N.R. (Barbaguena, Teruel 1913-Madrid 2001), dopo una lunga carriera nell’amministrazione e nel mondo sindacale arrivò al ministero delle Finanze nel 1957. A capo di questo ministero il suo principale successo fu, senza alcun dubbio, il Piano di stabilizzazione, che si rivelò un fattore decisivo per l’avvicinamento della Spagna all’integrazione europea durante il franchismo (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).
Proveniente da una famiglia di umili origini, N.R. trascorse i primi venti anni della sua vita a Daroca. Qui intraprese i suoi primi studi nel Collegio degli Rscolapios dove ricevette un’istruzione cristiana rigida e fondamentalista che segnò profondamente il suo carattere, come egli stesso riconosce nelle sue memorie. A Saragozza studio diritto e si laureò senza ancora aver compiuto i 18 anni di età. Nell’ambiente universitario scoprì il suo interesse verso la politica. Dopo un breve avvicinamento alle idee repubblicane si schierò definitivamente a favore della destra cattolica. Impressionato da un discorso del sacerdote Francisco Izquierdo Molins, entrò nel gruppo organizzatore di Azione cattolica, difensore della dottrina sociale pontificia.
A Daroca N.R. fondò il primo centro di Azione cattolica che ottenne, all’interno della diocesi, un peso significativo. A Madrid, grazie al sostegno di don Angel Herrera, passò alla giunta nazionale di Azione cattolica e, successivamente, alla giunta tecnica, con José Maria Mohedano.
N.R. fu uno dei laici con cui molto presto entrò in contatto Escrivà, successivamente beatificato, che conobbe all’inizio del 1940 e da allora in poi divenne la sua guida spirituale. Fu altresì uno dei primi soprannumerari dell’Opus Dei.
L’inizio della guerra civile lo colse di sorpresa a Daroca, e da cui decise di andare come volontario verso la zona di guerra, sul versante dei nazionalisti. Combatté nei principali fronti aperti in Aragona, Madrid e in Estremadura, ottenendo il grado di capitano dell’esercito regolare e una menzione per la medaglia al merito a seguito di un’azione condotta nella città universitaria.
Terminata la guerra, N.R. riprese gli studi conseguendo il dottorato in diritto. Ebbe fra i suoi professori Fernando María Castiella, e fra i compagni di corso Alberto Ullastres, con il quale, in seguito, in qualità di membro del governo, avrebbe lavorato per avvicinare la Spagna degli anni Sessanta alla neonata Comunità economica europea. Al termine degli studi entrò nella Accademia del Corpo giuridico militare. Successivamente divenne segretario tecnico-sindacale e ricoprì diversi incarichi sindacali, fra cui quelli di vicesegretario dell’Ordinamento amministrativo della Delegazione nazionale dei sindacati e di presidente del Centro di studi sindacali. Nello stesso tempo fu vicepresidente dell’Istituto degli studi agro-sociali e deputato in Parlamento. Arrivato primo al concorso per l’avvocatura del Consiglio di Stato, fu nominato consigliere della Banca popolare spagnola, incarico che ricoprì fino a che non fu designato sottosegretario del ministero per le Opere pubbliche, nell’aprile del 1955. Questo complesso percorso lo preparò per il cruciale portafoglio del ministero delle Finanze, che ottenne nel 1957.
A capo di tale ministero, la gestione di N.R. si caratterizzò per la realizzazione del Piano di stabilizzazione e per l’ingresso della Spagna in seno ad alcuni organismi economici internazionali come l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE) e il Fondo monetario internazionale (FMI). Inoltre, durante il suo mandato vennero promulgate la Legge di riforma del sistema tributario e quella delle tasse ed esazioni parafiscali.
L’intenzione di realizzare una politica stabilizzatrice si avvertì già nel febbraio 1957, quando al governo arrivò una nuova formazione, successivamente ricordata come il governo dei “tecnocrati”. Al suo interno, Ullastres e N.R., che ricoprirono rispettivamente l’incarico di ministro del Commercio e delle Finanze, giocando un ruolo determinante. Il nuovo gabinetto pose tra le sue priorità una riforma radicale del sistema economico per far fronte alle difficoltà del momento e per modificare le basi del sistema dello stesso. A partire dal 1959 la Spagna, che era già tra i membri del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale per la ricostruzione e lo sviluppo avviò, d’accordo con i suddetti organismi, il Piano di stabilizzazione, diventando, in quello stesso anno, un membro a pieno diritto nella OECE. A partire da questo momento, la Spagna entrò decisamente in una fase di liberalizzazione economica e si allineò progressivamente con l’economia europea.
Il Piano di stabilizzazione trovò riflesso anche nel memorandum che il governo spagnolo, dopo intense consultazioni con gli organismi internazionali, diresse al FMI ed alla OECE il 30 giugno 1959 e che poi, il 21 luglio, fu convertito nel Decreto legge10/1959. L’insieme di soluzioni raccolte nel Decreto segnarono per la politica economica spagnola una svolta molto importante: ovvero la fine della politica autarchica iniziata nel 1939 e l’avvio di una nuova politica economica tendente verso la liberalizzazione interna ed internazionale dell’economia.
Il Piano di stabilizzazione raccoglieva un insieme di pratiche economiche il cui obiettivo era bloccare l’inflazione, stabilizzare i prezzi e livellare la bilancia dei pagamenti. Per realizzare questo programma prevedeva due tipi di misure: quelle volte a stabilizzare il settore interno e quelle volte a a livellare il settore estero. Fra le prime figuravano il congelamento delle retribuzioni e dei salari, il controllo delle spese, l’aumento delle tasse e delle tariffe, la limitazione del credito e l’aumento degli interessi bancari. Fra le seconde in primo piano si ponevano la svalutazione della peseta, la restrizione delle importazioni e lo stimolo verso le esportazioni, l’aiuto estero e il nuovo regolamento degli investimenti di capitale estero. Attraverso queste misure e sotto l’attento controllo degli organismi internazionali si dovevano raggiungere: la stabilità dei prezzi e della peseta, l’aumento della produttività, l’aumento delle esportazioni, il livellamento della bilancia dei pagamenti, la liberalizzazione delle esportazioni fino al 90% e la convertibilità della peseta. In definitiva, con il Piano di stabilizzazione si modificavano radicalmente le rotte della politica economica spagnola sostituendo all’inflazione, al protezionismo e all’interventismo la stabilità, la liberalizzazione e l’economia di mercato.
La stabilizzazione implicava la liberalizzazione dell’economia spagnola, l’apertura del commercio, l’inserimento della Spagna nell’ambito europeo della cooperazione economica e l’assestamento delle basi economiche volte a garantire un futuro inserimento del paese in seno agli organismi europei.
Il 7 luglio 1966 N.R. lasciò la guida del ministero e successivamente fu nominato governatore della Banca di Spagna (1965-1970), diventando una figura di spicco in campo politico e sociale. Divenne altresì membro della Accademia reale di scienze morali e politiche. Allo stesso tempo durante il suo incarico di governatore della Banca di Spagna visse i momenti più turbolenti della sua vita pubblica, e fu processato nel 1970 per probabili responsabilità nel “caso Matesa”. In seguito al ricorso presentato alla Corte suprema, nell’ottobre del 1971 N.R. ottenne l’indulto da parte di Franco. Come osserva Javier Tusell, «durante il tardo franchismo N.R. fu vittima degli inconvenienti di un regime che aveva servito fedelmente, ma contribuì anche a cambiare in modo decisivo la vita degli spagnoli».
Senante Berendes Heidi (2012)
Bibliografia
Fernández Clemente E., Mariano N. Rubio, artífice del Plan de Estabilización, in E. Fuentes Quintana (a cura di), La Hacienda en sus ministros. Franquismo y democracia, Prensas Universitarias, Zaragoza 1997.
Navarro Rubio M., Mis Memorias, Plaza&Janés, Barcelona 1991.