Kulakowski, Jan
Ministro plenipotenziario, negoziatore principale della Polonia per i negoziati di Adesione all’Unione europea (UE), K. nacque a Myszkow nel 1930 da padre polacco e madre belga. Durante la Seconda guerra mondiale, all’età di quattordici anni, dopo la sua partecipazione nell’Insurrezione di Varsavia e la prigionia nel campo di Pruszkow, partì con sua madre alla volta del Belgio. Completati gli studi di giurisprudenza presso l’Università di Lovanio, nel 1953 ottenne la laurea in giurisprudenza all’Università cattolica di Lovanio.
Intermediario e negoziatore sin dalla giovinezza per la sua doppia nazionalità e per vocazione, K. fece ben presto da tramite tra la Polonia e l’Europa. In gioventù, in Belgio, era stato attivo all’interno della comunità di emigrati politici polacchi. Dal 1947 al 1954 organizzò in Belgio gruppi di giovani operai polacchi e collaborò con la Confederazione dei sindacati cristiani. Nel 1954 divenne membro del Segretariato generale della Federazione internazionale dei sindacati cristiani (International federation of chistian trade unions, IFCTU). Condusse negoziati con governi autoritari in Europa e in altri continenti per ottenere il rilascio di prigionieri perseguitati per le loro attività sindacali e una maggiore libertà per i sindacati in quei paesi. Nel 1962 fu eletto segretario generale dell’Organizzazione europea della Federazione internazionale dei sindacati cristiani. Dal 1974 al 1976 fu segretario della Confederazione europea dei sindacati.
Dal 1976 al 1985 K. venne eletto per quattro volte segretario generale della Confederazione mondiale del lavoro. Utilizzando la sua esperienza, i suoi contatti internazionali e la consolidata posizione di segretario generale della Confederazione mondiale per il lavoro, dal 1980 al 1989 K. partecipò attivamente alle iniziative del sindacato Solidarność, del quale è tuttora membro onorario.
In qualità di ambasciatore straordinario e plenipotenziario e di presidente della rappresentanza della Repubblica di Polonia presso le Comunità europee a Bruxelles, tra il 1990 e il 1996 K. fu uno degli architetti dell’accordo europeo (v. Accordi europei) che associava (v. Associazione) la Polonia alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), alla Comunità economica europea (CEE) e alla Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom). Fu uno degli autori della clausola del preambolo dell’accordo in base alla quale l’associazione della Polonia all’Unione europea (UE.) non era un fine in sé, bensì uno strumento per ottenere un’adesione a pieno titolo all’UE. Tuttavia, questa dichiarazione non venne accettata immediatamente come vincolante dalle Istituzioni comunitarie, e soltanto nel 1993 l’UE emise il parere favorevole per l’adesione polacca all’Unione europea. Nel 1996 K. fece ritorno in Polonia, dove divenne consulente del plenipotenziario del governo per l’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della) e l’assistenza estera, nonché membro del Comitato per l’integrazione europea. Nel 1998 il primo ministro Jerzy Buzek lo nominò segretario di Stato nella cancelleria del primo ministro e successivamente plenipotenziario del governo per i negoziati di adesione della Polonia all’Unione europea.
Come principale responsabile dei negoziati K. ebbe un ruolo chiave nelle relazioni da un lato tra la Polonia e l’UE, e dall’altro tra i partner della coalizione di governo Azione elettorale di Solidarność (Akcja wyborcza solidarność, AWS)/Unione liberale (Unia wolności, UW). La posizione negoziale di K. si trovò quindi limitata dai disaccordi all’interno dell’AWS e tra l’AWS e l’UW. Mentre i liberali all’interno della coalizione erano preoccupati del ritardo nel concedere la possibilità ai polacchi di lavorare nell’UE, e pertanto preferivano una posizione netta sul periodo di transizione in materia di libertà del lavoro, l’AWS era disposta a scendere a compromessi su tale questione in cambio di un lungo periodo di transizione per il provvedimento che avrebbe permesso agli stranieri l’acquisto di terreni polacchi. Il governo scelse una soluzione di compromesso, permettendo un periodo di transizione di cinque anni per investire nei terreni e un periodo di 18 anni per l’acquisto di terreni agricoli e di lotti edificabili. Tali conflitti intralciarono anche altre aree delle trattative, causando spesso posizioni negoziali inflessibili.
Nonostante le difficoltà interne, K. riuscì comunque a persuadere il governo della necessità di modificare le sue posizioni su un certo numero di capitoli difficili, quali occupazione e politica sociale, tassazione, trasporti, energia e ambiente (v. Kulakowski, 2001). Il suo ruolo fu anche decisivo nel mobilitare le élites per accelerare il processo di Armonizzazione legislativa (v. anche Ravvicinamento delle legislazioni). Tuttavia, dopo le elezioni parlamentari del 2001, quando il gruppo di negoziazione di K. fu sostituito da un altro gruppo dell’Alleanza democratica di sinistra (Sojusz lewicy demokratycznej, SLD), la Polonia risultò il paese più in ritardo nella conclusione di un certo numero di capitoli dei negoziati.
In qualità di responsabile del negoziato K. doveva spesso riferire in pubblico e in parlamento sulle questioni riguardanti l’integrazione europea. Nel corso del 2000 e del 2001 si tennero diversi dibattiti parlamentari nei quali egli dovette difendere la strategia negoziale del governo. In numerosi discorsi tenuti in parlamento in quel periodo K. tentò di ottenere il sostegno sia del governo sia dell’opposizione per l’avanzamento delle trattative. «Il progresso dei negoziati dipende sempre più dalla capacità del governo di prendere decisioni politicamente difficili. Tali decisioni dovrebbero ottenere l’appoggio di tutti i gruppi politici in Parlamento e del presidente Aleksander Kwaśniewski». (v. Kosc, 2001). In queste occasioni K. colse altresì l’opportunità di annunciare le trattative su temi spinosi quali l’acquisto dei terreni da parte di stranieri.
K. si servì del proprio ruolo di intermediario tra la Polonia e l’UE per esprimere la propria opinione su questioni relative all’integrazione europea di portata più generale. Già dal 1998 richiese che Varsavia venisse attivamente informata sui progressi delle riforme interne all’UE, in modo che la Polonia potesse prendere parte a tale processo. Sin dall’inizio indicò quale sarebbe dovuta essere la posizione polacca nell’Unione allargata a 25 paesi, all’interno della quale le élites politiche dei vari paesi avrebbero potuto svolgere un ruolo influente qualora avessero colto l’opportunità di definire i propri obiettivi a lungo termine.
Tra i contributi di K. a questo riguardo va ricordato il discorso sul tema “Federazione e un’Europa allargata”, pronunciato nel luglio 2000 a Berlino. K. era contrario alla proposta del ministro degli Esteri tedesco Joschka Fisher di affrontare l’Allargamento mediante la federalizzazione di quei membri dell’Unione europea che avessero dimostrato la volontà e la capacità di progredire ulteriormente sulla strada dell’integrazione (v. anche Federalismo). K. temeva che questo metodo di concepire un’ulteriore integrazione attraverso una maggiore flessibilità avrebbe creato divisioni all’interno delle istituzioni dell’Unione, rivelandosi pertanto un elemento distruttivo e non già costruttivo in relazione a un’ulteriore integrazione. «Il fatto stesso che la Federazione, in quanto organismo politico, sarebbe costretta a partecipare all’attività dell’Unione tramite i suoi componenti (ossia gli Stati membri) indebolirebbe la logica e la legittimazione delle istituzioni della Federazione, rendendo forse superflua la sua stessa esistenza». Nel suo discorso, K. manifestava inoltre il timore che i nuovi Stati membri, come la Polonia, aderissero all’Unione europea per poi venire esclusi dalla partecipazione al gruppo chiave del Processo decisionale. Esprimendo un timore diffuso tra i paesi candidati, K. affermò inoltre che l’idea di un “Nocciolo duro” dell’Europa avrebbe determinato un indebolimento della solidarietà tra i membri più ricchi al centro e quelli più poveri alla periferia dell’Unione (v. Kulakowski, 2000).
Madalena Pontes-Resende (2004)