agricolo, particolarmente dannoso per gli agricoltori danesi e per l’economia del paese nel suo complesso. Fra il 1956 e il 1960 rappresentò la Danimarca nelle discussioni sulla creazione di un’area europea di libero commercio e sulla nascita della Comunità economica europea (CEE). Sebbene la Danimarca alla fine aderisse all’Associazione europea di libero scambio (European free trade association, EFTA), K. ebbe sempre grande considerazione per i sostenitori della CEE e per i loro obiettivi. Pur non avendo alcun pregiudizio nei confronti della possibilità di un ingresso della Danimarca nella Comunità, riteneva che le caratteristiche strutturali dell’economia danese – i legami economici con il Regno Unito e la Scandinavia – avrebbero reso difficile al paese aderirvi da solo. Era altresì consapevole del latente pregiudizio antitedesco presente tra la popolazione danese e delle ripercussioni politiche che avrebbero potuto mettere in allarme i gruppi contrari all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) in Danimarca. K. cercò piuttosto di allentare le tensioni e di creare legami fra i “Sei” e i “Sette”. Il ruolo di mediazione da lui svolto durante i negoziati per il mercato europeo gli procurò molto rispetto. Nel 1960 diresse la riorganizzazione della OECE, trasformata in Organizzazione europea per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ma rifiutò l’opportunità di diventare segretario generale dell’organizzazione.
Nel 1958 K. fu nominato ministro degli Affari esteri, e in questa carica promosse un maggiore attivismo danese nelle Nazioni Unite e negli affari internazionali. Come ministro degli Esteri e in seguito, nel 1962, come primo ministro, K. svolse un ruolo discreto dietro le quinte della politica internazionale. Promosse relazioni schiette e stabili con i paesi vicini dell’Est, trasmettendo più volte messaggi attraverso la cortina di ferro. Non esitò a parlare con durezza a Chruščёv, ma cercò di sfruttare vantaggiosamente le piccole dimensioni e il ruolo mediatore del suo paese per favorire una politica di compromesso fra Est e Ovest. Fu assai attivo anche nell’Internazionale socialista, al cui interno strinse un forte rapporto d’amicizia con Willy Brandt e Olof Palme.
Nel 1961 K. guidò il processo di adesione della Danimarca alla CEE sulla scia della decisione della Gran Bretagna di entrare a far parte della Comunità, e sostenne coerentemente l’adesione dopo essere diventato primo ministro nel 1962. Consapevole del fatto che la Danimarca avrebbe potuto entrare nella CEE solo con il voto a favore della maggioranza parlamentare oppure attraverso un referendum, K. scelse un approccio cauto e cercò di placare i timori dei sindacati e della sinistra presentando l’adesione alla CEE come un accordo economico e offrendo una valutazione moderata e realistica della dimensione politica della cooperazione. Negli anni Sessanta instaurò strette relazioni con i governi della Germania e della Francia, stabilì un buon rapporto con la Commissione europea e rimase in attesa di una riapertura della procedura di Allargamento. Un breve intermezzo fu causato dalla sua dichiarazione, dopo una visita a Charles de Gaulle nel 1963, dopo il veto di quest’ultimo all’allargamento della CEE, che alla Danimarca era stato offerto di entrare autonomamente nella CEE. Nel 1966 gli fu assegnato il Premio Carlo Magno ad Aquisgrana come riconoscimento per il suo operato, e nel 1973 ottenne il Premio Robert Schuman.
Nel corso degli anni Sessanta K. fu al centro della rapida modernizzazione dell’economia danese, con l’espansione del welfare state e gli sforzi per stabilizzare il bilancio e la curva dell’inflazione. Ma le coalizioni di centrosinistra guidate da K. divennero sempre più fragili e nel 1966-1967 egli tentò di provi rimedio con sperimentando una maggioranza socialista sostenuta dagli ex comunisti. Quando gli venne rinfacciato l’atteggiamento scettico avuto in passato nei confronti degli ex comunisti, rispose: «Si resta di un’opinione finché non se ne abbraccia un’altra». Perduta la maggioranza, dovette passare all’opposizione all’inizio del 1968.
Nel 1967 K. si dedicò intensamente alla politica europea per una riapertura delle trattative per l’entrata della Gran Bretagna nella CEE. Al secondo veto della Francia contro l’allargamento della Comunità ripiegò sull’idea di un’unione economica nordica come piattaforma per un successivo avvicinamento alla CEE. In qualità di presidente della delegazione danese al Consiglio nordico, K. si adoprò per realizzare questo progetto. Fu assai frustrante per lui vedere dall’opposizione il governo di centrodestra assumere l’iniziativa in questo senso e addirittura negoziare l’ingresso della Danimarca nel 1970, allorché fu avviato l’allargamento della CEE. Tuttavia fu K. – tornato al potere nel 1971 – a rendere possibile l’ingresso del suo paese nella Comunità grazie alla sottile strategia con cui gestì il referendum sull’adesione della Danimarca. Nel corso dei preparativi per l’adesione e durante la campagna referendaria K. aveva cercato di conquistare la maggioranza mettendo prudentemente in risalto la razionalità economica dell’adesione alla CEE e minimizzandone gli aspetti politici. La sua valutazione dei futuri sviluppi della CEE era ragionevole per il decennio successivo, tuttavia non fece molto per preparare gli elettori danesi al potenziale approfondimento del processo di integrazione insito in modo latente nella comunità (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Nel referendum del 2 ottobre 1972 una maggioranza abbastanza ampia (63,3%) si espresse a favore dell’entrata della Danimarca nella CEE. All’apertura della sessione parlamentare, il giorno successivo, K. annunciò con grande sorpresa della regina e dei membri del Parlamento le sue dimissioni da primo ministro.
K. intendeva ritirarsi nella sua casa sul Mare del Nord, ma anche dopo aver abbandonato la politica restò tutt’altro che inattivo. Fu un commentatore politico assai prolifico, per un periodo insegnò scienze politiche all’Università di Aarhus e alla fine, nel 1974-1975, fu nominato capo della delegazione della Commissione europea a Washington. Nel corso della sua vita scrisse parecchi libri e articoli su una grande varietà di argomenti. Morì nel 1978 a soli 64 anni.
Johnny Laursen (2010)