Langer, Alexander
L. nacque il 22 febbraio 1946 a Sterzing (Vipiteno) in provincia di Bolzano da Arthur, medico ebreo viennese ivi trasferitosi nel 1914, perseguitato sotto il fascismo e poi dai nazisti, e da Elisabeth Kofler, farmacista tirolese, di Sterzing, di religione cattolica. Primo di tre figli, sin dall’infanzia L. ricevette un’educazione familiare multiculturale e plurilinguistica e fu avviato alla frequenza dell’asilo italiano e poi della scuola elementare tedesca a Vipiteno. Dal 1956 frequentò la scuola media e il ginnasio presso l’istituto privato dei padri francescani di Bolzano dove, nel 1961, fondò con alcuni compagni di scuola il periodico della Congregazione mariana “Offenes Wort” (“Parola aperta”) per testimoniare, condividere e diffondere un concreto impegno giovanile sociale, cristiano ed europeo. Conseguita la maturità classica nel 1964, L. proseguì gli studi presso l’Università di Firenze, dove ebbe come professore il celebre sindaco Giorgio La Pira, laureandosi in giurisprudenza nel 1968; collaborò alle riviste “Il Ponte” e “Testimonianze” e con comunità cristiane di base impegnate nel dialogo tra cattolici di sinistra, ispirati al Consiglio vaticano II, e marxisti. Un importante incontro per la sua maturazione politica fu quello con la scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani, del quale, nel 1970, L. tradusse in lingua tedesca uno dei testi più noti, Lettera ad una professoressa.
Rientrato in Sudtirolo sin dal 1967, L. si dedicò al dialogo interetnico in un periodo di gravi tensioni tra tedeschi e italiani nella regione fondando in quell’anno il mensile bilingue “Die Brücke/Il ponte”, per favorire il pluralismo e l’autonomia democratica nell’Alto Adige. Nel 1968, durante un viaggio estivo nella Repubblica Democratica Tedesca (v. Germania) e in Cecoslovacchia (v. Repubblica Ceca; Slovacchia), assistette all’invasione sovietica, mentre nell’autunno si recò per un periodo di studi a Bonn, nella Repubblica Federale Tedesca (RFT), dove entrò in contatto con la sinistra extraparlamentare. Professore supplente nei licei classici di lingua tedesca a Bolzano e a Merano, dal 1970 L. aderì al movimento alternativo di Lotta continua (LC). Nel 1972 conseguì la laurea in Sociologia presso l’Università di Trento e, dopo aver svolto il servizio militare contribuendo alla costituzione del movimento “Proletari in divisa” all’interno delle caserme per democratizzare l’esercito, tra il 1973 e il 1975 fece il giornalista inviato di “Lotta Continua” nella RFT, quotidiano dell’omonimo movimento, per studiare i mutamenti sociali nei paesi dell’Europa del Nord, contribuendo anche all’organizzazione dei primi incontri tra esponenti della sinistra israeliana e il Fronte di liberazione per la Palestina. Nel 1975 si trasferì a Roma per lavorare nella redazione di “Lotta Continua” di cui fu anche direttore tra il 1975 e il 1976 e insegnare filosofia e storia in alcuni licei scientifici della capitale fino al 1978.
Dopo lo scioglimento di LC nel 1976, L. aderì ai referendum promossi dal Partito radicale nel 1977 e, con l’aiuto di alcuni suoi esponenti, nel novembre 1978, decise di costituire una lista civica alternativa multietnica, Neue Linke/Nuova sinistra, che presentatasi alle imminenti elezioni regionali del Trentino Alto Adige ottenne un buon successo e lo vide eletto consigliere della Regione autonoma Trentino Alto Adige e della Provincia autonoma di Bolzano. Impegnato nella mobilitazione contro il censimento linguistico obbligatorio introdotto in Alto Adige, che rifiutò facendo obiezione alla schedatura etnica rischiando di perdere il posto di lavoro, e promotore delle riviste bilingue “Omnibus” e “Tandem”, nel dicembre 1981 L. si dimise a metà mandato per effettuare la rotazione con il primo non eletto.
Ripresa l’attività di traduttore e conferenziere con collaborazioni presso le Università di Trento, Urbino e Klagenfurt, nel novembre 1983 fu rieletto come consigliere regionale in Trentino Alto Adige e provinciale a Bolzano nella lista ecopacifista ispiratasi alle esperienze del movimento verde tedesco denominata Lista alternativa per l’altro Sudtirolo/Alternative Liste für das andere Südtirol. Nel dicembre 1984, a Firenze, L. svolse la relazione introduttiva nella prima assemblea nazionale delle liste verdi italiane, proponendo la “cultura del limite” e la caratteristica di “terzo polo” (“né di destra, né di sinistra”) quali caratteristiche peculiari di un nuovo soggetto politico ecologista a livello nazionale e internazionale. Contrario all’evoluzione partitica delle liste verdi, L. rinunciò alla candidatura al Parlamento italiano alle elezioni politiche del 1987 e, dopo il successo riportato dai Verdi ottenendo una buona rappresentanza, ne propose, invano, lo scioglimento per evitare la degenerazione del nuovo soggetto politico e avviarne una crescita nella società. L. partecipò costantemente a diverse iniziative e campagne ambientaliste, sociali e non violente italiane ed estere, operando per la conversione ecologica del modello di sviluppo economico, per il disarmo e l’obiezione fiscale alle spese militari, per la tutela dei Diritti dell’uomo e delle minoranze etniche e culturali. Membro di reti internazionali di cooperazione per la pace a carattere paneuropeo (East-West dialogue network, Helsinki citizen’s assembly), collaborò con i movimenti transfrontalieri alpini impegnati per la difesa del clima e per la riduzione del traffico pesante e fu tra i promotori della Fiera delle utopie concrete, che si svolge dal 1988 a Città di Castello (Perugia) e della Campagna “Nord-Sud: biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito” con sede a Roma.
Nel 1988 fu ancora rieletto consigliere regionale e provinciale nella Grüne Alternative Liste/Lista Verde Alternativa e l’anno seguente accettò di candidarsi al Parlamento europeo (PE) nella Circoscrizione italiana Nord-Est riuscendo a diventare europarlamentare nel giugno 1989. Dimessosi da consigliere regionale per non cumulare cariche politiche, L. fu, fino all’ottobre 1990, uno dei due copresidenti del Gruppo verdi costituitosi per la prima volta al PE. Abbinando l’attività parlamentare con l’azione diretta militante, destinò una quota rilevante dei finanziamenti ottenuti in qualità di europarlamentare a favore di movimenti e progetti ambientali, di solidarietà con il Terzo mondo e per la pace e la giustizia, rendendo periodicamente pubblici i propri bilanci economici. Impegnato a fianco dei movimenti indios in Amazzonia e sostenitore del commercio equo e solidale, del risparmio etico e della riforma della Banca mondiale, L. lasciò numerose testimonianze scritte (reportage giornalistici o articoli su riviste e giornali locali e nazionali) delle molteplici attività e problematiche seguite. Nel dicembre 1990 L. visitò l’Albania come membro della Commissione politica del PE, proprio nei giorni della prima rivolta studentesca che portò all’abbattimento del regime comunista. Dal 1991, come presidente della delegazione del PE per i rapporti con l’Albania, la Bulgaria e la Romania, l’europarlamentare tirolese partecipò a varie missioni ufficiali in questi paesi e promosse anche un Comitato di solidarietà e cooperazione con l’Albania e gli albanesi in Italia per fornire assistenza, viveri e medicinali alla popolazione.
Nel febbraio 1991 il PE approvò un suo rapporto sull’apertura politica e commerciale all’Albania che diede l’avvio a normali rapporti tra la Comunità europea (CE) (v. anche Comunità economica europea) e il paese balcanico. Il suo sostegno alle relazioni Est-Ovest, fu particolarmente deciso e tra le sue iniziative vi fu la proposta, più volte reiterata senza successo sin dal 1989, di istituire un’assemblea parlamentare espressione del PE e di tutti i parlamenti extracomunitari che si stavano liberando dal comunismo e che avessero desiderato parteciparvi, mentre un rapporto da lui presentato sulla politica di sicurezza europea fu approvato dal PE nel 1993. L. si impegnò per i diritti umani in varie parti del mondo (Tibet, Israele, Kosovo, sostegno alla popolazione curda, repubbliche baltiche, Medio Oriente, Cipro, Algeria, ecc.), per la difesa dell’ambiente (ad esempio contro l’installazione di centrali nucleari oppure contro l’Expo di Venezia), per la tutela delle minoranze e contro il razzismo e la discriminazione, partecipando a molti incontri interetnici e al lavoro dell’Intergruppo lingue e culture minoritarie del PE, di cui fu anche presidente di turno dal luglio 1991 al marzo 1992 e che ottenne il riconoscimento delle comunità etnolinguistiche minoritarie e finanziamenti comunitari per le attività dei gruppi linguistici minoritari europei. Membro della Sottocommissione disarmo e sicurezza della Commissione affari esteri e membro supplente dalla Commissione sviluppo e delle Commissioni petizioni e regolamento, L. si oppose all’intervento militare nella crisi del Golfo del 1991 e propose la riforma democratica dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per dotarlo di una forza propria di polizia internazionale. Nel febbraio 1992 una sua risoluzione per la creazione di un Tribunale internazionale dell’ambiente sotto l’egida dell’ONU, già richiesta da un apposito comitato italiano, venne ripresa nel rapporto Collins sulla partecipazione della CE alla Conferenza mondiale sull’ambiente di Rio de Janeiro, mentre nell’aprile 1992 un suo rapporto per la riconversione civile della base missilistica di Comiso, in Sicilia, venne approvato dal PE. Nello stesso anno L. riusciva anche a far votare a Strasburgo un rapporto sulla valutazione politica dell’accordo di transito con l’Austria e, nel 1993, sull’accordo di cooperazione con la Slovenia.
Dopo lo scoppio della guerra nell’ex Iugoslavia L. propose numerose risoluzioni e partecipò direttamente a numerose iniziative nonviolente per far cessare il conflitto armato, come le due carovane per la pace nel 1991, promuovendo e ottenendo in quell’anno l’attribuzione del Premio Sacharov del PE allo scrittore albanese del Kosovo, e presidente del Comitato per i diritti umani nel Kosovo, Adem Demaci, costituendo nel gennaio 1992, a Verona, un Comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace in Iugoslavia chiamato (“Verona Forum”) e finanziando gli organi di informazione indipendenti ed anti-nazionalisti. Ripresentatosi alle elezioni europee (v. anche Elezioni dirette del Parlamento europeo) con i Verdi italiani nel giugno 1994, L. fu rieletto con oltre quarantamila voti, tornando a essere copresidente del Gruppo verdi al PE e divenendo membro delle Commissioni Politica estera, Sicurezza e disarmo, Trasporti, Petizioni, Cultura e Regolamento interno. Attento ai temi e alle problematiche relativi alla bioetica L. riuscì, il 1° marzo 1995, a fare approvare a larga maggioranza dall’Assemblea di Strasburgo una risoluzione contro la brevettabilità delle manipolazioni genetiche di materia vivente (umana, animale e vegetale).
L. fu tra i primi ecologisti ad impegnarsi a favore di una riforma democratica e federale (v. Federalismo) delle Comunità europee e dell’Unione europea (UE), fondata tanto su un’aggregazione sovranazionale quanto su un sostanziale rafforzamento del ruolo e dell’autonomia delle regioni, delle cooperazioni transfrontaliere e delle minoranze etniche (v. Iniziative transfrontaliere). Pur criticando fortemente il Trattato di Maastricht, sostenne sempre l’Europa unita come obiettivo di pace. Diversi discorsi e scritti occasionali attestano questo atteggiamento contro i nazionalismi, a favore di un’Europa federale dei popoli e “casa comune” aperta ad accogliere i paesi ex comunisti. Tra i suoi contributi più rilevanti per la riforma delle Istituzioni comunitarie va ricordata la bozza di proposta per la posizione politica del Gruppo verde al PE per la Conferenza intergovernativa (v. Conferenze intergovernative) del 1996, da lui redatta nell’aprile 1995, dove erano rimarcati la necessità di abbandonare la procedura di Voto all’unanimità (v. Processo decisionale), l’esigenza di dare pieni poteri di Codecisione al Parlamento europeo per democratizzare l’UE (v. anche Deficit democratico), il bisogno di rafforzare il ruolo delle Regioni, l’urgenza di avviare una efficace Politica estera e di sicurezza comune e di consentire l’ingresso nell’UE ai paesi dell’Est Europa (v. anche Paesi candidati all’adesione; Allargamento).
Membro supplente della delegazione del PE per le relazioni con l’ex Iugoslavia, L. era stato relatore del rapporto, approvato dal PE, sull’istituzione di un Tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità perpetrati in questo paese. Con l’aggravarsi della situazione si schierò per un intervento militare urgente volto a fermare gli eccidi etnici in Bosnia-Erzegovina. Dopo la strage provocata nella città multietnica di Tuzla, il 25 maggio 1995, dove furono uccisi da granate serbe una settantina di giovani mentre partecipavano a una manifestazione per la giornata nazionale della gioventù, L. fu tra gli organizzatori di una manifestazione a Cannes, in Francia, durante il Consiglio europeo del giugno 1995, per chiedere a gran voce ai capi di Stato e di governo lì riuniti l’immediato intervento umanitario e militare dell’UE e di organizzazioni internazionali di sicurezza – Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO) e Unione dell’Europa occidentale (UEO) – e per far entrare la Bosnia-Erzegovina nell’UE.
L. promosse l’istituzione di un Corpo civile di pace europeo (CCPE), che avrebbe dovuto agire come servizio della Commissione europea per la prevenzione dei conflitti e per interventi post-conflitto, composto da professionisti con svariate competenze e da volontari, adottando una struttura e modalità d’azione flessibili e collaborando con l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e con l’ONU. Il CCPE venne proposto ufficialmente in una raccomandazione del PE nel maggio 1995, come contributo allo sviluppo della Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e da allora ne è stata sollecitata a più riprese l’istituzione in diversi documenti approvati dal PE.
Nel giugno 1995 L. venne ingiustamente escluso dalla candidatura a sindaco di Bolzano, a causa dell’obiezione da lui sempre opposta al censimento etnico. L. si tolse la vita a Pian dei Giullari, nei pressi di Firenze, città dove risiedeva con la moglie, il 3 luglio 1995, all’età di quarantanove anni, impiccandosi a un albero di albicocco. La sua tragica morte, improvvisa e segno di una profonda disperazione e di un forte cedimento dovuto anche all’enorme impegno politico e umano profuso, hanno privato l’UE del prezioso contributo di un uomo dalla rara profondità intellettuale, di un “costruttore di ponti” tra culture, tradizioni politiche, persone e comunità e di uno dei più rappresentativi esponenti del movimento verde e non violento a livello internazionale.
Per continuare l’opera di L. e mantenerne viva l’eredità trasmessa dal suo pensiero e dalla sua azione caratterizzata dall’impegno civile, sociale, culturale e politico è attiva dal 1999 a Bolzano la Fondazione Alexander Langer Stiftung, che oltre ad aver raccolto e pubblicato i suoi scritti, è animatrice del Festival internazionale Euromediterranea e del Premio internazionale Alexander Langer, ogni anno assegnato a persone o gruppi che si sono distinti per l’attività in campo ambientale e/o sociale oppure in difesa dei diritti umani e della convivenza tra i popoli, e ha contribuito con altri enti alla nascita del corso-master universitario “Mediatori dei conflitti – operatori di pace internazionali”.
Giorgio Grimaldi (2010)