L’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE) nasceva nel 1948 con lo scopo di favorire, attraverso la cooperazione fra i paesi partecipanti, la ricostruzione delle economie nazionali e del commercio intereuropeo. Essa fu voluta dagli Stati Uniti che, nel 1947, lanciarono un vasto programma di aiuti ai paesi europei, il ben noto Piano Marshall. Al fine di rendere efficiente ed economicamente efficace la distribuzione degli aiuti, essi avevano chiesto agli europei di istituire un’organizzazione permanente capace di coordinare le politiche di ricostruzione nazionale. A questa organizzazione essi avrebbero affidato il compito di elaborare un progetto di ricostruzione per l’Europa nel suo complesso e di stabilire criteri e modalità di divisione degli aiuti. Gli USA speravano in questo modo di imprimere una spinta efficace al processo di integrazione dell’Europa occidentale, anche in funzione antisovietica (v. Integrazione, metodo della; Integrazione, teorie della).
Nata il 16 aprile 1948 dalla cosiddetta “Conferenza dei Sedici”, l’OECE ebbe, dunque, lo scopo di promuovere la ricostruzione dell’intero continente attraverso la cooperazione dei paesi membri e l’armonizzazione dei programmi di produzione nazionali; di sviluppare il commercio intereuropeo riducendo tariffe e restrizioni di altro tipo (in particolare quelle quantitative, che alla fine degli anni Quaranta erano molto diffuse); di studiare la possibilità di creare unioni doganali o aree di libero scambio; di studiare la multilateralizzazione dei pagamenti; di raggiungere le condizioni per la miglior utilizzazione del lavoro.
La sede dell’Organizzazione fu stabilita a Parigi, allo Chateau de la Muette. All’inizio, i paesi partecipanti furono 18 (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Svezia, Svizzera, Turchia, le zone della Germania occupate da Regno Unito, Stati Uniti e Francia e la zona angloamericana di Trieste).
Dal punto di vista della struttura organizzativa, l’OECE era retta da un Consiglio nel quale erano rappresentati tutti i Paesi partecipanti e che adottava decisioni all’unanimità. Il Consiglio fu presieduto inizialmente dal Paul-Henri Charles Spaak, cui seguirono Paul van Zeeland, Dirk Stikker, Anthony Eden e Richard Heathcoat Amory. Il Consiglio designava un Comitato esecutivo di sette membri cui venivano delegati alcuni poteri del Consiglio.
Questi due organismi si avvalevano del lavoro di circa 20 comitati tecnici, responsabili di settori particolari come agricoltura e beni alimentari, carbone, elettricità, petrolio, ferro e acciaio, materie prime, macchinari, metalli non ferrosi, prodotti chimici, legname, carta, tessuti, trasporti via terra e via mare, programmi, bilance dei pagamenti, commercio, pagamenti intereuropei, manodopera, turismo, transazioni invisibili.
Il Consiglio nominava anche un segretario generale (Robert Marjolin dal 1948 al 1955, René Sergent dal 1955 al 1961) che gestiva e organizzava diverse direzioni. Esse ricalcavano grosso modo i comitati tecnici. La vita dell’OECE, che si concluse nel 1961, può essere divisa in due periodi: prima fase, che va dal 1948 al 1952, e una seconda fase, dal 1952 al 1961.
Nel corso del primo periodo, l’attività dell’Organizzazione fu strettamente connessa all’attuazione del Piano Marshall, gestito da parte statunitense dall’European cooperation administration (ECA). Nel 1948 all’OECE venne chiesto di elaborare un Programma per la ricostruzione europea che giustificasse l’impegno americano a sostenerne in parte i costi, nonché una proposta di razionale divisione degli aiuti. Entrambi i compiti si rivelarono estremamente complessi.
I paesi europei, finita la guerra, avevano infatti predisposto programmi di ricostruzione nazionale con priorità spesso diametralmente opposte e conflittuali ed erano quindi incapaci di trovare un terreno comune sul quale costruire un programma europeo. Il compito di dividere degli aiuti del Piano Marshall, poi, apparve immediatamente ingestibile. Nessun paese, infatti, avrebbe permesso che altri discutessero la propria politica economica interna e l’entità degli aiuti necessari a realizzarla. Alla fine, su proposta di Jean Monnet, si ricorse alla creazione di un “Comitato di saggi” composto da Guillaume Guindey, Eric Roll, Giovanni Malagodi e Dirk Spierenburg. Costoro proposero una divisione degli aiuti che, dopo ulteriori, estenuanti trattative poté essere finalmente approvata da tutti i paesi membri il 16 ottobre 1948.
L’anno successivo, nel tentativo di dividere gli aiuti, l’OECE dovette affrontare la sua peggiore crisi: le somme a disposizione erano diminuite, poiché il Piano Marshall prevedeva stanziamenti decrescenti. La rigidità delle singole posizioni nazionali fu tale che portò l’Organizzazione sull’orlo della rottura. Alla fine l’obiettivo fu raggiunto per mezzo della cosiddetta formula “Snoy-Marjolin”, un complicato meccanismo di assegnazione. In questo modo, nel corso dei due anni 1948-1950, l’OECE divise tra i suoi membri circa 11.800.000.000 dollari. Di questi il 24% andò alla Gran Bretagna, il 20% alla Francia, l’11,1% all’Italia e l’11% alla Germania occidentale.
Dopo il difficile autunno del 1949, il Piano Marshall entrò in crisi. Gli Stati Uniti cominciarono a notare infatti che i finanziamenti fino ad allora erogati non avevano generato l’integrazione europea, come essi, invece, avrebbero voluto.
Partendo da queste considerazioni, l’ECA, attraverso il suo capo, Paul Hoffman, annunciò alla fine del 1949 che avrebbe concesso crediti per i successivi due anni non più sulla base dei singoli programmi nazionali, ma solo sulla base di un programma per la liberalizzazione del commercio intereuropeo. Messa di fronte alla prospettiva di non poter più accedere agli aiuti statunitensi, l’OECE nel 1950 riuscì a soddisfare almeno in parte le richieste americane attraverso l’intervento in due settori cruciali: quello dei pagamenti e quello del commercio intereuropeo.
Nel settore dei pagamenti, i maggiori problemi derivavano dalla penuria di dollari, l’unica moneta a essere accettata negli scambi internazionali. Venne dunque istituita, all’interno dell’OECE stessa, una Unione europea dei pagamenti (UEP) che permetteva, attraverso un meccanismo di compensazione, di ridurre considerevolmente l’entità dei pagamenti necessari per il commercio intereuropeo. Essa inoltre, disincentivava la creazione di larghi deficit, favorendo la costruzione di sane posizioni commerciali nel continente.
La creazione dell’UEP fu dunque la premessa che consentì di procedere a una graduale liberalizzazione del commercio intereuropeo: alla fine del 1950 l’OECE aveva liberalizzato il 60% del commercio privato, nel 1955 giungerà all’84% e nel 1959 all’89%.
Tra il 1950 e il 1952 vi furono anche proposte, all’interno dell’organizzazione, volte a rafforzare il processo di integrazione europea e il ruolo dell’OECE stessa. Tra questi va ricordato il Piano d’azione di Dirk Stikker, del 1950, che puntava sulla specializzazione delle attività, la divisione del lavoro e la creazione di un unico mercato europeo. Maurice Petsche e Giuseppe Pella, ministri delle finanze di Francia e Italia, proposero di accelerare la liberalizzazione del commercio e di dare all’OECE il potere di armonizzare le economie europee. Nacque in questi progetti l’idea di una Banca europea per gli investimenti (BEI), che fu poi realizzata all’interno del Mercato comune europeo (v. Comunità economica europea).
Con il 1952 si concluse la prima fase, quella storicamente più rilevante, della storia dell’OECE. Com’è noto, in quell’anno il Piano Marshall fu interrotto e sostituito dai finanziamenti dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO). La politica statunitense della mutua sicurezza legava l’aiuto finanziario all’assistenza militare, segnando quindi la fine del ruolo dell’OECE in questo settore. In un primo momento si credette di poter utilizzare l’OECE come strumento efficace per una gestione degli aspetti economici della corsa al riarmo, di fatto iniziava il declino di quest’istituzione, nata sostanzialmente in funzione del Piano Marshall.
Prima di perdere il suo carattere di organizzazione europea, l’OECE diede vita all’Agenzia per la produttività europea (European productivity agency, EPA, 1952), largamente finanziata dagli USA, e all’Agenzia europea dell’energia atomica (ENEA, 1957) che si occupava di controlli di sicurezza. Alla fine degli anni Cinquanta l’OECE fornì anche la cornice istituzionale ai negoziati per la European free trade area (EFTA, 1960) (v. Associazione europea di libero scambio).
Nel settembre del 1961 l’OEEC fu sostituita dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), un organismo internazionale che comprendeva, oltre ai paesi già membri dell’OECE, anche Stati Uniti e Canada.
Daniela Bianchi (2008)