Lituania

Il cammino della Lituania verso l’Unione europea

La Lituania fu annessa con la forza all’Unione Sovietica nel 1940 e successivamente fu occupata dalla Germania dal 1941 al 1944. Nel 1944 l’Unione Sovietica riaffermò il proprio dominio, sebbene non riconosciuto dalla maggior parte degli Stati occidentali. Durante il periodo sovietico in Lituania, data la presenza di infrastrutture comparativamente buone e di manodopera qualificata, furono costituiti grandi complessi industriali. Malgrado la mancanza di risorse naturali, fu sviluppato il settore dell’energia, particolarmente in campo nucleare. Altri settori di rilievo erano l’agricoltura e l’industria alimentare.

Nel 1989 la pressione da parte della popolazione costrinse il partito comunista a indire libere elezioni che furono vinte dal movimento nazionalista Sajūdis. Il Consiglio supremo proclamò l’indipendenza l’11 marzo. Dopo violenti scontri con le truppe sovietiche durante il 1990, più del 90% della popolazione votò per l’indipendenza in un referendum tenuto nel febbraio 1991. L’Unione Sovietica riconobbe l’indipendenza lituana nel settembre 1991 e le ultime truppe russe lasciarono il paese nel 1992.

Dalla proclamazione dell’indipendenza nel 1990 la Lituania ha perseguito attivamente una strategia di rafforzamento dei suoi legami politici, economici e sociali con l’Unione europea e di consolidamento della sua sicurezza e stabilità nelle strutture transatlantiche.

Le relazioni diplomatiche tra la Lituania e la Comunità europea (v. anche Comunità economica europea) furono avviate il 27 agosto 1991, allorché i paesi dell’UE riconobbero ufficialmente l’indipendenza lituana. L’11 maggio 1992 la Lituania e la CE firmarono il Trattato di cooperazione economica e commerciale che entrò in vigore il 1° febbraio 1993. Fu altresì firmata la dichiarazione sul Dialogo politico lituano-CE che formalizzò le relazioni politiche tra i vari paesi.

Uno degli episodi cruciali nelle relazioni tra Lituania e la CEE fu la firma dell’Accordo per il libero scambio, rispetto al quale, il 7 febbraio 1994 il Consiglio dei ministri della CEE confermò l’incarico ufficiale alla Commissione europea di procedere nei negoziati sugli accordi per il libero scambio con i paesi baltici. Tale mandato significava l’assenso alla conclusione degli Accordi europei di Associazione con la Lituania e altri paesi baltici, che a loro volta avrebbero rappresentato una fase intermedia verso l’Adesione all’Unione europea. Uno dei significati storici di tale fase consisteva nel riconoscimento di uno status differente per i paesi baltici rispetto a quello di altre ex repubbliche sovietiche, creando in questo modo le premesse per una loro più rapida integrazione nelle strutture e nei mercati occidentali.

L’accordo sul libero scambio e sulle questioni commerciali tra la Lituania e le Comunità europee fu firmato il 18 luglio 1994, e alla fine dello stesso anno furono avviate le trattative per la firma di un accordo sull’adesione associata.

Dopo circa sei mesi di negoziati, il 25 giugno 1995, la Lituania e la CEE firmarono l’Accordo europeo di associazione, confermato il 1° febbraio 1998. Questo completava ed estendeva l’obiettivo dell’Accordo di libero scambio.

Dopo essere divenuta membro dell’UE, la Lituania, unitamente ad altri stati baltici, centrali e orientali dell’Europa, si indirizzò verso una nuova fase di relazioni con l’UE. L’Accordo europeo riconosceva l’aspirazione della Lituania a divenire membro dell’UE e creava le condizioni per la partecipazione del paese alla Strategia di preadesione dei paesi candidati.

L’8 dicembre 1995 la Lituania presentò la sua candidatura all’Unione europea e il 19 gennaio 1996 il Consiglio dei ministri decise di applicare la procedura di cui all’articolo O del Trattato, secondo la quale la Commissione deve essere consultata. Nell’ambito della comunicazione dell’“Agenda 2000” (1997, p. 5) l’adesione della Lituania «era da considerarsi come parte di un processo storico, in cui i paesi dell’Europa centro-orientale avrebbero superato la divisione del continente durata per più di 40 anni, e si sarebbero uniti all’area di pace, stabilità e prosperità creata dall’Unione».

Tuttavia, il Summit di Lussemburgo del dicembre 1997 adottò la decisione di avviare i negoziati riguardanti la partecipazione con soli sei paesi (Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Polonia, Slovenia e Ungheria) dividendo così il processo di Allargamento dell’UE e i paesi candidati in due “ondate”. La Lituania, secondo le conclusioni e le raccomandazioni della Commissione (v. anche Raccomandazioni), insieme a Lettonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Malta, fu inserita nel secondo gruppo di paesi candidati che non erano pronti per l’avvio dei negoziati. Comunque i responsabili lituani si dichiararono in disaccordo con tale decisione, definendola come “politica” e basata su informazioni superate e imprecise. Essi affermarono che la Lituania aveva conseguito i criteri di stabilità politica e raggiunto il successo nel definire il programma di riforme economiche e nell’armonizzare la legislazione con quella dell’UE (vedi Henderson, 1999, p. 265). La reazione della Commissione fu quella di assicurare ai paesi esclusi che essi avrebbero potuto prendere parte ai negoziati non appena avessero raggiunto un sufficiente progresso economico-politico, e di fornire loro assistenza finanziaria e tecnica per soddisfare i criteri della Commissione.

Progressi nel processo di adesione

Come risultato delle elezioni presidenziali tenutesi nel dicembre 1997 e nel gennaio 1998, un nuovo Presidente, Valdas Adamkus, fu insediato il 26 febbraio 1998. Il trasferimento del potere ebbe luogo senza scossoni e in accordo con la legge. Un minore rimpasto governativo si ebbe nel marzo 1998. L’ingresso della Lituania nell’UE continuò a essere considerato dal governo come una priorità politica.

Nel marzo 1998 la Lituania presentò una prima versione del proprio Programma nazionale per l’adozione dell’Acquis comunitario (NPAA) che descriveva più nel dettaglio le azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi previsti dal Partenariato per l’adesione. All’inizio del 1999, fu completata la prima fase multilaterale e l’esame analitico dell’acquis. Durante la fase multilaterale, la Commissione europea informò la Lituania circa i requisiti della normativa secondaria UE (v. anche Diritto comunitario). Durante la fase bilaterale o il periodo di identificazione dei problemi (marzo 1999 – febbraio 2000) la commissione esaminò quante normative UE erano già state trasposte nella legislazione nazionale lituana e quali problemi la Lituania aveva incontrato durante la trasposizione o l’implementazione di tali leggi. Nel giugno 1999, il governo lituano approvò la Strategia economica di medio termine nell’ambito dell’integrazione nell’UE (v. Integrazione, metodo della). Nella metà del 1999, venne essenzialmente completata la creazione di un quadro legislativo e della principale infrastruttura istituzionale mirati a definire e rafforzare l’acquis nell’Area del Mercato unico europeo. Fu sostanzialmente incrementato l’aiuto per la preadesione. Parallelamente al programma PHARE, dall’anno 2000, tale aiuto incluse quello all’agricoltura e un fondo strutturale che diede priorità a misure simili a quelle del Fondo di coesione nel settore ambientale e dei trasporti.

Nel 1999 la Lituania venne finalmente invitata ai negoziati per l’adesione, insieme agli altri paesi appartenenti al cosiddetto 2° gruppo (Lettonia, Slovacchia, Romania e Bulgaria). Il 15 febbraio 2000, la Lituania iniziò le trattative per l’ingresso nell’UE. Questi negoziati includevano 31 capitoli che spaziavano dall’agricoltura alle telecomunicazioni.

Il 28 marzo 2000 il Capo negoziatore Vygaudas Ušackas, viceministro per gli Affari esteri della Lituania, presentò all’UE la prima serie di otto documenti riguardanti la posizione della Lituania, iniziando così, di fatto, i negoziati. Alla fine del 2000, il governo lituano approvò le posizioni del paese su tutti i capitoli.

Nel novembre 2000, la Commissione concludeva che «la Lituania ha compiuto progressi soddisfacenti nell’ottemperare alle priorità di breve termine per l’Adesione all’Unione, specialmente rispetto alle riforme economiche. Tuttavia, in alcune aree quali l’agricoltura, la politica fiscale, la capacità amministrativa (inclusi la gestione e il controllo dei fondi CEE), si richiedono ulteriori progressi. La Lituania ha già iniziato a dedicarsi a un certo numero di priorità per l’adesione all’Unione». (Vedi Relazione periodica, 2000, p. 99).

Dopo un anno, la Commissione dichiarò che la Lituania aveva compiuto soddisfacenti progressi nel far fronte alle priorità di breve termine e, in misura minore, a quelle di medio termine per l’adesione all’Unione. In particolare, la Lituania «aveva ampiamente fatto fronte a diverse priorità di breve termine, concernenti criteri economici, mercato interno, energia e ambiente». La Commissione precisò che restavano da affrontare alcune priorità a breve termine, specialmente in materia di agricoltura, e che la Lituania, pur avendo parzialmente adempiuto alla maggior parte delle priorità di medio termine, avrebbe dovuto compiere ulteriori sforzi per quanto concerneva la gestione e il controllo dei fondi CEE (vedi Relazione periodica, 2001, p. 111).

I negoziati con la Lituania per la partecipazione si conclusero ufficialmente al summit di Copenaghen nel dicembre 2002. La Commissione europea, nella sua Relazione periodica (2001, p. 140) concludeva che 28 capitoli si erano per il momento conclusi e che la Lituania aveva in generale fatto fronte agli impegni presi durante i negoziati. Secondo la Commissione, si erano verificati alcuni ritardi in materia di pesca (il completamento del registro delle navi da pesca), nei rilevamenti statistici (per il censimento agricolo) e l’ambiente (la legislazione sugli imballaggi e sui biocidi). Tali questioni dovevano ancora essere affrontate.

Malgrado quei ritardi, la Commissione concluse che: «tenendo conto dei progressi fatti sin dall’emissione del Parere, il livello d’allineamento e di capacità amministrativa raggiunti dalla Lituania fino a questo punto, e il track record della Lituania nel far fronte agli impegni assunti durante i negoziati, la Commissione giudica che la Lituania sarà in grado di assumersi gli obblighi inerenti alla partecipazione in accordo con i tempi previsti. Durante il periodo che la condurrà all’adesione, la Lituania dovrà procedere nei preparativi, in linea con gli impegni assunti nel corso dei negoziati per l’adesione stessa» (ibid.).

Nel 2002 la Lituania si classificò sesta tra i paesi in attesa di adesione e prima fra i tre stati baltici. L’UE contribuì per quasi il 50% del commercio estero della Lituania, distinguendosi come il primo partner commerciale del paese. Il commercio bilaterale era principalmente costituito da prodotti tessili, materiali di trasporto, prodotti chimici, energia e macchinari. Nel 2002, le importazioni UE arrivarono a 2,7 miliardi di euro e le esportazioni a 4 miliardi di euro, con un conseguente residuo attivo di 1,3 miliardi di euro (Commissione europea, 2004).

Il Trattato di adesione fu firmato dal primo ministro Algirdas Brazauskas e dal ministro degli Esteri, Antanas Valionis ad Atene, il 16 aprile 2003. Nel referendum dell’11 maggio 2003, i cittadini della Lituania votarono per il 90,07% a favore dell’adesione all’UE. Infine, il 1° maggio 2004, la Lituania diventò membro a pieno titolo dell’Unione europea insieme ad altri nove paesi (Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia).

Le tappe future

Pur essendo membro a pieno titolo dell’UE, l’integrazione non si è ancora completata in ogni settore: sono numerosi i periodi di transizione come, ad esempio, quello relativo alla Libera circolazione delle persone e alle restrizioni sull’acquisto di terreni da parte di stranieri, o in merito al diritto a mantenere accise più basse sulle sigarette (una lista completa di tutti i periodi di transizione può essere trovata su: www.euro.lt). Inoltre, diventando un membro dell’UE, la Lituania non è diventata automaticamente membro dell’Eurozona o dello spazio Schengen. Per divenire parte di queste due aree, la Lituania doveva qualificarsi in modi separati, soddisfacendo un certo numero di condizioni (giungere al criterio di convergenza per l’Euro e dimostrare di essere in grado di proteggere i comuni confini esterni per Schengen). L’introduzione dell’euro è uno degli obiettivi della politica economica della Lituania dopo la cui attuazione al paese sarà permesso di trarre tutti i benefici offerti dalla politica economica e monetaria europea.
Passi importanti verso l’introduzione dell’euro furono già fatti con l’ancoraggio del litas all’euro e con l’adesione della Lituania all’ERM II. Tramite la partecipazione all’ERM II, la Lituania si è impegnata unilateralmente a mantenere un regime di cambio fisso e un tasso di cambio stabile del litas nei confronti dell’euro. Anche se una data esatta per l’introduzione dell’euro in Lituania non è ancora fissata, i preparativi connessi con l’adeguamento del diritto nazionale, la sensibilizzazione del pubblico, la preparazione per la sostituzione del contante, l’Armonizzazione delle operazioni di politica monetaria e le altre aree vengono effettuate gradualmente.

La Lituania, dopo aver regolato con successo il proprio sistema nazionale di informazione e completate le operazioni di preparazione, è diventato membro dello spazio Schengen il 21 dicembre 2007. Come risultato il controllo delle frontiere marittime e terrestri è stato abolito. Il controllo delle frontiere aeree è stato rimosso del marzo 2008 in considerazione dell’introduzione dei nuovi piani di volo.

Box 1→ Banca della Lituania

Box 2→ Il Comitato Europeo sotto il Governo della Repubblica di Lituania

Box 3→ Radio e Televisione nazionale lituana (Lietuvos nacionalinis Raijas ir Televizija, LRT)

Il consenso politico riguardo l’adesione

I partiti lituani mostrarono un alto livello di consenso politico rispetto alla questione dell’integrazione europea. Tale consenso fu raggiunto dopo che varie politiche alternative fallirono nel soddisfare i requisiti della sicurezza nazionale, inclusi la capacità di proteggere i vitali interessi del paese, di mantenere l’integrità territoriale e di risolvere problemi potenzialmente destabilizzanti come il declino economico, l’inquinamento ambientale, ecc. (v. Lane, 2001).

Tuttavia, vi era un movimento euroscettico (v. Euroscetticismo) che si opponeva all’ingresso nell’UE poiché pregiudicava, secondo i suoi sostenitori, l’indipendenza e la cultura nazionali. Questo punto di vista in qualche misura si rispecchiava nei risultati di una ricerca condotta con regolarità fin dal 1997 dal Centro di Ricerca sull’opinione pubblica “Vilmorus”. Nel sondaggio veniva rivolta tale domanda: «Se oggi venisse indetto un referendum sull’adesione della Lituania all’Unione europea, come voteresti: “pro” o “contro”?». Benché all’inizio del 1997 il sondaggio rivelasse il numero più basso di euroscettici (soltanto l’11% delle risposte rispetto al 49% che si dichiaravano a favore dell’adesione), alla fine del 1999 il numero di euroscettici (35%) superò quello di coloro che avrebbero votato a favore (29%). Questo poteva spiegarsi con la sfavorevole percezione in Lituania delle raccomandazioni dell’UE circa la separazione in due “ondate” dei paesi candidati all’adesione.

Nel 2000 tuttavia, la percentuale di eurofavorevoli superò nuovamente quella degli euroscettici, malgrado quest’ultima avesse raggiunto in alcuni mesi il 54%.

Ciò trovava una spiegazione nell’intensa campagna d’informazione indirizzata alla popolazione, e con la crescita di nuove forze politiche che spingevano per l’adesione della Lituania nell’UE. La diminuzione di eurottimismo che si verificò alla fine del 2001 si può interpretare come conseguente alle difficoltà del periodo di trattative, allorché vennero avviate discussioni sul futuro dell’agricoltura (il problema dei pagamenti diretti), sul permesso agli stranieri di acquistare terreni a scopo agricolo, e sulla chiusura dell’impianto di energia nucleare di Ignalina. Successivamente la situazione si stabilizzò e, dalla primavera del 2002, la percentuale dei favorevoli all’adesione è stata costantemente superiore al 50% (v. Gaidys, 2002, p. 1-3).

Dopo i primi 5 anni di adesione all’UE, i lituani continuano a dimostrare progressivamente il loro supporto all’Unione europea e senso di appartenenza della Lituania all’Unione (71% nel dicembre 2010). L’impatto dell’adesione si considera molto positivo, soprattutto per quanto riguarda l’economia del paese e il controllo sull’inflazione (www.euro.lt).

Jolanta Stankeviciute (2008)