Ortoli, François-Xavier
O. (Ajaccio 1925-ivi 2007). Trascorre la giovinezza in Indocina, dove il padre è direttore dell’Ufficio del registro. Studia al liceo di Hanoi, poi si iscrive alla facoltà di Legge. Malgrado la giovane età, si distingue durante la Seconda guerra mondiale ottenendo la croce di guerra e la medaglia della Resistenza. Nel 1947 è ammesso ad uno dei primi concorsi dell’École nationale d’administration (ENA). Il giovane ispettore delle Finanze entra subito negli ambienti ministeriali e si specializza in due settori, economia e affari internazionali. Nel 1951 fa parte del gabinetto del segretario di Stato agli Affari economici e in seguito ministro dell’Informazione Robert Buron (del Mouvement républicain populaire, MPR). Non appartiene a nessun partito politico: “gollista dalla guerra”, non aderisce al Rassemblement du peuple français (RPF) e conta amici sia fra i gollisti che nel MPR e nella Confédération française des travailleurs chrétiens (CFCT). O. si definisce “poco dogmatico” e le sue convinzioni europee che vanno definendosi in questo periodo lo confermano. È un sostenitore dell’Europa per ragioni politiche, per la pace che esige un riavvicinamento fra gli Stati. Vede nell’Europa «la riconciliazione con la Germania e uno stimolo per la Francia», ma come Charles de Gaulle crede che «non si possa fare l’Europa senza tener conto delle nazioni», una convinzione che lo porta a ritenere che «la costruzione politica europea sarà un’opera di lungo respiro» (v. Association Georges Pompidou, 2001). Come i gollisti è ostile alla Comunità europea di difesa (CED) e manifesta la sua opposizione attraverso la stampa.
La lunga “carriera” al servizio dell’Europa di O. inizia a metà degli anni Cinquanta. Come vicedirettore (1955) e poi caposervizio della politica commerciale (1957) nella Direzione delle relazioni economiche estere, partecipa per la Francia ai negoziati dei Trattati di Roma. Il percorso europeo è confermato dalla creazione del Mercato comune. Il 1° gennaio 1958 O. accetta di trasferirsi a Bruxelles per assumere l’incarico di capo gabinetto di Robert Lemaignen, uno dei due commissari francesi, e poi di trattenersi per occupare il posto di direttore generale del Mercato interno della Comunità economica europea (CEE). Gli anni trascorsi nella capitale belga rafforzano le convinzioni europee di O., che vive dal centro dell’azione “l’accelerazione del Mercato comune”, a fianco di alti funzionari coinvolti nella costruzione delle fondamenta della CEE come Bernard Clappier, Robert Lemaignen e Robert Marjolin. Nel 1961, a Parigi, O. è considerato nell’entourage del primo ministro “l’uomo che conosce meglio l’Europa” e Michel Debré lo nomina segretario generale del comitato interministeriale per le questioni della cooperazione economica europea, cioè incaricato degli affari europei a Palazzo Matignon. Tra le missioni affidate a O. figura il negoziato che sfocerà in seguito nella Convenzione di Lomé (v. Convenzioni di Lomé) tra la CEE e gli Stati dell’Africa sub sahariana, Caraibi e Pacifico (ACP).
Quando Georges Pompidou arriva a Palazzo Matignon sceglie O. come consigliere economico e poi direttore di gabinetto fino al 1966. In questo periodo O. continua a seguire gli affari europei mantenendo l’incarico di segretario generale del comitato interministeriale. In seguito ricorderà di aver «parlato probabilmente più di chiunque altro dell’Europa con Georges Pompidou» (v. Association Georges Pompidou, 1995, p. 633). Sul piano concreto O. svolge un ruolo significativo nei negoziati preparatori della Politica agricola comune (PAC), sotto la guida del ministro degli Affari esteri Maurice Couve de Murville e del ministro dell’Agricoltura Edgard Pisani, e nella realizzazione effettiva del Mercato comune con la creazione della Tariffa esterna comune. Partecipa anche all’elaborazione della riflessione che porterà Pompidou, e poi il generale de Gaulle, a decidere il veto francese alla candidatura britannica alla CEE nel 1963 e la “politica della sedia vuota” quando gli interessi francesi sono considerati minacciati nel 1965.
Dopo essere stato commissario generale del Piano (1966-1967) O. entra in politica e per un periodo si allontana dall’Europa. Fra il 1967 e il 1972 fa parte senza interruzione del governo, sotto de Gaulle come ministro delle Infrastrutture e dell’edilizia (29 aprile 1967-31 maggio 1968), dell’Educazione nazionale (31 maggio-10 luglio 1968), dell’Economia e delle finanze (10 luglio 1968-20 giugno 1969), e poi sotto Pompidou come ministro dello Sviluppo industriale e scientifico (20 giugno 1969-5 luglio 1972). Parallelamente a queste funzioni nell’esecutivo, O. si impegna nella vita politica elettorale: nel 1968 è eletto deputato dell’Union des démocrates pour la République (UDR) nel Nord (I circoscrizione: Lilla centro e ovest) e nel 1969 consigliere generale di Lilla ovest.
Il 1973 è l’anno che segna il ritorno di O. all’Europa: su proposta di Pompidou è nominato Presidente della Commissione europea. È il primo francese ad assumere quest’incarico e lo esercita in un contesto difficile di crisi monetaria e petrolifera, fra il 6 gennaio 1973 e il 6 gennaio 1977. Questa scelta si spiega con la fiducia del capo dello Stato francese nei confronti del suo vecchio collaboratore e con la competenza europea che gli viene riconosciuta, ma dipende anche dalla concezione del ruolo della Commissione di Pompidou. Infatti il presidente della Repubblica rifiuta che possa diventare “un embrione di governo europeo” e quando fa il nome di O. non nasconde le sue intenzioni presentando in questi termini il suo candidato al cancelliere Willy Brandt: «le sue competenze sono economiche e se diventerà presidente i suoi interventi riguarderanno soprattutto questo ambito». Secondo Pierre Gerbet, «malgrado O. non prenda iniziative che sarebbero giudicate intempestive a Parigi, nondimeno vigila sul pieno svolgimento del ruolo della Commissione» (v. Association Georges Pompidou, 1995, pp. 68-69). Alcune proposte del presidente della Commissione vanno incontro ad un rifiuto francese; per esempio, quella di un “rilancio dell’azione europea nell’ambito dell’Unione economica e monetaria”, nel febbraio 1974, viene commentata con queste parole da un consigliere della Presidenza della Repubblica: «nelle circostanze attuali, pretendere di scegliere il terreno monetario per un rilancio europeo è una follia» (ivi, p. 477). O. conclude la sua carriera europea alla Commissione europea di Bruxelles come vicepresidente per gli Affari economici e finanziari (6 gennaio 1977-25 ottobre 1984), prima di terminare il suo percorso professionale di ispettore generale delle Finanze come presidente-direttore generale di Total Compagnie française des pétroles (dal 1984 al 1990). La sua ultima responsabilità – presidente del consiglio nazionale del Comité national du patronat français (CNPF) diventato MEDEF international – assunta nel 1989, conferma il suo impegno iniziale e rappresenta il riconoscimento della sua grande esperienza europea, al pari delle onorificenze ricevute (medaglia d’oro Robert Schuman, laurea honoris causa delle Università di Oxford e di Atene, presidenza onoraria del Collegio d’Europa a Bruges). Tuttavia il contributo di O. alla storia dell’integrazione europea (Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), rilevante per precocità d’impegno, durata e livelli d’azione, è ancora troppo largamente misconosciuto o sottovalutato in Francia.
Bernard Lachaise (2012)