Mozer, Alfred
Alfred Mozser, o Mozer (Monaco 1905-Arnhem 1979) cresce in una famiglia modesta, nel quartiere operaio di Monaco. La Prima guerra mondiale scoppia mentre frequenta la scuola elementare. Durante gli anni del conflitto mondiale sperimenta la miseria; in seguito vive il periodo turbolento legato alla rivoluzione tedesca del 1918-1919. Il padre, attivo nel mondo sindacale e nella Sozialedemokratische Partei Deutschlands (SPD), fa politica a fianco dei social-democratici moderati. In questi tempi di agitazioni rivoluzionarie e controrivoluzionarie il giovane M. sviluppa un’avversione, che manterrà per tutta la vita, per il radicalismo e il bipolarismo politico.
La situazione economica, nei primi anni della Repubblica di Weimar, è molto difficile. M. comincia a lavorare come apprendista operaio tessile nel 1919, ma dal 1922 al 1924 è disoccupato. Durante questo periodo fa la sua prima esperienza politica e amministrativa come membro attivo della Sozialistische Arbeiter Jugend. Dal 1924 a Kassel, poi a Emden, diventa giornalista del “Kassler Volksblatt”, poi redattore capo di “Der Volksbote”, entrambi giornali della SPD. A Emden, all’inizio degli anni Trenta, ottiene anche un seggio nel consiglio comunale per la SPD.
Di fronte all’ascesa del nazismo M. si mostra particolarmente attivo e bellicoso, anche se dopo la presa del potere di Hitler, nel 1933, è costretto a fuggire dalla Germania. Si stabilisce nei Paesi Bassi, prima a Groningen poi ad Amsterdam. È attivo negli ambienti degli emigrati legati al Sociaal-democratische Arbeiderspartij (SDAP), il Partito socialdemocratico dei lavoratori, e resta in contatto con diversi gruppi dell’opposizione in Germania. Ottiene così informazioni clandestine diffuse in particolare nel settimanale “Freie Presse”, dove scrive sotto vari pseudonimi. Inoltre svolge una serie di funzioni a favore dei circoli di emigrati e del SDAP. Diventa assistente di Karl Kautsky, anche lui ad Amsterdam, e collaboratore di Koos Vorrink, presidente dello SDAP. Durante gli anni 1933-1940, si gettano le basi del futuro coinvolgimento di M. nel Partij van de Arbeid (PvdA), il Partito laburista olandese. Dopo l’invasione tedesca dei Paesi Bassi e un vano tentativo di fuga, si rifugia in un istituto psichiatrico. In questi anni di inattività forzata, approfitta da autodidatta della biblioteca dell’istituto per leggere e istruirsi.
La sua azione e il suo sostegno instancabili a favore dell’integrazione europea, che non riteneva dovesse limitarsi ai paesi occidentali, costituiscono il suo principale campo di attività nel dopoguerra (v. Integrazione, teorie della). L’origine della sua militanza per l’Europa non scaturisce solo dall’esperienza nella Germania nazista, ma anche da un percorso di vita profondamente europeo: ungherese, tedesco (1919-1938), apolide (1938-1950), alla fine diventa olandese (dal 1950 alla morte).
Nei primi anni del dopoguerra M. si muove soprattutto per sostenere una cooperazione europea che integri la Germania. Lavora al delicato riavvicinamento fra i nemici di ieri allo scopo di assicurare la pace, insieme al rafforzamento della democrazia di fronte ai pericoli sia del nazionalismo che del comunismo. Nel 1945 si reca in Germania per prendere contatto con Konrad Adenauer: grazie all’azione di M. il futuro cancelliere parteciperà alla Congresso dell’Aia (1948). La promozione dell’integrazione della Germania fra i paesi occidentali lo coinvolge, insieme al PvdA, in un violento conflitto con la SPD, che preferirebbe concentrare gli sforzi sulla riunificazione del Paese.
La battaglia di M. per l’integrazione europea passa attraverso le attività più disparate: numerose conferenze nei Paesi Bassi e in Germania, militanza in diversi movimenti (per esempio, il Movimento socialista per un’Europa unita e il Movimento europeo), la partecipazione a Hertenstein, nel 1946, alla riunione tra i federalisti europei, ecc. Adotta un metodo estremamente personale e si prende sempre molte libertà, anche all’interno del PvdA, dove persegue con forza lo stesso obiettivo, sia come redattore del settimanale “Paraat” (a partire dal 1946) che come segretario internazionale del partito (1948-1958). Produce una quantità quasi illimitata di articoli e rapporti che circolano anche fuori del PvdA.
M. è un idealista, come testimonia il suo motto «l’illusione di ieri è l’ideale di oggi e la realtà di domani», tuttavia sa essere anche pragmatico. Alcuni socialisti si interrogano, per esempio, sul consenso da accordare o meno al Piano Schuman, visto che prevede troppo pochi aspetti di economia pianificata. La risposta di M. è inequivocabile. Solo i piccoli passi, attraverso dei compromessi, sono concepibili per poter progredire in questo campo. Il Funzionalismo, per M., non è fondamentalmente in contraddizione con il Federalismo. Partendo dall’idea che le soluzioni funzionali in certi settori dovrebbero sfociare alla fine in organismi federali, M. vi scorge una diversità di metodo e di ritmo più che un’opposizione di principio. Tuttavia, pur essendo uno dei difensori più ferventi dell’integrazione europea, il suo impegno gli procura anche molte delusioni. Innanzitutto, in rapporto al suo partito che in teoria condivide il suo punto di vista, ma che nella realtà della condotta di governo lo dimostra molto tiepidamente. In seguito, sarà lo scollamento fra la prassi della Comunità economica europea (CEE) e l’ideale degli Stati Uniti d’Europa a procurargli molti dispiaceri.
Dal 1958 al 1970, a Bruxelles, diventa capo gabinetto di Sicco Mansholt, commissario europeo incaricato dell’Agricoltura. Malgrado la sua scarsa esperienza di funzionario e la sua conoscenza modesta del settore agricolo, viene scelto sia per i numerosi contatti che ha stretto nelle diverse capitali europee, sia per la sua visione dell’Europa e la sua energia lavorativa. A Bruxelles, come in precedenza, non è un funzionario “mezzamanica”. Continua i suoi viaggi e si dedica a molteplici attività a favore dell’idea europea.
Dopo la pensione, il 1° aprile 1970, il suo impegno resta intatto: torna in Olanda, dove nello stesso anno diventa presidente della commissione che coordinerà la prima esperienza Euregio.
Le tensioni con il PvdA si sono accumulate nel corso degli anni e nel 1972 la rottura diventa definitiva. M. non è mai stato né un dottrinario né un uomo di partito. Ha sempre cercato, per difendere le sue cause, di collaborare con le forze esterne al partito, che si trattasse di fare fronte comune contro le forze antidemocratiche (compresi i comunisti, che ha combattuto a partire dal 1945) o di agire a favore dell’integrazione europea. La sua crescente ripugnanza per la conflittualità tra i democratici, a seguito delle sue esperienze tedesche, lo porta a disapprovare l’atteggiamento ostile del PvdA, nella seconda metà degli anni Sessanta, verso la democrazia cristiana. In seguito alla rottura, M. diventa membro del partito omologo norvegese.
Poco prima di morire, nel 1979, M., fedele alle sue convinzioni, tiene una conferenza in cui promuove la partecipazione alle prime Elezioni dirette del Parlamento europeo.
M. è un uomo che non è mai stato in primo piano sulla scena della grande politica. Fino al 1945 ha vissuto da esiliato e da oppositore; in seguito, dopo la guerra, il PvdA non ha osato sceglierlo come candidato a causa del suo forte accento tedesco. Tuttavia, questa situazione gli è stata congeniale e M. ha amato il suo lavoro dietro le quinte. Del resto, aveva legami diretti con molti grandi uomini politici e capi di Stato: Konrad Adenauer, Helmut Schmidt, Golda Meir, ecc. La sua forza, la sua energia, la sua intelligenza e le sue battute ne hanno fatto un interlocutore apprezzato sulla scena europea.
Gaëlle Courtois (2012)