Il Partito popolare europeo (PPE) fu fondato a Bruxelles il 29 aprile 1976, in vista delle prime Elezioni dirette del Parlamento europeo. Fu la conclusione di un percorso di sempre maggiori relazioni tra i partiti di ispirazione democratico cristiana d’Europa iniziato con le Nouvelles équipes internationales (NEI) e, su un piano istituzionale, con la decisione dei deputati democristiani dei sei paesi aderenti alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) di costituire, in forma non ancora ufficiale, un proprio gruppo all’Assemblea comune della CECA. L’11 settembre 1952 essi elessero come loro presidente l’olandese Emanuel Marie Joseph Anthony Sassen, anche se soltanto il 23 giugno 1953, a seguito di una modifica del regolamento dell’Assemblea, fu possibile costituire un gruppo politico ufficiale democratico cristiano, a cui aderirono 40 degli 87 membri dell’Assemblea (46%). Sassen restò in carica fino alla costituzione della nuova Assemblea comune delle Comunità europee, nominata in seguito all’entrata in vigore dei Trattati di Roma. Il 24 febbraio 1958 fu così eletto presidente del gruppo democratico cristiano il belga Pierre Wigny, il quale, divenuto ministro degli Esteri del suo paese, fu sostituito il 6 ottobre dello stesso anno dal francese Alain Poher, che mantenne la carica per otto anni. Dell’Assemblea, composta di 142 membri, 67, pari al 47%, aderirono al gruppo democratico cristiano. A Poher succedette il 9 marzo 1966 il tedesco Joseph Illerhaus e a quest’ultimo, il 25 novembre 1969, il tedesco Hans August Lücker.
Fin dagli anni Sessanta il gruppo democratico cristiano si mostrò favorevole a un sempre maggior ruolo politico dell’Assemblea, che avrebbe dovuto trasformarsi in un vero e proprio Parlamento europeo grazie alla elezione a suffragio diretto. Il gruppo favorì anche i contatti tra i diversi partiti di ispirazione democratico cristiana del continente, mantenendo uno stretto contatto con l’Unione europea dei democratico cristiani (UEDC), l’organizzazione nata dalla trasformazione delle NEI a seguito del Congresso di Taormina (3 maggio 1965). Lücker, in particolare, collaborò con Mariano Rumor, allora presidente dell’UEDC, per permettere contatti frequenti e regolari. In questa prospettiva fu istituita una conferenza permanente tra i capi dei partiti e dei gruppi parlamentari democratico cristiani degli stati membri della Comunità economica europea (CEE) e l’ufficio di presidenza del gruppo democratico cristiano del Parlamento europeo (27 aprile 1970) (v. anche Gruppi politici al Parlamento europeo).
L’ampliamento della Comunità a 9 membri, due dei quali, Regno Unito e Danimarca, non avevano partiti legati alla tradizione democratico-cristiana, ridusse la percentuale di deputati democratico cristiani nel Parlamento europeo. Nel 1973 su 198 membri, solo 52 (28%) risultarono aderenti al gruppo democratico cristiano, che il 9 settembre 1975 elesse a suo presidente il belga Alfred Bertrand.
Avvicinandosi il momento in cui il Parlamento europeo sarebbe stato eletto a suffragio diretto, parve giunto il tempo di costituire un vero e proprio partito a livello europeo. Nacque così, il 29 aprile 1976, il PPE, federazione di 12 partiti democratico cristiani di 7 paesi della Comunità. Del PPE fecero inizialmente parte: per la Germania Christlich -demokratische Union (CDU) e Christlich soziale Union in Bayern (CSU), per il Belgio Parti social chrétien (PSC) e Christelijke Volkspartei (CVP), per la Francia Centre des démocrates sociaux (CDS), per l’Eire (v. Irlanda) Fine gael (FG), per l’Italia Democrazia cristiana (DC), per il Lussemburgo Chrëschtlech sozial Vollekspartei (CSV) e per i Paesi Bassi Katholieke Volkspartij (KPV), Christelijk-historische Unie (CHU) e Anti-revolutionaire Partij (ARP). Lo statuto del PPE, approvato nella riunione di Lussemburgo dell’8 luglio 1976, permetteva anche l’Adesione di altri partiti di centro, purché si dichiarassero pronti a condividere le concezioni politiche dei democratico cristiani. Nell’occasione il belga Léo Tindemans fu eletto presidente del PPE e il francese Jean Seitlinger segretario, mentre il 5 maggio 1977 il tedesco Egon A. Klepsch fu eletto presidente del gruppo parlamentare. Il 6 e 7 marzo 1978 si tenne a Bruxelles il primo congresso del PPE, che ne approvò il programma politico. Esso postulava una Europa federale e pluralista (v. Federalismo), basata sui principi di libertà, solidarietà, giustizia, pace e democrazia. Il partito si ispirava ai «valori cristiani fondamentali», riaffermava la centralità della famiglia, definita «pietra angolare della nostra società», e i tradizionali diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino. Per quanto riguardava l’Europa, il programma assegnava «quale obiettivo finale del processo di unificazione la trasformazione dell’Unione europea in una federazione europea sui generis come già era stata proclamata nella dichiarazione di Robert Schuman il 9 maggio 1950 [v. Piano Schuman]. Questa Europa disporrà di una piena capacità di agire […] il giorno in cui essa si sarà data le istituzioni necessarie: un Parlamento direttamente eletto, una Camera degli Stati, un governo europeo, una Corte suprema e una Corte dei conti».
Alle prime elezioni del Parlamento europeo, tenutesi nel giugno 1979, il PPE ebbe 107 dei 419 seggi (26%). In seguito, il progressivo Allargamento della CEE pose il problema di accogliere nel PPE partiti meno legati alla tradizione democratico-cristiana, per non perdere la supremazia nei confronti del Partito socialista europeo (PSE) all’interno del Parlamento europeo. Fu così accettata l’adesione di Nea Demokratia, dopo l’accessione della Grecia alla CEE.
Nel 1983 il segretariato dell’UEDC e il segretariato del PPE si fusero e il tedesco Thomas Jansen divenne segretario generale delle due organizzazioni. Alle elezioni del 1983, il PPE ottenne 110 seggi (25%). Con l’adesione della Spagna e del Portogallo alla CEE nel 1986 aderirono al PPE il portoghese Centro democrático social (CDS) e tre partiti spagnoli, la Unión de centro democrático (UCD), la catalana Unió democràtica de catalunya (UDC) e il basco Partido nacionalista vasco (PNV).
A partire dagli anni Novanta la composizione del PPE divenne sempre più eterogenea. Già all’inizio esso comprendeva partiti a vocazione nazionale e partiti di dimensione regionale, partiti maggioritari e partiti numericamente ben poco rappresentativi nel loro paese, partiti quasi confessionali e partiti ormai staccati dalla religione, partiti operanti in sistemi bipolari e partiti operanti in sistemi che richiedevano alleanze e coalizioni per poter governare. Tutti questi, tuttavia, rientravano fondamentalmente nel filone ideologico democratico cristiano. Ora invece furono accolti anche partiti di diversa impostazione ideologica, come il Partido popular spagnolo (1991) o i conservatori britannici e danesi (1° maggio 1992). Nell’occasione il PPE cambiò nome, trasformandosi in PPE (democratici cristiani) e Democratici europei (PPE-DE)
L’adesione alla CEE dell’Austria, della Finlandia e della Svezia (1° gennaio 1995), portò nel PPE-DE quattro nuovi partiti, non tutti legati alla tradizione democratico cristiana: Österreichische Volkspartei dall’Austria, gli svedesi Kristdemokratiska Samhällspartiet (attuale Kristdemokraterna) e Moderata Samlingspartiet (attuale Moderaterna), così come il Kansallinen Kokoomus dalla Finlandia. Aderì anche il Konservative Folkeparti della Danimarca.
Al XII congresso del PPE-DE, che si tenne a Tolosa dal 9 all’11 novembre 1997, una modifica dello statuto permise l’integrazione dei partiti dell’UEDC nel PPE. I partiti vicini al PPE potevano essere ammessi quali membri associati anche in assenza dei negoziati di adesione all’UE del proprio paese, ritenendosi sufficiente la semplice domanda di adesione all’Unione europea (UE) da parte di questi paesi. Accese discussioni provocò l’ammissione al PPE di Forza Italia nel 1998 e del Rassemblement pour la République l’anno successivo, trattandosi di partiti che non condividevano gli ideali federali che erano stati alla base della fondazione del PPE. Con queste adesioni l’originaria matrice cattolica del PPE si è stemperata. La massiccia presenza di partiti di ispirazione moderata e conservatrice ha fatto del PPE un partito di centrodestra, cosa che ha provocato nel 2004 l’allontanamento di alcune componenti riformiste che, denunciando la deriva conservatrice ed “euroscettica” (v. Euroscetticismo) del PPE e l’abbandono di alcuni dei principi ispiratori fondamentali, hanno formato il Partito democratico europeo (PDE).
Dal 1990 il PPE è presieduto dal belga Wilfried Martens, e al 2008 comprendeva ben 74 partiti di 38 paesi, 48 dei quali come membri a tutti gli effetti, 7 associati e 19 osservatori. È il gruppo più numeroso al Parlamento europeo con 288 membri. Nove Commissari europei (v. anche Commissione europea) appartengono al PPE, così come 11 presidenti del Consiglio di Stati UE.
Alfredo Canavero (2008)
Bibliografia
Durand J.-D., Storia della Democrazia cristiana in Europa. Dalla Rivoluzione francese al postcomunismo, Guerini, Milano 2002.
Sitografia
http://www.epp.eu/.