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Marc, Alexandre

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Il giovane M., nato Aleksandr Markovitch Lipiansky (Odessa 1904-Vences 2000) emigra con i genitori in Francia nel 1919. A Parigi partecipa alla fondazione del Club du Moulin Vert (1930), luogo d’incontro di studenti in cui si discutono problemi di religione e di ecumenismo e da cui nascerà “L’Ordre nouveau”, il cui manifesto è redatto principalmente da M. (1931). In questo nuovo contesto hanno luogo alcuni incontri decisivi: Arnaud Dandieu e Denis de Rougemont contribuiscono a portare il giovane M. verso il pensiero personalistico, impregnato del primato dello spirituale ed estremamente dinamico sulle questioni sociali. Il termine “Federalismo” associato all’aggettivo “integrale” compare molto presto in diversi suoi scritti: una forma politica che accompagna il personalismo nella sua battaglia contro la crisi globale. M. è nell’esercito nel 1940, ma poco dopo si unisce alla Resistenza. In clandestinità fa uscire alcune opere su Péguy (1941) e soprattutto su Proudhon (1945). Dopo la liberazione si dedica al giornalismo, ma è soprattutto sull’azione militante che ormai concentra la sua immensa energia: è eletto primo segretario generale della nuova Unione europea dei federalisti (UEF) creata a Parigi nel dicembre 1946. Il ruolo che svolge in questa struttura è essenziale perché è a lui che spetta l’organizzazione della prima manifestazione dell’UEF nell’aprile 1947 ad Amsterdam e sempre lui è uno degli artefici principali del Congresso di Montreux nel mese di agosto.

Ampio spazio viene dunque accordato alle idee del personalismo e del federalismo integrale, che investe i rapporti fra l’individuo, le comunità intermedie (comune, regione, ecc.) e lo Stato, senza dimenticare la “partecipazione” all’interno delle imprese. L’idea di un’Assemblea costituente europea è largamente minoritaria. Per M. l’azione dev’essere condotta alla base, vale a dire a misura delle forze vive piuttosto che delle istituzioni: in contrasto con la politica della moderazione esaltata al Congresso dell’Aia, fustiga coloro che definisce gli europeisti “conservatori”. Tuttavia l’“opportunismo” tanto denigrato da M. all’epoca è giustificato dalla battaglia per la “sovranazionalità”, condotta ormai apertamente dai federalisti negli Stati che sembrano intenzionati a cooperare. Così M. è poco presente nei dibattiti sul Piano Schuman, in cui non vede che una fuga in avanti; per le stesse ragioni si tiene in disparte dai lavori del Comitato ad hoc, contrariamente ad Altiero Spinelli, molto a suo agio nella politica di corridoio. Diffidando fortemente del “passo decisivo” a partire dal quale «l’idea federalista europea passa sul piano governativo», M. si orienta verso la formazione promuovendo la creazione di un dipartimento di studi federalisti. Da questo momento consacra interamente la sua attività a queste battaglie “di retroguardia”, partecipando ai campi della gioventù della Lorelei (luglio-settembre 1951), o creando centri di formazione europea, come il Centro europeo di documentazione a Saarbrücken, il Centre international de formation européenne a Nizza (1954), il Collegio universitario di studi federalisti ad Aosta (1961), che intendono essere strumenti di formazione dei militanti federalisti europei. Il fallimento della Comunità europea di difesa (CED), nell’agosto 1954, permette un riavvicinamento inatteso con Spinelli sotto la bandiera dei “massimalisti” nel Congresso del popolo europeo (1955-1961), che si traduce nel rifiuto del progetto di “rilancio europeo” e provoca la scissione dell’UEF (novembre 1956). Il periodo seguente è intenso dal punto di vista dottrinale. M. fissa i punti essenziali del suo pensiero: Civilisation en sursis. Europe, terre décisive, sono altrettante pietre miliari nella teorizzazione del federalismo integrale. Nel 1961 abbandona l’attività militante pur continuando nella sua opera dottrinale (Dialectique du déchaînement, 1961; L’Europe dans le monde, 1965) e pedagogica, sempre dedito alla causa di un federalismo europeo nel quale non ha mai smesso di credere fino alla morte.

Bertrand Vayssière (2010)