Nouvelles équipes internationales
Le Nouvelles équipes Internationales (NEI) sono state create nel 1946 con l’ambizione di costituire un legame internazionale tra le forze democratico-cristiane europee. Le NEI danno la priorità al dialogo fra i grandi leader dei partiti democratici-cristiani europei e non ad un qualche fondamento dottrinale sull’Europa da ricostruire, ma alcuni di questi partiti non hanno nemmeno mai aderito al movimento. Per iniziativa di alcuni membri del Mouvement républicain populaire (MRP) e del Parti conservateur populaire suisse, e anche di alcune personalità politiche (Jules Soyeur, Robert Bichet, Joseph Lebret), nell’estate 1946 si tiene una prima riunione a Montreux, che approda ad una conferenza alla quale partecipano i rappresentanti di otto nazioni a Lucerna, tra il 26 febbraio e il 2 marzo 1947. La formula proposta si limita ad enumerare una serie di principi della democrazia sociale cristiana (rispetto della personalità umana, difesa della libertà e del progresso sociale), attorno ai quali in giugno vengono create le NEI a Chaudfontaine (primo congresso dal 31 maggio al 2 giugno 1947, Robert Bichet presidente), sullo sfondo della Guerra fredda: quest’ultima mette in luce una tendenza profondamente anticomunista, che si contrappone a coloro che auspicano la difesa dei principi di un’Europa come terza forza. Al congresso successivo (Lussemburgo, 30 gennaio-1° febbraio 1948) i partecipanti trovano un’intesa sulla riconciliazione franco-tedesca, già avviata tramite i contatti bilaterali informali conosciuti come “colloqui di Ginevra”, che continueranno fino al 1953, e sulla difesa dell’Occidente cristiano, che però non delinea alcun programma europeo particolare, come dimostra il ruolo debole che il movimento svolge nella preparazione e nei dibattiti al Congresso dell’Aia.
Inoltre il ruolo che alcuni membri rivestono in diversi governi dell’epoca spinge a una certa moderazione nelle rivendicazioni europee, sia attraverso un punto di vista gradualista sulle autorità settoriali, sia attraverso l’auspicio di costituire un’Assemblea europea limitata a un compito consultivo. Queste posizioni moderate, che avvicinano le NEI al Movimento europeo, mettono sempre più in risalto le questioni economiche disinteressandosi delle loro rispercussioni sociali, un’evoluzione che porterà alcuni membri fondatori alle dimissioni dal movimento (Jules Soyeur, marzo 1949). In effetti, il messaggio delle NEI è rivolto essenzialmente verso la controformula di un “kominform cristiano” (Sorrento, 12-14 aprile 1950) e il sostegno al Piano Schuman. L’organizzazione resta relativamente duttile, accettando sia i partiti che gli individui schierati nella difesa dello spirito cristiano e, solo in seconda istanza, per una politica europea lasciata all’iniziativa dei governi responsabili. I tentativi di creare dei legami più solidi all’interno delle NEI e una vera struttura interpartitica, nei congressi successivi, si rivela infruttuoso, perché l’organizzazione si limita a registrare la sconfitta dei tentativi federalisti (Comunità europea di difesa, CED, e Comunità politica europea, CPE, la cui proposta proviene da Alcide de Gasperi) e a discutere sul rilancio europeo (v. anche Federalismo).
L’organizzazione è scavalcata anche dalla creazione di una Conferenza dei segretari generali dei partiti democratico-cristiani (31 maggio 1954). Il nuovo segretario generale dell’organizzazione, Amintore Fanfani, cerca di rilanciare il movimento verso nuovi dibattiti che appoggiano una strategia globale di distensione, libera da qualsiasi finalità regionale. Questo tentativo approda all’istituzionalizzazione di nuove strutture di collaborazione simboleggiate dalla trasformazione dei NEI in Unione europea dei democratico-cristiani (1965). Alla fine è necessario relativizzare il mito dell’Europa vaticana, nella misura in cui le NEI, pur consentendo l’avvicinamento di alcune personalità forti che hanno fatto da vera e propria cassa di risonanza (Konrad Adenauer, Robert Schuman e de Gasperi), non hanno svolto un ruolo attivo nella nascita delle istituzioni che avrebbero concretizzato la costruzione europea, dimostrando che l’impegno cristiano, per quanto importante a livello degli individui coinvolti e determinante nella fase della riconciliazione, non è stato all’origine di una vera militanza a vocazione europea.
Bertrand Vayssière (2012)