Il Mouvement pour les États socialistes d’Europe (MSEUE), nasce per iniziativa dell’Indipendent labour party (ILP) britannico, diretto da Fenner Brockway, Bob Edwards, Francis A. Ridley e John McNair, esponenti della sinistra laburista ostile alla politica estera filoamericana di Ernest Bevin. L’idea originaria era che il socialismo potesse realizzarsi solo nel quadro di un’unione continentale. Il coinvolgimento di uomini politici di altri paesi iniziò con la Conferenza internazionale dei socialisti liberali convocato dall’ILP a Londra dal 22 al 23 febbraio 1947, al quale parteciparono esponenti del socialismo greco, spagnolo, tedesco, olandese, francese, italiano (Ruggero Orlando). Da notare l’apertura nei confronti della Germania, la cui partecipazione al progetto unitario era considerata indispensabile. Dalla conferenza uscì una dichiarazione, pubblicata in Italia su “Iniziativa Socialista”, che auspicava la creazione degli Stati uniti socialisti d’Europa (e in prospettiva di una Unione mondiale socialista) per spezzare il pericoloso duopolio USA-URSS. Edwards fu incaricato di presiedere un comitato provvisorio in vista della fondazione ufficiale del movimento sopranazionale che tenne il suo primo congresso internazionale, organizzato dalla Section française de l’internationale ouvrière (SFIO), a Montrogue-Parigi, il 21-22 giugno 1947, sotto la presidenza dello stesso Edwards. Marceau Pivert, membro del Comitato direttivo della SFIO, andò invece a presiedere il Comité international d’étude et d’action pour les États-Unis socialistes d’Europe. A Montrogue il MSEUE, arricchitosi di adesioni belghe, svizzere, lussemburghesi, austriache, polacche, norvegesi, iugoslave e italiane (in totale i paesi rappresentati erano quattordici, e partecipò anche Alexandre Marc per l’Unione europea dei federalisti) assunse posizioni meno intransigenti rispetto a quelle dei fondatori e accettò il Piano Marshall, alla luce delle possibilità di unione dell’Europa occidentale che apriva, ma l’idea cardine era quella di un’“Europa terza forza”, neutrale nei confronti delle due superpotenze e capace di proporsi come mediatrice in caso di tensioni tra i blocchi. La Conferenza di Puteaux elesse presidente del MSEUE Michel Rasquin, dal 1945 al 1951 presidente del partito operaio socialista lussemburghese ed editorialista del “Tageblatt”, in seguito ministro lussemburghese degli affari economici e della ricostruzione. La linea di Rasquin fu ritenuta troppo radicale dai membri socialdemocratici tedeschi, dai laburisti e dai socialisti belgi, tra i quali Paul-Henri Spaak. Rigettata l’ipotesi di una via rivoluzionaria al socialismo e all’unità europea e riconosciuta definitivamente la priorità dell’unificazione rispetto alla pianificazione dell’economia europea (veniva riaffermata l’opportunità della socializzazione delle sole industrie di base), il MSEUE iniziò a perdere i membri di tendenza più marcatamente marxista, sostituiti da altri di tendenza più riformista, tra i quali (dal 1948) i federalisti André Philip, Ignazio Silone, Altiero Spinelli, Aldo Garosci, il direttore dell’“Umanità” Carlo Androni, Enzo Enriquez Agnoletti e il deputato Matteo Matteotti. L’iniziale rifiuto di entrare nel Comitato di coordinamento creato da Winston Churchill in vista del Congresso dell’Aia fu rivisto nell’autunno del 1948 quando il MSEUE si candidò a membro a pieno titolo del Joint international committee. L’obiettivo divenne a questo punto la trasformazione delle istituzioni create all’Aia nel primo nucleo di un governo europeo sopranazionale dotato di poteri reali. Il MSEUE iniziò a crescere nel numero di iscritti e ad aprire sezioni in molti paesi. Nel dicembre del 1948 lanciò un appello dalle pagine del mensile belga “Les Cahiers socialistes” in cui proponeva la socializzazione della Ruhr, dichiarava il proprio appoggio a ogni tentativo di integrazione europea e la solidarietà a tutti i popoli oppressi da regimi dittatoriali, da quelli dell’est alla Spagna, alla Grecia. Era altresì rivendicato il diritto dei lavoratori europei a un salario minimo garantito e auspicata l’elezione di un’Assemblea europea per gestire la ricostruzione e preparare la costituzione di un’Europa sociale libera. Il 1949 fu l’anno dell’entrata del MSEUE nell’Movimento europeo e del suo III Congresso (Parigi 5-7 novembre 1949) al quale si presentarono 136 delegati. Fu riconosciuta impossibile, per il momento, la via costituzionale per adottare quella funzionalistica degli accordi settoriali e della creazione di autorità incaricate di gestire la produzione industriale di alcuni settori e la difesa (v. Funzionalismo). A seguito delle insistenze dei federalisti italiani Silone e Spinelli e per reazione all’inconcludenza dell’azione del Movimento europeo, il MSEUE accettò però di aderire alla Petizione per un patto di unione federale lanciata dal Movimento federalista europeo italiano il mese prima. Da questo momento l’azione del MSEUE, guidato dal segretario generale André Philip, già ministro dell’economia francese, e da Spaak si andò facendo sempre più federalista, ma iniziò anche una crisi del movimento, vista l’indisponibilità dei socialisti scandinavi e britannici ad accettare l’impostazione federale e l’insuccesso della petizione. L’ultima azione di pressione sul Consiglio d’Europa cui partecipò il MSEUE fu la fondazione del Conseil européen de vigilance federalista, insediato all’Orangerie di Strasburgo dal 20 al 23 novembre 1950 col nome di Conseil des peuples de l’Europe per proporre «un appello per l’unità dell’Europa e la costituzione di un governo e di un Parlamento federali», raccogliere il consenso di personalità del mondo politico e della società civile e spingere così il Consiglio d’Europa al salto federale. Anche questo tentativo si rivelerà inutile dinanzi all’impossibilità di ottenere presso l’Assemblea una forte maggioranza favorevole all’appello. Durante il suo IV Congresso il MSEUE continuò a proporre il rafforzamento delle nuove Istituzioni comunitarie, ma senza l’appoggio del Partito laburista e dei socialisti scandinavi, ostili a un reale trasferimento di poteri. Tra il 1951 e il 1958 fu attiva anche una branca giovanile dell’associazione. La vita del MSEUE fu caratterizzata da un continuo scontro di tendenze al suo interno. La sua crescita fu sempre ostacolata dalla concorrenza di altri Movimenti europeistici politicamente neutri e dagli ondeggiamenti dei laburisti sul tema dell’integrazione europea. Per molti socialisti il MSEUE era una caricatura dell’organizzazione europeista cattolica Nouvelles équipes internationales e la sua utilità era messa in dubbio, vista la ricostituzione dell’Internazionale socialista nel 1951. Infine, larghi settori della sinistra filocomunista restavano contrari ai progetti di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Minato da questi motivi di debolezza, il movimento entrò in crisi e fu rifondato su basi meno ideologiche nel 1959 col nome di Mouvement gauche européenne. Seguiranno altre modifiche del nome, che divenne a partire dal Congresso di Londra del gennaio1973 Mouvement socialiste européen-Gauche européenne, e nel 2000 Mouvement pour les États unis d’Europe-Gauche européenne (presidente Ludwig Schubert, dal dicembre 2003 Roger Vancampenhout), articolato in sezioni nazionali in vari paesi dell’Europa centro occidentale. In quest’ultima fase della sua storia il gruppo appoggia l’idea di una costituzione europea da ratificare mediante referendum popolari.
Moris Frosio Roncalli (2004)
Bibliografia
Loth W., Il Movimento socialista per gli Stati Uniti d'Europa, in (A.A.V.V.), I movimenti per l'unità europea. 1945-1954, Jaca Book, Milano 1992.
Loth W., The Mouvement Socialiste pour les États-Unis d'Europe (MSEUE), in W. Lipgens, W. Loth (a cura di), Documents on the history of European integration, vol. IV, de Gruyter, Berlin-New York 1991.
Sitografia
http://www.ena.lu/.