Morán López, Fernando
Fernando Morán López (Avilés 1926 -) dopo essersi laureato in Giurisprudenza e in Scienze economiche all’università di Madrid, perfeziona e amplia la propria preparazione specializzandosi all’Institut d’Hautes Etudes Internationales di Parigi e, successivamente, alla London School of Economics. Nel 1952 intraprende la carriera diplomatica, entrando alla Escuela Diplomática, da dove, nel 1954 esce con il grado di Secretario de tercera clase.
- inizia a percorrere quel lungo cammino che lo condurrà fino a diventare ministro degli Esteri, ricoprendo diversi incarichi nelle rappresentanze diplomatiche e consolari spagnole nel mondo: da Buenos Aires a Pretoria, da Lisbona a Londra. Esperto di problematiche africane, è nominato, nel 1968, Subdirector general de África en la Dirección general de Asuntos de África y del Próximo Oriente e, nel 1971, è designato Subdirector general de Asuntos de África, Próximo y Medio Oriente en la Dirección general de Política exterior. Entrato a far parte del ministero degli Affari esteri, nel 1970 diventa Director de Política de área internacional en la Dirección general de Política exterior e nel 1971 è nominato Subdirector del Instituto hispano árabe de cultura. Fa parte – per quattro volte – della Delegazione spagnola presso le Nazioni Unite, fino a quando, nel 1973, svolge l’importante funzione di console generale di Spagna a Londra.
Oltre ai doveri derivanti dal suo lavoro di diplomatico al servizio del paese iberico, M. è impegnato sul piano politico, militando in forze e movimenti di opposizione al regime. Nel 1968 fonda, insieme a Enrique Tierno Galván – professore espulso dall’università da Franco per le sue idee politiche e futuro e popolarissimo sindaco di Madrid durante la Transizione – il Partido socialista del interior (PSI). Nel 1974 questa formazione, nata clandestinamente nell’ambiente universitario, amplia il proprio campo d’azione e cambia nome – ottemperando alle direttive dell’Internazionale socialista – divenendo Partido socialista popular (PSP). Il PSP, d’ispirazione marxista, vicino al sindacato delle Comisiones obreras (CC.OO.), ma a differenza del Partito socialista (Partido socialista obrero españolpartido socialista obrero español, PSOE) pronto ad accettare la soluzione monarchica per la Spagna del dopo Franco, si presenta alle prime elezioni generali del 1977 conquistando il 4,46 % e 6 seggi. Nel febbraio 1978, il PSP confluisce nel PSOE e alle elezioni parziali del senato celebrate nel maggio dello stesso anno, M. è eletto senatore per le Asturie nella circoscrizione di Oviedo. Ottiene 122.419 preferenze e sostituisce il giurista e storico comunista Wenceslao Roces Suárez che, divenuto senatore nel giugno dell’anno prima, ha rinunciato al posto. Si ripresenta alle elezioni del marzo 1979, quelle indette dopo l’approvazione per via referendaria della Costituzione democratica: se, da un parte, a vincere è ancora il centro destra e soprattutto l’Unión de centro democrático (UCD) del primo ministro Adolfo Suárez, dall’altra M. viene rieletto continuando, sempre dai banchi dell’opposizione, il proprio lavoro di senatore. All’attività politica in ambito nazionale e internazionale, M. alterna quella a livello locale e impegnandosi nell’amministrazione della sua regione in qualità Consejero de Medio ambiente y bienestar social del governo autonomo delle Asturie.
La svolta per la Spagna e per M. arriva con le elezioni politiche dell’ottobre 1982, quando, con i partiti di centro destra in crisi e con la fine della leadership di Suárez, il PSOE di Felipe González vince, ottenendo un’amplissima maggioranza (48%) e conquistando 202 seggi sui 350 disponibili al Congreso. Questa volta M. si presenta come deputato, venendo eletto nella circoscrizione di Jaén, in Andalusia. Il nuovo primo ministro González lo chiama a dirigere il ministero degli Affari esteri, in una fase particolarmente delicata per la Spagna dopo l’incerta politica dei governi UCD e in vista delle future decisioni da prendere – alcune delle quali capaci di minare gli equilibri interni allo stesso partito socialista al governo. L’agenda politica prevede almeno due grandi appuntamenti: l’entrata della Spagna nella Comunità europea e la questione della permanenza o meno nella NATO (v. Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico). Rispetto alla prima, la Spagna veniva dalla grande delusione patita pochi mesi prima, quando, dopo un inizio molto promettente, il processo d’integrazione nella Comunità economica europea (CEE) – importantissimo tanto da un punto di vista politico come da quello economico – aveva subito un brusco arresto (v. anche Integrazione, Teorie della; Integrazione, Metodo della). Nel 1980, la Francia di Valéry Giscard d’Estaing, nel tentativo di proteggere la propria agricoltura dalla concorrenza spagnola, aveva bloccato la procedura per una rapida integrazione del paese iberico nell’Europa comunitaria, congelando qualsiasi ipotesi d’allargamento. M., da ministro, deve ripartire dal giscardazo – così, in Spagna, fu ribattezzata l’azione di ostruzione del presidente francese – ricucendo il rapporto con la Francia e riannodando il filo delle negoziazioni a Bruxelles. Per raggiungere la tanto sospirata integrazione, affiancano M. nello sforzo negoziatore con le istituzioni comunitarie González Manuel Marín, segretario di Stato per i negoziati con la CEE e i diplomatici e uomini politici Carlos Westendorp, Fernando Mansito e Gabriel Ferrán. Benché il cambio politico al vertice della repubblica francese non abbia modificato immediatamente le cose, il nuovo presidente François Mitterrand diviene sempre più convinto dell’opportunità d’integrare la Spagna nella CEE (anche in seguito a riunioni come quella parigina del gennaio 1983 tra i ministri degli Esteri e dell’Economia dei due paesi). Il processo sarà ancora lungo e terminerà solamente il 1° gennaio 1986, quando ufficialmente – e una volta vinte tutte le resistenze, finiti i veti incrociati e terminata la difesa degli interessi nazionali – la Spagna verrà integrata nella CEE.
Nel febbraio 1985, dopo la firma di adesione all’Europa, M. contribuisce a normalizzare i rapporti con il Regno Unito, autorizzando l’apertura completa della cancellata – parzialmente chiusa dal 1969 – che sbarra la strada che conduce alla rocca di Gibilterra. Come ministro, avvia i negoziati con gli Stati Uniti in vista del rinnovo degli accordi bilaterali, cercando di ottenere un sostanziale riequilibrio dei rapporti di forza in favore della Spagna e una diminuzione della presenza militare americana sul suolo iberico.
Da sempre schierato contro l’entrata e, poi, la permanenza del paese iberico nella NATO, M. sia come ministro sia come militante socialista, partecipa alla tormentata vicenda legata alla presenza della Spagna nell’Alleanza Atlantica, dopo l’adesione (1981) voluta dal governo di centro destra presieduto da Leopoldo Calvo-Sotelo. Nella campagna elettorale del 1982, Felipe González, contrario come M. – e come buona parte del suo partito – all’entrata nella NATO aveva promesso che, in caso di vittoria socialista, il governo avrebbe dato la parola ai cittadini, consentendo direttamente agli spagnoli di decidere sulla futura permanenza della Spagna nell’organizzazione militare. Una volta al potere, alcuni esponenti di spicco dell’esecutivo e del partito – González in primis, ma anche il ministro della Difesa Narcís Serra – cambiano idea, comprendendo tanto le difficoltà di realizzazione come intravedendo le numerose conseguenze negative di una possibile uscita della Spagna dalla NATO. Il mutamento d’indirizzo politico e alcune scelte che si dirigono verso un sempre più netto filoatlantismo, allontanano irrimediabilmente M. da González. Il ministro viene sostituito nel luglio del 1985 dal socialdemocratico Francisco Fernández Ordoñez, che rimarrà in carica fino al 1993. Nel 1986, dopo l’entrata nella CEE si celebra il referendum sulla permanenza spagnola nella NATO, con una vittoria del “sì” (52,3%).
Se fra il 1985 e il 1987 M. diventa rappresentante permanente della Spagna all’ONU, sempre nel 1987 (10 giugno) partecipa alle elezioni per l’europarlamento (v. anche Elezioni dirette del Parlamento europeo), venendo eletto deputato per il PSOE, risultato che ripeterà per altre due volte, nel 1989 e nel 1994, ricoprendo incarichi come quello di presidente della Commissione degli Affari costituzionali (1994-1997). Nel 1999 è candidato a sindaco di Madrid per il PSOE, con l’ambizione di battere il più volte sindaco José María Álvarez del Manzano. Non riuscendo nell’impresa, M. diventa consigliere comunale e portavoce del suo gruppo. Poco più tardi decide di ritirarsi dalla vita politica attiva.
Alessandro Seregni (2009)